Scopriamo quali sono le indicazioni contenute nell’aggiornamento del Protocollo per la sicurezza aziendale contro il Coronavirus e gli adempimenti che le imprese dovrebbero mettere in atto.
Coronavirus e sicurezza aziendale: l’importanza di informare i dipendenti
Per ridurre le possibilità di contagio da Coronavirus, la sicurezza aziendale deve passare, innanzitutto, da una corretta informazione. Il Protocollo, infatti, stabilisce che l’azienda è tenuta a informare i dipendenti e chiunque faccia ingresso sul luogo di lavoro, in merito alle disposizioni delle Autorità, consegnando o affiggendo (o entrambe le cose) depliant informativi all’ingresso oppure nei luoghi maggiormente visibili.
Le informazioni, in particolare, devono riguardare:
- l’obbligo di restare a casa se si ha più di 37,5° di febbre oppure se si presentano altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e l’autorità sanitaria.
- La consapevolezza del fatto che non è possibile entrare o restare sul luogo di lavoro in presenza di condizioni di pericolo (manifestare sintomi influenzali, avere una temperatura oltre i 37,5°, provenire da zone a rischio, avere avuto contatti con persone positive al virus nei 14 giorni precedenti, ecc.). Se ci si trova in azienda e sussistono tali condizioni, bisogna dichiararlo tempestivamente.
- L’impegno a rispettare le regole dettate dalle Autorità e dal datore di lavoro circa la condotta da seguire (mantenere la distanza di sicurezza, curare l’igiene delle mani, adottare comportamenti igienicamente corretti, ecc.).
- Il dovere di informare subito l’azienda qualora si presentino sintomi influenzali durante l’attività lavorativa, avendo l’accortezza di restare ad adeguata distanza dalle persone presenti.
Modalità di ingresso di dipendenti e fornitori
Passiamo ora alle indicazioni che il Protocollo dà in merito all’ingresso dei lavoratori. Le aziende, infatti, possono sottoporre il personale al controllo della temperatura prima di entrare. Chi presenta una temperatura maggiore di 37,5°, infatti, non può accedere al luogo di lavoro: in tal caso, dopo essere stato momentaneamente isolato e dotato di mascherina (qualora non ne fosse già dotato), il dipendente dovrà contattare il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni. Allo stesso modo, come dicevamo, l’ingresso è precluso a chi, negli ultimi 14 giorni, ha avuto contatti con persone positive al Coronavirus o che proviene da zone a rischio.
I lavoratori che hanno avuto un’infezione da Covid-19 dovranno essere riammessi in azienda secondo le modalità previste dalla normativa vigente. In particolare, coloro che risultano positivi oltre il ventunesimo giorno potranno rientrare sul posto di lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico svolto in una struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario.
Il documento sottolinea anche che, qualora l’autorità sanitaria disponesse misure aggiuntive come l’esecuzione del tampone per i dipendenti (ad esempio, nelle zone maggiormente colpite per prevenire focolai), il datore di lavoro dovrebbe prestare la massima collaborazione.
Inoltre, sempre nell’ottica di evitare affollamenti e prevenire situazioni di rischio, si invita ad applicare i protocolli di settore per le attività produttive, presenti all’Allegato IX del DPCM 2 marzo 2021. Oltre alle informazioni generali descritte nel Protocollo per la sicurezza aziendale, infatti, ci sono ulteriori indicazioni a seconda del settore.
Come gestire gli ingressi dei fornitori e dei visitatori esterni
Il Protocollo sulla sicurezza aziendale contro il Coronavirus si sofferma anche sulle modalità di ingresso di fornitori e visitatori esterni, per i quali bisogna individuare procedure specifiche, atte a limitare le occasioni di contatto con i dipendenti. Queste le principali raccomandazioni:
- gli autisti, dove possibile, devono restare a bordo del mezzo di trasporto. L’accesso agli uffici, infatti, non è consentito per nessuna ragione. Per quanto riguarda le attività di carico/scarico, invece, il trasportatore dovrà mantenere la distanza di un metro.
- È necessario prevedere servizi igienici dedicati a trasportatori, fornitori e altro personale esterno, garantendo a questi servizi un’adeguata pulizia quotidiana e vietando l’uso di quelli destinati ai dipendenti.
- L’accesso ai visitatori esterni dovrebbe essere limitato, per quanto possibile. Qualora non potesse essere evitato – poniamo l’esempio delle imprese di pulizie o dei servizi di manutenzione – i visitatori dovranno seguire tutte le regole aziendali.
- Qualora l’azienda preveda un servizio di trasporto, durante gli spostamenti andranno attuate tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di contagio come distanziamento e uso della mascherina.
Come gestire le imprese appaltatrici
Il documento spiega che le norme del Protocollo si estendono anche alle aziende in appalto che possono organizzare cantieri e sedi nelle aree dell’impresa. In particolare, è compito del committente fornire alla ditta appaltatrice una completa informativa sul protocollo aziendale e verificare che questo venga rispettato.
Se il lavoratore di un’azienda appaltatrice che lavora presso il committente (ad esempio, un manutentore, un addetto alle pulizie o alla vigilanza) risulta positivo al tampone per il Covid-19, l’appaltatore è tenuto a informare subito il committente tramite il medico competente.
Coronavirus e sicurezza aziendale: pulizia e sanificazione dell’ambiente
In merito all’igiene degli ambienti lavorativi, l’azienda deve assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni. In particolare, bisogna garantire la pulizia a fine turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch e mouse sia negli uffici che nei reparti produttivi.
Se c’è una persona positiva al Coronavirus, è necessario pulire e sanificare gli ambienti seguendo le indicazioni della circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute, oltre a ventilare i locali, mentre nelle aree geografiche maggiormente colpite dal virus e nelle aziende in cui si sono registrati dei casi sospetti, in occasione della riapertura va prevista una sanificazione straordinaria, sempre ai sensi della circolare del 22 febbraio 2020.
Caso sintomatico in azienda: come gestirlo
Se una persona sviluppa febbre o sintomi da infezione respiratoria, è necessario gestire la situazione in modo opportuno per garantire la sicurezza aziendale ed evitare il possibile rischio di contagio da Coronavirus. Innanzitutto, come precisa il Protocollo, la persona che mostra questi sintomi ha l’obbligo di informare subito l’ufficio del personale. Successivamente, il soggetto dovrà essere isolato dai locali, così come gli altri presenti, mentre l’azienda è tenuta ad avvisare le autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il Covid-19. Nel momento dell’isolamento, qualora non ne fosse già dotato, il dipendente deve essere subito munito di mascherina chirurgica.
L’azienda dovrà anche collaborare con le autorità sanitarie per definire gli eventuali “contatti stretti”, avuti da una persona trovata positiva al Coronavirus, anche con il coinvolgimento del medico competente, per far sì che vengano attuate le misure di quarantena adeguate.
Precauzioni igieniche e dispositivi di protezione
Precauzioni igieniche e dispositivi di protezione individuale rappresentano un’altra tematica cruciale per la sicurezza aziendale contro il Coronavirus.
Se le attività lavorative impongono una distanza fra i dipendenti minore di un metro e non è possibile attuare soluzioni organizzative differenti, secondo il Protocollo i lavoratori devono indossare mascherine e altri dispositivi di protezione (ad esempio, guanti, occhiali, cuffie, camici, tute, ecc.) conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche e sanitarie.
Il documento, inoltre, ricorda che tutte le persone presenti in azienda sono tenute a rispettare le norme igieniche, soprattutto in riferimento alle mani, che raccomanda di lavare frequentemente con acqua e sapone. A questo proposito, le aziende devono mettere a disposizione detergenti adeguati, rendendoli facilmente accessibili attraverso l’impiego di dispenser posizionati in punti ben visibili e possono provvedere anche autonomamente alla produzione del liquido detergente seguendo le indicazioni dell’OMS.
Gestione delle aree comuni
Un altro aspetto importantissimo sono gli ingressi nelle aree comuni (ad esempio, mense, aree fumatori, spogliatoi ecc.) che, come spiega il Protocollo, devono essere contingentati. In particolare, è necessario che questi ambienti siano costantemente ventilati, che il tempo di sosta al loro interno sia limitato e che le persone mantengano la distanza di un metro. L’azienda, inoltre, deve occuparsi dell’organizzazione degli spazi e della sanificazione degli spogliatoi, nonché provvedere alla pulizia giornaliera e alla sanificazione periodica dei locali mensa e delle tastiere dei distributori di bevande e snack.
L’organizzazione aziendale ai tempi del coronavirus
Il Protocollo per la sicurezza sul luogo di lavoro riporta raccomandazioni specifiche anche in riferimento all’organizzazione aziendale. Ad esempio chiarisce che, in questo periodo, le aziende possono chiudere i reparti diversi dalla produzione, o comunque quelli in cui il lavoro può essere svolto attraverso il lavoro agile o da remoto. Spiega inoltre che le imprese devono procedere a una rimodulazione dei livelli produttivi e garantire un piano di turnazione dei dipendenti dedicati alla produzione, al fine di ridurre i contatti. Vanno inoltre usati, in via prioritaria, gli ammortizzatori sociali e, se non fosse sufficiente, periodi di ferie arretrati, non ancora utilizzati.
Per tutte le attività che possono essere svolte attraverso questa modalità, va utilizzato lo smart working, in quanto utile strumento di prevenzione. Questo a patto che il datore di lavoro assicuri un adeguato supporto al dipendente, come l’assistenza nell’uso delle apparecchiature e la modulazione dei tempi di lavoro e delle pause.
Data l’importanza di rispettare il distanziamento sociale, il Protocollo suggerisce anche di adeguare gli spazi lavorativi, compatibilmente con la natura dei processi produttivi e degli spazi a disposizione. Ad esempio, i dipendenti che possono lavorare da soli e che non necessitano di particolari strumenti e attrezzature potrebbero essere posizionati in uffici inutilizzati o in sale riunioni. Laddove operano più dipendenti contemporaneamente, invece, si possono ricollocare le postazioni in modo che siano distanziate.
Orari d’ingresso e di uscita scaglionati, infine, consentono di ridurre i contatti nelle aree comuni, così come gli orari di lavoro differenziati aiutano a prevenire assembramenti (se possibile, nei locali in comune, bisognerebbe prevedere una porta d’ingresso e una di uscita, oltre alla presenza di detergenti ben segnalati).
Per evitare assembramenti durante il tragitto da e verso il luogo di lavoro, si invita a preferire l’utilizzo del mezzo privato o di navette.
Riunioni ed eventi interni
In generale, gli spostamenti all’interno dell’azienda dovrebbero essere limitati e avvenire nel rispetto delle disposizioni aziendali. Per quanto riguarda le riunioni in presenza, queste non sono ammesse: nel caso in cui fosse impossibile collegarsi a distanza, è fondamentale limitare la partecipazione al minimo indispensabile e assicurare il distanziamento tra le persone. Imprescindibile anche l’utilizzo della mascherina chirurgica (o dispositivi di protezione individuale di livello superiore), nonché un’adeguata pulizia e ventilazione del locale.
In questo periodo, inoltre, sono annullati gli eventi interni, le attività di formazione in aula, anche quella obbligatoria, salvo le deroghe previste dalla normativa. In particolare, sono consentiti in presenza:
- gli esami di qualifica di IeFP (Istruzione e Formazione Professionale);
- la formazione in azienda rivolta ai lavoratori dell’impresa, secondo le disposizioni delle singole Regioni;
- i corsi di formazione in materia di protezione civile, salute e sicurezza;
- i corsi di formazione individuali e quelli che richiedono attività di laboratorio;
- l’attività formativa in ambito di tirocini, stage e attività di laboratorio nel rispetto dei limiti normativi vigenti e a condizione che siano messe in atto le misure previste dal “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione” pubblicato dall’INAIL.
Per quanto riguarda le trasferte nazionali e internazionali, il datore di lavoro, in collaborazione con il medico competente e il RSPP (Responsabile del servizio di prevenzione e protezione), deve tenere conto del contesto relativo alle trasferte, compreso l’andamento epidemiologico nei Paesi di destinazione.
Sorveglianza sanitaria, medico competente e RLS
Il documento precisa che la sorveglianza sanitaria rappresenta un’ulteriore misura di prevenzione, sia in termini di intercettazione di possibili casi di Covid-19 sia in termini di informazione e formazione del personale per ridurre i rischi di contagio. Compito della sorveglianza sanitaria, inoltre, è quello di ripristinare, in modo graduale, tutte le visite mediche previste, sempre che sia possibile operare nel rispetto delle misure igieniche stabilite dal Ministero della Salute e dall’OMS, previa valutazione del medico competente.
Il Protocollo spiega che il medico competente collabora con il datore di lavoro e con il Rappresentante dei lavoratori alla sicurezza (RLS) o Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale (RLST), indicando all’azienda eventuali situazioni di particolare fragilità o patologie attuali o pregresse dei dipendenti, e l’azienda si occupa della loro tutela nel rispetto della privacy. Lavora insieme all’autorità sanitaria per identificare gli eventuali “contatti stretti” di un dipendente risultato positivo al Coronavirus e ha il compito di effettuare la visita per il reintegro sul posto di lavoro dei lavoratori risultati positivi al tampone con ricovero ospedaliero.
Assicurazioni sanitarie per proteggere i dipendenti dal Covid-19
Seguire il Protocollo per la sicurezza aziendale contro il Coronavirus è prioritario per proteggere i dipendenti dal Covid-19. A questo proposito, il documento specifica che “la mancata attuazione del Protocollo che non assicuri adeguati livelli di protezione determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza”.
La salute dei lavoratori, però, passa attraverso diverse iniziative. Ad esempio, molte aziende hanno deciso di attivare polizze sanitarie per tutelare il personale dal rischio di contrarre il Coronavirus.
In un momento di incertezza e preoccupazione come questo, stipulare un’assicurazione sanitaria ad hoc rappresenta un modo per tranquillizzare maggiormente i dipendenti e far sì che lavorino con più serenità. Un gesto importante per loro, ma ancor più per l’azienda. I lavoratori, infatti, sono la risorsa più importante di un’impresa: curarne il benessere significa dare linfa e valore al business aziendale.
Sono tante le realtà che hanno scelto di attivare un’assicurazione sanitaria in occasione dell’emergenza Covid-19. È quello che hanno fatto, ad esempio, molte aziende e fondi che offrono ai loro dipendenti una copertura sanitaria utilizzando i servizi di UniSalute. È il caso del Fondo di Assistenza per il Personale della Polizia di Stato, che ha stipulato una polizza sanitaria collettiva annuale per proteggere i dipendenti in servizio sul territorio nazionale ed extranazionale positivi al Coronavirus, e il Gruppo FS (Ferrovie dello Stato Italiane) che ha optato per una copertura assicurativa, della durata di un anno, che garantisce ai dipendenti un’indennità giornaliera in caso di ricovero per Coronavirus, una diaria forfettaria a fronte di ricovero in terapia intensiva per Covid-19 e un pacchetto di servizi di assistenza.
Anche il Fondo San.Arti. ha previsto due indennità straordinarie erogate da UniSalute: una diaria per isolamento domiciliare e un’indennità giornaliera per ricovero.
Un’altra azienda che ha scelto questa forma di tutela è BNL Gruppo BNP Paribas. La Cassa Sanitaria BNL infatti, di cui UniSalute è partner assicurativo, ha deciso di estendere alcune coperture già presenti nei piani sanitari in essere con prestazioni specifiche per i rischi da Covid-19. Ad esempio, è stato disposto che l’ospedalizzazione domiciliare post ricovero fosse prevista anche in caso di ricovero per Coronavirus e che l’indennità sostitutiva per ricovero venisse fornita anche nell’eventualità di ricovero per Covid-19 e di quarantena domiciliare in seguito all’esito positivo del tampone.
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1 commento
Grazie dell eutili informazioni… ma oggi come oggi non sò più a chi credere.