Ipersonnie: che cosa sono?
Con “ipersonnie” si intende un gruppo di disturbi cronici del sonno caratterizzati da un bisogno eccessivo di dormire o da una continua sonnolenza diurna che ostacola lo svolgimento delle attività quotidiane. Nello specifico, si parla di ipersonnie di origine centrale quando questi sintomi non sono causati da fattori che interferiscono con il sonno, ad esempio le apnee notturne o i disturbi del ritmo circadiano. Circostanze come queste, tuttavia, sono spesso il motivo scatenante della sonnolenza diurna e devono essere escluse per giungere a una diagnosi di ipersonnia di origine centrale.
Le persone che soffrono di ipersonnie tendono a sentire il bisogno di fare ripetuti sonnellini durante il giorno. Trattandosi di una condizione variegata e complessa, può manifestarsi in modi diversi, anche con attacchi di sonno in contesti inappropriati come durante il lavoro, una conversazione, un pasto, o addirittura pericolosi come durante la guida. Solitamente, la gravità del quadro viene proprio definita sulla base dell’inappropriatezza delle situazioni in cui la persona tende ad addormentarsi. Come vedremo, inoltre, anche le cause sottostanti possono essere molto differenti.
I sintomi delle ipersonnie
Generalmente, le ipersonnie possono provocare sintomi come questi:
- difficoltà a svegliarsi;
- sensazione di disorientamento dopo il sonno;
- ridotta capacità di restare svegli durante il giorno, soprattutto in contesti monotoni;
- attacchi di sonno, anche in contesti inappropriati;
- riduzione dell’energia;
- ansia e irrequietezza;
- lentezza nel pensare o nel parlare;
- difficoltà nel mantenere la concentrazione;
- difficoltà mnemoniche.
Le ipersonnie di origine centrale vengono poi distinte tra ipersonnie primarie e ipersonnie secondarie. Scopriamo di più su questa classificazione.
Ipersonnie primarie
Le ipersonnie primarie rappresentano una condizione neurologica che si manifesta da sola e che non ha una causa sottostante nota. Vediamo quali sono i disturbi che fanno parte di questa categoria.
Narcolessia di tipo 1
Nella narcolessia di tipo 1, l’eccessiva sonnolenza diurna è associata a cataplessia (l’improvvisa perdita del tono muscolare durante la veglia a causa di stimoli emozionali), allucinazioni e paralisi del sonno. Così come la narcolessia di tipo 2, in genere si manifesta tra i 10 e i 30 anni.
Narcolessia di tipo 2
Anche la narcolessia di tipo 2, come quella di tipo 1, è caratterizzata da sintomi come sonnolenza diurna, paralisi e allucinazioni del sonno. A differenza del primo tipo, però, non si verifica la cataplessia.
Ipersonnia idiopatica
L’ipersonnia idiopatica si manifesta con una forte sonnolenza durante il giorno, anche dopo una lunga notte di sonno ininterrotto, e tende a comparire durante l’adolescenza o nei primi vent’anni. Spesso le persone che soffrono di questo disturbo dormono per periodi molti lunghi (anche 11 ore a notte o più), ma questo non le aiuta a sentirsi meglio, e tendono ad avvertire confusione e stordimento per diverso tempo dopo il risveglio. A differenza della narcolessia, anche i sonnellini nell’arco della giornata non sono ristoratori.
I soggetti con ipersonnia idiopatica, inoltre, hanno un sonno regolare durante la notte (nella narcolessia il sonno è molto frammentato), non soffrono di cataplessia e non cadono immediatamente nella fase REM, come accade nella narcolessia.
Sindrome di Kleine-Levin
La sindrome di Kleine-Levin è un raro disordine neurologico caratterizzato da attacchi ciclici di ipersonnia, iperfagia (aumento dell’appetito) e disturbi di tipo cognitivo e comportamentale. Si tratta di episodi che possono durare più giorni o settimane, intervallati da periodi di benessere.
Ipersonnie secondarie
Fanno parte di questo gruppo le ipersonnie che derivano da una condizione medica, dall’uso di farmaci o sostanze, da disturbi psichiatrici o dalla sindrome del sonno insufficiente. Scopriamo di più su queste singole circostanze.
Condizione medica
L’ipersonnia può essere una conseguenza, ad esempio, di:
- morbo di Parkinson;
- malattie genetiche;
- traumi cranici commotivi;
- lesioni del sistema nervoso centrale;
- malattie endocrinologiche;
- malattie metaboliche.
Uso di farmaci o sostanze
L’uso e l’abuso di farmaci o di sostanze con effetto sedativo può causare ipersonnia. Anche la sospensione dell’utilizzo di farmaci stimolanti può provocare questa condizione.
Disturbi psichiatrici
L’ipersonnia può essere anche associata a disturbi dell’umore come la depressione o il disturbo bipolare.
Sindrome da sonno insufficiente
Si verifica quando la persona non riesce a dormire regolarmente un quantitativo di ore sufficiente a causa, ad esempio, di una scarsa igiene del sonno, ossia l’attuazione di una serie di abitudini che aiutano a migliorare la qualità del sonno.
Come anticipato inizialmente, l’eccessiva sonnolenza diurna è spesso determinata da disturbi del sonno di vario tipo come apnee ostruttive, sindrome delle gambe senza riposo (malattia del sistema nervoso che provoca un urgente necessità di muovere le gambe), insonnia, disturbi del ritmo circadiano. Per poter diagnosticare un’ipersonnia di origine centrale, però, queste cause devono essere escluse.
Come si diagnostica l’ipersonnia
Quando si soffre di una sonnolenza intensa e costante durante il giorno, tanto da avere difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane, è consigliabile rivolgersi al proprio medico.
Dopo essersi informato sulle abitudini del sonno del paziente, come il quantitativo di ore dormite per notte e la presenza di eventuali risvegli notturni, il medico cercherà di capire se la persona stia assumendo farmaci che possono influire sull’ipersonnia e se soffra di disturbi dell’umore, al fine di escludere le cause in grado di causare sonnolenza. Potrebbe quindi chiedere al paziente di tenere un diario del sonno per alcune settimane, dove annotare gli episodi di sonnolenza e le modalità del dormire.
Se necessario, prescriverà una visita da uno specialista per effettuare esami come:
- polisonnografia, utile a escludere disturbi come narcolessia e apnee notturne;
- prove di latenza multiple, step successivo alla polisonnografia che serve a capire quanto tempo impiega il paziente a prendere sonno (se si tratta di ipersonnia idiopatica non dovrebbe superare gli 8 minuti).
Se i test evidenziano che la persona soffre di una forte sonnolenza diurna con la necessità di numerosi sonnellini durante il giorno, senza che sia stata identificata una causa precisa a questa condizione, il medico può diagnosticare un’ipersonnia idiopatica. La diagnosi solitamente richiede che i sintomi siano presenti da almeno 3 mesi.
Attacchi di sonno durante il giorno: come trattare le ipersonnie
Come si può facilmente intuire, il trattamento dipende in gran parte dalla causa che provoca il disturbo e dal fatto che si tratti di ipersonnia primaria o secondaria.
In caso di ipersonnia idiopatica, sebbene non esistano farmaci specifici per questo disturbo, spesso vengono prescritti i medicinali usati per la narcolessia. Si tratta di stimolanti come il modafinil, la desamfetamina e il metilfenidato, il cui obiettivo è aiutare la persona a restare sveglia durante la giornata. Altri trattamenti potrebbero comprendere antidepressivi.
Non meno importante è intervenire sulle abitudini del sonno al fine di migliorarne la qualità. Ad esempio è consigliabile:
- non assumere caffeina, alcol e farmaci che peggiorano l’ipersonnia;
- evitare di lavorare la notte e di svolgere qualsiasi attività che ritardi l’ora di coricarsi;
- seguire sempre la stessa routine prima di addormentarsi e andare a letto tutti i giorni alla stessa ora.
Intervenire al più presto se si soffre di disturbi del sonno è importantissimo per la nostra salute. Ricordiamo, ad esempio, che dormire un adeguato numero di ore rientra tra i comportamenti suggeriti per la prevenzione di malattie cardiovascolari, oltre alla dieta e all’attività fisica. Se poi desideriamo monitorare costantemente la salute del cuore e migliorare lo stile di vita, possiamo affidarci alla polizza Protezione Famiglia di UniSalute, grazie alla quale è possibile effettuare gratuitamente alcuni esami fondamentali, come visita cardiologica, ecodoppler ed elettrocardiogramma da sforzo.
Fonti:
narcolessia.org
issalute.it
sleepassociation.org
ninds.nih.gov
hypersomniafoundation.org
stanfordhealthcare.org
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