In quest’articolo, scopriamo che cos’è esattamente, come si manifesta e come trattarla.
Sindrome di Asperger: che cos’è?
Tipologia di disturbo
Questa sindrome era già stata descritta – in lingua tedesca – dallo psichiatra e pediatra austriaco Hans Asperger, nel 1944. Le sue scoperte, tuttavia, non sono state riconosciute per quasi quarant’anni, finché nel 1981 la psichiatra britannica Lorna Wing non ha tradotto il lavoro di Asperger. Nella pratica, questo disturbo condivide con quello autistico una serie di affinità nei sintomi e nelle manifestazioni, soprattutto nell’ambito dell’interazione sociale e del comportamento, come interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati. Tuttavia, a differenza dell’autismo, in questo caso non possiamo parlare di ritardo nello sviluppo cognitivo e di compromissione qualitativa del linguaggio.
Sindrome di Asperger e autismo: quale relazione?
La sindrome di Asperger – intesa come “categoria diagnostica” – compare per la prima volta nella quarta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) del 1994, all’interno della diagnosi di “Disturbi Pervasivi dello Sviluppo”. Successivamente, nel DSM-V del 2013 viene inglobata dentro la più generale definizione di “Disturbi dello Spettro dell’Autismo” (ASD, Autism Spectrum Disorders), cancellando di fatto le differenze. Tuttavia, ancora oggi si discute se considerare i due disturbi come entità distinte – che prevedono, quindi, tipologie d’intervento differenti – oppure come stessa condizione con un grado di gravità differente. Almeno in ambito clinico, però, si usa l’espressione SA per differenziare le due condizioni: infatti, nel ICD-10 (International Classification of Diseases) appare come categoria a sé stante.
Le cause della Sindrome di Asperger
Esistono diverse teorie – e nessuna risposta certa – sull’origine delle diverse tipologie di autismo, tra cui la SA. In generale, vari studi ritengono che occorra considerare una combinazione di molteplici fattori per spiegare questo cambiamento nello sviluppo dell’individuo. Infatti, la sindrome di Asperger è un disturbo del neurosviluppo con una componente genetica: pare, infatti, che ci sia una sorta di predisposizione genetica all’interno della famiglia, anche se non esiste un “gene” dell’autismo. Inoltre, sembra che incida anche l’interazione con l’ambiente: alcune ricerche avrebbero proposto che alcuni fattori ambientali – come, ad esempio, sostanze tossiche o inquinanti, particolari infezioni virali – potrebbero avere un impatto durante le prime fasi della gravidanza, e predisporre così il bambino a sviluppare la sindrome. Anche l’età dei genitori, aumentata negli ultimi anni, sembra essere un fattore importante. Ad ogni modo, come sottolineano gli esperti, “l’esatta causa dell’autismo, inclusa la sindrome di Asperger, è ancora oggetto di indagine”.
Come riconoscerla?
Come abbiamo visto, la sindrome di Asperger non è connessa a un ritardo dello sviluppo cognitivo. Al contrario, in molti casi le abilità intellettive e linguistico-matematiche dei soggetti affetti da SA sono superiori alla media: proprio per questa ragione, spesso è stata fatta coincidere con la definizione di “autismo ad alto funzionamento”.
Ma come si riconosce? Si tratta di una condizione neurobiologica che può essere identificata da alcune caratteristiche generali:
- difficoltà nell’interazione sociale;
- nessuna ricerca spontanea di condivisione di interessi ed emozioni;
- compromissione comunicativa e difficoltà nel condurre una conversazione;
- interessi ristretti;
- comportamenti ripetitivi e rigidi, amore per la routine e ricerca della monotonia.
Inoltre, è importante ricordare che i soggetti affetti da questa sindrome possono presentare dei veri e propri “punti di forza”, come:
- capacità di concentrazione fuori dalla norma;
- capacità linguistiche superiori alla norma (vocabolario ampio e sintassi elaborata);
- abilità nell’individuare schemi ricorrenti;
- attenzione al dettaglio.
Quali i sintomi specifici?
Quelle appena citate erano le manifestazioni più generali e facilmente riconoscibili della sindrome di Asperger. Tuttavia, entrando nello specifico, esistono alcune difficoltà che le persone con SA possono mostrare, soprattutto per quanto riguarda l’ambito delle relazioni sociali e della comunicazione (ma non solo). Vediamole più nel dettaglio.
Relazioni sociali
- Insensibilità nei confronti delle emozioni altrui.
- Tendenza all’isolamento (in particolare, all’interno di contesti sovraffollati).
- Difficoltà a mantenere il contatto visivo e tendenza a evitarlo.
- Incapacità di trarre conforto dalla presenza altrui.
- Incapacità di sapersi comportare in base al contesto.
- Reazioni inappropriate e non coerenti all’interno di un’interazione affettiva.
- Tendenza al monologo e alla conversazione unilaterale.
- Atteggiamento rigido e, nei momenti di gioco, tendenza a imporre la propria attività e le proprie regole.
Comunicazione
- Interpretazione letterale di ciò che viene detto (ad esempio, difficoltà a comprendere i giochi di parole, modi di dire, metafore)
- Difficoltà nel “codificare” il linguaggio non verbale (come espressioni facciali, movimento del corpo, gesti, ecc.) e nel comprendere l’importanza dell’uso del tono di voce.
- Fatica a comprendere discorsi vaghi o astratti e tendenza a preferire il discorso centrato su se stesso.
- Tendenza alla prolissità, anche su argomenti “tecnici” (ad esempio, i soggetti con Sa possono parlare per ore di un argomento da loro amato senza rendersi conto della mancanza di interesse altrui).
Ripetitività
- Ripetizione costante di sequenze di gesti.
- Tendenza a mangiare sempre gli stessi cibi, cucinati e presentati nel piatto nello stesso modo.
- Resistenza al cambiamento e accettazione di un cambio di routine solo in caso di un vantaggio concreto.
Altri sintomi
Oltre ai “sintomi” descritti sopra, gli Asperger possono presentare altri comportamenti caratteristici, tra cui un particolare rapporto con i “sensi”. Infatti, in loro spicca una notevole sensibilità sensoriale, soprattutto verso suoni specifici o nei confronti di determinati colori, materiali o oggetti; ma anche riguardo all’intensità della luce, al gusto e alla consistenza di alcuni cibi, nonché la sensibilità verso certi odori. Questa loro ipersensibilità può anche sfociare in veri e propri attacchi panico, o comunque in comportamenti ansiosi a seguito di rumori forti improvvisi, impulsi luminosi, o un contatto fisico imprevisto.
Inoltre, da segnalare il fatto che ci sia una certa “goffaggine” a livello fisico nei bambini SA, insieme a una mancanza di equilibrio. In loro, la coordinazione motoria può risultare immatura e difficoltosa, cosa che si rispecchia nell’età adulta con un’andatura strana e macchinosa, che manca di fluidità.
Comorbilità della sindrome di Asperger
Purtroppo, oltre ai sintomi citati, un’altra caratteristica propria di questa sindrome è quella della comorbilità, ossia la “coesistenza di più patologie diverse in uno stesso individuo”. Infatti, secondo numerosi studi l’autismo rappresenta una condizione di vulnerabilità psicopatologica: in altre parole, “sensibilizza” l’organismo a diverse patologie, in ambito sia psichiatrico sia medico. Tra le condizioni che possono comparire, contemporaneamente, nei soggetti con SA, ci sono quelle di ansia e depressione (in questo caso, la comorbilità è stimata al 65%). In altri casi, si è osservato che la Sindrome di Asperger è associata a tic, sindrome di Tourette e disturbo bipolare. Secondo alcune ricerche, pare che il 15-25% dei bambini che ha avuto una diagnosi di ADHD prima dei 6 anni può ricevere seguito una diagnosi di Asperger. Inoltre, i comportamenti ripetitivi della SA hanno molte somiglianze con i sintomi del disturbo ossessivo compulsivo.
Quanto è diffusa?
Non è possibile affermare con certezza l’incidenza della SA nella popolazione, soprattutto considerando che i dati in letteratura non forniscono una netta e chiara separazione tra Asperger e gli altri ASD (Autism Spectrum Disorders). Tuttavia, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale per il monitoraggio di questi disturbi, è stato stimato che, in Italia, un bambino su 77 (di età compresa tra i 7-9 anni) presenta un disturbo dello spettro autistico, con una frequenza maggiore nei soggetti di sesso maschile, pari a 4,4 volte in più rispetto a quelli di sesso femminile. Per quanto riguarda la Sindrome di Asperger nello specifico, la sua prevalenza non è determinata in maniera certa, tuttavia si attesa intorno a 6 casi su 10.000 con un rapporto maschi/femmine di 5 a 1.
Come effettuare una diagnosi?
La Sindrome di Asperger è definita come “silenziosa” e “invisibile” proprio perché, a differenza di altri disturbi dello spettro autistico, è più difficilmente riconoscibile e si manifesta in maniera molto graduale. Ciò è dovuto al fatto che non comporta, come abbiamo visto, ritardi nello sviluppo cognitivo e, infatti, non è raro che venga diagnosticata anche in fase adulta.
In generale, l’età media per effettuare una diagnosi è di undici anni: prima dei quattro, non è possibile avere risposte certe, dal momento che non si è ancora raggiunto lo sviluppo completo del linguaggio. Solo con lo sviluppo – sia a livello comunicativo sia relazionale – le difficoltà dei soggetti con SA diventano più evidenti.
Ma come si effettua una valutazione clinica? Nel momento in cui i genitori notano più di uno dei “sintomi” riportati sopra, devono rivolgersi al proprio pediatra di fiducia, che consiglierà di consultare un neuropsichiatra infantile. La diagnosi, poi, sarà condotta da un team multidisciplinare, che approfondirà la questione sia valutando la capacità di linguaggio e il comportamento, sia attraverso una serie di test specifici neuropsicologici per escludere la presenza di altri disturbi dello spettro autistico.
La sindrome di Asperger si può curare?
Purtroppo, si tratta di una condizione permanente, che non può quindi essere curata. Di conseguenza, non esiste un trattamento vero e proprio, quanto piuttosto una modalità di azione. Infatti, la gestione della sindrome di Asperger è basata su una serie di interventi e strategie con lo scopo di migliorare lo stile di vita del bambino, aiutandolo con gli aspetti linguistici, comportamentali e relazionali. Inoltre, è fondamentale supportare l’Aspie (questo è il termine con cui si definiscono le persone affette dal disturbo) a considerare i suoi punti di forza come delle risorse da valorizzare, soprattutto nel periodo critico dell’adolescenza, quando i pazienti con SA notano maggiormente la propria “diversità” rispetto agli altri. In particolare, con lo sviluppo è necessario aiutarli a lavorare sulla propria rigidità per favorire una migliore interazione sociale anche al di fuori dell’ambiente familiare, per evitare l’insorgere di ansia o depressione.
Conoscevate questa sindrome?
Fonti:
sindromeasperger.it
humanitassalute.it
spazioasperger.it
autism.org.uk
autism-help.org
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