Approccio One Health: il concetto che include la salute umana, degli animali e del pianeta

One Health è un approccio olistico alla sanità, che promuove l’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale.  Riconosciuto da tutte le organizzazioni internazionali che si occupano di questioni mediche e, in Italia, dal Ministero della Salute, prevede la collaborazione tra vari settori sanitari – sociali, agricoli, veterinari ed ecologici –, per affrontare minacce per la salute come epidemie, contagi e contaminazioni

In questo articolo esploreremo i principi e i concetti di questo approccio, le sue origini e perché può essere utile nella corretta gestione di patologie e malattie. 

Che cos’è l’approccio One Health? 

One Health è il nome della metodologia collaborativa e multidisciplinare all’ambito sanitario, che studia e valorizza l’intersezionalità tra la salute degli esseri umani, delle creature animali e dell’ambiente. Questo tipo di “filosofia” si basa sull’idea che un problema non può essere risolto guardando solo ad un singolo aspetto della salute, ma che è necessario un approccio completo che consideri tutti gli aspetti.

One Health, infatti, enfatizza l’importanza di affrontare le minacce sanitarie che sorgono quando questi campi dialogano tra di loro, come quelle zoonotiche, che sono malattie che possono essere trasmesse dagli animali agli esseri umani. 

Questo modus operandi riconosce dunque che la salute di tutti gli esseri viventi e del pianeta sono interdipendenti e che le soluzioni ai problemi di sanità pubblica richiedono un coordinamento e uno sforzo collaborativo tra i diversi settori coinvolti.

I principi dell’approccio One Health

Questa particolare metodologia unisce diversi gruppi e organizzazioni provenienti da vari ambiti, campi di studio e comunità, per collaborare alla promozione della salute e alla protezione dell’ambiente. Ciò implica affrontare la necessità di accesso a cibo, acqua, energia e aria puliti, prendere misure per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e supportare lo sviluppo sostenibile. Seguendo i principi di One Health, è possibile creare un futuro più sano e sostenibile per tutti. I concetti fondamentali di questo movimento sono:

  • garantire pari dignità ai diversi settori e campi di studio; 
  • promuovere l’uguaglianza sociale e politica per le persone provenienti da diverse origini e culture, inclusi i gruppi che nei processi decisionali sono marginalizzati; 
  • cercare un equilibrio tra le attività umane e la natura, incluse la biodiversità e l’accesso alle risorse naturali; 
  • riconoscere la responsabilità che gli esseri umani hanno nei confronti dell’ambiente e degli esseri viventi che lo abitano, e lavorare a soluzioni sostenibili per le generazioni future; 
  • incoraggiare la collaborazione e la cooperazione tra diverse discipline e prospettive, senza tralasciare gli approcci più tradizionali, come le pratiche paramediche diffuse in molti Paesi. 

Santiaga/gettyimages.it

La storia 

Il termine One Health è stato utilizzato per la prima volta nel 2004 in occasione della conferenza “One World, One Health: Building Interdisciplinary Bridges to Health in a Globalized World” organizzata dalla Wildlife Conservation Society (WCS) a New York. Da allora molte istituzioni hanno lavorato per sviluppare strategie sempre più efficaci per prevenire futuri problemi sanitari.

Le prime istituzioni ad adottare questo approccio sono state le americane AMA (American Medical Association) e AMVA (American Veterinary Medical Association) che, a partire dal 2006, hanno promosso la creazione della One Health Commission (OHC), divenuta effettiva nel 2009. L’OHC è tuttora attiva, e mira a promuovere la salute e il benessere di esseri umani, animali e piante, nonché la resilienza ambientale attraverso un impegno globale e collaborativo. 

Parallelamente alle iniziative americane, nel 2008 la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l’OIE (Organizzazione Mondiale per la Salute Animale), con il sostegno dell’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia), dell’UNISIC (Coordinamento del Sistema delle Nazioni Unite per l’influenza) e della Banca Mondiale, hanno sviluppato un accordo tripartito per affrontare l’intersezione tra animali, questioni ambientali e sociali. Una scelta che si è rivelata essere molto lungimirante e che tutt’oggi dà i suoi frutti nella gestione di serie problematiche sanitarie, come per esempio la pandemia da Covid-19. 

Virus del Nilo Occidentale e Covid-19: un esempio pratico di come la salute degli animali e dell’uomo si incontrano

Il Covid-19 ha avuto origine nella città cinese di Wuhan e sembra che si sia diffuso attraverso il mercato ittico, dove si commerciano carne selvatica e animali vivi per il consumo umano. Si è poi ipotizzato che il virus sia arrivato all’uomo attraverso il contatto diretto con l’animale infetto o tramite l’ingestione di carne poco cotta di un soggetto malato.

L’infezione causata dal “Virus del Nilo Occidentale”, trasmessa agli esseri umani dalle zanzare, rappresenta un altro classico esempio dell’interdipendenza tra la salute animale, quella umana e l’ambiente, dove l’approccio ideale richiederebbe il monitoraggio della popolazione di zanzare, il modello di migrazione degli uccelli che trasportano il virus e le condizioni climatiche che favoriscono la riproduzione delle zanzare.

Uno dei principali problemi relativi ai virus influenzali è il costante cambiamento del loro genoma mentre evolvono, e quindi possono influire su altre specie, inclusi gli esseri umani, entrando facilmente nella catena alimentare. La trasmissione reciproca può verificarsi anche dalle persone verso gli animali, come mostrato da alcuni rapporti di isolamento di SARs-CoV-2: due gatti a New York, una tigre dello zoo del Bronx, e in seguito tre leoni e tigri sono risultati positivi al virus. I responsabili dello zoo ritengono che la diffusione del coronavirus potrebbe essere avvenuta attraverso gli addetti infetti dello zoo. 

Pandemie di questo tipo sono il risultato della continua negligenza dell’ambiente provocata dalle attività umane e da una visione superficiale di quanto le connessioni tra i vari settori siano in realtà importanti e vitali. 

Isbjorn/gettyimages.it

Perché One Health è così importante? I campi di applicazione di questo approccio

Come abbiamo spiegato, One Health si concentra sull’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale, riconoscendo che il benessere di queste tre componenti è strettamente legato e deve essere considerato nella sua interezza. Questa visione riguarda in modo particolare le zoonosi, cioè le malattie che dagli animali passano all’uomo, e la sicurezza alimentare. Approfondiamo meglio questi due aspetti.

Zoonosi

Nel mondo odierno, gli esseri umani e gli animali vivono a distanze sempre più ravvicinate, il che porta a interazioni più frequenti e ambienti condivisi. La conseguenza diretta di questa vicinanza è che ogni anno milioni di persone in tutto il mondo sono colpite da malattie zoonotiche che si diffondono proprio passando (e mutando) da animale a uomo.

Le zoonosi sono un fenomeno naturale con cui l’umanità ha a che fare da millenni. Si tratta di malattie e infezioni di diversa gravità: l’ultima delle zoonosi a cui abbiamo assistito è stata il già citato Covid-19.

Altri esempi sono:

  • rabbia (può essere contratta attraverso il morso di animali infetti come cani, gatti, pipistrelli, volpi, coyote e sciacalli); 
  • malattia di Lyme (contraibile dalle zecche);
  • leptospirosi (ci si può infettare entrando in contatto con l’urina di animali malati, come ratti, cani, mucche, maiali e altre creature domestiche o selvatiche);
  • antrace (riscontrabile spesso negli animali da allevamento, come bovini, pecore e capre);
  • SARS (è stata originariamente contratta dall’uomo attraverso pipistrelli, gatti civetta palmata o cinghiali); 
  • MERS (può essere contratta dagli stessi animali interessati dalla SARS);
  • Chikungunya (può essere trasmessa all’uomo dalle zanzare, che si nutrono di sangue di animali come uccelli, roditori e primati);
  • toxoplasmosi (ci si può ammalare toccando feci di gatti infetti o attraverso la carne cruda o poco cotta); 
  • giardiasi (contraibile dalle feci di cani, gatti e altri animali domestici o selvatici);
  • brucellosi (riscontrabile in bovini, capre, pecore e maiali); 
  • salmonellosi (può essere contratta dall’uomo attraverso il consumo di alimenti contaminati di origine animale); 
  • alcune febbri emorragiche virali come la Marburg e l’Ebola (sono state originariamente contratte dall’uomo attraverso il contatto con animali infetti, come scimmie, pipistrelli della frutta e antilopi). 

Secondo il National Institutes of Health, le zoonosi costituiscono il 60% di tutte le malattie infettive note. Circa il 75% delle malattie infettive nuove o emergenti, ovvero quelle che hanno colpito l’umanità negli ultimi 10 anni, rientrano in questa categoria e sono state trasmesse da animali o da prodotti di origine animale.

L’adozione di un approccio One Health facilita la lotta non solo le malattie zoonotiche, ma anche ai germi resistenti agli antibiotici, che possono diffondersi rapidamente rendendo difficile il trattamento delle infezioni sia negli animali che negli esseri umani. Il lavoro di prevenzione favorito da questa metodologia riguarda, inoltre, anche le malattie trasmesse da vettori, come zanzare, zecche e pulci, in aumento a causa delle temperature sempre più calde e dell’espansione degli habitat. Riconoscere queste connessioni e adottare un approccio intersezionale alla salute porta a un mondo più sano per tutti. 

Maridav/gettyimages.it

Promozione della sicurezza alimentare

La popolazione umana mondiale dovrebbe raggiungere 9,7 miliardi di persone entro il 2050. Le sfide per garantire che tutti abbiano accesso a cibo sano, nutriente e sicuro sono sempre di più. La domanda di carne, latte e colture speciali come frutta, noci e verdure è aumentata insieme all’incremento dei redditi nei paesi in via di sviluppo e al miglioramento delle condizioni di vita. La richiesta di prodotti biologici, equosolidali e a km0 è cresciuta anche nei paesi sviluppati, ma l’incremento generico nel bisogno di cibo ha già messo a dura prova le risorse naturali, causando erosione del suolo, perdita di biodiversità e inquinamento ambientale in tutto il mondo.

Inoltre, i disastri naturali e le malattie animali transfrontaliere – cioè malattie altamente infettive che possono espandersi velocemente oltre le frontiere nazionali – rappresentano una grande minaccia per la sicurezza alimentare. Le catastrofi naturali come incendi e inondazioni creano rotte in cui i patogeni, le sostanze chimiche, i metalli pesanti e altri inquinanti possono contaminare l’aria, l’acqua e l’ambiente in cui viviamo e produciamo cibo. 

Infine, la globalizzazione e il facile accesso ai viaggi rapidi hanno reso le malattie animali altamente contagiose una delle principali preoccupazioni per la sicurezza alimentare, poiché sono economicamente devastanti per gli agricoltori e hanno un impatto significativo sul costo e la disponibilità di cibo. 

Ci vuole un metodo olistico e sistematico, come quello di One Health, per risolvere questi problemi, assemblando team multidisciplinari composti da esperti accademici, dell’industria e delle agenzie governative. Queste equipe devono lavorare educando e sensibilizzando il pubblico, facilitando così la comprensione dell’importanza e della complessità di questo tema. 

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Avevate mai sentito parlare dell’approccio One Healt?

 

Fonti:

iss.it

epidemiologia.it

salute.gov.it

who.int


Immagine in evidenza di Jasmina007/gettyimages.it

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