Insomma, il lavoro può avere talvolta delle ripercussioni negative sulla qualità della vita e sulla salute di ognuno di noi, e ciò accade in particolare quando il tempo che gli dedichiamo è eccessivo o quando siamo vittime di una sua errata organizzazione: il burnout, ovvero lo stress da lavoro di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, ne è l’esempio più estremo.
Spesso infatti le aziende trascurano l’importanza del benessere psicofisico dei loro dipendenti, una svista discutibile non solo da un punto di vista etico, ma anche nell’ottica di una buona produttività aziendale. Negli ultimi anni, tuttavia, da parte delle imprese, è cresciuto l’interesse nei confronti della qualità del lavoro e della vita dei lavoratori: un approccio che, nel concreto, si è tradotto in una maggiore flessibilità e nell’offerta di benefici e servizi di vario genere. E se in molti Stati europei questa è già una realtà da molti anni, lentamente lo sta diventando anche nel nostro paese dove, a partire dalla Legge di stabilità 2016, è cresciuta la sensibilità in merito, nonché l’incentivo a sviluppare una politica di welfare aziendale che sostenga il lavoratore e la sua famiglia.
Vediamo dunque cosa intendiamo per welfare aziendale, quali sono i benefici che molte aziende italiane hanno già messo a disposizione dei loro dipendenti e quali i vantaggi per le stesse aziende.
Welfare aziendale: il benessere individuale è benessere per l’azienda
Scuola, salute, flessibilità. Il welfare aziendale consiste in un insieme di servizi ed iniziative promosse dal datore di lavoro e offerte direttamente al dipendente, con la finalità di migliorare la qualità della sua vita e il suo benessere, rispondendo in maniera puntuale ai bisogni e alle esigenze che possono emergere.
I servizi previsti possono variare di azienda in azienda e in base alle condizioni individuali dei dipendenti. Infatti, il primo passo per introdurre una politica di welfare aziendale efficace prevede l’analisi delle effettive necessità dei dipendenti. Solo in seguito vengono individuate le proposte ritenute più utili.
E i dipendenti sembrano molto interessati a quanto la propria azienda decide di offrire, ed in particolare ai benefits nell’ambito della salute. Molto graditi sono anche gli interventi a sostegno della genitorialità come asili nido o bonus baby sitter.
Perché il welfare aziendale è utile all’azienda?
Grazie ad una politica di welfare aziendale, la vita lavorativa migliora in maniera tangibile e significativa. Da un lato, cresce il benessere individuale del dipendente, e questo genera, a sua volta, effetti positivi sull’assetto organizzativo dell’impresa. Detto in altri termini, il lavoratore sollevato di alcune preoccupazioni ed incombenze fuori dall’ambito lavorativo sarà più sereno e motivato sul posto di lavoro.
Sebbene in ritardo rispetto ad altri paesi europei, anche in Italia è riconosciuta oggi l’importanza del welfare aziendale e la necessità di fornire questi servizi ai lavoratori. Nella stessa direzione, infatti, preme anche la Legge di stabilità per il 2017 che prevede agevolazioni fiscali per le componenti delle retribuzioni legate ad incrementi di produttività, le somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa e l’erogazione di benefits da parte delle aziende in senso ampio.
Questo elemento sottolinea la rilevanza che riveste e rivestirà ancor di più in futuro un approccio al rapporto tra datore di lavoro e dipendente che tenga in considerazione anche la dimensione personale di ciascuno, senza che aspetti come il benessere fisico o la famiglia vengano mai sottovalutati.
I vantaggi per il dipendente
Alcuni servizi sono già previsti in molte aziende, ma i lavoratori non lo sanno perché spesso manca la consapevolezza dei benefits a cui si ha diritto per contratto. Il risultato è che talvolta non vengono sfruttati alcuni benefits di cui già potremmo beneficiare e che possono rivelarsi di grande aiuto per chi lavora.
Vediamo, allora nel dettaglio quali sono i principali vantaggi per il dipendente di un’azienda che ha attuato una politica di welfare.
Welfare aziendale per la famiglia
Le soluzioni del welfare aziendale spesso coinvolgono la famiglia. In particolare, sono molti i servizi dedicati a neo-mamme e neo-papà. Secondo quanto rilevato dall’ISTAT, il 30% delle donne lascia il lavoro dopo una gravidanza. Conciliare maternità e lavoro, come abbiamo già osservato in un altro approfondimento, è una sfida che una donna non deve essere costretta ad affrontare da sola: se il Governo, dal canto suo, ha stanziato fondi per baby sitter e asili nido, anche la propria azienda può fare la differenza.
Le soluzioni finora scelte dalle aziende sono varie: in alcuni casi c’è la possibilità di iscrivere i figli all’asilo nido aziendale, in altri vengono previsti dei bonus economici per ogni bambino nato. Una strategia alternativa, poi, è quella che prevede una maggior flessibilità dell’orario di lavoro e la concessione del part time fino al compimento del secondo anno di età del bambino. Infine, alcune aziende hanno sperimentato il telelavoro come strategia per rendere più graduale il rientro in ufficio quando a casa c’è un neonato.
I servizi di welfare aziendale family-friendly continuano anche quando i figli crescono. Molte aziende, infatti, propongono incentivi per l’assunzione di baby sitter, organizzano vacanze studio per i figli dei dipendenti oppure pagano parte dei testi scolastici.
I servizi per la salute
In cima alle preoccupazioni dei dipendenti, e non solo, c’è sempre la salute. In questo campo, il welfare aziendale può fare molto, soprattutto nell’ambito della prevenzione, della sanità integrativa e del sostegno previdenziale.
Il costo degli esami medici, infatti, spesso, tende a scoraggiare esami e controlli indispensabili per mettere in atto una corretta prevenzione medica. Un problema a cui molte aziende già pongono rimedio stipulando per i propri dipendenti polizze assicurative di base che, generalmente, coprono le visite di routine. In alcuni casi, c’è anche la possibilità di accedere gratuitamente a servizi come l’igiene dentale oppure l’assistenza sanitaria in caso di infortunio. Spesso esiste la possibilità di richiedere prestazioni scontate se ci si rivolge ad alcune strutture convenzionate con l’azienda.
Ci sono, poi, soluzioni non assicurative che l’azienda può utilizzare per sostenere i dipendenti. Per esempio, SiSalute è un marchio di UniSalute Servizi che offre servizi non assicurativi per tutelare la salute nell’ambito del welfare aziendale. SiSalute fornisce alle aziende pacchetti di flexible benefit in ambito sanitario che rispondano alle concrete esigenze dei dipendenti e delle aziende. Grazie a delle semplici piattaforme online è possibile selezionare i servizi in modo personalizzato, che permettono di cucire addosso al dipendente i benefits a sua disposizione.
Il welfare aziendale sembra rappresentare, quindi, un interessante caso di strategia win-win che porta vantaggi sia al datore di lavoro che ai dipendenti, e una efficace evoluzione del semplice premio di produttività in denaro. Se da un lato, infatti, il lavoratore riceve un servizio utile a condizioni vantaggiose anche dal punto di vista della tassazione, dall’altro l’azienda può sfruttare le agevolazioni fiscali promosse dallo stato. Usufruire di questi benefits, inoltre, non avrà alcun impatto economico sulla futura pensione del lavoratore.
E voi siete a conoscenza della presenza o meno di servizi di welfare aziendale sul vostro posto di lavoro?
1 commento
Purtroppo si tratta di una rivoluzione che in alcuni casi fatica a prendere piede. E sembrerebbe che l’Italia, oltre a essere anni luce indietro rispetto ad altri stati europei, presenti al suo interno una distribuzione non omogenea delle aziende che aderiscono alla politica di Welfare Aziendale. Oltretutto esistono varie forme di “tolleranza” dei problemi, ad esempio: è più facile trovare politiche di Welfare Aziendale per la salute piuttosto che per il sostegno di neo mamme o per i dipendenti con parenti disabili. Ricordo di aver letto un articolo, su un portale di welfare aziendale chiamato Jointly, in cui si parlava proprio di questo e di come le leggi arrivino in ritardo rispetto anche alle aziende che, nel frattempo, “istituzionalizzano” modi d’agire che vengono accettati silenziosamente dai dipendenti.
Speriamo in un’inversione di rotta