Tuttavia, esistono modalità differenti per gratificare il dipendente: molte aziende perseguono la strategia dei premi di produttività per i lavoratori che, a partire dal 2017, possono convertirli in veri e propri benefit come assicurazioni sanitarie, borse di studio, servizi di assistenza domiciliare, supportati da un regime fiscale favorevole e dai molti studi in merito.
A differenza del premio che è tassabile, quindi, percorrere la strada del welfare aziendale ci consente di beneficiare dei servizi offerti dall’azienda senza costi aggiuntivi, poiché la Legge di bilancio prevede proprio la detassazione dei premi di produttività, se convertiti in servizi come buoni baby sitter, visite mediche specialistiche, oppure investimenti in azioni.
Premiare i lavoratori per una maggior produttività
Un numero sempre maggiore di studi conferma che i lavoratori che accedono, tramite la propria azienda, a servizi legati alla famiglia e alla salute dimostrano, in contemporanea, un aumento della produttività. Di fatto, quindi, riconoscere il merito e un miglioramento delle performance dell’azienda grazie a chi vi lavora all’interno comporta molteplici vantaggi per l’azienda stessa. Ma in cosa consistono i premi di produttività e perché conviene convertirli in benefit?
Premi di produttività: cosa sono e chi ne può beneficiare?
I premi di produttività sono dei bonus economici erogati in busta paga al dipendente in corrispondenza di un aumento di qualità, organizzazione oppure innovazione sul proprio posto di lavoro. Su questa cifra, tuttavia, il lavoratore deve pagare una percentuale di tasse, definita per legge.
Sempre più aziende, a proposito, scelgono di introdurre anche un’alternativa al premio di produttività “tradizionale”, ovvero la possibilità di convertirlo in concreti servizi di welfare aziendale che rispondano ad esigenze concrete del dipendente.
Laddove questo tipo di benefits sono già realtà, ovvero nel 66% delle aziende che, nel 2016, hanno stipulato un contratto aziendale o territoriale, l’ambiente risulta più sano e motivante, ciascuno esprime al meglio le proprie potenzialità ed è stimolato a dare il meglio di sé proprio per raggiungere quei premi di produttività che, trasformati in servizi, risultano ancora più appetibili.
Infatti, un’indagine realizzata da IlSole24ore ha osservato che, dal punto di vista del lavoratore, risulta più utile e gradita una assicurazione dentistica gratuita che un premio di pari valore aggiunto in busta paga, sul quale dovrà pagare una percentuale di tasse. La percezione del vantaggio aumenta ulteriormente se il tipo di servizio non è standardizzato, ma va a rispondere ad una concreta esigenza del lavoratore.
Il beneficio che può fare la differenza è rappresentato dal fatto che in atto un processo di detassazione dei premi di produttività convertiti in servizi. Si tratta di una caratteristica fondamentale perché ci consente di godere appieno del bonus offerto dal nostro datore di lavoro che, a sua volta, è incentivato a promuovere un carnet di benefit sempre più ampio, consapevole dei vantaggi che questo comporta. Vediamo, in particolare, di cosa si tratta e quali sono le novità per il 2017.
Detassazione dei premi produttività: le novità per il 2017
Rispondendo alle esigenze di aziende e dipendenti, la Legge di bilancio per il 2017 introduce alcune importanti novità riguardo al regime fiscale che si applica ai premi di produttività. Nello specifico, prevede che:
- l’importo massimo dei premi che possono beneficiare di una tassazione agevolata, fissata al 10%, salga a 3.000 euro;
- la soglia cresca fino a 4.000 euro se il premio coinvolge in maniera paritetica i lavoratori nell’organizzazione del lavoro;
- la detassazione del premio di produttività sia totale nel caso in cui il lavoratore decida di convertire il bonus in misure di welfare aziendale.
Di fatto, dunque, si incoraggiano aziende e lavoratori a puntare sul welfare aziendale e su servizi come sconti su prestazioni sanitarie, assicurazioni, fondi pensione, vacanze studio per i figli, assistenza domiciliare per i familiari. In particolare, le norme più recenti includono anche:
- previdenza complementare;
- assistenza sanitaria integrativa;
- investimenti in azioni.
A cui si aggiunge, sempre in ambito sanitario, il fatto che non saranno considerati imponibili nemmeno i premi di produttività che includono polizze “long term care” e “dread disease”, ovvero quel tipo di contratti assicurativi finalizzati ad un sostegno a lungo termine oppure malattie gravi, solitamente legate al sistema cardiovascolare.
Di fatto, l’azienda che sceglie di proporre al proprio dipendente un premio di produttività convertibile in servizi di welfare aziendale, gli offre la possibilità di beneficiare di un bonus, usufruendo di beni e servizi molto specifici, compresi alloggi, auto, prestiti a tasso agevolato e trasporto ferroviario, nonché piani di previdenza complementare, assistenza sanitaria integrativa e azioni, senza pagare una percentuale di tasse in merito. La legge consente al datore di lavoro di scegliere che tipo di servizi rendere disponibili per il proprio dipendente che vuole fare la conversione, e li definisce all’interno di un contratto aziendale o territoriale.
Perché convengono i piani sanitari?
Come suggeriscono anche le novità della normativa riguardante la detassazione dei premi di produzione, i servizi in ambito sanitario sono tra quelli più graditi ai lavoratori. Questo accade perché la salute è in cima alle preoccupazioni degli italiani e, spesso, i costi elevati degli esami medici rendono meno efficace una strategia di prevenzione di molte patologie, anche gravi come, per l’appunto, quelle che coinvolgono il sistema cardiovascolare.
Alcune aziende hanno già attuato alcuni piani in questo senso. Come ci ha spiegato Luigi Torlai, Direttore Risorse Umane della Ducati, di fronte alla salute siamo tutti uguali, di conseguenza è nell’interesse del datore di lavoro assicurarsi che tutti i propri dipendenti godano di benefits di questo tipo.
Nel caso specifico, il riferimento riguarda i le coperture sanitarie che UniSalute “costruisce” ad hoc per le aziende, a cui si è affiancata recentemente un’interessante alternativa: quella di SiSalute, marchio di UniSalute Servizi che offre soluzioni non assicurative mirate alla tutela della salute nell’ambito dell’azienda, tra cui pacchetti di flexible benefit personalizzabili. Si tratta, in breve, di una soluzione che permette, ad esempio, a chi ha già una copertura sanitaria di ottenere il pagamento di ciò che non viene rimborsato dalle polizze, e dà la possibilità (tanto ai dipendenti quanto ai loro familiari) di effettuare controlli e ricevere sanitarie presso le strutture convenzionate SìSalute.
Tutto nel pieno del processo di detassazione dei premi di produzione e, quindi, con la serenità da parte di dipendente e datore di lavoro di non doversi preoccupare di una forma di ricaduta fiscale di questi benefici.
Voi conoscevate le nuove regole sui premi di produzione e sui vantaggi di convertirli in servizi di welfare aziendale?
Nessun commento