Chi ha frequentato un solarium almeno una volta nella vita ha il 20% di probabilità in più di sviluppare un melanoma, e questa percentuale, sempre secondo l’OMS, cresce al 59% se la prima esposizione è stata effettuata prima dei 35 anni. Percentuali significative, se consideriamo che nel 2016 sono stati registrati 13.800 casi in Italia, 7.200 tra gli uomini e 6.000 tra le donne, secondo il rapporto annuale dell’AIRTUM.
Vediamo nello specifico perché le lampade abbronzanti sono così pericolose per la pelle e cosa possiamo fare per prevenire il tumore alla pelle.
Lampade abbronzanti come un fattore di rischio
Lo stesso rapporto annuale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica e dell’AIRTUM indica che, tra i fattori di rischio del melanoma, vi è proprio l’esposizione ai raggi UV. In particolare, si fa riferimento a numerosi studi che evidenziano un significativo aumento del rischio di tumore alla pelle per chi fa uso di lampade o lettini per facilitare l’abbronzatura, soprattutto se in giovane età.
Il principale è stato condotto dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, pubblicato nel 2009 sulla rivista Lancet Oncology. I ricercatori, infatti, hanno dimostrato in quell’occasione che l’esposizione artificiale ai raggi UV rappresenta un fattore di rischio concreto, addirittura peggiore rispetto all’esposizione al sole.
Uno studio successivo, pubblicato nel 2012, rincara la dose: il rischio di sviluppare un melanoma è ancora maggiore non solo per chi inizia a frequentare i solarium prima dei 35 anni, ma anche per chi si espone regolarmente e con continuità a questo tipo di raggi. Mentre una ricerca del 2015 della British Association of Dermathologist ha evidenziato come esista una correlazione sia con il melanoma, che con altri tipi di cancro, come il carcinoma a cellule squamose della pelle.
Per queste ragioni, l’Organizzazione mondiale per la sanità, già nel 2009, ha inserito l’esposizione ai lettini UV tra gli elementi cancerogeni per l’uomo, tuttavia le contromisure prese non sembrano essere sufficienti a proteggerci come dimostrano, appunto, i dati più recenti resi pubblici dalla stessa OMS. Perché, dunque, sebbene le lampade abbronzanti siano state dichiarate cancerogene, non sono vietate?
Cancerogene, ma non vietate: perché?
Dopo la conferma del pericolo connesso all’esposizione ai lettini a raggi UV, alcuni paesi europei hanno preso provvedimenti per cercare di proteggere, in particolare, i più giovani. In Francia, per esempio, è stato introdotto un vero e proprio divieto di frequenza per i minorenni: una misura promossa anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
In Italia le lampade abbronzanti a raggi UV e i solarium sono vietati ai minori di 18 anni, alle donne incinte e a soggetti che soffrono di particolari patologie come neoplasie o che si scottano facilmente al sole. Per tutti gli altri, l’appello dell’Organizzazione mondiale della sanità è ad utilizzare il buon senso, tenendo in considerazione che l’AIRC, quando inserisce una sostanza nelle liste di sostanze cancerogene, utilizza una metodologia molto specifica. Infatti, per dimostrare la cancerogenicità di un agente è necessario testarlo ad altissime concentrazioni in laboratorio.
Il consiglio degli esperti, a proposito, è di informarsi sempre su che quantità di una sostanza è effettivamente un fattore di rischio per lo sviluppo di un tumore e chi sono i soggetti maggiormente a rischio che dovrebbero, quindi, astenersi completamente dal contatto con quell’agente.
Chi è più esposto?
A proposito, quindi, di chi è più esposto ai rischi delle lampade abbronzanti è ancora lo studio dell’AIRC a darci una risposta scientificamente fondata: infatti, l’analisi individua come categoria più a rischio le persone con carnagione chiara e occhi azzurri.
Inoltre, come abbiamo già anticipato, il rischio di melanoma è maggiore del 59% per chi fa uso di lampade abbronzanti prima dei 35 anni, oltre ai soggetti considerati più vulnerabili inclusi nel decreto interministeriale promosso dall’ex Ministro della salute Ferruccio Fazio.
Perché non si riesce a rinunciare alle lampade abbronzanti?
Se, dunque, le lampade abbronzanti sono vietate solo per alcuni ed è stato dimostrato che hanno un impatto negativo sulla pelle per tutti, perché ancora molte persone ne fanno uso? L’impressione è che, in generale, si tenda a sottovalutare il problema, ritenendo che l’esposizione una volta ogni tanto non sia poi così grave, oppure che basti compiere 18 anni per essere al sicuro. In questi casi, gli esperti consigliano di agire con prudenza: se proprio non si vuole rinunciare ad una lampada, è fondamentale proteggersi con una crema solare adatta come faremmo al mare o in montagna.
Per alcuni soggetti, però, il bisogno di frequentare solarium e mantenere la pelle costantemente abbronzata rappresenta una vera e propria malattia, la tanoressia. Uno studio pubblicato su Archives of Dermatology, infatti ha evidenziato come l’uso di lampade abbronzanti possa innescare una forma di dipendenza fisica analoga a quelle causate da alcol, tabacco e droga. L’ipotesi è che sia connessa al rilascio da parte dell’organismo di endorfine.
Quali alternative alle lampade abbronzanti?
Per chi, pur non raggiungendo livelli patologici, non vuole rinunciare ad una seduta di abbronzatura artificiale, esistono alcuni consigli utili per proteggersi.
È importante, in primo luogo, scegliere un centro che offra garanzie di affidabilità e presenti in maniera trasparente il tipo di apparecchiature utilizzate. Anche in questo caso, esiste un decreto interministeriale che definisce tutte le normative di sicurezza da rispettare, ed elenca le specifiche tecniche che le strutture devono seguire. Scegliere un centro sicuro è una prima forma di protezione, per quanto non sicura al 100%.
Molti dermatologi consigliano come alternativa ai lettini UV di utilizzare creme e lozioni autoabbronzanti. Anche in questo caso, è fondamentale scegliere con attenzione il prodotto, valutando l’impatto sulla pelle, tuttavia non si corre nessuno dei rischi legati all’esposizione ai raggi UV. È bene ricordare, però, che i prodotti autoabbronzanti non svolgono alcuna funzione protettiva, quindi non possono essere utilizzati al posto delle creme solari per proteggersi da scottature o eritemi.
Ricordiamo, infine, che è buona prassi confrontarsi sempre con un dermatologo che potrà fornire dei consigli più specifici per ciascun soggetto sulla base del fototipo e di altri elementi legati alla familiarità con diverse patologie. Inoltre, è importante sfatare il mito per cui chi ricorre a queste forme di abbronzatura artificiale sia più “pronto” ad esporsi al sole: l’abbronzatura “artificiale” non rappresenta uno schermo rispetto ai raggi solari, quindi non dimentichiamo di proteggere la pelle. Conoscevate già i rischi legati alle lampade abbronzanti e ai solarium?
Fonti:
Organizzazione Mondiale della Sanità
Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro
Associazione Italiana per la ricerca sul cancro
PubMed per le pubblicazioni scientifiche
Nessun commento