Questa non è, però, una ragione sufficiente per sacrificare i propri hobbies, i propri interessi e per mettere da parte le relazioni umane che abbiamo costruito nel tempo, né per rinunciare alle nostre aspirazioni professionali. A preoccupare molte donne italiane infatti, spesso è proprio la difficoltà, ancora viva nel nostro Paese, di conciliare maternità e lavoro, al punto che – come vedremo in questo articolo – buona parte delle donne occupate, dopo la gravidanza, incontra serie difficoltà a riprendere in mano la propria vita professionale. Nel tentativo di aiutare le neomamme a superare questo ostacolo, abbiamo quindi pensato di raccogliere una serie di consigli per affrontare con serenità la nascita di un bimbo o di una bimba.
Divento mamma: consigli e strategie
Sin dai primi giorni di vita di nostro figlio ricordiamoci di prenderci cura anche di noi stesse. Dormiamo quando la bimba o il bimbo dorme, continuiamo a fare qualcosa che ci piace anche insieme a lui, come, per esempio, leggere un libro o una rivista ad alta voce.
Anche le amiche possono avere un ruolo importante nella riorganizzazione della propria vita. È prezioso poter contare su qualcuno che ci conosce bene e con cui condividere le nuove emozioni e i propri dubbi. Inoltre, abituare presto il bambino a stare insieme a persone diverse da mamma e papà aiuterà la sua socialità anche per il futuro.
Gli psicologi sottolineano che non bisogna dimenticarsi di essere prima di tutto una donna, e poi una mamma. Ciò non significa che la maternità non sia una rivoluzione, ma che nostro figlio o figlia non ci impedisce di essere contemporaneamente lavoratrici, amiche, confidenti, sportive o qualsiasi altra cosa componga il nostro essere. Una mamma serena e felice è la miglior ricetta per trasmettere le stesse sensazioni al bambino. Vediamo dunque quali garanzie, strutture e “soluzioni organizzative” vengono in aiuto alle donne che non vogliono rinunciare alla loro vita professionale.
Conciliare maternità e lavoro: che garanzie ho?
Riprendere la propria vita è un percorso che passa, anche, attraverso la ripresa della propria attività lavorativa. Un inserimento non semplice sia dal punto di vista personale, infatti è difficile pensare di trascorrere tante ore lontane da nostro figlio o nostra figlia, sia dal punto di vista professionale, infatti, soprattutto in Italia, molte mamme faticano a rientrare sul posto di lavoro alle stesse condizioni di prima.
Tuttavia esistono diverse forme di garanzia e sostegno, istituzionali e non, che permettono ad una madre di prendersi cura della propria vita senza trascurare le esigenze dei bambini. La legge, in particolare, mira a tutelare la salvaguardia del posto di lavoro attraverso l’astensione obbligatoria e la possibilità di richiedere un congedo parentale.
Il congedo di maternità
La tutela della maternità e della paternità è disciplinata per legge. Infatti, viene riconosciuta la “funzione essenziale per la famiglia” dei genitori e, di conseguenza, lo Stato si pone l’obiettivo di supportarli nell’ambito delle disposizioni sulle pari opportunità e coinvolge tre ambiti:
- assicura alla madre lavoratrice la permanenza del rapporto di lavoro;
- prevede il mantenimento di una condizione di sicurezza economica per la lavoratrice o il lavoratore durante il periodo di maternità;
- protegge il bambino sostenendone lo sviluppo.
In particolare, è previsto un congedo di maternità ovvero un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro sostenuto da un indennizzo economico pari all’80% della retribuzione. Il congedo può spettare anche al padre se per qualche motivo la madre non può goderne.
Anche la durata del congedo di maternità è stabilita per legge. Infatti, è previsto che l’astensione obbligatoria prenda avvio da due mesi prima della data prevista per il parto e include i tre mesi successivi alla nascita del bambino.
Esiste la possibilità, confermata dal medico che ci sta seguendo, di ritardare l’inizio del congedo di un mese per poter rimanere a casa dal lavoro per quattro mesi dopo il parto. La legge prevede anche che, in alcuni casi specifici, il datore di lavoro possa prorogare il congedo fino a sette mesi se le mansioni che la neomamma dovrebbe svolgere sono particolarmente pericolose, faticose o insalubri.
Infine, esiste l’opportunità di richiedere un’ulteriore forma di astensione dal lavoro: il congedo parentale. Richiesto su base volontaria, spetta a ciascun genitore se l’altro non ne ha diritto e prevede un’astensione facoltativa che raggiunge un massimo di 10 mesi.
Nell’ambito del limite complessivo l’astensione spetta:
- alla madre lavoratrice – trascorso il periodo di astensione obbligatoria, per un periodo non superiore a 6 mesi;
- al padre lavoratore – dalla nascita del figlio, per un periodo non superiore a 6 mesi, elevabile a 7 quando esso eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo non inferiore a 3 mesi;
- un solo genitore – qualora via sia solo un genitore, per un periodo non superiore a 10 mesi.
Mamma e lavoratrice: è così facile?
Concluso il periodo di congedo previsto per legge, sarà tempo di tornare al lavoro e riprendere le proprie mansioni professionali. Il problema a questo punto è dove lasciare nostra figlia o nostro figlio.
La conciliazione tra maternità e lavoro è oggi in Italia ancora molto complessa.
Il corposo rapporto ISTAT “Come cambia la vita delle donne”, che analizza i mutamenti in atto tra il 2004 e il 2014 in maniera trasversale, sottolinea che l’occupazione femminile è più elevata tra le donne single (78,2%) e tra quelle in coppia ma senza figli (68,1%). Invece solo una mamma su due, tra i 25 e i 49 anni, ha un lavoro.
Quando è possibile, molte madri scelgono il part time orizzontale, ovvero l’opportunità di ridurre la quantità di ore lavorative giornaliere distribuite sull’intera settimana, per potersi occupare della cura della famiglia. Si tratta, sempre secondo l’ISTAT, di una buona strategia, ma solo fintantoché è una libera scelta della lavoratrice e non un’imposizione del datore di lavoro.
Non mancano, tuttavia, alcune risorse più o meno accessibili per facilitare questo passaggio, tenendo conto che riprendere a lavorare è fondamentale sia da un punto di vista economico che psicologico.
Asili nido tra pubblico e privato
La soluzione più semplice per chi non può contare sui nonni e altri famigliari (abitudine piuttosto diffusa in Italia) è l’iscrizione all’asilo nido. Una scelta che, per molti, è ancora inaccessibile per ragioni economiche e non soltanto: infatti, sopravvive il pregiudizio che il bambino stia meglio con i genitori. Gli esperti, invece, assicurano che se la struttura scelta è valida e nostro figlio è seguito da figure professionali, trascorrere del tempo al nido aumenta le capacità cognitive, affettive e psicologiche del bambino.
Sempre più aziende private si stanno attrezzando in questo senso per permettere alle loro dipendenti neomamme di poter usufruire del servizio direttamente sul posto di lavoro, facilitando non poco la pianificazione e l’organizzazione della giornata. In Germania esistono addirittura alcune università che hanno scelto di affiancare alle strutture dei campus intere aree dedicate ai più piccoli, affinché una gravidanza non si trasformi in una motivazione per abbandonare gli studi. In entrambi i casi, la finalità è tutelare le mamme sottolineandone il valore intrinseco in quanto donne e lavoratrici nella società nel suo complesso.
Il voucher baby sitter
Anche in ambito pubblico lentamente stanno cambiando le cose. Infatti, è possibile far richiesta di un contributo economico per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati, per un massimo di sei mesi. Sono i cosiddetti “voucher baby sitter” confermati per il 2016 e prorogati anche per il 2017 sia per le lavoratrici indipendenti che per quelle autonome. Di fatto, si tratta di un contributo di 600 euro mensili erogato al posto del congedo parentale e finalizzato per pagare la struttura scolastica prescelta, oppure per retribuire una figura che si occupi di baby sitting tramite voucher. Il “bonus” può essere erogato per un massimo di sei mesi e richiesto entro 11 mesi dalla fine del congedo obbligatorio di maternità.
La legge di stabilità per il 2017 introduce un ulteriore strumento di sostegno ai genitori: si tratta del “Bonus nido”, che offre l’opportunità di accedere ad un buono di 1.000 Euro all’anno (per un massimo di tre anni) per iscrivere il proprio figlio, nato nel 2016, ad asili nido pubblici e privati. Non ci sono limiti di reddito per fare domanda per questo bonus, tuttavia è un beneficio non cumulabile con i “voucher asili nido o baby sitter” né con la detrazione fiscale per le spese documentate di iscrizione in asili nido sostenute dai genitori.
Sia per i voucher asili nido che per il bonus nido è necessario presentare una richiesta attraverso il sito web istituzionale dell’INPS.
Mai rinunciare alle proprie passioni
Dopo avervi dato alcuni consigli utili per rientrare al lavoro, volgiamo la nostra attenzione a qualche piccolo consiglio per il tempo libero. Il consiglio unanime è di non rinunciare né alle proprie passioni, né tanto meno a qualche momento di svago, come un viaggio: come abbiamo scritto a proposito di ferie invernali, sono sempre di più le strutture pronte ad accogliere intere famiglie e ricche di proposte a portata di bambino, anche sotto i 3 anni.
Esistono anche moltissime attività che possiamo svolgere insieme ai nostri bimbi, sperimentate ormai in molte città italiane. Per esempio, sin dalla fase neonatale è possibile sviluppare l’attitudine musicale grazie a corsi di musica, concerti e attività di “musica in culla” pensate proprio per i bimbi dalla nascita fino ai 36 mesi, e organizzate da associazioni e scuole di musica.
Mamma e figlio, inoltre, possono anche fare sport insieme: sin dai primi mesi di vita, infatti, possiamo partecipare a programmi di propedeutica al nuoto in piscina. Molto in voga, poi, il programma “MammaFit” che permette alle più sportive di seguire un programma di allenamento specifico che “sfrutta” la carrozzina per fare esercizi di allungamento e tonificazione. Infine, anche il marsupio viene impiegato per fare dei movimenti specifici e molti centri yoga propongono percorsi specifici per le neomamme.
Continuare a coltivare i propri hobby e conciliare maternità e lavoro, di certo non è facile, ma con un po’ di organizzazione e usufruendo delle strutture e delle possibilità che abbiamo a disposizione, non è impossibile.
E voi, quali “strategie organizzative” avete messo in atto quando siete diventate mamme?
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