vaccino covid 19

Vaccini contro il Covid-19: intervista all’epidemiologo dott. Fausto Francia

In linea con le tempistiche europee, anche nel nostro Paese, a fine dicembre 2020, è iniziata la campagna di vaccinazione contro il Coronavirus, che rispetta il Piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, un documento elaborato dal Ministero della Salute, dal Commissario Straordinario per l’Emergenza, dall’Istituto Superiore di Sanità, Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) e AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Ad oggi, sono state somministrate 2.335.997 dosi a 956.389 persone: i dati sono in costante aggiornamento e si possono consultare tramite un apposito portale, sul sito del Ministero. Insieme al dottor Fausto Francia, epidemiologo, specialista in igiene e medicina preventiva, direttore sanitario del Centro Diagnostico Chirurgico Dyadea e membro del Comitato Scientifico di UniSalute, abbiamo approfondito alcuni aspetti che riguardano il vaccino contro il Covid-19, il suo funzionamento e la sua efficacia.

Le indicazioni del Piano strategico e le categorie prioritarie

Prima di tutto, è utile ricordare che, nel documento presentato il 2 dicembre 2020 e aggiornato il 2 gennaio 2021, sono contenute le indicazioni per tutti gli aspetti della campagna vaccinale in Italia, a partire dal fatto che la vaccinazione sarà gratuita e garantita a tutti, con tempistiche dettate dai tempi di approvvigionamento. In un primo momento, infatti, poiché le dosi disponibili sono ancora poche, sarà data priorità ad alcune categorie ben identificate: operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale delle Rsa per anziani, persone di età avanzata.

vaccino covid

Ridofranz/gettyimages.it

Vaccini contro il Covid-19: quali sono quelli autorizzati finora?

I primi due vaccini contro il Covid-19 autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e dall’AIFA sono stati Pfizer mRNABNT162b2 (Comirnaty), COVID-19 Vaccine Moderna mRNA-1273, rispettivamente raccomandati a partire dai 16 anni e dai 18. La somministrazione avviene con un’iniezione nel muscolo deltoide, che va ripetuta a distanza di almeno 21 giorni per il vaccino prodotto da Pfizer e di 28 per quello prodotto da Moderna. In entrambi i casi, la protezione è efficace dopo una settimana dalla seconda dose.

Il meccanismo d’azione è sostanzialmente lo stesso, sebbene tra i due ci siano alcune differenze: in particolare, si è molto discusso nei mesi scorsi riguardo al problema del trasporto e dello stoccaggio del primo (Pfizer), che deve essere tenuto a temperature molto basse, di circa -80 °C, mentre per l’altro (Moderna) sono sufficienti -25 °C/-15 C°.

Il 30 gennaio, in seguito al parere positivo dell’EMA, AIFA ha autorizzato anche quello prodotto da AstraZeneca, raccomandato per la fascia 18-55 anni, che però non è stato ancora somministrato alla popolazione.

Come funzionano i vaccini?

Il meccanismo d’azione del vaccino è abbastanza semplice: l’introduzione di un antigene, derivato dall’agente infettivo, normalmente una proteina che nell’organismo genera una reazione e una risposta immunologica come quella che si avrebbe se nel corpo si sviluppasse la malattia. Il sistema immunitario, infatti, “memorizza” da quali patogeni è già stato attaccato e risponde più prontamente qualora dovesse accadere di nuovo.

Non tutti i vaccini, naturalmente, offrono la stessa copertura: “per quelli che agiscono contro microrganismi che non hanno una elevata tendenza a mutare – spiega l’intervistato – non c’è bisogno di un richiamo negli adulti, per esempio. Ci sono poi vaccini che vengono selezionati nel tempo e generano una risposta anticorpale molto forte. Possiamo citare i vaccini antipneumococco, che all’inizio avevano una copertura di 3 anni: il vaccino coniugato 13-valente (PVC13), invece, protegge nei confronti dei 13 ceppi responsabili della maggior parte delle infezioni gravi. I ceppi introdotti nel vaccino sono in genere quelli che circolano maggiormente, per cui la protezione è molto alta”.

La modalità teorica di costruzione di un vaccino non cambia da virus a batteri: si introduce nell’organismo qualcosa che scatena una risposta immunitaria. I vaccini possono essere prodotti a partire da:

  • vaccini vivi attenuati, prodotti a partire da microrganismi resi non patogeni (come i vaccini contenenti i virus di morbillo, rosolia, parotite, varicella, febbre gialla e il micobatterio della tubercolosi);
  • vaccini inattivati, prodotti a partire da microrganismi uccisi tramite esposizione al calore oppure con specifiche sostanze (come i vaccini contenenti i virus di epatite A, poliomielite e influenza definito “split” o “a virus frammentato”);
  • vaccini ad antigeni purificati, prodotti attraverso raffinate tecniche di purificazione di quelle componenti del batterio o del virus che interagiscono con l’organismo (come i vaccini contenenti gli antigeni dei batteri che causano la pertosse, la meningite e quelli contenenti gli antigeni del virus dell’influenza definito “a sub-unità”);
  • vaccini ad anatossine/tossoidi, prodotti nella maggior parte dei casi da quelle proteine rilasciate dal microrganismo (tossine) che sono in grado di determinare la malattia (come i vaccini contenenti le esotossine dei batteri tetano e difterite);
  • vaccini a DNA ricombinante (biotecnologici), prodotti  a partire dalle porzioni del DNA dei microrganismi che codificano per un determinato antigene attraverso un procedimento biotecnologico (come i vaccini per l’epatite B e per il meningococco B).
  • vaccini a RNA messaggero.

I due vaccini finora disponibili in Europa contro il Covid-19 appartengono a quest’ultima tipologia, ovvero si basano su un RNA messaggero.

vaccini come funzionano

FatCamera/gettyimages.it

Che cos’è l’RNA messaggero?

DNA e RNA sono acidi nucleici, ovvero molecole che si trovano all’interno delle nostre cellule. Hanno una struttura simile ma funzioni differenti: il primo, come sappiamo, contiene le informazioni genetiche di un organismo. Esistono 3 tipi di RNA: quello su cui concentrare la nostra attenzione è l’mRNA o RNA messaggero, che contiene le stesse informazioni del DNA e, sulla base di esse, determina la costruzione delle proteine nei siti deputati.

Il meccanismo d’azione del vaccino a RNA

Nel caso del SARS-CoV-2, è stata individuata una proteina di superficie chiamata Spike, che è determinante nel favorire l’ingresso del virus nelle cellule dell’organismo. I vaccini commercializzati finora agiscono grazie a questo meccanismo: al loro interno c’è un mRNA che codifica la Spike, di modo che l’organismo nel quale è inoculato possa produrla e sviluppare anticorpi contro di essa per bloccarla. Qualora la persona dovesse poi venire a contatto con il virus vero e proprio, il sistema immunitario saprebbe già come intervenire per evitare che si sviluppi l’infezione  neutralizzando la Spike.

Quanto sono efficaci i due vaccini contro il Covid-19?

Una domanda legittima, a proposito dei vaccini, riguarda la sua efficacia: a questo proposito, le informazioni finora certe arrivano da uno studio clinico di ampie dimensioni effettuato su COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty), che ha coinvolto 44.000 persone dai 16 anni di età fino a oltre i 75 anni, e ha dimostrato che il numero di casi sintomatici di Covid-19 si è ridotto del 95% nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo.

Per il vaccino prodotto da Moderna, il riferimento è un trial su 30.420 persone condotto su 99 centri degli Stati Uniti, e che ha dimostrato anche in questo caso un’efficacia del 94,1% nella prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2.

Quanto durerà la copertura?

“Non è possibile ad oggi prevedere quanto durerà la copertura del vaccino e quando il livello di anticorpi decrescerà al punto da esporre la persona al rischio di sviluppare la malattia. – sottolinea il dottor Francia – Potrebbe succedere, ad esempio, che il numero di anticorpi decresca ma resti comunque sufficiente per difendere l’organismo, oppure che ci sia bisogno di una dose di richiamo del vaccino per ripristinare l’adeguata copertura: per ora non possiamo saperlo, lo scopriremo col tempo.

La presenza di varianti del virus nei diversi Paesi è un ulteriore elemento di confusione, di complessità del quadro, perché per ogni vaccino sono state fatte valutazioni a livello di ricerca di base, ma nella vita reale la situazione potrebbe modificarsi. Anche su questo elemento verrà man mano fatta chiarezza”.

vaccino coronavirus

peterschreiber.media/gettyimages.it

Il vaccino può causare l’infezione da COVID-19?

Come abbiamo già ricordato nei paragrafi precedenti, i vaccini ad oggi disponibili contro il COVID-19 non contengono virus interi vivi e attivi, ma solo una componente genetica, l’mRNA del vaccino, che si degrada naturalmente dopo pochi giorni nella persona che lo riceve. Per questo motivo non possono sviluppare la malattia, a seguito della vaccinazione. Tuttavia, non ci sono ancora dati sufficienti per affermare con certezza che i vaccinati possano o meno infettare altre persone qualora dovessero contrarre l’infezione in maniera sintomatica o asintomatica. La vaccinazione dovrebbe proteggerli, ma è opportuno che le persone a contatto con i vaccinati continuino ad adottare le misure di protezione anti COVID-19.

Ci sono controindicazioni ed effetti collaterali?

Un altro interrogativo comune riguarda gli effetti collaterali e le eventuali controindicazioni.

In generale, possiamo ricordare che la reazione più grave che può verificarsi in seguito a una qualsiasi vaccinazione è lo shock anafilattico, con il rischio di conseguenze che possono arrivare anche alla morte. “Ciò non avviene per via del vaccino, ma a causa di sostanze combinate con esso, che hanno il compito di agevolarne l’entrata nell’organismo e servono alla sua conservazione. Queste situazioni sono rarissime, ma quando si vaccinano migliaia di persone, ci si può trovare davanti a un caso del genere, ovvero a persone che abbiano una elevata sensibilità ad alcune di queste sostanze”.

Le reazioni più frequenti sono invece dolore o arrossamento nel punto di inoculazione, che nel caso di alcuni vaccini è spesso voluta: “c’è al loro interno un adiuvante, come viene definito in medicina, che ha il compito di richiamare nel sito di vaccinazione degli elementi corpuscolati del sangue, come se ci fosse un’infiammazione, per favorire l’attecchimento del vaccino. Altri effetti collaterali leggeri e passeggeri sono mal di testa, affaticamento, dolori muscolari e articolari, febbre, ingrossamento dei linfonodi. Si tratta, però, di malesseri che durano al massimo 48 ore, per quello che è stato osservato”. Ci sono, infine, dei casi particolari in cui è bene consultare il proprio medico prima di sottoporsi alla vaccinazione, per esempio persone che soffrono di gravi forme allergiche, donne in gravidanza e chi assume farmaci anticoagulanti e immunosoppressivi. Come sempre, ricordiamo che è di estrema importanza affidarsi ai canali istituzionali per ogni perplessità riguardo alla salute, come il sito del Ministero e dell’AIFA, sul quale si trovano faq e approfondimenti sui vaccini disponibili oggi in Italia.

 

Per approfondire l’argomento Covid-19, sul nostro blog trovate una rubrica dedicata. Ecco alcuni dei contenuti più recenti:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Invia commento

    Nessun commento