Vediamo che cos’è e come riconoscerla.
Depressione: il dolore dell’anima
La depressione è universalmente riconosciuta come il nuovo male che affligge l’umanità, e può colpire tutti, in maniera trasversale, senza discriminazione di sesso, di età, di razza, di posizione geografica o credo religioso. La diffusione è talmente preoccupante che l’Oms ha previsto che nel 2020 sarà la seconda malattia più frequente, dopo quelle cardiovascolari.
In campo medico, viene definita come una patologia psichiatrica o psicologica che coinvolge:
- la sfera affettiva
- la sfera cognitiva
- la sfera familiare
- la sfera lavorativa
- la salute fisica.
Sia la psichiatria, sia la psicologia considerano la depressione una malattia invalidante, che può avere numerose cause.
Depressione: cause molteplici
L’approccio psichiatrico e medico ritiene che la depressione abbia cause ereditarie o biologiche, per cui viene considerata come uno squilibrio biochimico nel cervello e, in quanto tale, viene trattata con la terapia farmacologica.
Le scienze psicologiche, invece, legano la depressione a cause di tipo traumatico avvenute nell’infanzia, o a situazioni di forte stress, che agiscono come eventi scatenanti; ad esempio:
- perdita del lavoro
- fine di una relazione importante
- nascita di un figlio (depressione post-partum)
- lutti.
Si tratta, quindi, di situazioni legate alla perdita o all’abbandono.
Come si manifesta la depressione?
Possiamo distinguere tra:
- sindrome depressiva, ovvero una forma “normale”, causata da un evento scatenante, che può capitare a tutti nel corso della vita
- depressione endogena o maggiore, considerata come una vera e propria malattia.
Vediamo quali sono i sintomi che ci aiutano a riconoscere questa malattia mentale.
Depressione: sintomi cui prestare attenzione
Innanzitutto, non va confusa con la tristezza. Tutti noi nel corso della vita attraversiamo momenti difficili, ma nel caso della malattia mentale cambia la durata della sofferenza. Inoltre, la depressione è l’altra faccia della rabbia. Infatti, quando una persona o una collettività reprimono ira e aggressività, queste si trasformano in stati depressivi, individuali o sociali.
In particolare, la depressione presenta sintomi quali:
- cattivo umore e tristezza quotidiani e persistenti, che si protraggono per settimane o anni
- perdita di interesse e piacere nei confronti di qualsiasi attività
- astenia, ovvero una perdita di energia, per cui ogni piccolo compito quotidiano risulta insopportabilmente faticoso (anche alzarsi dal letto, lavarsi o prendersi cura della casa)
- senso di colpa, sensazione di inadeguatezza e di impotenza, nei confronti di se stessi e degli altri
- vergogna, poiché la persona depressa si sente diversa dagli altri e per questo stigmatizzata, motivo per cui tende a isolarsi
- pensieri di morte e inclinazione al suicidio
- scarsa capacità di concentrazione
- perdita di appetito
- perdita o aumento di peso
- altri sintomi fisici di tipo psicosomatico, come persistente mal di testa.
La depressione in alcuni casi può anche nascondersi dietro una forte iperattività, che non permette di avere nessun momento libero per ascoltarsi e guardarsi dentro (altrimenti si andrebbe in crisi).
Questi sono segnali che possono far sospettare una depressione, tuttavia la difficoltà sta nel riconoscere l’insieme dei sintomi (sindrome), per cui spesso anche il medico di base non la diagnostica, parlando di un periodo di stress.
I primi sintomi, se non riconosciuti e curati tempestivamente, portano a sviluppare una vera e propria depressione, quindi una malattia invalidante che coinvolge tutta la vita della persona.
Fortunatamente, forme di depressione così forti sono più rare, mentre la maggior parte della popolazione vive momenti depressivi nella vita (sindrome depressiva) , dovuti soprattutto agli eventi che abbiamo visto tra le cause scatenanti.
Come si può curare la depressione?
In ambito medico e psicologico, il trattamento per la depressione prevede una visita neurologica o psichiatrica e la cura è rappresentata essenzialmente dallo psicofarmaco (antidepressivo).
Questi tipi di farmaci vanno a intervenire sulla serotonina, un neurotrasmettitore conosciuto come “ormone del buon umore”, tuttavia i benefici che si ottengono possono essere momentanei e il rischio è rappresentato dal fatto che la persona trattata con psicofarmaci sviluppi una tossico-dipendenza. Infatti, non solo le sostanze stupefacenti, ma anche i farmaci assunti per mesi o anni portano a questo tipo di problema, di cui c’è ancora troppa poca consapevolezza.
Altri tipi di cura associano la terapia farmacologica a una psicoterapeutica. Si lavora, quindi, in modo parallelo, andando a indagare le cause più profonde del malessere della persona, legate al contesto familiare, sociale e lavorativo, per poi andare gradualmente a diminuire il dosaggio degli antidepressivi.
Si tratta, in entrambi i casi, di percorsi lunghi e difficili, che prendono in considerazione solo una parte della persona: o il corpo, come una macchina funzionante, da curare con farmaci, o la mente, indagata dalle tecniche psicologiche. Il limite in alcuni casi è quello di non prendere in considerazione la dimensione spirituale.
Serve un approccio alternativo
Un approccio spirituale non ha nulla a che fare con la religione o il sacro, ma è solo uno sguardo alternativo che prende in considerazione l’essere umano nella sua interezza, formato da corpo, psiche, anima e spirito. Probabilmente, una terapia efficace contro la depressione dovrebbe rivolgersi a tutte queste componenti, ipotizzando che alla base del depresso ci sia un problema spirituale. Cosa significa? La persona sta male perché avverte una distanza tra ciò che percepisce di essere e ciò che la società gli impone di essere o di fare. Questa discrepanza caratterizza la società moderna, per cui le persone nella loro esperienza di vita si sentono uniche e speciali, ma subiscono invece una violenza da parte della società che impone parametri, valori e obiettivi standardizzati. E nel momento in cui la persona non rientra in questi canoni esterni viene esclusa e considerata “sbagliata”.
La persona depressa non è un fallito
La depressione, quindi, andrebbe affrontata con uno sguardo più ampio. Viviamo in una società che ha tra i suoi valori denaro, potere, notorietà e non è detto che chi non si piega a questo modello sia sbagliato o malato. All’interno del panorama degli approcci che affrontano la malattia mentale, possiamo allora provare a considerare il depresso come una persona sana che non si adatta ai valori che la società impone e sente dentro di sé che la sua vita è priva di senso, poiché non trova la strada per realizzarsi e per vivere felicemente secondo quella che sente essere la sua natura.
Da qui nasce la profonda tristezza, poiché le persone depresse, soprattutto giovani, guardano il successo degli altri (magari con riferimenti come modelle, cantanti, divi, ricchi imprenditori) e vivono il loro essere diversi come un fallimento. Ma siamo sicuri che quelli imposti dalla nostra società siano valori di qualità, validi per tutti? In realtà viviamo in un contesto sociale che allontana sempre più l’uomo dalla profondità di sé stesso e dalla sua autenticità.
Ecco perché i trattamenti farmacologici e gli approcci psicologici che non considerano questi aspetti legati allo spirito della persona, difficilmente riescono a salvare il paziente dalla depressione.
Un approccio efficace prevede un lungo e profondo percorso di ricerca su stessi, per cui ognuno deve trovare la strada e il trattamento più adatto al proprio sentire, tenendo conto che l’obiettivo non è la felicità, ma è ritrovare la vitalità perduta, il senso della propria vita.
Come si può affrontare la depressione e quali sono i consigli per i familiari di una persona depressa?
La prima cosa da sottolineare è l’importanza di cogliere i sintomi e i campanelli di allarme per il rischio di depressione, che possono essere ad esempio, un brutto voto a scuola, la crisi di un rapporto di coppia, la scoperta di una malattia, la perdita del lavoro o un disagio professionale che causa burnout. Tutti questi avvenimenti vanno trattati con attenzione, non in modo superficiale. Vale anche per i lutti, che devono essere elaborati, vivendoli, raccontandoli ed affrontando il proprio dolore, cosa che spesso non si fa, anche per mancanza di tempo.
Inoltre, non bisogna spronare “il depresso” sollecitandolo sempre a uscire, a reagire, perché non ha energia per compiere queste azioni, quindi si deprimerebbe ancora di più e si rischierebbe di ottenere la reazione contraria.
Piuttosto, è utile ascoltarlo e indirizzarlo verso un aiuto esterno da un terapeuta, perché non si esce da soli dalla depressione.
Naturalmente, in base a quanto abbiamo detto, è importante che chi vive una depressione non si accontenti del primo specialista che trova. L’approccio più diffuso, infatti, è quello cognitivo-comportamentale che si basa sull’analisi dei pensieri, fornendo delle nuove strategie di comportamento. I risultati possono essere positivi, ma per comprendere la profonda insoddisfazione sviluppata da un depresso si possono anche valutare altre strade.
Il percorso terapico, quindi, può comprendere anche counseling, tecniche di rilassamento, integrazioni e modifiche nella dieta, per prendere in considerazione sia il corpo, sia la mente.
Costellazioni familiari: quando l’amore per la famiglia imprigiona l’anima
Per uscire dalla depressione, quindi, l’individuo dovrebbe cercare un proprio percorso spirituale, che consideri il suo sentire e il suo modo di reagire alle avversità. In questo senso ci si può rivolgere anche alle costellazioni familiari, che analizzano la depressione sia dal punto di vista individuale, sia da quello familiare, sia da quello spirituale.
Questa tecnica, che prevede incontri individuali o di gruppo, si basa sulle teorie di Bert Hellinger il quale parte dall’evidenza che molte malattie gravi, come anche una depressione invalidante, hanno origine in maniera inconscia da patti di fedeltà al sistema familiare. Ciò significa, che le persone sono insoddisfatte o depresse perché sono “irretite” a causa di un forte amore verso un antenato (genitore o nonno), per cui assumono sentimenti e destini che non sono i propri.
Da questo punto di vista la depressione è un male che colpisce l’anima e si riflette sia nel corpo, sia nell’ambiente. Si tratta di una chiave diversa di lettura, un’alternativa per chi cerca un’uscita dalla depressione, e molti sono gli psicologi che hanno integrato la tecnica delle costellazioni familiari nel loro percorso e nell’approccio terapeutico.
Sta nel singolo individuo, alla fine di tutto, prendersi la responsabilità della propria salute, anche individuando l’approccio e la strada più idonei per ritrovare un benessere psico-fisico.
Avete dovuto affrontare anche voi la depressione? Quale percorso vi ha aiutati a uscirne?
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