Si avvicina l’estate, il periodo in cui prendersi cura della pelle diventa più importante. Maggio, inoltre, è il mese dedicato alla prevenzione del melanoma cutaneo, per cui diventa fondamentale effettuare tutti i controlli necessari.
Per difendersi dal melanoma è importantissimo proteggere la pelle dai raggi UVA e UVB: comportamento che quest’anno assume una valenza ulteriore, a seguito dell’emergenza da Covid-19. Come abbiamo spiegato nell’articolo dedicato a come prendersi cura della pelle dopo la quarantena, durante il periodo di lockdown siamo stati meno esposti al sole.
Non solo. È anche aumentato il tempo trascorso davanti agli schermi di computer e cellulari, e questo può aver danneggiato la nostra pelle: la luce blu emessa dai loro schermi, infatti, appartiene allo spettro solare dei raggi UV e IR, pertanto un uso eccessivo di questi dispositivi può causare conseguenze simili a quelle innescate da un’esposizione scorretta al sole (ad esempio l’apparizione di rughe, linee e segni di affaticamento sul viso). Senza contare che la pelle del corpo può aver risentito di secchezza e irritazione, a causa della minor ossigenazione e dello stress; le mani, in particolare, per via dei frequenti lavaggi e dell’uso di disinfettanti. In seguito alla quarantena, dunque, proteggere la pelle diventa ancora più importante.
In questo articolo vedremo quali sono i sintomi del melanoma cutaneo, come si effettua la diagnosi, quali sono le terapie utilizzate e cosa fare per prevenirlo.
Melanoma cutaneo: che cos’è e quanto è diffuso?
Il melanoma cutaneo è un tumore della pelle e rappresenta circa il 5% dei casi di cancro che colpisce questo organo. In particolare, a essere interessati dalla trasformazione maligna sono i melanociti, cellule che si trovano nell’epidermide, ovvero nello “strato” esterno della pelle: in condizioni normali, questi producono la melanina, che protegge dai raggi UV, e possono originare i nei. La trasformazione maligna delle cellule può richiedere anche anni e il tumore può dipendere da alterazioni comparse addirittura in età pediatrica.
Per quanto riguarda la sua diffusione, secondo i dati dell’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) ogni anno in Italia vengono diagnosticati 7.300 nuovi casi tra gli uomini e 6.700 tra le donne, con un’età media compresa tra i 45 e i 50 anni. Negli ultimi decenni si è assistito a un duplice trend: da un lato l’abbassamento dell’età in cui viene individuato il melanoma cutaneo e dall’altro il raddoppio dell’incidenza.

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Quanti tipi di melanoma esistono?
Esistono 4 tipologie di melanoma cutaneo:
- Melanoma a diffusione superficiale. Si tratta della forma più comune e rappresenta circa il 70% di tutti i melanomi: nelle donne, si manifesta più frequentemente sulle gambe, mentre negli uomini sul tronco.
- Lentigo maligna. Diffuso nelle persone anziane, di solito si presenta in zone del corpo cronicamente esposte al sole, come la pelle del viso.
- Melanoma lentigginoso acrale. È una forma di melanoma che si sviluppa sotto le unghie, sulle piante dei piedi o sui palmi delle mani. Avendo un aspetto simile a quello di una ferita o di un livido, può passare inosservato ed essere diagnosticato con meno tempestività.
- Melanoma nodulare. È la tipologia più aggressiva e rappresenta circa il 10-15% di tutti i casi di melanoma: si evolve rapidamente e sin dalle prime fasi può estendersi in profondità nei tessuti.
In tutti e quattro i casi, il tumore può generarsi sia sulla cute integra sia a partire da un neo, congenito oppure acquisito.
Quali sono i sintomi del melanoma cutaneo?
Il principale segnale dello sviluppo di un melanoma è la nascita di un nuovo neo o il cambiamento d’aspetto di un neo esistente. Gli esperti dell’AIRC ripropongono un sistema di osservazione dei sintomi del melanoma cutaneo fondato sull’acronimo A.B.C.D.E., che riassume le caratteristiche di un neo che possono indicare la presenza del tumore:
- Asimmetria nella forma, poiché i melanomi sono tendenzialmente di forma irregolare;
- bordi irregolari e indistinti;
- colore variabile all’interno del neo stesso;
- dimensioni in aumento, sia in larghezza sia in spessore;
- evoluzione del neo che cambia aspetto.
Anche fattori come il sanguinamento, il prurito di un neo, la presenza di un nodulo o di un arrossamento intorno al neo rappresentano dei segnali di allarme.

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Melanoma: diagnosi
I sintomi che indicano la possibile presenza di un melanoma cutaneo possono essere osservati da un dermatologo, ma anche autonomamente, attraverso l’autosservazione dei nei: questa, in molti casi, consente di individuare delle lesioni sospette e di rivolgersi per tempo al medico.
Importante per la diagnosi precoce è l’epiluminescenza, o dermatoscopia, un esame non invasivo che avviene attraverso strumenti ottici che permettono allo specialista di distinguere la struttura interna di una formazione cutanea sospetta. Se il dermatologo individua un neo sospetto, per una diagnosi certa di melanoma è necessaria la biopsia, con cui viene prelevato e analizzato un campione di tessuto. In caso di melanoma, la biopsia dà informazioni sul grado di proliferazione delle cellule, sul livello di crescita del tumore in profondità e sulla presenza di ulcerazioni. Sulla base dei dati emersi, si stabiliscono quindi i successivi interventi da effettuare.
Cura del melanoma cutaneo: le nuove frontiere della terapia
La scelta del trattamento da adottare dipende da una serie di fattori, tra cui le caratteristiche del melanoma e il suo stadio di progressione. La prima soluzione per i melanomi cutanei è ricorrere alla chirurgia: quasi tutti i melanomi vengono rimossi in questo modo e spesso l’intervento chirurgico è in grado di curare il tumore in modo definitivo in fase iniziale.
Il tipo di intervento varia in base allo stato del melanoma: in genere, l’operazione consiste nell’asportazione del neo con il tessuto malato e una parte di quello sano circostante. L’obiettivo, infatti, è asportare tutte le cellule malate eliminandole dall’organismo. Talvolta è necessario intervenire chirurgicamente per la rimozione anche di quelli che vengono chiamati “linfonodi sentinella”, cioè di quelli che per primi riceverebbero linfa dalle cellule malate e che, quindi, diffonderebbero la malattia nel corpo. La chirurgia, inoltre, può essere adottata per eliminare eventuali metastasi.

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Per gli stadi più avanzati del melanoma cutaneo può essere proposta la chemioterapia; tuttavia esistono sempre più esperienze positive e incoraggianti legate all’impiego dell’immunoterapia. Attualmente, il primo passaggio dopo la diagnosi di melanoma metastatico è la ricerca della presenza di una mutazione genetica: in particolare, si dividono i pazienti tra coloro i quali hanno il gene BRaf mutato e quelli che non presentano la mutazione. Soltanto il secondo gruppo viene, già oggi, trattato con l’immunoterapia.
Su questo argomento abbiamo rivolto qualche domanda al professor Antonio Maestri, oncologo direttore di OUC Oncologia, USL di Imola. “Il caso del melanoma cutaneo è particolarmente interessante, dal punto di vista dell’immuno-oncologia”, ci ha spiegato, “perché ci si è accorti come la combinazione tra due farmaci immunomodulanti differenti, Nivolumab e Ipilimumab, abbia una maggiore efficacia.” La prospettiva è, dunque, quella di studiare e approfondire le combinazioni tra questo tipo di farmaci per agire in maniera sempre più soddisfacente sui pazienti.
Per il gruppo di persone in cui, al contrario, è rilevato il gene BRaf mutato, non viene proposto il trattamento immunoterapico, ma quello a bersaglio molecolare. “Anche in questo caso – spiega Maestri – si tratta di un trattamento di combinazione perché si associano farmaci che sono classificati come Mek inibitori. Di fatto, la mutazione del gene BRaf fa sì che la cellula tumorale sia riconoscibile da questi farmaci e venga colpita in maniera specifica: per questo parliamo di terapia a bersaglio molecolare. Il farmaco arriva direttamente alla cellula che ha il “difetto”, e quindi la malattia, e non nelle altre sane.”
Tra le altre opzioni di trattamento esistenti citiamo le cosiddette terapie “loco-regionali”, di cui fanno parte la perfusione isolata dell’arto e l’elettrochemioterapia, e che consistono nella somministrazione dei farmaci in zone del corpo isolate dal resto dell’organismo (gli arti per esempio), e la radioterapia, solitamente usata in presenza di metastasi.
I fattori di rischio per lo sviluppo del melanoma cutaneo
I ricercatori hanno individuato alcuni elementi che possono rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di questa neoplasia. In primo luogo si è osservato come esso sia spesso connesso all’esposizione ai raggi UVA e UVB, che può avvenire attraverso i raggi solari, ma anche con l’uso delle lampade abbronzanti: a tal proposito, l’AIRC ricorda che, essendo fonti di raggi ultravioletti, lettini e lampade andrebbero utilizzati con cautela e moderazione. Alcuni recenti studi, inoltre, suggeriscono come questo rischio possa essere esteso anche ad alcuni macchinari utilizzati per solidificare lo smalto semipermanente che “colpiscono” con i raggi tutta la mano e non soltanto le unghie.
Esistono, poi, altri fattori di rischio come:
- l’insufficienza del sistema immunitario
- alcune malattie ereditarie che modificano la capacità dell’organismo di reagire alle radiazioni
- la presenza di molti nei
- la familiarità con la patologia.
Inoltre sono soggetti a maggior rischio di sviluppare melanoma cutaneo le persone con occhi, capelli e pelle chiara.
L’importanza della prevenzione

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Proprio perché tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo del melanoma cutaneo c’è l’esposizione ai raggi UVA e UVB, è comprensibile come una corretta strategia di prevenzione possa fare la differenza.
Esporsi al sole senza le dovute precauzioni, d’estate come durante tutto il resto dell’anno, può essere pericoloso, così come sottoporsi con eccessiva frequenza a sedute abbronzanti oppure frequentare centri per la posa dello smalto semipermanente non dotati di macchinari all’avanguardia.
In estate è bene evitare di stare al sole durante le ore centrali, quindi dalle 10 alle 16. Inoltre bisogna prestare particolare attenzione ai bambini, che sono molto sensibili alle scottature: come accennato, un melanoma può svilupparsi nel corso degli anni, a partire anche da alterazioni avvenute in età pediatrica.
D’altro canto, è fondamentale una corretta e frequente osservazione dei propri nei. Il monitoraggio più accurato viene effettuato dal dermatologo, però può essere spesso lui stesso a suggerire modalità sistematiche e frequenti per poter tenere d’occhio lo sviluppo dei nei anche in autonomia, o con l’aiuto di un familiare per le aree più complesse da osservare. A questo proposito, abbiamo dedicato un approfondimento alla mappatura dei nei.
La prevenzione può fare la differenza perché, come abbiamo anticipato, diagnosticare un melanoma precocemente consente di intervenire chirurgicamente in maniera tempestiva ed efficace. Quella dal dermatologo dovrebbe diventare, dunque, una delle visite di routine che vengono ripetute ogni anno. Sapevate già come individuare un melanoma cutaneo?
Articolo scritto con la collaborazione di Angela Caporale.
Fonti:
fondazioneveronesi.it
airc.it
airtum.it
2 commenti
Ottimo articolo, grazie da leggere sempre con l’arrivo dell’estate, sono informazioni da tenere a memoria
Articolo interessante in quanto soggetta a controlli medici avendo tanti nei. Peccato che Unisalute non presta garanzie per questo tipo di esame chiamato epiluminescenza, se non con eventuale integrazione. A mio parere molto discutibile, in quanto dovrebbe essere inserito come un esame per la prevenzione della salute generale, insieme a tutti gli altri.