tumore ai linfonodi

Tumore ai linfonodi: come viene diagnosticato e quali sono le cure

Ciascuno di noi, nel corpo, ha circa 600 linfonodi, delle ghiandole collocate lungo le vie linfatiche, spesso aggregate tra loro, in particolare in zone come collo, ascelle, addome e inguine. In determinate circostanze, esse possono ingrossarsi, condizione che, la maggior parte delle volte, è dovuta a cause benigne, ma che in alcune situazioni può essere la spia di un tumore. Fortunatamente, secondo AIRC, ciò rappresenta solo l’1% dei casi.

Alla luce di queste considerazioni, cerchiamo di capire qual è il legame tra linfonodi e tumore, e quali tipologie di cancro possono colpirli.

Cosa sono i linfonodi?

I linfonodi sono piccole strutture di forma tondeggiante distribuite lungo i vasi linfatici, concentrate, come anticipato, soprattutto in aree strategiche come collo, ascelle, inguine e addome. Le vie linfatiche si diramano per tutto il corpo e, anziché trasportare sangue come i vasi sanguigni, trasportano un liquido acquoso, di colore chiaro, chiamato appunto linfa.

Tra le principali funzioni del sistema linfatico c’è quella immunitaria.

Il funzionamento dei linfonodi nella difesa immunitaria

Durante il percorso all’interno di questi vasi la linfa incontra i linfonodi, che rappresentano una sorta di “stazione” di filtraggio di tale sostanza: al loro interno, la linfa entra in contatto con le cellule immunitarie, in particolare i linfociti, che si attivano e bloccano gli eventuali agenti patogeni, sia quelli provenienti dall’esterno, come virus e batteri, sia quelli provenienti dall’interno, come cellule maligne. Le ghiandole linfatiche, infatti, come vedremo più avanti, giocano un ruolo importante nella diffusione dei tumori all’interno dell’organismo.

Nella maggior parte dei casi, un rigonfiamento dei linfonodi è dovuto a infezioni, infiammazioni o malattie autoimmuni. Tuttavia, anche se più raramente, la ragione può essere la presenza di un tumore.

Facciamo maggiore chiarezza al riguardo.

Che cos’è il tumore ai linfonodi?

Il tumore può coinvolgere i linfonodi in due modi differenti:

  • essere un tumore che si origina dai linfonodi stessi;
  • essere un tumore proveniente da un’altra sede, che si è diffuso ai linfonodi.
tumore linfonodi fiocco

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Nel primo caso si parla di linfoma di Hodgkin o linfoma non Hodgkin: queste due tipologie di cancro, così come le leucemie, sono fra i tumori che più spesso si manifestano con un rigonfiamento dei linfonodi. Nello specifico, nel linfoma di Hodgkin e nel linfoma non Hodgkin, l’aumento di volume dei linfonodi è dovuta a una proliferazione incontrollata dei linfociti al loro interno.

Uno o più linfonodi ingrossati possono essere anche il segnale di una risposta di tipo infiammatorio che l’organismo mette in atto in presenza di cellule tumorali presenti in una zona diversa dal linfonodo. In una fase più avanzata della malattia, invece, ciò può essere dovuto al fatto che il linfonodo è stato raggiunto dalle cellule cancerose, che si sono diffuse attraverso le vie linfatiche: da qui, il tumore può quindi riuscire a colonizzare anche altre parti del corpo lontane dal tumore primario, originando metastasi.

Analizziamo meglio tutte queste situazioni, partendo dal linfoma di Hodgkin e il linfoma non Hodgkin per capire come vengono diagnosticati e curati.

Linfoma di Hodgkin

Il linfoma di Hodgkin (LH) è un tumore del sistema linfatico che si origina dai linfociti B. Questa patologia, in genere, nasce dai linfonodi, sebbene possa svilupparsi anche in altre parti del corpo ed è considerata abbastanza rara – secondo AIRC, rappresenta lo 0,5% di tutti i casi di cancro diagnosticati – nonostante sia uno dei tumori più diffusi tra i 15 e i 35 anni. La sua incidenza è in aumento, ma la mortalità è in diminuzione.

Esistono due tipologie di linfoma di Hodgkin: quella classica (il 95% dei casi) e quella a predominanza linfocitica (il 5%).

I sintomi della malattia

Oltre al rigonfiamento dei linfonodi, il linfoma di Hodgkin tende a presentarsi con sintomi generici come:

  • febbre persistente;
  • perdita di peso;
  • sudorazioni notturne;
  • prurito;
  • sensazione di stanchezza;
  • perdita dell’appetito.

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Se il linfoma riguarda i linfonodi del torace, potrebbe manifestarsi con tosse, difficoltà respiratorie e dolore al petto.

Come si diagnostica il linfoma di Hodgkin

Per la diagnosi è necessario fare una biopsia, ossia un prelievo di tessuto dai linfonodi da sottoporre a esame istologico. Una volta diagnosticato il linfoma, bisogna verificare la stadiazione del tumore, cioè il suo livello di estensione all’interno dell’organismo, attraverso esami come TC, ecografia, risonanza magnetica e PET.

Come si cura il linfoma di Hodgkin

Il linfoma di Hodgkin presenta una possibilità di guarigione pari all’80-85%. Solitamente, la cura viene determinata tenendo conto di una serie di fattori come l’età del paziente, lo stadio e il tipo di patologia, le condizioni di salute generali della persona, e può consistere nell’abbinamento di terapie differenti.

Nello specifico, la terapia può prevedere la polichemioterapia e la radioterapia, utilizzate da sole oppure in combinazione. Lo schema di riferimento per la polichemioterapia di questo linfoma è, generalmente, l’ABVD, sviluppato dal ricercatore italiano Gianni Bonadonna, dove ogni lettera sta a indicare l’iniziale di un farmaco.

Nella parte minoritaria dei casi, in cui il tumore si dimostra resistente alle cure o in presenza di ricadute, è invece possibile avvalersi di altri trattamenti come il trapianto di cellule staminali o l’utilizzo di innovativi farmaci biologici, che hanno il compito di agire in modo mirato sulle cellule malate.

radioterapia linfoma

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Fattori di rischio

Oltre a fattori ambientali in grado di incidere anche su altri tipi di cancro, come l’esposizione ad agenti chimici, radiazioni e pesticidi, ci sono alcuni fattori che aumenterebbero il rischio di contrarre questo tumore ai linfonodi, anche se non è sempre chiaro il motivo. Due di questi sono il virus di Epstein-Barr, che causa la mononucleosi infettiva, e un sistema immunitario indebolito, ad esempio a causa dell’HIV o dell’assunzione di farmaci che sopprimono il sistema immunitario. C’è poi da considerare il sesso e l’età: le fasce più a rischio sono quelle tra i 20 e i 30 anni e oltre i 60 anni, mentre gli uomini tendono a essere più soggetti a sviluppare questa malattia rispetto alle donne.

Tuttavia, rassicura l’American Cancer Society, avere uno o più fattori di rischio non significa essere destinati a contrarre il linfoma e che molte delle persone che sviluppano la patologia presentano pochi o nessun fattore di rischio conosciuti.

Linfoma non Hodgkin

Come abbiamo spiegato in un approfondimento dedicato al linfoma non Hodgkin (LNH), questa è una patologia tumorale del sistema linfatico che si sviluppa a partire dai linfociti B e dai linfociti T. Si tratta di un gruppo di tumori che colpiscono prevalentemente le persone oltre i 65 anni, anche se teoricamente possono presentarsi a ogni età, e che si formano dai linfonodi o da altri organi. Rappresentano il 3% di tutte le neoplasie e la loro incidenza è in aumento, mentre la mortalità si mantiene stabile.

Esistono diverse variabili di questa malattia. In generale, però, possiamo dire vengono distinte due macro categorie: i linfomi derivanti dai linfociti B, che sono la maggioranza dei casi, e i linfomi derivanti dai linfociti T. Ognuno di questi gruppi, a sua volta, contiene una serie di sottogruppi diversi.

Linfoma non Hodgkin: sintomi, diagnosi e terapie

Questo tumore, oltre al rigonfiamento dei linfonodi, può manifestarsi con sintomi differenti a seconda del tipo di linfoma e dell’area colpita, e con manifestazioni generiche come, ad esempio:

  • prurito in tutto il corpo;
  • sudorazioni notturne;
  • febbre;
  • perdita di peso;
  • grande stanchezza;
  • mancanza di appetito.

Anche per questo tumore la biopsia dei linfonodi è l’unico esame che permette di diagnosticare la malattia. In seguito, per capire il livello di estensione del linfoma, ci si avvale di ecografie, TC, risonanza magnetica o radiografie. Per completare la diagnosi, inoltre, possono essere utili delle analisi del sangue.

tumore linfonodi diagnosi

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Per quanto riguarda il piano terapeutico, in genere, questo consiste nella combinazione di trattamenti diversi che, solitamente, prevedono la chemioterapia a base di più farmaci e la radioterapia: a seconda del caso, queste due opzioni possono essere usate da sole oppure contemporaneamente. Nella cura del linfoma non Hodgkin rivestono un ruolo importante gli anticorpi monoclonali, mentre la chirurgia non trova largo impiego. In caso di mancata risposta alla terapie o di recidive, si può optare per il trapianto di cellule staminali.

Tra i fattori di rischio, oltre all’esposizione a radiazioni o sostanze chimiche, alla presenza di un sistema immunitario poco efficiente e all’infezione da virus di Epstein-Barr, citiamo anche l’infezione da Helicobacter pylori e, in generale, tutte le infezioni a lungo termine che portano a uno stimolo cronico del sistema immunitario.

Quando il tumore si diffonde ai linfonodi

Dopo aver visto la situazione in cui il tumore nasce all’interno dei linfonodi, capiamo meglio cosa significa quando il cancro, formatosi in un’area diversa del corpo, raggiunge i linfonodi. Le cellule cancerose, infatti, possono staccarsi dalla parte da cui ha avuto origine la malattia e diffondersi ad altre zone dell’organismo: in particolare, se viaggiano attraverso il sistema linfatico, possono arrivare ai linfonodi e da lì colonizzare altri organi.

Quando il chirurgo opera un tumore primario, quindi, può essere necessario rimuovere anche uno o più linfonodi vicini. Questo intervento si chiama “linfadenectomia” e serve, soprattutto, per capire se le cellule malate si sono propagate lungo il sistema linfatico, esito da cui dipenderanno prognosi e trattamento. Su questo fronte è molto importante l’esame del linfonodo “sentinella”, ossia il primo linfonodo raggiunto dalle cellule cancerose: usato inizialmente per i melanomi e poi utilizzato soprattutto per il tumore al seno, permette di procedere con la linfadenectomia solo quando strettamente necessario.

Capiamo, dunque, che i linfonodi giocano un ruolo cruciale nella stadiazione di un tumore che viene fatta, in genere, attraverso il sistema “TNM”, che sta per “Tumor, Node, Metastasis”:

  • la lettera T indica la dimensione del tumore primario;
  • la lettera N mostra se il cancro si è esteso ai linfonodi: va da 0 (nessun linfonodo coinvolto) a 3 (coinvolgimento di più linfonodi);
  • la lettera M segnala la presenza di metastasi.

Linfonodi ingrossati: quando consultare un medico?

Come abbiamo detto, sebbene possa allarmare, la maggior parte delle volte l’ingrossamento dei linfonodi non è dovuto a un tumore, ma a cause benigne.

ingrossamento linfonodi

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Come spiega AIRC, è bene consultare un medico quando:

  • il rigonfiamento dura per più settimane e aumenta nel corso del tempo;
  • il rigonfiamento è accompagnato da arrossamento, calore, dolore;
  • al tatto si sente una superficie irregolare e dura;
  • si presentano anche febbre, inspiegata perdita di peso, sudorazione notturna.

Quanto al dolore come sintomo in sé, generalmente non si associa a una patologia neoplastica.

Particolare attenzione, spiega AIRC, va posta alla crescita di dimensioni dei linfonodi al di sopra della clavicola perché, nel 90% dei casi, è segnale di un tumore maligno in persone con più di 40 anni, e, in un quarto dei casi, in quelle più giovani.

Come abbiamo visto, i linfonodi hanno un’implicazione molto importante e complessa nello sviluppo e nella diagnosi dei tumori. Consapevoli del fatto che, nella maggioranza dei casi, a determinare un loro cambiamento di volume sono cause diverse dal cancro, è sempre bene prestare attenzione ad alcuni sintomi e rivolgersi al medico se si hanno dubbi o domande da fare.

 

Fonti:

airc.it
cancer.org
ail.it

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