Alcuni recenti fatti di cronaca hanno riportato all’attenzione dei media italiani il fenomeno del cyberbullismo. Si tratta della diffusione di foto, filmati, materiale o frasi diffamatorie attraverso il web e altri materiali elettronici, senza il consenso delle persone coinvolte. Nella maggior parte dei casi questa manifestazione di prepotenza avviene tra adolescenti, con ricadute anche gravi sulla psiche dei ragazzi. Tuttavia, esistono dei modi per tutelarsi e in questo articolo li indagheremo da un punto di vista psicologico, approfondendo anche perché si manifesta questo fenomeno e quali sono i consigli utili per i genitori che vogliono capire come difendersi dal cyberbullismo, aiutando i propri figli.
Cyberbullismo e bullismo: le differenze che inquadrano il fenomeno
Quando parliamo di cyberbullismo facciamo riferimento ad una forma di bullismo online, quindi molestie perpetrate attraverso social network, chat o altri dispositivi, dove far circolare foto o materiale offensivo allo scopo di umiliare una persona e distruggere la sua reputazione. Ma in che cosa si differenzia dal bullismo “classico”?
L’anonimato rende forte forte il bullo
Questo nuovo fenomeno non comporta la presenza, la fisicità. A differenza del bullismo, infatti, il bullo non vede la reazione della sua vittima, il linguaggio del corpo, il male che provoca. Il cyberbullismo è caratterizzato dall’anonimato che permette all’aggressore di sentirsi protetto e di continuare a esercitare violenza senza avere pienamente la percezione di cosa accade all’altro e, quindi, della gravità delle proprie azioni. La prima differenza fondamentale tra bullismo e cyberbullismo, dunque, sono i mezzi: il web nasconde e protegge il bullo, facilitando l’indebolimento delle remore morali che ha nella “vita reale”, fisica, dove difficilmente direbbe o farebbe le stesse cose. Esistono, poi, altre due fondamentali differenze.
Diffamazione senza limiti di tempo né di spazio
Una seconda differenza è la capacità di amplificazione del messaggio, dovuta al cambiamento degli attori che partecipano al fenomeno. Per spiegarci meglio, se bullo e vittima sono similari nel fenomeno offline ed online, ciò che cambia è il pubblico, gli osservatori. Nel bullismo “classico” questi sono rappresentati da una cerchia ristretta di amici comuni o di osservatori passivi, mentre nel cyberbullismo gli spettatori sono moltissimi, potenzialmente tutta la rete, e acquisiscono un ruolo attivo, di propagatori della diffamazione. Infine, se il bullismo è limitato nello spazio e nel tempo perché magari si verifica a scuola, in determinate situazioni e quindi il ragazzo una volta a casa si sente tranquillo e al sicuro, il cyberbullismo invade tutta la vita quotidiana. Infatti la diffamazione online rimane sulla rete si diffonde tramite i social e le chat, può colpire in qualsiasi momento e questa dilatazione del fenomeno rappresenta una violenza psicologica potentissima.
Oltre a inquadrare il fenomeno, ci interessa indagare quali sono le motivazioni che portano al cyberbullismo e alla sua diffusione tra gli adolescenti.
La fragilità dei bulli
Per analizzare seriamente il fenomeno del bullismo e la sua declinazione online da un punto di vista psicologico, occorre un’indagine che prenda consapevolezza di quali sono gli atteggiamenti e il contesto socio-culturale che favoriscono lo sviluppo di questa forma di prepotenza sull’altro. Sì, perché bullismo e cyberbullismo si sviluppano anche grazie ad un modello culturale che tende ad esaltare la prevaricazione, la lotta con l’altro, premiando chi è più furbo e più prepotente, come vediamo in televisione, nei videogiochi o nel dibattito politico e sociale. Inoltre è importante comprendere che le angherie e la violenza, sia fisiche, sia verbali, non sono manifestazioni di potere o di forza, ma, al contrario, nascondono una grande fragilità. In particolare, nel cyberbullismo la rete rappresenta un mondo parallelo, attraverso il quale il bullo sperimenta una nuova identità e dà sfogo ad un’aggressività che nella vita reale viene smentita e che subisce, spesso nel contesto familiare. Quindi, per comprendere, ma anche per prevenire il cyberbullismo e per combatterlo, bisogna iniziare a dire che coloro che umiliano l’altro sono, in realtà, degli insicuri, non dei vincenti. Ma in fase preventiva gli adulti cosa possono fare per proteggere gli adolescenti da questi fenomeni?
Come difendersi dal cyberbullismo
Genitori e insegnanti hanno un ruolo fondamentale nei confronti degli adolescenti e devono oggi far fronte alle nuove minacce che arrivano dal web. La difficoltà, soprattutto per i genitori moderni, sta nel fatto che non si ha accesso ai canali di comunicazione dei propri figli e superati gli anni della scuola elementare diventa sempre meno facile controllarli, sapere chi frequentano e come stanno. Ecco perché per difendere gli adolescenti dal cyberbullismo bisogna, anche, sfatare il mito dell’eccessiva privacy. In che modo?
Parlare
L’adolescente per sua natura, e ancor più se vittima di bullismo, tende a vergognarsi, a chiudersi. Tuttavia, quando è possibile bisogna parlare, basando il rapporto con gli adolescenti su una fiducia reciproca e su una comunicazione chiara, facendo domande, interessandosi e ascoltando. È fondamentale che il giovane senta di potersi confidare e che l’adulto ci sia al momento del bisogno.
Controllare
I genitori hanno la responsabilità di proteggere i propri figli e, fino a che non sono adulti, controllarli non significa ledere la loro privacy. Almeno fino ad una certa età, quando ancora i ragazzi non hanno sviluppato appieno la loro consapevolezza, il genitore deve osservare e controllare cosa guarda e chi frequenta il proprio figlio, in particolare internet e chat che rappresentano i mezzi non solo con cui si perpetuano atti di cyberbullismo, ma anche i nuovi luoghi di adescamento minorile.
Educare
Prevenire il cyberbullismo implica una nuova pedagogia del comportamento etico, che andrebbe introdotta come materia scolastica. Per insegnare ai ragazzi che le parole possono ferire, per riflettere sulle motivazioni per cui sembra indispensabile esibire tutto sul web, rieducando giovani (e meno giovani), al senso del pudore, non solo fisico, ma anche dei sentimenti e delle emozioni. In questo senso l’educazione è necessaria anche per rafforzare la consapevolezza, la personalità, e il senso critico dei giovani, spesso eterodiretti e concentrati, quindi, solo sull’approvazione degli altri.
Quando la pubblicazione di una foto porta al suicidio, infatti, è anche perché viene data eccessiva importanza agli standard sociali, alla propria immagine pubblica, in cui sono gli altri a dire come bisogna apparire per essere una persona riuscita. E quando questa immagine viene minacciata, la vergogna è tale per cui si perde il valore di sé e, simbolicamente, si sente il bisogno di diventare invisibili.
Infine, per prevenire il cyberbullismo è importante anche tutelarsi con degli atteggiamenti corretti, per cui occorre insegnare ai giovani ad essere prudenti sugli aspetti personali e intimi che non vanno esposti sul web; per fare questo la miglior prevenzione è l’esempio degli adulti, anch’essi troppo spesso in cerca di visibilità e approvazione online.
Oltre agli aspetti di prevenzione, genitori ed insegnanti sono chiamati a leggere i segnali e capire quando si trovano davanti ad un fenomeno di bullismo o cyberbullismo nei confronti di un adolescente.
Cyberbullismo: come riconoscerlo?
Le vittime di cyberbullismo si sentono sole, non ne parlano e tendono a isolarsi, non riuscendo a sostenere l’impatto dell’aggressione subita, ma manifestano il disagio attraverso dei sintomi fisici che vanno colti dai genitori e non sottovalutati:
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mal di pancia
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mal di testa
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ansia
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resistenza ad andare a scuola
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isolamento
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nervosismo
Gli insegnanti, a loro volta, possono monitorare le dinamiche di classe, facendo attenzione se si creano gruppi che tendono a prendere di mira o isolare sempre la stessa persona, lo stesso capro espiatorio, ma anche cogliendo segnali di difficoltà negli studenti, come un calo delle prestazioni scolastiche o ripetute assenze.
Quando un insegnante o un genitore nota questi sintomi o un cambiamento nell’atteggiamento del giovane, deve approfondire la cosa e sostenere il giovane, in una collaborazione tra scuola e famiglia. In particolare, se gli atteggiamenti di cyberbullismo nascono dai compagni di classe o di scuola, gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale, perché possono intervenire sulle dinamiche di gruppo, spiegando che è nel ragazzo o nel gruppo violento che qualcosa non va, che quando ci si afferma solo attraverso la demolizione dell’identità dell’altro, si manifesta una forte insicurezza. I docenti, attraverso i loro commenti e i loro atteggiamenti, hanno l’opportunità di “svergognare” il violento e di sbloccare il meccanismo di diffusione, evitando che gli altri ragazzi si rendano complici, perché non si deve mai dimenticare che il bullo senza il gruppo, crolla.
E un adolescente che subisce queste forme di violenza psicologica cosa può fare?
Cyberbullismo: 3 consigli per i giovani che ne sono vittime
Quando parliamo di cyberbullismo è importante anche aiutare i giovani che lo subiscono a capire cosa fare, partendo da 3 consigli pratici:
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Confidarsi
Il consiglio principale è di confidarsi con un adulto di fiducia, genitore o insegnante. È fondamentale, infatti, avere attorno a sé un gruppo di persone che rassicuri, che aiuti a consolidare la propria identità smarrita, contrastando anche il bullo o il gruppo che sta portando avanti la diffamazione. Esiste anche il Telefono Azzurro, che garantisce l’anonimato, ma permette intanto di parlare e sfogarsi, perché è fondamentale non isolarsi, come invece purtroppo si tende a fare quando si prova vergogna.
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Non rispondere
Se si ricevono email, messaggi, post o materiale diffamatorio, è importante non interagire con coloro che ci stanno provocando perché spesso la risposta che si fa per difesa rafforza la volontà dell’altro di farci male.
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Cancellare
Quando la diffamazione è attuata tramite l’invio di foto o filmati, post su Facebook o messaggi diffamatori, il consiglio è di non conservare tutto il materiale offensivo. Diversamente si è portati a rileggere continuamente, riguardare, rimuginare e questo non fa bene perché rinforza l’umiliazione e la vergogna subite. Infine, poiché spesso il cyberbullismo trova terreno fertile sui social, in particolare Facebook, è buona cosa bloccare subito la persona o le persone che ci stanno danneggiando. Naturalmente, pur cancellando il materiale diffamatorio, è bene custodire i messaggi più emblematici da poter utilizzare per denunciare chi ci sta facendo del male.
Il fenomeno della violenza online è sempre più diffuso, ma ancora sommerso e le vittime tendono a isolarsi. Se vogliamo capire come difendersi dal cyberbullismo non bastano i programmi di prevenzione, le informazioni e le campagne ministeriali di sensibilizzazione, certamente importanti. Occorre anche una prevenzione psicologica, una nuova consapevolezza che implica un’indagine sui modelli di riferimento dei giovani, sui meccanismi sociali che portano a sviluppare certi comportamenti. Riscoprire il comune senso del pudore non significa essere poco moderni, poco attraenti, poco “giusti”, ma al contrario, vuol dire essere una persona consapevole e sensibile, che sente di voler difendere uno spazio personale, privato, che è fonte di forza, sicurezza e dignità personale
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