La musica rilassa, diverte e dà ritmo alle più svariate attività, rappresentando una parte importante nella vita di molti di noi, ma può anche curare il corpo e la mente grazie alla musicoterapia. Questa disciplina sfrutta le potenzialità dell’ascolto e della produzione di musica come terapia integrata all’interno di percorsi educativi, clinici e riabilitativi, a tutte le età e per il trattamento di tantissime condizioni e patologie.
In questo articolo spiegheremo cos’è la musicoterapia, come si svolge e quali sono le basi teoriche su cui si fonda. Illustreremo, poi, i diversi ambiti di applicazione di questo approccio terapeutico, approfondendo i suoi potenziali benefici per i bambini con disturbi dello sviluppo neurologico, come autismo e dislessia, per le persone con disabilità intellettive e fisiche e per gli anziani.
Ritmi, suoni e simboli: il valore evocativo e curativo della musica
Le proprietà curative della musica sono legate in primo luogo alla sua capacità di suscitare empatia ed emozioni, come dimostrano alcune azioni quotidiane come accendere l’autoradio alla guida o lavorare con un sottofondo musicale: l’ascolto è in grado di scandire il ritmo di ognuna di queste attività e, spesso, modifica in positivo il nostro stato d’animo.
Per questi motivi, la musica è universalmente considerata una tra le più espressive forme di comunicazione. L’essere umano le ha presto attribuito un forte valore simbolico ed evocativo, sia nella dimensione privata che nel corso delle prime rappresentazioni sceniche di cui abbiamo testimonianza: in molte culture e civiltà antiche certi suoni, riprodotti ritmicamente e associati a una ritualità, erano considerati capaci di influenzare comportamenti, climi e divinità.
Nel corso dei secoli l’uomo ha saputo supportare con evidenze sperimentali il patrimonio di credenze e miti associati alla musica. Numerosi studi sono stati condotti, soprattutto nel campo delle scienze cognitive e delle neuroscienze, per comprendere i meccanismi fisiologici sui quali la musica agisce: queste ricerche hanno permesso di scoprire i suoi effetti positivi sulla plasticità cerebrale, ovvero sulla capacità dei circuiti neuronali di modificarsi e adattarsi in risposta agli stimoli per affrontare in maniera efficace nuove esperienze e compensare eventuali danni subiti. La musica, inoltre, come tutte le attività che procurano piacere stimola il rilascio nel cervello di una sostanza chimica, la dopamina, un neurotrasmettitore che è essenziale nel controllo dell’umore, ma che entra in gioco anche in altre funzioni, come la capacità di attenzione, il sonno, la frequenza cardiaca e i movimenti muscolari.
Grazie alla scienza, dunque, oggi possiamo riferirci alla musicoterapia come a una vera e propria terapia complementare, che si serve di metodologie e tecniche specifiche per favorire processi cognitivi, emotivi e relazionali: vediamo in cosa consiste e quali sono i suoi principali ambiti di applicazione.
Cos’è e come si svolge la musicoterapia?
La World Federation of Music Therapy definisce la musicoterapia come l’uso professionale della musica e dei suoi elementi (per esempio il suono, il ritmo, la melodia, l’armonia) in ambienti medici, educativi e quotidiani, con persone, gruppi, famiglie o comunità che cercano di migliorare la qualità della loro vita e la loro condizione fisica, sociale, comunicativa, emotiva, intellettiva e spirituale. La musicoterapia è, quindi, una disciplina che utilizza la musica come strumento terapeutico o riabilitativo con la finalità generale di favorire il benessere psicofisico dell’uomo e, di conseguenza, il suo stato di salute.
Questa terapia deve essere svolta da una figura professionale qualificata e appositamente formata, il musicoterapeuta, che è responsabile sia della progettazione delle attività sulla base delle esigenze della persona, sia della loro attuazione pratica. Possono essere previste due tipologie di intervento: la musicoterapia passiva, o recettiva, e quella attiva, o produttiva. La musicoterapia passiva si basa sull’ascolto di musica e suoni da parte del paziente per sollecitare una serie di abilità neurocognitive come l’attenzione e la memoria o agire sull’umore favorendo il rilassamento. La musicoterapia attiva, invece, coinvolge la persona nella produzione diretta di musica utilizzando voce, strumenti o semplici oggetti e accompagnando i suoni con movimenti del corpo: l’obiettivo, in questo caso, è stimolare un contatto profondo con le proprie emozioni e dare la possibilità di esprimerle sfruttando la potenza comunicativa della musica.
Quando si usa la musicoterapia? Esempi e ambiti di applicazione
In virtù dei suoi effetti positivi a vari livelli – emotivo, sociale, cognitivo, motorio -, la musicoterapia trova numerose applicazioni in ambito educativo, clinico e riabilitativo e, come emerso da svariati studi, può essere impiegata efficacemente in una grande varietà di condizioni e disturbi, soprattutto in campo neurologico e neuropsichiatrico, con persone di tutte le età e in molteplici contesti, dalla scuola fino ai luoghi di cura e assistenza, come gli ospedali e le residenze per anziani.
Le principali sfere di intervento della musicoterapia riguardano:
- i disturbi dello spettro autistico;
- i disturbi dell’apprendimento;
- l’ansia e i disturbi dell’umore;
- la depressione (compresa la depressione post-partum);
- le disabilità psicofisiche:
- i disturbi del comportamento alimentare, come l’anoressia;
- le dipendenze;
- le patologie neurodegenerative, come la malattia di Alzheimer e le altre demenze e il morbo di Parkinson;
- le malattie cerebrovascolari, come l’ictus;
- lo stress;
- gli effetti dell’invecchiamento, come il declino cognitivo.
Esaminiamo più da vicino alcuni di questi ambiti per comprendere meglio gli effetti positivi della musicoterapia.
Musicoterapia per i bambini: i benefici per l’autismo e per la dislessia
Nell’ambito delle ricerche sull’impatto della musica sui circuiti neuronali, molti studi si sono concentrati sull’analisi degli effetti che suonare uno strumento musicale produce sui bambini, evidenziando che questa pratica induce cambiamenti cerebrali e comportamentali e suggerendo che la musicoterapia possa essere un intervento efficace in presenza di disturbi della sfera espressiva, cognitiva, comunicativa e relazionale. La musica aiuta i bambini a esprimersi sfruttando un linguaggio non verbale, migliora il benessere emotivo, favorisce la socializzazione e l’interazione con gli altri. In questo quadro, la musicoterapia ha grandi potenzialità di utilizzo in contesti educativi e di cura, per esempio durante un ricovero in ospedale, sia per aiutare i più piccoli a vivere con serenità questa esperienza, sia per offrire al personale sanitario un supporto che permetta loro di entrare meglio in relazione con i pazienti durante il percorso terapeutico.
Molti studi hanno messo l’accento sugli effetti benefici di questa disciplina per il trattamento di disturbi dello sviluppo neurologico e dell’apprendimento. In particolare, nei bambini autistici la musicoterapia può essere una valida terapia complementare grazie alla sua capacità di favorire il funzionamento sociale. I disturbi dello spettro autistico, infatti, possono manifestarsi con difficoltà a relazionarsi con i coetanei e con il mondo esterno, a esprimere le proprie emozioni in modo appropriato al contesto e a rispondere con empatia alle emozioni altrui. La musicoterapia si è dimostrata un intervento utile per sviluppare le abilità sociali e favorire la regolazione emotiva anche nelle interazioni più complesse, come suggerisce una recente meta-analisi degli studi condotti sull’argomento, pubblicata nel 2022 sulla rivista Frontiers in Psychiatry. Questo approccio terapeutico può dunque essere usato come strumento di supporto alla didattica per accompagnare i processi di inclusione scolastica dei bambini con autismo grazie alla capacità della musica di stimolare la socializzazione e migliorare la comunicazione.
La musicoterapia ha grandi potenzialità di applicazione anche in presenza di altri disturbi dello sviluppo neurologico, come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Una revisione sistematica di studi sul tema pubblicata nel 2021 su Frontiers in Psychiatry ha evidenziato l’impatto positivo delle sessioni di musicoterapia sulla competenza di lettura e di espressione scritta nei bambini con dislessia: sono stati osservati, per esempio, un miglioramento nel vocabolario, punteggi più elevati nei test di comprensione del testo, una maggiore consapevolezza fonologica, importantissima per l’apprendimento della lettura e della scrittura perché permette al bambino di pensare le parole come entità composte da tanti suoni e di associare una determinata lettera (grafema) a uno specifico suono (fonema).
Musicoterapia e disabilità
La musicoterapia ha un grande potenziale terapeutico anche in presenza di disabilità, sia intellettive e psichiche che motorie. Nel primo caso, può contribuire a migliorare l’integrazione sociale grazie all’impiego di un linguaggio non verbale che permette alla persona con deficit comunicativi di esprimere emozioni e bisogni e di interagire più facilmente con gli altri. Le attività basate su musica e suoni promuovono le relazioni e favoriscono la partecipazione e il benessere socio-emozionale, con effetti positivi sull’autonomia, la capacità di apprendimento, l’autostima e la qualità della vita. Possono, inoltre, giocare un ruolo nella riduzione dei comportamenti aggressivi e ansiosi, che spesso sono presenti soprattutto nelle forme di disabilità psichica, rappresentando un utile supporto alla convivenza con gli altri e alla socializzazione.
Anche in caso di disabilità fisiche la musicoterapia, abbinando un lavoro mirato sul corpo all’ascolto o alla produzione di suoni, può costituire un intervento riabilitativo funzionale allo sviluppo o al recupero delle abilità motorie e alla rieducazione fisica, sempre in modo complementare alle terapie tradizionali.
Musicoterapia per anziani
Negli anziani, la musicoterapia può favorire il benessere fisico, cognitivo, emotivo e contribuire a contrastare gli effetti dell’invecchiamento in una molteplicità di contesti, come le residenze sanitarie assistenziali, i centri diurni e gli ospedali. L’ascolto e la produzione di musica e suoni può avere una grande varietà di finalità terapeutiche e riabilitative, dal rilassamento alla stimolazione cognitiva, dall’attivazione motoria alla socializzazione. Negli anziani ricoverati, per esempio, la musicoterapia può aiutare a rendere più serena la degenza, a ritardare il decadimento psico-organico e a migliorare il tono dell’umore. Questa disciplina si rivela un valido supporto anche in presenza di patologie neurodegenerative caratterizzate da declino cognitivo, come demenza e Alzheimer. In questi casi, la musicoterapia può rappresentare una terapia complementare al trattamento farmacologico: l’obiettivo è quello di preservare le attività funzionali e cognitive e rallentarne la perdita e di ridurre i disturbi del comportamento, come l’ansia, l’aggressività e la tendenza al vagabondaggio negli anziani con Alzheimer, migliorando la qualità della vita dei malati e dando un prezioso aiuto ai familiari.
Musicoterapia per acufeni
La musica può rappresentare un valido supporto terapeutico anche contro gli acufeni, o tinniti, che consistono nel sentire costantemente, all’interno di un orecchio o di entrambe le orecchie, un suono acuto, simile a un fischio, un fruscio o un ronzio, non generato da alcuna fonte sonora esterna. Si tratta di un disturbo fastidioso che può condizionare in negativo la qualità della vita e avere conseguenze come insonnia e ansia, ma che può essere trattato con l’ausilio di specifici stimoli sonori. In questo caso parliamo non di musicoterapia ma di terapia del suono – anche detta suonoterapia o sound therapy – un approccio riabilitativo che sfrutta la stimolazione sonora continua per modificare la percezione dell’acufene: il cervello, infatti, costantemente esposto a suoni esterni, è portato a considerare gli acufeni come rumori meno evidenti che si confondono con quelli di sottofondo, abituandosi così alla loro presenza, che nel tempo si riduce o addirittura scompare. A questo scopo possono essere utilizzate diverse tipologie di suoni, per esempio il rumore bianco e i suoni della natura, come quello della pioggia, del vento o del mare.
Abbiamo approfondito il potere curativo della musica e i tanti ambiti di applicazione della musicoterapia come intervento utile per favorire il benessere psicofisico in tutte le fasce di età, dai bambini agli anziani. I suoni, la melodia, il ritmo ci accompagnano fin da quando nasciamo e fanno da sottofondo a tutta la nostra vita, spesso sottolineandone i momenti più emozionanti e significativi: grazie alla musicoterapia, un percorso attivabile su indicazione del medico o di uno specialista, questi elementi possono diventare anche dei preziosi alleati per integrare approcci terapeutici più tradizionali e aiutarci a prenderci cura della nostra salute.
FONTI:
musicaterapia.it
aim-musicoterapia.it
www.wfmt.info
ospedalebambinogesu.it
www.frontiersin.org
pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
sigg.it
demenze.regione.veneto.it
aliceitalia.org
Immagine in evidenza di nensuria/gettyimages.it
Nessun commento