Blue Monday, realtà o falsi mito? Il parere dello psicologo

Da alcuni anni, il terzo lunedì di gennaio è noto come Blue Monday (in inglese, to feel blue indica infatti il sentirsi giù di morale e depressi) e si dice che sia il lunedì più triste dell’anno. C’è un fondamento scientifico in questa convinzione o si tratta soltanto di una trovata pubblicitaria? Con l’aiuto del dottor Rolando Ciofi, psicologo e Responsabile Servizio Counseling Psicologico UniSalute Spa, cercheremo di fare chiarezza e di spiegarvi che correlazione c’è tra il periodo dell’anno in cui ci troviamo e la nostra condizione psicologica.

Blue Monday: verità o marketing?

“Il Blue Monday, che cade il terzo lunedì del mese di gennaio, dovrebbe essere la giornata più deprimente dell’intero anno. È chiaro che dietro questa affermazione non c’è alcun valore di natura scientifica – afferma lo psicologo – ed è persino poco credibile anche utilizzando il semplice buon senso”. Per quanto riguarda la sua origine, sembra che abbia a che vedere col marketing: “pare infatti che Cliff Arnall, un docente universitario abbia elaborato nel 2005 una ‘formula’ per calcolare il Blue Monday”, su richiesta di una compagnia di viaggi alla ricerca del momento migliore per lanciare una campagna pubblicitaria. “L’assunto era che, quando ci si sente più depressi, si è più propensi a compensarsi, concedendosi un viaggio”, dati emersi proprio dalle indagini di mercato condotte dall’Università.

Dal calcolo matematico alla viralità il passo è stato breve, e l’arrivo del Blue Monday, in paesi come la Gran Bretagna, è ora molto temuto, al punto che anche in alcune aziende abbondano i rimedi per contrastarne gli effetti psicologici sui dipendenti. “ Il concetto è stato addirittura ripreso nei messaggi pubblicitari di alcuni studi legali londinesi – aggiunge l’intervistato – e trasformato in ‘lunedì del divorzio’ (Divorce Monday), ma in questo caso si tratta più di note di colore che di vere strategie di marketing”.

Sebbene lo stesso Arnall sembra comunque aver chiarito che il suo fosse soltanto un calcolo matematico, tra i fattori di cui l’algoritmo sviluppato teneva conto (ad esempio, le spese ingenti sostenute nel periodo di Natale, i sensi di colpa, la difficoltà di ripresa delle attività lavorative dopo le feste e il calo motivazionale) ce n’è uno particolarmente rilevante dal punto di vista psicologico: il meteo. Vediamo perché.

È vero che durante l’inverno l’umore peggiora?

tempo atmosferico e umore

Antonio Guillem/shutterstock.com

Di fronte a una giornata nebbiosa o piovosa, capita spesso di sentire la voglia di restare in casa, o peggio, di fare fatica a trovare la motivazione necessaria anche ad alzarsi dal letto. Ma come mai? “La consapevolezza che il tempo atmosferico influenzi l’umore è radicata nella nostra cultura dalla notte dei tempi – spiega il dottor Ciofi – Nei manuali di psichiatria, la meteoropatia prende il nome di Disturbo Affettivo Stagionale (SAD, Seasonal Affective Disorder), termine coniato nel 1984 da Norman Rosenthal, che per primo ne ha formalizzato la descrizione”.

 Il tempo atmosferico può quindi incidere sull’umore, “ma non sull’umore di tutti e non su tutti allo stesso modo. I soggetti più a rischio risultano essere le donne, ma anche i bambini lo sono”. Anche i risultati di uno studio dell’Università di Glasgow pubblicata su Journal of Affective Disorders, hanno dimostrato che le donne sono soggette a cambiamenti dell’umore nelle varie stagioni, che in inverno si intensificano.

“I ricercatori che hanno lavorato sul SAD ritengono inoltre che questo disturbo possa avere una componente genetica: i soggetti in cui si manifesta, infatti, hanno un aumentato tasso di familiarità per depressione, disturbo bipolare o lo stesso SAD. Chi ha già un disturbo dell’umore risulta più vulnerabile e alcuni fattori negativi della vita quotidiana, legati per esempio ai ritmi stressanti, alla crisi economica e lavorativa, rivestono un ruolo importante”.

In che modo da luce influenza il nostro umore?

come la luce influenza l'umore

Lucky Business/shutterstock.com

“Una giornata di sole è sempre meglio di una giornata nuvolosa. Non a caso diciamo ‘che bella giornata’ quando fuori c’è luce e ‘che brutto tempo’ quando il cielo è coperto di nuvole. È noto che il tono dell’umore e la percezione soggettiva di energia sono influenzati dal grado di luminosità dell’ambiente in cui viviamo. Durante la stagione estiva, quando le giornate si allungano, ci sentiamo più attivi e riposati, mentre durante la stagione invernale sperimentiamo spesso una maggiore sonnolenza”.

Lo psicologo spiega infatti come nell’uomo molte funzioni fisiologiche e comportamentali abbiano un andamento ritmico: alcuni cicli durano circa un giorno (ritmi circadiani), alcuni meno di un giorno (ritmi ultradiani) e cicli di più di un giorno (ritmi infradiani). “È proprio la luce il principale sincronizzatore dei ritmi circadiani. Commetteremmo però un errore se volessimo generalizzare. I ritmi biologici si modificano nel tempo per rendere l’essere umano adattabile agli ambienti più disparati. Per cui, se uno di noi andasse a stabilirsi in Norvegia, dove le ore di luce e di buio hanno un equilibrio diverso da quello esistente qui, dopo qualche tempo si adatterebbe. Ciò nondimeno, ad un norvegese che si stabilisse in Italia occorrerebbe minor tempo per adattarsi”. Niente paura, quindi, se avete in programma di trasferirvi in nord Europa e temete le poche ore di luce: il vostro organismo saprà adattarsi perfettamente.

Blue Monday o metereopatia?

sintomi meteoropatia

shutterstock.com

“L’essere umano è facilmente influenzabile ed è possibile che qualcuno rimanga vittima di credenze errate – afferma lo psicologo – si pensi ad esempio a quanti leggono e credono agli oroscopi. Ma se invece di Blue Monday parliamo di meteoropatia, bisogna sottolineare che il fenomeno è in netto aumento, perché influenzato da molteplici aspetti della vita moderna. Primo tra tutti, la tendenza a passare troppo tempo in spazi chiusi e climatizzati, che si ipotizza riduca la nostra abilità di fronteggiare sbalzi di temperatura e cambiamenti meteorologici in generale”.

L’intervistato spiega che i soggetti affetti da meteoropatia possono avvertire un calo dell’umore, quando le condizioni climatiche si modificano, “fino a manifestare un vero e proprio episodio depressivo: debolezza fisica e mentale, ipertensione, cefalea, dolori articolari e muscolari, difficoltà di respirazione e pesantezza di stomaco. Possono presentarsi persino palpitazioni o dolori allo sterno. Questi sintomi durano in genere uno o due giorni e diminuiscono quando il tempo cambia nuovamente. Se i cambiamenti climatici si susseguono con rapidità, i disturbi calano ogni volta di intensità, in una sorta di processo di adattamento”.

In conclusione, esiste quindi una correlazione tra umore e tempo atmosferico, ma l’influenza negativa si manifesta tutto l’anno o solo d’inverno? “Da un punto di vista strettamente psicologico – spiega il dottor Ciofi – i resoconti dei pazienti e la letteratura scientifica mostrano l’esistenza di due tipi di meteoropatia: quella che si presenta d’inverno e quella che si presenta d’estate. La prima, più comune, colpisce fino al 5% della popolazione mondiale ed è caratterizzata da depressione, stanchezza e spossatezza nei mesi più freddi, aumento dell’appetito con ricerca soprattutto di carboidrati, aumento di peso e sonnolenza eccessiva. La meteoropatia estiva causa invece ansia, irritabilità, perdita di appetito, insonnia e, nei casi più estremi, aumento delle fantasie suicidarie. Quest’ultimo quadro, più raro e meno studiato (interessa infatti solo l’1% della popolazione), può portare chi ne soffre a identificare con maggior difficoltà l’origine dei propri disturbi”.

Gli effetti collaterali del post vacanza e i consigli per ripartire

passeggiare all'aperto

Monkey Business Images/shutterstock.com

Abbiamo visto che, se il Blue Monday è una trovata pubblicitaria, molte persone subiscono le influenze negative del clima sull’umore. Anche trascorrere un periodo lontani dal lavoro, come accade durante le festività natalizie o in estate, può essere meno rilassante del previsto: ne avevamo parlato in merito allo stress da vacanza.

Se dopo l’estate è spesso difficile ripartire e trovare la carica, in inverno, dopo Natale, può esserlo anche di più a causa del freddo. Vediamo quindi quali sono i consigli del dottor Ciofi per affrontare l’inverno, il rientro e i cambiamenti climatici.

“Il primo consiglio è quello di cercare di ritagliarsi ogni giorno, a prescindere dagli impegni, del tempo libero da trascorrere all’aperto, meglio se in mezzo alla natura. Questi momenti possono essere l’occasione per mantenersi fisicamente attivi, ad esempio correndo e andando in bici. Fare attività sportiva con qualsiasi condizione meteorologica favorisce infatti la resistenza ai cambiamenti atmosferici, facendo sì che nessuna condizione possa più spaventarci. Per quanto allenare resistenza e flessibilità sia importante, non bisogna neanche dimenticare la propria indole e le proprie preferenze: un soggetto con meteoropatia invernale dovrà cercare di rendere la propria casa luminosa e in generale preferire luoghi illuminati dal sole, anche se debole.

Valgono poi tutti i suggerimenti già dati per combattere le situazioni di stress. Assai utile sarà qualche settimana di dieta, ridurre l’assunzione di alcool, ritagliarsi un po’ spazio per la meditazione o anche semplicemente per il rilassamento”.

Dedicare del tempo a noi stessi e al nostro benessere è un regalo prezioso che possiamo fare al nostro benessere. Nei momenti dell’anno in cui ci sentiamo più vulnerabili, diventa ancora più importante prenderci cura di noi stessi a livello fisico e psicologico, per evitare spiacevoli malesseri ed essere costretti a rallentare. Una polizza assicurativa sanitaria può aiutarci a tenere sotto controllo la nostra salute e fare prevenzione nel modo corretto, affiancandosi a uno stile di vita sano e attivo. Ad esempio, uno dei piani individuali di UniSalute, può aiutarci a raggiungere questo obiettivo, con importanti strumenti a nostra disposizione.

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