Cosa sono i voucher welfare aziendale?
Il welfare aziendale in Italia è regolato dalla Legge di stabilità che, a partire dal 2016, ha incentivato l’adozione da parte delle organizzazioni di strumenti a supporto del benessere dei dipendenti e del work-life balance. I voucher welfare aziendale sono uno degli elementi previsti dalla normativa: si tratta, nello specifico, di un titolo creditizio, un buono cartaceo o elettronico spendibile per l’erogazione di un servizio.
I vantaggi dei voucher
Come stabilito dalla Legge di bilancio 2017, i premi di produttività previsti dal datore di lavoro per i dipendenti possono essere convertiti in prestazioni di welfare che, di conseguenza, non sono soggette a tassazione, fino a un valore massimo di 3.000 euro per redditi annui non superiori a 80.000 euro.
Per incentivare le aziende, sono stati introdotti anche dei flexible benefit, in cui rientrano i voucher welfare aziendale: uno strumento per offrire al proprio dipendente delle prestazioni che, all’interno dell’azienda stessa, sarebbe più complesso gestire. È il caso di una palestra, per esempio, di cui non tutti i luoghi di lavoro possono dotarsi. La praticità non è però l’unico vantaggio poiché, come abbiamo appena anticipato, sono detassati allo stesso modo delle altre attività che rientrano nei servizi di welfare aziendale, sia per l’azienda che per il dipendente. Ogni voucher non deve superare il valore di 258,23 euro.
Come si utilizzano i voucher?
Attraverso il voucher welfare aziendale, il dipendente può avvalersi di una serie di servizi che comprendono corsi di formazione, attività per il benessere, abbonamenti in palestra, a circuiti culturali e ai mezzi pubblici, e molto altro; può utilizzarlo il titolare, oppure un suo parente di primo grado. Ogni azienda, nel contratto di lavoro, stabilisce l’importo annuale da destinare per ogni dipendente che, all’interno di questo margine, può scegliere la prestazione e richiedere il voucher da utilizzare per il pagamento. Si tratta di un codice a barre, da stampare o da presentare in formato elettronico, tramite cellulare. La fruizione dei servizi può avvenire anche grazie al tramite dei portali welfare, provider specializzati attraverso cui le aziende possono ricevere supporto e costruire il piano di welfare per i propri dipendenti. Anche in questo caso, come spiegato in un articolo di Fisco e Tasse, i buoni sono defiscalizzati.
Voucher welfare e buoni acquisto: quali sono le differenze?
Il voucher welfare aziendale deve essere utilizzato per pagare un servizio il cui costo corrisponda al valore del titolo: non è monetizzabile, ovvero non può rappresentare una forma di denaro. Si tratta di un vincolo legato al beneficio della defiscalizzazione: le somme ricevute in questo modo, infatti, non contribuiscono alla formazione del reddito imponibile del dipendente, e non prevedono il pagamento di imposte da parte del datore di lavoro.
Il voucher è quindi diverso dal buono acquisto, come i buoni carburante o le gift card da spendere online: in questi casi, infatti, l’importo non deve essere utilizzato in un’unica soluzione.
Il decreto di agosto 2020: nell’era Covid, raddoppia l’importo dei voucher
L’articolo 112 del Decreto Legge 14 agosto 2020, n. 104, ha stabilito la possibilità di raddoppiare il limite destinato da ogni azienda ai voucher welfare: “limitatamente al periodo d’imposta 2020, l’importo del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dall’azienda ai lavoratori dipendenti che non concorre alla formazione del reddito ai sensi dell’articolo 51, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, è elevato ad euro 516,46”.
Si tratta di un provvedimento legato alla contingenza: a causa della pandemia di Covid-19 e al conseguente lockdown adottato per contenerla, si è registrata una generale contrazione dei consumi, con grandi difficoltà soprattutto per piccole e medie aziende. Aumentare l’importo dei voucher welfare rappresenta quindi uno strumento a sostegno della ripresa.
Voucher welfare aziendale: cosa ne pensano i dipendenti?
Secondo il Rapporto 2020 realizzato da Welfare Index PMI (WIPMI), le aziende che fanno uso di flexible benefit come i voucher sono il 7.6% di quelle coinvolte nella ricerca. Al di là dei vantaggi a livello fiscale, che abbiamo già citato, sia per i datori di lavoro che per i dipendenti, cosa ne pensano questi ultimi? Un’indagine svolta nel 2018 da Jointly, start up che si occupa di servizi di welfare, con il supporto di un team di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, aveva per esempio messo in luce come gli under 35 non fossero particolarmente entusiasti dei voucher, ma preferissero iniziative di welfare su misura, in risposta a bisogni specifici, e che permettessero di gestire meglio il proprio tempo al di fuori del lavoro.
Attraverso i flexible benefit, tra cui rientrano i voucher welfare, sempre più aziende possono arricchire le prestazioni garantite ai propri dipendenti.
Tra le soluzioni che arrivano dal mondo privato, per esempio, ricordiamo l’offerta di SiSalute, marchio di UniSalute Servizi che offre soluzioni non assicurative mirate alla tutela della salute nell’ambito dell’azienda. Attraverso i pacchetti di flexible benefit personalizzabili e il supporto nello sviluppo di piattaforme per poter usufruire dei benefici e raccogliere le istanze dei dipendenti, ogni realtà può implementare le sue politiche di welfare aziendale.
Fonti
Fisco e Tasse
Welfare Index PMI
finanze.gov.it
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