Particolarmente diffusa tra chi pratica lavori, hobby o sport che prevedono la movimentazione continua dell’avambraccio – tra cui, appunto, il golf – l’epitrocleite è caratterizzata da un forte dolore, che può rendere difficile l’uso degli arti e impedire movimenti semplici e abituali.
È quindi fondamentale non sottovalutare i sintomi che possono far presagire lo sviluppo dell’epitrocleite: a tal proposito, oggi approfondiamo quest’argomento, per comprendere al meglio chi sono le categorie maggiormente interessate da questa problematica, come riconoscerla e come si può curare, per risolverla o migliorarla il più possibile.
Anatomia del gomito: a cosa servono i tendini epitrocleari
Per comprendere in cosa consiste l’epitrocleite, è sicuramente utile osservare da vicino l’anatomia del gomito, articolazione che congiunge braccio e avambraccio, costituita da ossa, muscoli e tendini.
Il gomito è, a sua volta, formato da tre capi articolari – la paletta omerale, la testa del radio e l’estremità prossimale dell’ulna – che consentono all’articolazione di svolgere i movimenti a cui è preposta:
- flessione ed estensione, ovvero l’avvicinamento e allontanamento dell’avambraccio dal braccio
- supinazione e pronazione, ovvero la rotazione del palmo della mano verso l’altro o verso il basso con il gomito flesso a 90 gradi.
I tendini epitrocleari, nello specifico, originano dall’epitroclea, protuberanza ossea del gomito, e permettono i movimenti di pronazione, di flessione delle dita e del polso: per esempio, è grazie ad essi che è possibile impugnare strumenti ed effettuare movimenti di torsione.
A differenza dell’epicondilite – o gomito del tennista – che interessa la zona esterna del gomito, l’epitrocleite coinvolge invece la parte interna o mediale: vediamo meglio di cosa si tratta, come riconoscere questa infiammazione e come trattarla.
Cos’è l’epitrocleite e quali sintomi presenta?
L’epitrocleite, come accennato, interessa una porzione molto specifica di muscoli, i tendini epitrocleari.
A causa di movimenti usuranti ripetuti nel tempo, si verifica una condizione di tendinopatia, che genera sintomi che possono essere avvertiti sia in attività che a riposo, come ad esempio:
- dolore e indolenzimento persistente nel lato interno del gomito
- debolezza che coinvolge mano e/o polso
- rigidità articolare localizzata nel gomito
- intorpidimento alle dita della mano.
In presenza di questa sintomatologia è fondamentale non sottovalutare la situazione, ma agire tempestivamente rivolgendosi a uno specialista per verificare la condizione dell’articolazione e dei tendini.
L’epitrocleite, infatti, può peggiorare nel tempo, e compromettere il quadro di salute generale del gomito, del braccio, e delle funzionalità ad essi collegate, arrivando a rendere molto difficoltosi – se non quasi impossibili – i più banali movimenti quotidiani.
Epitrocleite: da cosa è causata e quali sono le categorie più a rischio
Come detto, la causa dell’epitrocleite è la sollecitazione ripetuta dell’avambraccio – e quindi dei muscoli epitrocleari – fino a provocare usura nel tessuto tendineo, che va incontro alla cosiddetta degenerazione angiofibroblastica, ovvero la trasformazione delle fibre elastiche del muscolo in tessuto fibroso, quindi poco elastico e mal funzionante.
L’epitrocleite viene chiamata “gomito del golfista” proprio perché, come accennato, interessa frequentemente persone che praticano sport dove è presente un movimento ripetitivo di torsione con il braccio, tra cui il golf e l’hockey. Tuttavia, questa tipologia di movimento viene compiuta spesso anche da chi svolge lavori che allo stesso modo prevedono ripetitività di rotazioni, come ad esempio manovali, idraulici, elettricisti, autisti, eccetera.
Generalmente, l’epitrocleite si presenta con più frequenza in pazienti di sesso maschile tra i 35 e i 50 anni, ma può colpire a tutte le età, e interessare anche le donne.
Infine, accade spesso che soffrano del cosiddetto “gomito del golfista” soggetti che hanno già precedentemente sviluppato problemi ai tendini, come tendinopatie, sindrome del tunnel carpale, dito a scatto, rotture tendinee, eccetera.
Curare il gomito del golfista
Generalmente la diagnosi viene effettuata in sede di visita ortopedica o durante un trattamento fisioterapico: lo specialista si occuperà di verificare il quadro generale del paziente, osservando con cura i sintomi e chiedendo di compiere alcuni movimenti di rotazione e flessione.
In caso di conferma di epitrocleite, si può procedere in diversi modi, sia di natura chirurgica che non, valutando poi, se necessario, un approccio integrato.
Trattamenti non chirurgici per curare l’epitrocleite
Tra le possibilità per trattare non chirurgicamente il gomito del golfista, troviamo:
- terapia fisioterapica manuale, con tecniche di trazione e decompressione dell’articolazione
- trattamenti di manipolazione fasciale
- assunzione di farmaci antalgici e antinfiammatori
- infiltrazioni locali con cortisone
- infiltrazione con PRP (Platelet Rich Plasma)
- trattamento con laser ad alta potenza, ultrasuoni, ipertermia, onde d’urto, elettroterapia.
Sarà poi importante accompagnare il trattamento con esercizi di riabilitazione volti a restituire funzionalità, elasticità e resistenza ai muscoli.
Chirurgia per risolvere il gomito del golfista
Se nonostante i trattamenti messi in opera il dolore persiste e la problematica non rientra, può essere necessario l’intervento chirurgico: sarà lo specialista a indicare la via di risoluzione più adatta, tenendo conto anche del quadro di salute generale del paziente.
Generalmente, l’intervento è realizzato in artroscopia, e ha l’obiettivo di rimuovere il tessuto fibroso usurato e rivascolarizzare il tendine, così da favorire la riparazione del tessuto e il ripristino delle funzioni.
Epitrocleite: è necessario indossare il tutore?
Il tutore per l’epitrocleite è una fascia elastica con un elemento solido, che va posizionato in corrispondenza dell’epitroclea: in questo modo effettua una leggera pressione sul dolore, favorendone la diminuzione e agevolando le movimentazioni dell’articolazione.
In alcuni casi, per esempio agli esordi del dolore e quando è già diventato molto intenso, il tutore può essere un valido ausilio: anche in questo caso, è molto importante confrontarsi con il fisioterapista o l’ortopedico di riferimento per valutare questa possibilità.
Prevenire l’epitrocleite è possibile?
Come abbiamo visto, il cosiddetto gomito del golfista è un disturbo che può creare notevole fastidio, e non va assolutamente sottovalutato.
Pur non essendo possibile prevenirlo completamente, specialmente se si effettuano attività sportive o lavori usuranti che possono causarlo, è utile sapere che si possono mettere in atto alcune azioni preventive che aiutano a mantenere in salute i tendini del gomito.
Alla luce di questo è sicuramente importante compiere esercizio fisico con regolarità, per ottenere una buona tonicità muscolare e flessibilità, scegliendo un’attività motoria adatta a mantenere le articolazioni in salute – come ad esempio yoga o pilates – nonché esercizi di allungamento e stretching, magari seguiti da frizioni localizzate con olio oppure con una crema antinfiammatoria, per esempio a base di arnica.
Inoltre, se si appartiene a una delle categorie a rischio sopra citate, è fondamentale compiere periodici controlli dal fisioterapista oppure dall’ortopedico di fiducia, e tenere monitorata la salute dei propri muscoli e dell’articolazione del gomito.
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Fonti
fisioterapiaitalia.com
sicseg.com
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