Piccola ghiandola endocrina situata nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea, la tiroide svolge funzioni importantissime per il nostro organismo. È infatti responsabile della produzione degli ormoni che controllano il metabolismo e il corretto movimento di gran parte delle cellule dell’organismo. Tra i malfunzionamenti più comuni che possono colpirla troviamo l’ipotiroidismo, un disturbo che insorge quando la quantità di ormoni tiroidei prodotti da questa ghiandola a forma di “farfalla” risulta insufficiente. Vediamo insieme quali sono le caratteristiche dell’ipotiroidismo, quali i sintomi, le conseguenze, e cosa fare se ci accorgiamo di soffrirne.
Ipotiroidismo, cos’è?
Come abbiamo già accennato, la tiroide genera degli ormoni – la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3) – la cui produzione è regolata dall’ormone tireostimolante (TSH) secreto dall’ipofisi, una ghiandola posta all’interno del cranio. Quando la produzione di questi ormoni è carente possiamo parlare di ipotiroidismo, una patologia che rientra tra i disturbi legati alla tiroide come la tiroidite di Hashimoto e i noduli tiroidei, che si manifesta con sintomi e segnali diversi a seconda dell’età.
L’Istituto Superiore di Sanità sottolinea che l’ipotiroidismo è molto più comune tra le donne e può comparire già durante lo sviluppo del feto nel grembo della madre. Se questo accade, può causare conseguenze gravi come crescita più lenta del bambino o ritardi di tipo mentale.
Se invece l’ipotiroidismo si manifesta durante fasi della vita molto delicate come l’infanzia o l’adolescenza, può arrivare a compromettere lo sviluppo fisico e intellettivo di chi ne è colpito.
Anche gli adulti, però, possono essere affetti da ipotiroidismo. Può infatti capitare che alcuni sintomi dell’ipotiroidismo che non siano stati riconosciuti come tali durante l’adolescenza possano permanere nel tempo, portando a gravi problemi di salute, dal momento che la tiroide, come abbiamo detto, regola alcuni tra i processi metabolici più importanti del nostro organismo – la respirazione, il battito cardiaco, la temperatura, lo sviluppo del sistema nervoso e la crescita.
Vediamo ora nel dettaglio quali sono i sintomi dell’ipotiroidismo e come si diagnostica.
Sintomi dell’ipotiroidismo, quali sono e come riconoscerli
Data la sua sintomatologia, non è sempre facile riconoscere l’ipotiroidismo, spesso infatti le sue manifestazioni si confondono con i segnali dello stress, della semplice stanchezza o addirittura della sindrome da burnout lavorativo. Per questo è importantissimo sottoporsi a un check-up completo a seconda dell’età e della fase della vita in cui ci si trova. Ma torniamo ai sintomi dell’ipotiroidismo, vediamo quali sono i più comuni:
- pelle secca
- stitichezza
- astenia, debolezza generalizzata
- aumento di peso ingiustificato
- crampi, dolori e debolezza muscolare
- gonfiore e rigidità delle articolazioni
- dita e mani gonfie
- sensibilità al freddo
- per le donne, ciclo mestruale irregolare
- costante senso di affaticamento
- perdita di capelli, chioma secca e sfibrata
- ipercolesterolemia, cioè alti livelli di colesterolo nel sangue
- sindrome del tunnel carpale
- alterazioni della memoria
- bradicardia
Se sperimentiamo uno o più di questi sintomi nello stesso momento, dunque, potremmo soffrire di ipotiroidismo. Ma come esserne certi?
Il modo più sicuro e certo per conoscere le condizioni della nostra tiroide è fare dei controlli endocrinologici come analisi del sangue, visita specialistica ed ecografia tiroidea. Le analisi del sangue servono a individuare e misurare i valori degli ormoni TSH, T3 e T4. I livelli di TSH di chi soffre di ipotiroidismo sono molto alti, dal momento che l’ipofisi (la quale, ricordiamo, secerne il TSH) prova a stimolare la tiroide nella produzione di T3 e T4, senza però riuscirci.
Oltre agli esami ematici, per ottenere una risposta più completa e a fugare i dubbi riguardo ad un probabile malfunzionamento della tiroide, lo specialista può consigliare anche un’ecografia, un esame indolore, non invasivo, che permette di controllare le dimensioni e il funzionamento della tiroide, l’eventuale presenza di noduli e monitorare il decorso di una patologia, se presente.
Imprescindibile anche una visita specialistica con un endocrinologo, che potrà valutare attentamente la situazione complessiva e dare tutti i consigli utili al caso specifico. Vediamo quali sono le terapie più frequenti per l’ipotiroidismo.
Le terapie e i rimedi per l’ipotiroidismo
Molto spesso il trattamento dell’ipotiroidismo consiste nella somministrazione di ormoni tiroidei sintetici, solitamente sotto forma di pillole. A definire il dosaggio in base ai livelli di ormoni tiroidei presenti nel sangue e ai sintomi del paziente è, come abbiamo detto, l’endocrinologo. La raccomandazione è quella di tenere monitorati i livelli di TSH, T3 e T4 attraverso esami del sangue periodici – anche qui, sarà il medico a deciderne la frequenza.
Per i casi più gravi, la terapia prevede la somministrazione giornaliera di ormoni e richiede controlli regolari per verificare che la dose sia corretta. Al contrario, quando i valori differiscono di poco dalla media, può essere utile assumere integratori di iodio, la cui carenza è spesso una delle cause dell’ipotiroidismo, o seguire una dieta specifica basata sulle esigenze del paziente.
Abbiamo visto quanto sia importante riconoscere i sintomi dell’ipotiroidismo e sottoporsi a una diagnosi tempestiva poiché questa patologia, se non trattata, può influire negativamente sulla qualità della vita e sulla nostra salute generale. Per tenere monitorata la salute della tiroide, può essere utile sottoscrivere una polizza come UniSalute 360° con il Pacchetto prevenzione patologie della tiroide, che permette di accedere a visite specialistiche endocrinologiche, TSH reflex ed ecografia tiroidea (sotto prescrizione medica), oltre ad analisi del sangue annuali, esami di alta diagnostica e visite specialistiche a prezzi agevolati.
Fonti:
issalute.it
Immagine in evidenza di laflor/gettyimages.it
Nessun commento