legionellosi

Legionellosi: cos’è e perché bisogna prestare più attenzione nel post lockdown?

La legionellosi è una patologia causata dalla legionella, uno tra i patogeni che più frequentemente vengono trasmessi attraverso l’acqua. Questo batterio può dare origine a una forma acuta di polmonite, per cui è fondamentale mettere in atto una serie di azioni che ne prevengano la diffusione, ancor più alla luce della pandemia da Covid-19, situazione che ha portato l’Istituto Superiore di Sanità a pubblicare una guida specifica per prevenire il rischio di legionella a fronte della pandemia. Scopriamo quindi che cos’è la legionellosi, come si manifesta e perché, a causa del Coronavirus, è necessario prestare ulteriore attenzione.

Che cos’è la legionellosi?

 

legionellosi batteri

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Quando si parla di legionella (Legionella pneumophila) si fa riferimento a un batterio responsabile di una malattia chiamata legionellosi, che colpisce principalmente il sistema respiratorio, causando anche forme acute di polmonite. Il nome deriva dall’epidemia che, nel 1976, colpì i partecipanti al raduno di veterani della Legione Americana che alloggiavano al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia, circostanza in cui 221 persone si ammalarono e 34 morirono di questa malattia fino ad allora sconosciuta. Il batterio, in quell’occasione, fu isolato nell’impianto di climatizzazione della struttura alberghiera. 

Benché siano state identificate diverse specie di legionella (il genere legionella include più di 60 specie diverse, divise in circa 70 sierogruppi), la legionellosi è causata, nella maggior parte dei casi, dalla Legionella pneumophila. 

Dove si trova e in quali condizioni sopravvive la legionella?

 

legionellosi condotto areazione

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Dove si trova questo batterio e quali sono le condizioni che favoriscono la sua diffusione? 

Partiamo col dire che la legionella predilige gli ambienti umidi e caldi. Può trovarsi nei fanghi e negli ambienti acquatici naturali come fiumi, laghi, acque sorgive, comprese quelle termali. Da questi luoghi raggiunge gli ambienti artificiali, come le condotte cittadine e gli impianti idrici degli edifici (piscine, serbatoi, tubature, fontane ecc.), che possono quindi diventare veicolo di diffusione del batterio nella popolazione, creando un potenziale rischio per la salute. 

Esistono alcune condizioni che, all’interno dei sistemi idrici, favoriscono la crescita della legionella a un livello tale da provocare infezioni: una temperatura dell’acqua tra i 20 e i 50°C, la presenza di acqua stagnante e lo sviluppo di elementi come biofilm, incrostazioni, alghe, ecc. nelle tubazioni o nei serbatoi.

Come si contrae la legionellosi?

La legionellosi si contrae per via aerea, respirando aerosol contenente legionella. Mentre sono stati segnalati in letteratura casi di contagio attraverso ferita, non è invece stato dimostrato il passaggio del batterio da persona a persona.

Le goccioline di cui parliamo possono formarsi in modi diversi, ad esempio spruzzando l’acqua, con l’impatto della stessa su una superficie dura o facendo gorgogliare dell’aria nell’acqua. In ogni caso, più le gocce sono di piccole dimensioni e più riusciranno a raggiungere facilmente le basse vie respiratorie. 

Focolai epidemici, come si legge sul sito del Ministero della Salute, sono stati riscontati in ambienti collettivi come alberghi, ospedali, navi da crociera, esposizioni commerciali: tranne quelli che si verificano in ambito ospedaliero, che non presentano una particolare stagionalità, le infezioni contratte in ambienti collettivi avvengono soprattutto nei mesi estivo-autunnali. 

Legionellosi: quali sono i fattori che predispongono alla malattia?

Ci sono diversi fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo di questa patologia. Tra questi segnaliamo l’età avanzata e l’appartenenza al sesso maschile, a cui si aggiungono il fumo di sigaretta, l’abuso di alcol, la presenza di patologie croniche e l’essere immunodepressi. Influiscono, inoltre, la suscettibilità individuale, la quantità di batterio presente nel vettore di contagio e il tempo di esposizione, così come la sua carica infettante. Nonostante si tratti di un batterio che è possibile trovare in diversi luoghi, però, la malattia nell’uomo rimane rara: anche durante i focolai epidemici, i tassi di contagio sono inferiori al 5%.

Come si manifesta un’infezione da legionella?

 

sintomi legionellosi

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La legionella può causare due condizioni cliniche diverse, la Malattia del Legionario o la Febbre di Pontiac: vediamo come si manifestano e quali sono le loro conseguenze.

La Malattia del Legionario 

È quella più severa e di solito comporta una forma acuta di polmonite. Con un periodo di incubazione che può andare dai 2 ai 10 giorni, questa patologia presenta caratteristiche simili ad altre forme di polmonite e, nelle manifestazioni meno gravi, si possono riscontrare febbre, malessere e tosse lieve non produttiva. I casi più gravi, invece, possono presentare sintomi come febbre, difficoltà della respirazione (dispnea), dolore toracico, cianosi e tosse produttiva, ad esempio. 

È inoltre possibile che si verifichino sintomi extra polmonari di carattere gastrointestinale, cardiaco e neurologico, e che la patologia possa andare incontro a complicanze quali ascesso polmonare e insufficienza respiratoria, per esempio.

La Febbre di Pontiac

Ha un periodo di incubazione di 24-48 ore, rappresenta una forma più lieve della malattia. Non interessa i polmoni, infatti, e si manifesta con i sintomi tipici di un’influenza (malessere generale, dolore muscolare, cefalea, febbre, ecc.), inoltre tende a risolversi più rapidamente, nell’arco di 2-5 giorni. 

Per quanto riguarda il tasso di mortalità connesso all’infezione da legionella, come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, questo può variare dal 40-80%, nel caso di pazienti immunodepressi non trattati, al 5-30% se la malattia viene curata in modo appropriato. Nel complesso, la mortalità oscilla tra il 5% e il 10%.

Come prevenire la diffusione della legionella?

Quali sono i comportamenti che permettono di prevenire una grave contaminazione da legionella? Date le condizioni che favoriscono lo sviluppo di questo batterio, tra le principali azioni da adottare troviamo la corretta progettazione e realizzazione delle reti idriche e degli impianti a rischio, ovvero quelli che implicano il riscaldamento e/o la nebulizzazione dell’acqua (impianti idro-sanitari, piscine, vasche idromassaggio, impianti di condizionamento con umidificazione dell’aria ad acqua, impianti di raffreddamento a torri evaporative o a condensatori evaporativi, ecc.), a cui si aggiunge la messa in atto di adeguate misure preventive sugli impianti (manutenzione e, quando necessario, disinfezione). Inoltre, è consigliabile optare per sistemi di produzione istantanea di acqua calda, piuttosto che per sistemi che fanno uso di serbatoi di accumulo. 

Covid-19: come prevenire la contaminazione da legionella

 

controllo sistema impiantistico

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Dopo aver scoperto che cos’è la legionellosi, vediamo che relazione c’è tra la legionella e il Covid-19. Come abbiamo anticipato, l’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente pubblicato un documento per la prevenzione, il controllo e la gestione del rischio legionella alla luce del Coronavirus. Il Rapporto è indirizzato ai gestori delle strutture turistico ricettive e ad altri edifici a uso civile e industriale (ad esempio luoghi di lavoro, scuole, attività di ristorazione) che non sono stati usati durante la pandemia, e alle autorità preposte alla tutela della salute.

Perché si pone il problema legionella in relazione all’emergenza Covid-19? Il motivo è questo: il periodo di lockdown ha portato alla chiusura di edifici o di parti di essi, o a un uso limitato di certe strutture, fattore che ha determinato l’uso saltuario di alcuni impianti e, di conseguenza, la stagnazione prolungata di acqua all’interno delle reti di distribuzione interna. Questa condizione può rappresentare un rischio per la diffusione della legionella, per cui bisogna intervenire in modo adeguato ad assicurare la sicurezza delle persone, alla riapertura di questi edifici.

Le indicazioni, che è possibile leggere integralmente nel Rapporto pubblicato dall’ISS, sono ad integrazione di quanto riportato nelle linee guida nazionali per la prevenzione e il controllo della legionellosi e in accordo con il DL.vo 81/2008 e il DM 14 giugno 2017 riguardante i piani di sicurezza dell’acqua. 

La guida riporta sia le istruzioni da mettere in atto in caso di normale regime di controllo, sia quelle finalizzate ad uno straordinario regime di controllo, per gli edifici rimasti chiusi per più di un mese. Vediamole meglio.

Normale regime di controllo

Questo regime è previsto per le strutture rimaste chiuse per meno di un mese o laddove è stato assicurato un flussaggio periodico dell’acqua dai rubinetti e dalle docce. In questo caso si richiede che:

  • la valutazione del rischio venga rivista e aggiornata in base all’utilizzo corrente dell’impianto idrico, così come quella di altri apparecchi e sistemi che hanno un uso ridotto o sono stati sottoposti allo stato di fermo;
  • vengano documentate le modalità con cui dipendenti, visitatori e altri soggetti che frequenteranno l’edificio saranno protetti dal rischio di contrarre l’infezione al momento della riapertura;
  • se necessario, il gestore si avvalga di un consulente esperto e di un responsabile sulla sicurezza.

Regime straordinario di controllo

Nel progettare la riapertura di un edificio rimasto chiuso per più di un mese, invece, bisogna agire in modo diverso. L’Istituto Superiore di Sanità, in questo caso, indica delle misure precise. Tra le principali:

  • verificare che ci sia una corretta circolazione di acqua calda in tutte le parti del sistema idrico, che la temperatura dell’acqua nel boiler o nell’accumulo non sia più bassa di 60°C e che quella rilevata in corrispondenza del ritorno dagli anelli di ricircolo non sia inferiore a 50°C;
  • controllare che, da ogni terminale di uscita, l’acqua calda raggiunga una temperatura non inferiore ai 50°C entro un minuto dall’apertura del terminale e che la temperatura dell’acqua fredda non superi i 20°C dopo un flussaggio di 1 minuto;
  • pulire, disincrostare o sostituire, se serve, i terminali di acqua calda e fredda, inoltre flussare abbondantemente e disinfettare periodicamente con cloro le cassette di scarico per WC, gli orinatoi, i by-pass e tutti gli altri punti sulla rete;
  • verificare che i serbatoi di stoccaggio dell’acqua potabile contengano cloro residuo libero: il valore consigliato è di 0,2 mg/l;
  • tenere sotto controllo le temperature e i livelli di biocida per almeno 48 ore, intervenendo, se necessario, con delle regolazioni, quindi prelevare campioni di acqua alla ricerca di legionella dai terminali sentinella; se i campioni risultano negativi significa che i terminali di acqua calda e fredda sono sotto controllo e la struttura può essere riaperta.

Oltre a queste misure, il Rapporto raccomanda anche di:

  • verificare le condizioni di altri sistemi impiantistici che potrebbero portare a un rischio di contaminazione da legionella, per esempio le torri di raffreddamento evaporative, le vasche idromassaggio nelle camere d’albergo, le unità di trattamento aria; 
  • per i sistemi sottoposti a stato di fermo, intervenire con una pulizia completa dell’apparecchiatura e delle reti idriche associate;
  • per quanto riguarda le torri evaporative, mettere sempre in atto gli interventi di pulizia, disinfezione e drenaggio;
  • svolgere le operazioni descritte finora anche se l’impianto è stato precedentemente drenato, in quanto residui e condensa potrebbero favorire lo sviluppo della legionella (sono esclusi da questo passaggio i dispositivi di piccole dimensioni che possono essere asciugati fisicamente).

 

Il nostro blog ha dedicato una rubrica al Covid-19. Per approfondire la tematica, vi consigliamo di leggere alcuni degli articoli più recenti:

FONTI:

  • epicentro.iss.it
  • salute.gov.it
  • iss.it

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