In quest’articolo, cerchiamo quindi di capire quali sono le differenze tra i sintomi da Covid-19 e quelli della più comune allergia da polline, per affrontare in sicurezza e tranquillità questo periodo.
Rinite allergica: in cosa consiste?
È una manifestazione allergica che colpisce le vie aree superiori, ossia naso e gola, ma anche gli occhi. Le cause sono molteplici, come l’esposizione ai peli di animali, agli acari della polvere o alle spore dei funghi, ma la più comune è sicuramente quella dovuta all’inalazione dei pollini (come le graminacee), definita quindi allergia da pollini o anche “raffreddore da fieno”. Generalmente, si sviluppa in età infantile o durante l’adolescenza (anche se può comparire in qualunque momento della vita), e ha un andamento stagionale, determinato quindi dal ciclo delle piante che producono e disperdono nell’ambiente diversi tipi di polline, che entrano nell’apparato respiratorio.
Quali sono i fattori che producono la risposta allergica?
Cosa accade al nostro corpo quando il sistema immunitario risponde agli agenti estranei, gli allergeni? La reazione allergica è il risultato complesso di una risposta ipersensibile, che, come identifica il portale epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità, è “determinata dall’interazione di diversi fattori, genetici, immunitari e ambientali”. In pratica, l’esposizione a determinati allergeni, come ad esempio i pollini, induce l’organismo a produrre alcuni anticorpi specifici, chiamati immunogluline E (IgE). Queste si legano superficialmente ad alcune cellule presenti sia nelle mucose sia nei tessuti epidermici dei tratti dell’apparato respiratorio, e, a loro volta, inducono il rilascio di sostanze irritanti, come le istamine, che infiammano i tessuti dermici e delle mucose.
Allergia: i sintomi
Prima di analizzare la differenza tra la sintomatologia allergica e quella causata dal Covid-19, vediamo come si manifesta tendenzialmente l’allergia da pollini.
I sintomi principali sono:
- congestione e prurito delle mucose nasali
- gocciolamento acquoso del naso
- prurito, arrossamento e lacrimazione degli occhi
- gonfiore delle palpebre
- congiuntivite
- starnuti (a raffica)
- tosse secca persistente
Nella maggior parte dei casi si tratta quindi di sintomi lievi, simili a quelli di un comune raffreddore, tuttavia, in alcuni casi possono manifestarsi anche sintomi più pesanti, come un senso di oppressione al torace o quelli riconducibili all’asma, con difficoltà respiratorie. Nella maggior parte dei casi questa tipologia di allergie non dà luogo a conseguenze gravi per la salute dei soggetti allergici, ma sicuramente crea notevoli fastidi e influisce sulla vita quotidiana, creando notevoli disagi.
Sintomi da allergia e da Covid-19: quali sono le differenze?
L’attuale situazione rende difficile distinguere tra un’allergia da polline e il contagio da SARS-CoV-2, il virus che causa la malattia chiamata Covid-19. Cerchiamo di comprenderne le differenze.
Sintomi in comune
Partiamo da quelli che accomunano l’allergia da pollini e il Covid-19.
- Tosse secca: è stato uno dei primi sintomi individuati per la malattia da nuovo Coronavirus, ed è comune anche nei soggetti allergici.
- Perdita di gusto e olfatto: la congestione nasale e l’irritazione delle mucose può causare, nei soggetti allergici, la perdita di gusto (ageusia) e olfatto (anosmia). Come è stato evidenziato nelle ultime settimane, si tratta anche di un sintomo frequente nei pazienti affetti da Covid-19.
- Congiuntivite: è un altro dei disturbi con cui si manifestano molte allergie stagionali, e che rientra tra i sintomi comuni da Covid-19, al punto che è stata considerata quasi una costante dell’infezione. Tuttavia, è possibile identificare delle differenze: la congiuntivite virale, infatti, si distingue da una batterica e allergica per una lacrimazione più abbondante e per la fotofobia, ossia l’intolleranza anormale alla luce. Inoltre, gli esperti sottolineano che una congiuntivite acuta e isolata, in assenza di altri sintomi, non deve allarmare e far pensare a un’infezione da coronavirus.
Differenze
Per fortuna, tuttavia, sono state riscontrate anche delle differenze sostanziali, a cui bisogna prestare bene attenzione.
- Febbre: l’innalzamento della temperatura corporea è assente dalle manifestazioni allergiche, e quindi può considerarsi un segnale d’allarme importante per un’eventuale infezione da coronavirus.
- Raffreddore “acquoso” e lacrimazione profusa: il naso che cola è un sintomo riscontrato anche nei pazienti positivi al virus, tuttavia con alcune differenze; in particolare, il “raffreddore” che compare per una manifestazione allergica è più “acquoso”, ed è accompagnato da una consistente lacrimazione degli occhi.
- Starnuti: difficilmente riscontrabili nell’infezione da coronavirus, gli starnuti dovuti a una reazione allergica sono facilmente riconoscibili, in quanto si susseguono rapidamente l’uno dopo l’altro, a “raffica”.
Cosa fare in caso di sintomi?
Gli esperti consigliano a tutti i soggetti allergici ai pollini che avvertono i vari sintomi di iniziare la terapia prescritta dall’allergologo, così da ridurre la sintomatologia ed evitare l’insorgere di dubbi riguardo a una possibile infezione da Covid-19. Nel caso in cui, dopo 4-5 giorni dall’inizio della terapia, i disturbi non dovessero migliorare, è meglio contattare il proprio medico curante per valutare l’ipotesi di aver contratto il nuovo Coronavirus o altri virus più comuni, soprattutto nel caso in cui compaia la febbre. Infatti, ricordiamo che con una corretta terapia farmacologica, i più comuni disturbi allergici regrediscono in breve tempo, mentre le forme virali sono immuni e necessitano di specifiche terapie.
Come abbiamo detto sopra, però, l’allergia ai pollini può insorgere a qualunque età e manifestarsi per la prima volta anche in soggetti che non ne avevano mai avvertito i sintomi. In caso di tosse, raffreddore anomalo o difficoltà respiratoria, è bene quindi consultare il proprio medico curante, il quale sarà in grado di effettuare una corretta diagnosi ed eventualmente indicare una terapia farmacologica.
Gli esperti sottolineano che, per i soggetti allergici, indossare la mascherina chirurgica – che, in molte regioni italiane, è stata resa obbligatoria nei luoghi pubblici per la fase 2 dell’emergenza – può essere un accorgimento efficace per diminuire l’inalazione dei pollini: infatti, questi sono più grandi del virus e quindi non riescono a passare oltre la “barriera” della mascherina.
I soggetti allergici sono più esposti al Coronavirus?
Non è ancora possibile dare una risposta certa, tuttavia gli esperti sembrano concordare sul fatto che l’allergia non predisponga a un’infezione, come sottolineato anche dal Ministero della Salute: “negli studi finora disponibili le forme allergiche più lievi, inclusa l’asma allergica lieve, non sono state considerate come uno dei principali fattori di rischio per l’infezione da SARS-CoV-2, o per un esito più sfavorevole”.
Tuttavia, chi soffre d’asma dovrà prestare particolare attenzione, perché se è vero che l’asma non sia un fattore predisponente all’infezione virale, è altrettanto vero che questo disturbo non controllato, in caso di sovra infezione, può portare a complicazioni respiratorie gravi. Per i pazienti allergici e asmatici, dunque, il consiglio è quello di seguire le terapie opportunamente descritte e sempre sotto controllo medico durante questa fase di esposizione ad allergeni stagionali, e di continuare anche in caso di miglioramento dei sintomi, per prevenire l’insorgere di complicanze.
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Fonti:
salute.gov.it
epicentro.iss.it
auxologico.it
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