Come accade in altri ambiti, infatti, il “troppo” anche in questo caso può comportare delle conseguenze indesiderate. Gli effetti negativi possono emergere sia nel breve periodo che nel medio e lungo termine, inoltre possono interessare la nostra condizione fisica in modo diverso, e coinvolgere la salute del cuore, dei muscoli, dei tendini o delle ossa.
Ciò non toglie assolutamente che il nostro invito a svolgere attività fisica con una certa continuità resti valido, tuttavia pensiamo sia importante parlare anche dei potenziali problemi che possono derivare da uno sforzo eccessivo a carico dell’organismo, e spiegare come fare per evitarli e raggiungere il nostro obiettivo principale: una vita sana e salutare.
Quali sono i rischi che corriamo?
Una questione sempre centrale, sia quando si fa sport che nella vita quotidiana, è legata all’idratazione: come abbiamo spiegato in questo articolo, bere troppa acqua può portarci all’iponatriemia, mentre bere troppo poco aumenta il rischio di disidratazione. L’obiettivo è proprio quello di trovare un corretto equilibrio; le conseguenze immediate negative dello sport agonistico possono essere principalmente di due tipi: microtraumi oppure lesioni acute. Vediamo che tipo di problemi causano.
Microtraumi e lesioni acute
I microtraumi sono effetto di un sovraccarico reiterato nel tempo. Generalmente, è più facile subirli se utilizziamo attrezzature sbagliate oppure non ben calibrate sul nostro stato di salute. Possiamo procurarci un microtrauma anche se eccediamo con la quantità, l’intensità e la frequenza dell’allenamento: il nostro corpo, infatti, potrebbe non essere pronto a sostenere questi ritmi e, quindi, cedere.
Sport come il ciclismo e la corsa tendono ad esporci maggiormente al rischio di microtraumi, come tendiniti, dolori muscolari e patologie della cartilagine, perché prevedono la ripetizione costante di gesti simili.
Fratture, strappi, stiramenti, distorsioni, lussazioni sono, invece, esempi di lesioni acute che possono essere causate da un’attività sportiva non attenta. È il caso, per esempio, di chi riprende a sciare dopo un lungo stop e senza aver effettuato gli esercizi di preparazione, come abbiamo consigliato di fare in questo articolo.
I danni a lungo termine: tendini, legamenti e sistema cardiovascolare
Quando decide di intraprendere un percorso di allenamenti, che sia a livello amatoriale o a livello agonistico, lo sportivo è consapevole che ciò comporta dei rischi. Si tratta di una specie di accordo non scritto che, soprattutto in ambito professionistico, è molto diffuso. Basti pensare ai calciatori che, una volta superati i 50 anni, spesso si trovano a dover far fronte a problemi alle caviglie, oppure ai pallavolisti che subiscono danni ai tendini.
Questi sono solo due esempi di possibili danni a lungo termine dell’attività sportiva, legati ad un’usura eccessiva di tendini e legamenti, determinata da un allenamento intenso e protratto a lungo nel tempo.
Esiste anche il rischio di danneggiare il sistema cardiovascolare in seguito ad allenamenti di resistenza estrema come quelli per preparare la maratona (a tal proposito, sono sempre validi i consigli per abbiamo raccolto in occasione della Run Tune Up di Bologna), il triatlon oppure il ciclismo sulle lunghe distanze.
Una ricerca pubblicata sulla rivista Mayo Clinic Proceedings e condotta dal cardiologo James O’Keefe osserva infatti che gli allenamenti “estremi” comportino cambiamenti cardiovascolari strutturali. Inoltre, è emerso che il 12% dei maratoneti che hanno partecipato al progetto mostravano segni di lesioni miocardiche e problemi coronarici più frequenti rispetto al gruppo di controllo impiegato nella ricerca.
Se lo sport agonistico fa male, come possiamo tutelarci?
Il fatto che lo sport e l’attività fisica abbiamo un ruolo così importante nel nostro benessere fa sì che sia necessario adoperarsi per prevenire i possibili problemi, raccogliendo alcuni consigli utili da mettere subito in pratica per cercare di tutelarci.
Consultare un esperto che sappia valutare le nostre condizioni di salute e consigliarci lo sport più adatto a noi, quindi,è un passaggio molto importante prima di intraprendere un programma di allenamento impegnativo.
Per esempio, chi soffre di problemi a livello cervicale dovrebbe evitare la mountain bike o la bici da corsa, perché questi sport andrebbero potenzialmente ad aggravare il disturbo già presente. Allo stesso modo, chi soffre di mal di schiena e di disturbi posturali dovrebbe prediligere attività mirate allo stretching, piuttosto che sport come il body building che rischiano di sforzare ulteriormente la colonna vertebrale.
Ulteriore elemento fondamentale da tenere in considerazione è il bilanciamento di quantità di allenamenti, intensità degli stessi all’età e alla conformazione fisica: ognuno di noi è diverso e sarebbe utile valutare un percorso sportivo individuale ben calibrato.
Infine, può essere una buona idea scegliere di stipulare una polizza assicurativa fisioterapica che permetta di accedere a cure gratuite in caso di infortunio, a un servizio di consulenza personalizzata e ad alcuni sconti presso strutture convenzionate per terapie non comprese nel piano. L’importante è, infatti, essere ben consapevoli che fare sport fa bene ed è fondamentale per la nostra salute, ma che esistono dei rischi e per evitare che lo sport agonistico ci faccia male è importante prendere sufficienti misure di tutela.
2 commenti
ho una glomerula nefrite di berger e pratico sport da circa 20 anni, podista, e maratona 2 all’anno, producano danno alla mia patologia, gazie sono nato il 02/03/1960.
Buongiorno Luigi, è difficile rispondere alla tua domanda perché non sappiamo con precisione quanto la tua malattia sia avanzata, soprattutto riguardo la funzionalità renale. Tuttavia, considerando il “normale” andamento della stessa, forzare l’organismo con due maratone ci sembra un po’ un azzardo, sia per l’evoluzione del processo infiammatorio-immunitario, sia per la funzionalità renale, dato il sovraccarico di scorie con un pesante sforzo fisico. Come diciamo sempre in questi casi, nessuno come il medico che ti ha in cura e conosce perfettamente il tuo quadro clinico è in grado di darti la risposta più appropriata, pertanto ti consigliamo di rivolgerti a lui/lei per un parere. Grazie per averci scritto e in bocca al lupo!