Cos’è l’adenomiosi uterina, la patologia che colpisce le donne in età fertile

Nell’ambito della salute femminile, la prevenzione e la diagnosi precoce rivestono un ruolo centrale. Strumenti come il Pap test, gli esami periodici e quelli ormonali, oltre a un’adeguata copertura assicurativa sanitaria, sono pilastri che sostengono le donne nel percorso di tutela della propria salute. In questo contesto, l’adenomiosi uterina, pur essendo una patologia benigna, emerge come una delle condizioni che beneficia di un approccio proattivo alla salute femminile. 

Nel corso dell’articolo scopriremo cosa comporta questa patologia, quali sono i sintomi e le cause, e quali opzioni terapeutiche esistono per trattarla.

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Adenomiosi uterina, cos’è?

L’adenomiosi uterina si manifesta con la proliferazione del tessuto endometriale all’interno del miometrio, ovvero il tessuto muscolare dell’utero. Questo fenomeno provoca un ingrossamento dell’organo, che può raggiungere dimensioni notevolmente superiori al normale – anche se solitamente non supera quelle di un utero di 12 settimane di gravidanza. L’infiltrazione del tessuto può essere circoscritta, formando un adenomioma, o diffusa, determinando una condizione di adenomiosi estesa.

Anche se un 11% delle pazienti con adenomiosi può presentare anche endometriosi, è importante sottolineare che si tratta di due disturbi distinti. Nel caso dell’endometriosi, infatti, il tessuto endometriale si sviluppa fuori dall’utero (ad esempio nelle ovaie, nelle tube di Falloppio o nel peritoneo). Interessante notare che oltre la metà delle donne affette da adenomiosi presenta anche fibromi uterini, e una minoranza, il 7%, ha polipi endometriali.

Pur essendo considerata fondamentalmente una patologia benigna, come abbiamo accennato, l’adenomiosi può arrivare a provocare dolore persistente e sanguinamenti abbondanti che influiscono negativamente sul benessere e sulla qualità di vita delle donne. La sua effettiva diffusione è difficile da stabilire con precisione, ma si stima possa colpire tra il 20% e il 65% delle donne, con una prevalenza maggiore tra coloro che hanno superato i trent’anni, specie tra i 40 e i 50 anni. Vi è inoltre una significativa correlazione tra adenomiosi e precedenti gravidanze, con l’80% delle donne affette che hanno già portato a termine almeno una gravidanza.

Le cause

Le origini precise dell’adenomiosi uterina sono ancora oggetto di studi, ma esistono varie ipotesi che tentano di spiegare come l’endometrio possa infiltrarsi nel miometrio:

  • presenza di cellule staminali all’interno del tessuto uterino;
  • sviluppo di tessuti supplementari nella parete uterina, preesistenti dalla nascita e che si espandono in età adulta;
  • infiammazione uterina post-partum;
  • espansione aggressiva di tessuto anormale che deriva dalle cellule endometriali verso il muscolo uterino, potenzialmente a seguito di tagli effettuati sull’utero durante operazioni chirurgiche come alcuni tipi di parto, l’aborto o altri procedimenti chirurgici sull’utero;
  • ripetute gravidanze;
  • pratiche di sterilizzazione, come la legatura delle tube;
  • disfunzioni del ciclo mestruale e squilibri ormonali.

La progressione dell’adenomiosi uterina è strettamente legata alla presenza di estrogeni nel corpo, motivo per cui la condizione è più comune tra le donne in età riproduttiva e tende a regredire con l’arrivo della menopausa.

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Quali sono i sintomi dell’adenomiosi uterina e come si diagnostica

In alcuni casi, l’adenomiosi uterina può anche non manifestarsi con sintomi evidenti, e causare solo disagi minori. Tuttavia, esistono dei segnali grazie a cui è possibile riconoscerla:

  • sanguinamenti mestruali particolarmente intensi o prolungati;
  • dolore pelvico intenso o crampi acuti durante il periodo mestruale, noto come dismenorrea;
  • perdite di sangue leggere tra un ciclo e l’altro;
  • dolore nell’area pelvica;
  • sensazione di pressione o gonfiore addominale;
  • dolore durante i rapporti sessuali, denominato dispareunia;
  • affaticamento derivante da anemia;
  • ingrandimento dell’utero;
  • problemi di fertilità;
  • dolore nella zona lombare;
  • sensazione di pressione vicino al retto e alla vescica.

Rimane tuttavia una difficoltà nel diagnosticare la patologia, dal momento che i sintomi che abbiamo appena visto sono comuni a diversi altri disturbi come fibromi o polipi endometriali. Per riconoscerla, è utile sottoporsi a una serie di esami e test quali:

  • la valutazione pelvica, che verifica l’aumento delle dimensioni dell’utero rispetto alla norma;
  • ecografia transvaginale per individuare potenziali anomalie nel tessuto miometriale;
  • imaging a risonanza magnetica: fornisce dettagli aggiuntivi che completano le osservazioni dell’ecografia;
  • isteroscopia, isterosalpingografia, o sonoisterografia: si tratta di esami specifici per un’analisi dettagliata della struttura uterina e delle tube di Falloppio;
  • biopsia endometriale, che permette di escludere patologie più serie mediante l’esame del tessuto endometriale. Questo esame rappresenta il metodo più sicuro per una diagnosi certa dell’adenomiosi uterina.

L’adenomiosi si può curare?

Il trattamento dell’adenomiosi uterina si adatta in base ai sintomi manifestati, alla loro intensità e al fatto che la paziente abbia o meno portato a termine una gravidanza. Spesso, l’adenomiosi tende a regredire naturalmente con l’arrivo della menopausa, fattore che può influenzare l’approccio terapeutico a seconda della prossimità di questa fase della vita della donna. Le strategie terapeutiche per gestire l’adenomiosi includono l’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS), impiegati per mitigare il dolore, generalmente somministrati poco prima e durante i primi giorni del ciclo mestruale. Lo specialista può anche prescrivere farmaci ormonali, come pillole anticoncezionali combinate estro-progestiniche o dispositivi a rilascio ormonale, per controllare il sanguinamento eccessivo e alleviare il dolore. Nei casi più severi si può arrivare all’isterectomia, ovvero la rimozione chirurgica dell’utero, consigliata soprattutto a quelle donne che non hanno intenzione di avere figli in futuro e non rispondono adeguatamente ad altri trattamenti. 

L’embolizzazione dell’arteria uterina rappresenta un’altra opzione poco invasiva, spesso utilizzata per diminuire la presenza di fibromi. L’ablazione endometriale, che elimina il rivestimento interno dell’utero, può essere efficace nel ridurre i sintomi qualora l’adenomiosi non abbia invaso profondamente la muscolatura uterina, limitando il sanguinamento ma non necessariamente il dolore. Infine, il trattamento può includere l’uso di farmaci antifibrinolitici come l’acido tranexamico, che contribuisce a ridurre la perdita di sangue.

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Le complicanze 

L’adenomiosi uterina può portare a complicazioni quali anemia cronica dovuta ai sanguinamenti mestruali eccessivi e prolungati, che a loro volta causano stanchezza e indebolimento generale. 

Oltre agli effetti diretti sulla salute fisica, l’adenomiosi ha effetti sulla fertilità, e rende più arduo il percorso verso il concepimento. In caso di gravidanza, il rischio di complicazioni quali aborto spontaneo e parto prematuro si eleva, sottolineando l’importanza di una gestione attenta e specializzata per chi desidera avere figli.

 

Data l’incertezza sulle cause esatte dell’adenomiosi, prevenirne lo sviluppo può essere difficile. Tuttavia, l’adozione di una polizza sanitaria che garantisca accesso a cure e controlli di qualità rappresenta un passo importante per la gestione e il monitoraggio della salute generale, consentendo alle donne di affrontare con maggiore serenità eventuali problemi di salute. UniSalute Donna prevede una serie di esami e visite preventive oltre al rimborso dei ticket sanitari per le visite specialistiche e gli accertamenti diagnostici effettuati presso il Sistema Sanitario Nazionale e le strutture convenzionate con UniSalute.

Conoscevate i sintomi dell’adenomiosi uterina?


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