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Welfare aziendale: quali sono i servizi più diffusi in Italia?

A fronte di una sempre maggiore pervasività del lavoro nella vita delle persone, il salario ha perso il suo totale protagonismo all’interno del rapporto tra azienda e lavoratore. Può sembrare un paradosso, ma è la fotografia che emerge dagli studi sul fenomeno del welfare aziendale, cioè i servizi diffusi che, sul modello di altri paesi industrializzati, anche da noi stanno diventando un nuovo asset chiave nei rapporti aziendali.

I lunghi orari, la necessità di avere più di uno stipendio all’interno del nucleo familiare, la crescente partecipazione delle donne al mondo del lavoro e le maggiori aspettative che in generale si nutrono nei confronti del proprio percorso di vita stanno modificando le domande dei lavoratori, che guardano al welfare aziendale con una richiesta di servizi sempre più precisa. Insomma, parlare solo di salario non basta più, vista anche la sua fragilità di fronte ai capricci dei cicli economici; oggi sempre più categorie di lavoratori chiedono servizi qualificati e mirati, e chiedono siano le aziende a occuparsi di stipulare convenzioni vantaggiose che, singolarmente, non riuscirebbero a ottenere.

Come spiega l’introduzione al Rapporto 2017 di Welfare Index PMI, “il welfare aziendale è un potente strumento che […] supera la sola logica “economica” per comprendere e dare risposte in chiave “socio-economica”. Con il welfare aziendale, alla “paga al dipendente” si sostituisce un “rapporto con la persona” che ne considera e asseconda necessità e desideri durante le varie fasi della sua vita”.

Welfare aziendale: definizione e contesto

welfar aziendale supporto

Come già detto più volte qui sul blog UniSalute, il welfare aziendale è un insieme di benefit e prestazioni finalizzato a integrare la componente meramente monetaria della retribuzione per sostenere il reddito dei dipendenti e migliorarne la vita privata e lavorativa. Il 2017 è stato l’anno di uscita di interessanti rapporti che hanno restituito una prima istantanea della situazione italiana dopo le leggi che nei due anni precedenti hanno dato un impulso profondo alla messa in pratica di azioni di welfare da parte delle aziende di casa nostra.

Ad esempio, sfogliando il rapporto Il welfare aziendale in Italia. Edizione 2017, elaborato dal prof. Luca Pesenti della facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica di Milano e commissionato da Welfare Company in collaborazione con l’Associazione Italiana Direttori del Personale (AIDP), apprendiamo che un 67% del campione di aziende intervistate afferma di prevedere almeno un benefit attivo, mentre un 18,4% avrebbe introdotto iniziative di welfare nel corso del 2016. Se sollecitati sulle leve principali che li hanno spinti a inaugurare la stagione del welfare aziendale, gli intervistati segnalano che:

  • nell’81% dei casi l’auspicio era di migliorare il clima aziendale con una riduzione della conflittualità e dell’insoddisfazione dei dipendenti;
  • nel 70,6% dei casi lo stimolo è venuto dalla riduzione del cuneo fiscale;
  • nel 62,7% il welfare aziendale è un mezzo per attrarre nuovi talenti.

Welfare aziendale: i servizi diffusi maggiormente in Italia

benefit dipendenti welfare aziendale

Tra le ricerche più importanti che ha contribuito a inquadrare il fenomeno, c’è il già citato Rapporto 2017 Welfare Index PMI. Svolto grazie al contributo di 3422 imprese appartenenti alle principali associazioni di categoria (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni, alle quali è stato affiancato un monitoraggio anche su realtà del Terzo settore), il documento ha lo scopo di illustrare uno stato dell’arte delle politiche di welfare nelle PMI statisticamente significativo.

Nel farlo, il rapporto ha individuato 12 aree nelle quali si articolano le azioni di welfare delle aziende in favore dei propri dipendenti:

  1. Previdenza integrativa
  2. Sanità integrativa
  3. Servizi di assistenza
  4. Polizze assicurative
  5. Conciliazione vita-lavoro, sostegno ai genitori, pari opportunità
  6. Sostegno economico ai dipendenti e alle famiglie
  7. Formazione per i dipendenti
  8. Sostegno all’istruzione di figli e familiari
  9. Cultura, ricreazione e tempo libero
  10. Sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale
  11. Sicurezza e prevenzione degli incidenti
  12. Welfare allargato al territorio e alla comunità

Tra queste aree, come ci si può aspettare, l’impegno maggiore delle aziende si concentra su alcune in particolare, ritenute evidentemente strategiche o portatrici di hard benefit per i propri dipendenti e, di conseguenza, per l’intera organizzazione. Le percentuali citate nei prossimi paragrafi sono tratte di nuovo dal rapporto Welfare Index PMI.

Polizze assicurative

Attivate dal 46,3% del campione intervistato, l’area delle polizze assicurative comprende polizze infortuni in molti casi già previste obbligatoriamente dai contratti collettivi. Le altre coperture assicurative offerte sono: assicurazioni vita, polizze viaggi per dipendenti all’estero, altre polizze per la famiglia e per le abitazioni. Ne beneficiano tutti i dipendenti nel 60% dei casi, ma le coperture per categorie specifiche di lavoratori raggiungono il 37,9%.

Sostegno economico

pranzo aziendale

In questa area, attivata dal 35,1% del campione di aziende intervistate, ricadono numerose iniziative che garantiscono servizi o acquisti gratuiti o a prezzi fortemente calmierati rispetto al mercato come ticket restaurant aggiuntivi a quelli contrattuali, misure di sostegno per la locazione, mense aziendali e convenzioni con ristoranti e mense, convenzioni di acquisto, prestiti agevolati e mutui, abbonamento a mezzi pubblici.

Sanità integrativa

Il 34,8% delle aziende attiva programmi di sanità integrativa per i propri dipendenti, che variano molto in base ai settori e all’obbligatorietà o volontarietà prevista dai contratti collettivi e in base alla diffusione collettiva all’interno dell’azienda o all’opzionalità. Nel 25% dei casi si tratta quindi di soluzioni applicative dei fondi di categoria, mentre iniziative autonome sono prese solo dall’8,2% delle imprese con polizze sanitarie aziendali, fondi aziendali di secondo livello, adesione a fondi aperti che nel 7,4% dei casi riguardano i lavoratori e i loro familiari. Si tratta di misure “classiche” del welfare aziendale proprio per il forte gradimento da sempre registrato presso i lavoratori, che ottengono così agevolazioni, sconti e convenzioni particolarmente vantaggiose per prestazioni sanitarie e odontoiatriche, visite ed esami specialistici presso strutture convenzionate. Si tratta di un contributo significativo al benessere delle famiglie e a quello globale dei collaboratori delle aziende italiane.

Sicurezza e prevenzione degli incidenti

Nel 33,9% dei casi le aziende attivano iniziative non obbligatorie, nel 50% dei casi con decisione unilaterale, come attività informative ed educative, codici di comportamento, certificazioni volontarie.

Formazione per i dipendenti

formazione welfare aziendale

La formazione è un servizio di welfare in quanto leva fondamentale di qualificazione dei lavoratori e promozione della mobilità sociale. Viene attivata dal 33,7% del campione (con prevalenza al 67% dell’iniziativa unilaterale aziendale) ed esclude in questo caso la formazione professionale obbligatoria. Si tratta quindi di corsi di formazione avanzata e specialistica, corsi di lingue e, più raramente, business school per talenti, viaggi di studio all’estero, borse di studio per i dipendenti.

Conciliazione vita-lavoro

Si tratta di un’altra area che gode di buona popolarità fra i lavoratori, mostrando in effetti una ragguardevole crescita con un 32,8% di attivazione. L’iniziativa più frequente riguarda la concessione di flessibilità personalizzata sugli orari di lavoro, mentre altri interventi meno frequenti (ma non meno popolari) sono i permessi retribuiti per maternità e paternità, il lavoro a distanza e l’integrazione estesa del congedo per maternità. Non sono ancora tra i servizi più diffusi invece gli asili nido aziendali o convenzionati, le scuole materne e i doposcuola, le babysitter, e i servizi di facilitazione della vita quali il disbrigo di pratiche burocratiche o i trasporti aziendali.

Queste scelte delle aziende incontrano i desideri dei loro dipendenti? Nella precedente ricognizione di InSalute nel mondo del welfare aziendale, incentrata sulle domande dei lavoratori, era emerso che il 32% degli intervistati auspicava di ottenere aiuti per l’istruzione dei figli (tasse scolastiche, libri di testo, mense, baby-sitter etc…), mentre, come abbiamo visto, questa tipologia di servizi tarda ad essere attivata. Un discorso simile potrebbe essere svolto per quanto riguarda la flessibilità oraria e il telelavoro, quest’ultimo soprattutto una misura che tarda a trovare applicazione e cittadinanza presso le aziende italiane.

Tra le principali richieste erano poi emerse quelle legate alla salute e in particolare alla stipula di polizze sanitarie aziendali. Anche in questo caso l’incontro tra domanda e offerta è a luci e ombre: per il 41,1% degli intervistati dall’Osservatorio UniSalute l’introduzione di polizze è fondamentale, ma i dati di Welfare Index PMI dicono che, tra le aziende che hanno attivato programmi di sanità integrativa, solo il 7,5% delle PMI lo ha fatto offrendo ai dipendenti polizze sanitarie aziendali.

Se a spaventare ancora le aziende di fronte all’idea di stipulare questo tipo di piani sono i costi, i contenuti dei piani stessi e l’effettiva rispondenza con i bisogni dei propri dipendenti, una buona soluzione la offre SiSalute, marchio di UniSalute Servizi creato con l’obiettivo di far risparmiare singoli e famiglie sulle prestazioni sanitarie, sui servizi e i prodotti per la salute, su benessere e wellness, attivabile secondo piani personalizzati e flessibili.

Secondo voi, qual è la prossima frontiera del welfare aziendale?

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