I benefici psicofisici della musica

Farvi cullare da una melodia rilassante prima di addormentarvi vi aiuta a riposare meglio? Svegliarvi a ritmo di rock vi dà la carica di cui avete bisogno per affrontare gli impegni quotidiani? Un sottofondo musicale vi rende più concentrati e produttivi nel lavoro e nello studio? E la vostra canzone preferita è il migliore antidoto per tirarvi su quando avete il morale a terra? Non è solo un’impressione: la musica che scegliamo di ascoltare o che ci capita di sentire durante la giornata ha un impatto potentissimo sul nostro benessere psicofisico. In questo articolo approfondiremo quali sono gli effetti della musica sul cervello, sulle emozioni e sul corpo e scopriremo quali benefici possiamo ottenere prendendo la buona abitudine di fare della musica una compagna di vita o utilizzandola come vera a propria terapia per svariati disturbi e problematiche di salute.

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Gli effetti della musica sulle emozioni

Dalla commozione alla gioia, dalla tristezza all’euforia, la musica è in grado di suscitare sensazioni forti in chi la ascolta e aiuta a entrare in contatto con i propri stati emotivi più profondi: è una forma d’arte ma anche uno strumento espressivo, un linguaggio universale dal grande potere comunicativo, capace di toccare le stesse corde e di trasmettere le stesse emozioni a persone molto diverse tra loro. Ricerche che hanno analizzato le risposte emotive a diversi generi musicali hanno scoperto che sono 13 le emozioni principali che la musica riesce a far provare, indipendentemente dalle caratteristiche, dall’età e dalla cultura di appartenenza di chi la ascolta: divertimento, gioia, desiderio, bellezza, rilassatezza, tristezza, fantasia, trionfo, ansia, paura, fastidio, ribellione, energia.

Ma perché il semplice ascolto di un brano musicale è in grado di scatenare una reazione emotiva? Il merito è dei “neuroni specchio”, un particolare tipo di neuroni, ovvero di cellule nervose, a cui si deve la nostra fisiologica capacità di entrare in relazione con gli altri. Quando osserviamo qualcuno svolgere una determinata azione, nel nostro cervello si attivano gli stessi neuroni che entrerebbero in gioco se fossimo noi a compierla – da qui la definizione di “specchio” -: questo meccanismo ci permette di imparare dagli altri e di capire le loro intenzioni. Con le emozioni succede qualcosa di simile: quando ne notiamo una sul volto di una persona, nel nostro cervello si “accendono”, per empatia, circuiti neurali simili a quelli che si sono messi in moto nel suo. Anche l’ascolto di un brano musicale può attivare i neuroni specchio, scatenando in noi le stesse risposte emotive che ha suscitato in chi l’ha prodotto: questo processo, oltre a facilitare l’apprendimento della musica, ci aiuta a comprendere perché una semplice melodia ha il potere di rallegrarci, intristirci, rilassarci, divertirci, infonderci energia.

Come agisce la musica sul cervello

La neuroestetica della musica, una disciplina che studia gli effetti di questa forma d’arte a livello neurofisiologico, ha dimostrato che il suo ascolto attiva i cosiddetti circuiti neurali della ricompensa, che sono i responsabili delle sensazioni di piacere e gratificazione che alcune esperienze – dall’assunzione di cibo all’attività sessuale – ci procurano. Questo meccanismo si basa sul rilascio di dopamina ed endorfine, due neurotrasmettitori, detti “ormoni del benessere”, che sono all’origine della felicità che si associa a certi comportamenti e che ci spinge a ripeterli, motivati dal desiderio di provare di nuovo quel senso di gioia e soddisfazione. Ascoltare musica ha un impatto analogo sul nostro cervello e agisce da antistress naturale, producendo stati emotivi positivi.

Oltre a essere una fonte di piacere e benessere psicofisico, la musica ha anche la capacità di stimolare le nostre funzioni cognitive, migliorando l’attenzione e la concentrazione, potenziando la memoria e favorendo l’apprendimento: è, dunque, una valida alleata per essere più focalizzati e lucidi a livello cerebrale in tutte le nostre attività quotidiane, soprattutto in quelle che richiedono un forte impegno cognitivo.

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L’impatto della musica sul corpo

Oltre che su cervello, mente ed emozioni, la musica produce effetti anche a livello fisico: è in grado di modulare la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e il ritmo respiratorio, può ridurre le tensioni muscolari grazie ai suoi effetti rilassanti ed è capace di potenziare le nostre difese contro le aggressioni esterne. Studi hanno dimostrato che la musica – sia ascoltata che suonata – rinforza il sistema immunitario perché aumenta la produzione di anticorpi e abbassa i livelli di cortisolo, definito “ormone dello stress” perché i suoi valori aumentano in condizioni di stress psicofisico elevato, un fenomeno che – soprattutto se prolungato nel tempo – compromette il buon funzionamento dei nostri meccanismi di difesa e ci rende più vulnerabili alle malattie, da quelle cardiache a quelle autoimmuni, dai disturbi d’ansia alla depressione.

La musica ha anche effetti positivi sul sonno, migliorandone sia la quantità che la qualità: studi hanno scoperto che, soprattutto se lenta e rilassante, può influenzare l’attività delle onde cerebrali ed è associata a un aumento delle onde cerebrali delta, che sono collegate al sonno profondo, più riposante e ristoratore. La musica, inoltre, stimola la produzione di endorfine, che come abbiamo detto migliorano l’umore e promuovono il rilassamento, condizione importante per conciliare il sonno. In sostanza la musica agisce come una forma di “sedazione uditiva” che, placando la mente e il corpo, può favorire l’addormentamento, aiutarci a riposare meglio e contribuire a contrastare l’insonnia, come sottolinea Alen Juginović, ricercatore specializzato nello studio del rapporto tra sonno e salute presso il Dipartimento di Neurobiologia della Harvard Medical School.

I benefici psicofisici della musica e i consigli per ottenerli

Abbiamo esaminato gli effetti che la musica è in grado di produrre sul nostro organismo a livello cerebrale, emotivo e cognitivo e che la rendono un’arma efficace per migliorare la salute psicofisica, oltre che un vero e proprio strumento terapeutico e riabilitativo – la musicoterapia – che può essere utilizzato, in modo complementare ad altri trattamenti, nella gestione e nella cura di moltissime condizioni e patologie: si è rivelato efficace, per esempio, in presenza di disturbi dell’umore, dello spettro autistico, dell’apprendimento e del comportamento alimentare, in caso di disabilità fisiche e intellettive e di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, nel contrasto al dolore cronico e al declino cognitivo legato all’invecchiamento, a supporto della riabilitazione motoria in fisioterapia.

Oltre ad avere significative applicazioni in ambito clinico, la musica è una colonna sonora importante che, ben lontana dall’essere un semplice mezzo di intrattenimento, può regalare alle nostre vite un benessere profondo, con conseguenze positive in tantissimi ambiti. Grazie alla musica possiamo:

  • rilassarci e ridurre lo stress e le tensioni, fisiche ed emotive;
  • dormire meglio;
  • provare sensazioni forti ed entrare in contatto con le nostre emozioni;
  • rinforzare il nostro sistema immunitario;
  • migliorare la concentrazione;
  • stimolare la memoria;
  • proteggere la salute del nostro cuore.

Come ottenere questi effetti benefici? È sufficiente integrare la musica in tutte le nostre attività quotidiane e privilegiare l’ascolto di quei brani che, con l’esperienza, capiamo essere i più adatti a suscitare sensazioni positive. Ecco qualche esempio:

  • impostare una musica rilassante come sveglia nel cellulare per iniziare la giornata con dolcezza;
  • scegliere una playlist energizzante che ci motivi e ci dia grinta quando pratichiamo sport;
  • utilizzare un sottofondo musicale che ci aiuti a concentrarci e a essere più attenti e lucidi nel lavoro e nello studio;
  • la sera, a letto, ascoltare della musica che calmi la mente e il corpo e concili il riposo.

E voi, conoscevate queste potenzialità della musica? Quali strategie adottate per godere del suo impatto positivo sull’equilibrio psicofisico?

 

 

FONTI:

fondazioneveronesi.it

ospedaleniguarda.it

ncbi.nlm.nih.gov

linkedin.com

researchgate.net

pnas.org/


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