Le località montane attraggono per il loro fascino naturale e le numerose opportunità di attività all’aria aperta, come l’escursionismo, le ciaspolate o il trekking, rendendole mete ideali sia per chi cerca una fuga dalla routine sia per chi desidera stabilirsi in un ambiente vivace e stimolante. Chi soffre però di un qualche tipo di malattia cardiaca potrebbe giustamente chiedersi se e come le località di alta quota influiscano sulla salute del cuore: la risposta a questa domanda dipende spesso dalla situazione specifica di ciascuno.
In questo articolo, esploreremo come l’ambiente montano influisca sul cuore e quali precauzioni siano necessarie per chi vive con condizioni cardiache, offrendo una panoramica completa che va dalle considerazioni specifiche per le persone con cardiopatie agli inaspettati benefici dell’alta quota per il cuore sano.
Come influisce l’alta quota sul nostro corpo?
Quando ci troviamo in alta quota – quindi dai tremila metri –, i polmoni ricevono meno ossigeno a causa dell’aria più rarefatta. Questo costringe questi organi e il cuore a lavorare molto più duramente per garantire che il resto dell’organismo riceva il sangue ricco di ossigeno di cui ha bisogno. A quote molto elevate, questo sforzo può causare sintomi come vertigini, mal di testa e affaticamento, anche nelle persone che normalmente non manifestano problematiche di salute particolari.
Per chi soffre di patologie cardiovascolari l’elevata altitudine ha un impatto ancora maggiore e più severo. Ad esempio, le persone con ipertensione arteriosa sperimentano un aumento significativo sia della frequenza cardiaca che della pressione sanguigna, poco dopo l’arrivo in una località ad alta elevazione. Questi problemi sono tipicamente più pronunciati di notte – principalmente a causa della respirazione più lenta e superficiale – e possono persistere per tutta la prima settimana trascorsa a un’altitudine maggiore. Inoltre, è bene notare che l’incremento della frequenza cardiaca in montagna non è strettamente correlato allo svolgimento di attività fisica, quindi può verificarsi anche in un momento di totale riposo.
Le persone con patologie cardiache possono andare in alta quota?
La questione è complessa e dipende da vari fattori, tra cui la specifica condizione cardiaca, il grado di controllo della malattia e l’adattamento individuale all’ambiente. Secondo uno studio pubblicato dall’American Heart Association, l’esposizione all’alta quota impone sfide di vario tipo al sistema cardiovascolare, specialmente durante l’esercizio fisico, a causa della ridotta disponibilità di ossigeno. Questa situazione può esacerbare le condizioni preesistenti e aumentare il rischio di eventi avversi.
Per i pazienti con malattie cardiovascolari, viaggiare in località montuose richiede quindi una valutazione pre-viaggio e una pianificazione attenta, incluso un confronto accurato con il proprio medico. La risposta del corpo all’ipossia – cioè alla mancanza d’ossigeno – varia notevolmente da persona a persona ed è influenzata da vari elementi, come la storia medica, i fattori di rischio preesistenti e i farmaci assunti.
I pazienti con malattie coronariche, ipertensione, insufficienza cardiaca e altre condizioni cardiovascolari devono essere particolarmente cauti: l’ipossia può indurre vasodilatazione coronarica e aumentare il flusso sanguigno ai vasi cardiaci nei soggetti sani; la presenza di aterosclerosi porta invece a una vasocostrizione delle arterie del cuore, aumentando il rischio di ischemia. Infine, l’aumento della domanda di ossigeno miocardico, anche in condizioni di riposo, a causa dell’attivazione indotta dall’ipossia, potrebbe peggiorare i sintomi ischemici.
Quali problemi cardiaci rendono rischioso andare in montagna?
Ma quali sono nello specifico le patologie cardiovascolari per cui è importante attuare delle adeguate misure preventive e contenitive prima di avventurarsi in una vacanza in alta quota? Ne abbiamo già citate alcune nel precedente paragrafo, ecco una lista completa a cui fare riferimento:
- malattie coronariche: potreste dover evitare di viaggiare in montagna per almeno sei mesi dopo un attacco di cuore, l’inserimento di stent o un intervento di bypass coronarico. Se avete ricevuto un’autorizzazione dal punto di vista medico per mettervi in viaggio, è comunque bene consultare il proprio cardiologo prima di impegnarsi in attività faticose come lo sci o l’escursionismo.
- Disturbi del ritmo cardiaco: l’esercizio fisico in alta quota può potenzialmente provocare contrazioni premature e altre aritmie. Anche in questo caso, è consigliabile avere il parere del cardiologo per assicurarsi che le escursioni o gli sport montani che si hanno in programma di fare siano sicuri.
- Insufficienza cardiaca: le alte quote possono aumentare i livelli di ormoni dello stress nel sangue, causando un significativo aumento della pressione sanguigna.
- Ipertensione: la pressione sanguigna tende ad aumentare in alta quota, come abbiamo visto. È fondamentale quindi prendere tutti i provvedimenti necessari per controllare la pressione prima di viaggiare, confrontandosi con il medico su eventuali modifiche al proprio piano farmacologico.
- Malattie cardiache congenite: le anomalie che alterano il passaggio del sangue dalla parte destra alla parte sinistra del cuore possono rappresentare una complicazione in ambienti montani, poiché queste condizioni sono aggravate dalla ridotta disponibilità di ossigeno.
- Ipertensione polmonare: le località ad alta quota rappresentano pericoli particolari anche per le persone che soffrono di questa patologia. È importante prendere precauzioni, come per esempio avere con sé dell’ossigeno supplementare, e considerare di rimanere al di sotto dei 1800 metri per evitare complicazioni gravi.
I benefici di vivere in alta quota
Sebbene sia vero che l’alta quota ha una sua influenza potenzialmente negativa sulla salute del cuore, come abbiamo appena potuto constatare, è interessante notare che per gli individui sani vivere in modo stabile nelle zone montane può essere invece benefico, soprattutto da un punto di vista cardiaco.
La ricerca ha evidenziato infatti che la permanenza prolungata in alta quota può portare a una possibile riduzione dell’incidenza di alcune malattie cardiovascolari. Questo fenomeno è attribuito a diversi fattori, tra cui l’adattamento fisiologico all’ipossia, che incrementa l’efficienza del sistema cardiovascolare e influenzare positivamente la pressione arteriosa e la composizione del sangue.
Inoltre, l’esposizione all’alta quota stimola la sintesi di eritropoietina, un ormone che regola la produzione di globuli rossi, migliorando così la capacità del sangue di trasportare ossigeno. Questo adattamento contribuisce a un miglioramento della funzione cardiovascolare e a una maggiore resistenza allo sforzo fisico.
Precauzioni per chi soffre di cuore e vuole andare in montagna
Ecco alcune raccomandazioni generali che tutte le persone con una patologia cardiaca dovrebbero seguire quando viaggiano in località ad alta quota:
- acclimatarsi gradualmente alle alte quote, trascorrendo una o più notti a un’altitudine intermedia prima di salire verso la destinazione finale. Un consiglio valido anche per chi soffre normalmente del cosiddetto mal di montagna;
- svolgere attività fisica a un ritmo più lento e a un’intensità inferiore rispetto a quella a cui si è abituati a quote più basse;
- mantenersi ben idratati;
- limitare o evitare in toto il consumo di alcol;
- dormire a sufficienza;
- sottoporsi alle necessarie visite specialistiche di routine prima di partire e parlare con il proprio cardiologo sulla necessità potenzialmente di aggiustare i farmaci per il cuore e la pressione sanguigna per facilitare il periodo di vacanza.
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Fonti:
Immagine in evidenza di Noel Hendrickson/gettyimages.it
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