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Inquinamento dell’aria: le conseguenze sulla salute dei bambini

Più del 90% della popolazione mondiale respira aria tossica, sia nelle grandi città che nelle campagne, in Asia quanto in Europea. Questo è quanto emerge dal rapporto “Air pollution and child health: prescribing clean air” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità presentato nel mese di ottobre 2018. Particolarmente preoccupante è l’esposizione all’inquinamento dei bambini, questione che, sempre secondo la massima autorità internazionale di settore, dovrebbe essere una priorità assoluta della sanità pubblica e non soltanto.

La preoccupazione per la salute dei bambini e per le possibili conseguenze del contatto con sostanze tossiche, in questo caso attraverso l’aria, è condivisa da moltissimi genitori. Nonostante i dati siano così preoccupanti, gli esperti non sono pessimisti poiché l’esposizione ad aria pulita per almeno 6 ore nella fase dell’infanzia e dell’adolescenza possono ridurre concretamente i rischi. Come fare? Molte proposte riguardano le scuole dell’obbligo, come quella visionaria e sostenibile dell’architetto Renzo Piano.

Quanto influisce sulla salute dei bambini l’esposizione a sostanze inquinanti?

Sebbene respirare aria inquinata faccia male a tutti, esistono diversi studi che dimostrano come ciò abbia conseguenze più gravi sui bambini. L’OMS stima, a tal proposito, che nel 2016 circa 600.000 bambini con meno di 15 anni siano morti prematuramente proprio a causa delle conseguenze dell’inquinamento, sia all’esterno che dentro gli edifici pubblici e privati.

I bambini risultano più esposti per varie ragioni. Essendo ancora in una fase di sviluppo, molti organi, e in particolare i polmoni, il sistema vascolare e il sistema immunitario, sono più deboli. Inoltre, tendono a respirare più frequentemente e spesso con la bocca, facendo sì che una maggior quantità di aria inquinata entri in circolo senza filtri. Inoltre, soprattutto da piccoli, sono anche più vicini a tubi di scarico e altre fonti inquinanti.

smog conseguenze bambini

Di ssuaphotos/shutterstock.com

Non sono rassicuranti i dati che riguardano l’Italia, raccolti nel rapporto dell’OMS. Infatti, ben il 98% dei bambini con meno di 5 anni è esposto allo smog e vive in aree in cui le concentrazioni di particolato (PM2.5) sono al di sopra dei livelli di sicurezza per la salute (ovvero 10 μg/m³). In media si rilevano 18 μg/m³ al Nord, 16 μg/m³ al Centro e 13 μg/m³ al Sud.

Quali conseguenze per i bambini?

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità, raccogliendo le evidenze scientifiche più aggiornate, ha evidenziato anche quali siano i principali rischi che corre la maggioranza della popolazione e i minori in particolare:
riduzione della funzione polmonare;

  • asma;
  • infezioni acute delle basse vie respiratorie;
  • problemi nello sviluppo neurocomportamentale;
  • obesità;
  • otite;
  • eczema;
  • mal di testa.

Inoltre, è stato osservato come l’esposizione della madre  ad ambienti inquinati durante la gravidanza possa aumentare il rischio di sviluppare alcuni tumori infantili, come leucemie e retinoblastomi. E questo, purtroppo, non è l’unico rischio legato al periodo della gestazione: pare infatti che l’aria inquinata sia responsabile anche di molti parti prematuri e di casi, sempre più frequenti, di bambini di basso peso alla nascita.

inquinamento città

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Come prevenire le conseguenze più gravi?

La situazione fotografata dalle autorità è, dunque, preoccupante, ma è la stessa Organizzazione Mondiale per la Sanità ad individuare le linee guida per arginare il problema. È possibile, infatti, ottenere benefici per la salute futura dei bambini introducendo delle attività, norme e strutture adeguate per la fase critica dell’infanzia e dell’adolescenza.

La gravità della questione e l’esigenza di agire concretamente hanno portato gli Stati europei a stabilire un Piano d’azione europeo per l’ambiente e la salute dei bambini (Cehape) e a firmare, nel 2010, la Dichiarazione di Parma, un insieme di impegni presi collettivamente per tutelare la salute.

Gli esempi di azioni concrete sono molti:

  • evitare di far giocare i bambini all’aperto nei giorni in cui è alto il livello di smog;
  • eliminare le esposizioni al fumo passivo in ambienti chiusi;
  • valutare attentamente qualità e contenuto emissivo delle fonti di inquinamento (compresi arredi e materiali da costruzione) dentro case, scuole, palestre, aree di aggregazione;
  • fare attenzione alle emissioni determinate da oggetti di uso quotidiano come camini, profumatori, ma anche causate dalla cottura dei cibi.

Dal punto di vista di un’azione collettiva, è naturale pensare alla scuola, proprio perché questa fascia anagrafica corrisponde a quella dell’obbligo scolastico. “Una soluzione – spiega il professor Pecorelli – è quella del ricambio d’aria. Alcune recenti ricerche dimostrano che sarebbe sufficiente passare almeno 6 ore al giorno in uno spazio pulito per poter ridurre l’impatto dell’inquinamento sull’organismo.” Esistono già esempi in questo senso: ci sono case popolari, in diverse parti d’Italia che sono state progettate recentemente e che includono impianti di ventilazione meccanica controllata all’avanguardia.

Mentre per quanto riguarda le scuole, resta d’attualità la proposta dell’architetto e senatore a vita Renzo Piano che, nel 2015, ha pubblicato un articolo su Il Sole 24 Ore, ancora citato come modello per una scuola sostenibile e adatta a rispondere alle sfide del presente e del futuro.

scuola renzo piano

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La scuola del futuro, pulita e sostenibile, secondo Renzo Piano

La scuola di Renzo Piano, immaginata insieme allo psicologo Paolo Crepet, al maestro e autore Franco Lorenzoni e debitrice del pensiero di Maria Montessori, non è soltanto un edificio, ma uno spazio di condivisione, sperimentazione e scoperta.

Si sviluppa, infatti, intorno a un grande albero, collocato al centro di un giardino interno su cui si affacciano le aule, ma anche l’auditorium, la palestra, le sale prove, i laboratori, la biblioteca (chiamata evocativamente “torre di libri”) e tutti gli spazi che compongono la struttura.

scuola renzo piano pianta

architetti.com

La sostenibilità è, anche, nella scelta dei materiali: “nel nostro edificio – scrive Renzo Piano – abbiamo deciso di usare il legno, che non è solo bello, sicuro, antisismico e profumato: è innanzitutto energia rinnovabile. Basta piantare alberi per garantire la sostenibilità del progetto: nel giro 20 o 30 anni, dipende dall’essenza, si ha di nuovo l’equivalente del legno usato. Per ogni metro cubo di legno impiegato ci vuole una giovane pianta. Il lavoro lo fanno poi la pioggia, il sole e la terra.” E proprio per affiancare alla dimensione ambientale quella didattica, la proposta è di collocare al pian terreno un contatore che mostri, in diretta, quanta energia consuma e quanto produce la scuola.

Infatti, si immagina che per raffreddare e rinfrescare l’edificio si possa utilizzare la geotermica, mentre gli impianti fotovoltaici presenti sul tetto (considerato uno spazio didattico ed educativo anch’esso) servano a produrre energia.

Può sembrare utopistico, ma la gravità delle conseguenze determinate dall’esposizione all’inquinamento richiede risposte radicali e coraggiose. Se, infatti, c’è la possibilità di garantire un futuro in salute ai bambini e agli adolescenti, questa può trasformarsi in una realtà soltanto in virtù di un’attività di prevenzione a 360° che coinvolga, dunque, sia una dimensione collettiva che una personale. Prevenzione intesa come attenzione al mondo esterno e come tutela della salute individuale dei propri figli.

 

Fonti:

 

OMS, “Air pollution and child health: prescribing clean air” , 2018
epicentro.iss.it
Il Sole 24 Ore

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