Non sono in molti, infatti, a sapere che leucemie, tumori al sistema nervoso centrale e linfomi sono le patologie più diffuse. Ancor meno si sa su come riconoscere queste neoplasie e, soprattutto, come prevenirle affinché la speranza di vita cresca ancora.
Quali sono le cause e i fattori di rischio?
Se da un lato è ormai appurato che la comparsa di carcinomi negli adulti è spesso connessa allo stile di vita, i tumori infantili sono invece riconducibili a cause non del tutto noti. Ciò implica che sia più complicato individuare delle buone abitudini che possano aiutare la prevenzione. Esistono alcune forme tumorali rare come il retinoblastoma o il tumore al rene di Wilms che sono determinate da mutazioni genetiche individuate, ma si tratta di casi circoscritti.
L’Associazione Italiana registri tumori (Airtum), invece, ha raccolto una rassegna dei principali studi in materia per individuare quali possono essere i principali fattori di rischio per i bambini:
- Radiazioni ionizzanti. È stato dimostrato che questa è una delle cause di un aumento dell’incidenza della leucemia. Gli esempi più evidenti riguardano il periodo successivo all’esplosione della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki e all’incidente di Chernobyl. Tuttavia, sebbene esistano studi contrastanti, c’è chi ipotizza che vi siano alcuni rischi “quotidiani” che spiegano una piccola parte dell’incidenza tumorale. Secondo lo stesso rapporto dell’Airtum, infatti, per la maggior parte della popolazione i problemi potrebbero derivare da esami radiografici e radioterapia.
- Fumo di tabacco. Il rapporto tra neoplasie pediatriche e fumo passivo è stato ampiamente studiato: emerge un nesso causale tra l’abitudine all’uso di sigarette da parte del genitore e l’incidenza di epoblastomi. Resta invece incerta la connessione con altre tipologie tumorali pediatriche.
- Inquinamento chimico e da polveri. Anche in questo caso, siamo di fronte ad un argomento fonte di ampio dibattito nella comunità scientifica. I risultati non sono sempre coerenti, ma l’IARC afferma che esiste un’associazione tra linfomi non-Hodgkin e l’esposizione a solventi nei genitori. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che esista una correlazione tra l’uso (anche domestico) di pesticidi e una maggiore incidenza di tumori del sistema nervoso centrale e linfomi.
- Cause infettive. La fonte di alcune neoplasie pediatriche sono da ricercarsi tra i virus. In particolare, l’Epstein-Barr virus causa un terzo dei linfomi non-Hodgkin, il virus dell’epatite B e C determina molti casi di cirrosi e carcinomi del fegato, virus dell’immunodeficienza umana (HIV) influisce sul rischio di sviluppare tumori conseguenza di altre infezioni.
Esistono anche altri fattori quali l’elevata età della madre (ambito nel quale recenti studi ci forniscono segnali incoraggianti), l’assunzione di alcol in gravidanza, la terapia con determinati medicinali, tuttavia gli studi fino ad ora realizzati hanno evidenziato alcuni limiti e non è, quindi, possibile determinare in maniera certa quale sia il concreto nesso causa/effetto tra questi elementi e i tumori infantili. Inoltre, queste osservazioni ci permettono di sottolineare l’importanza della ricerca: unico strumento a disposizione per curare queste patologie ed assicurare al bambino una vita più lunga e sana.
Quali sono i tumori infantili più diffusi?
La leucemia
Sebbene vi siano dei segnali incoraggianti, la tipologia di tumore infantile più diffuso in tutta Italia è, ancora, la leucemia. La malattia si sviluppa dalle cellule immature del bambino che producono globuli rossi, globuli bianchi e piastrine nel midollo osseo. Da questo tessuto, la neoplasia si diffonde poi ad altri organi come la milza o il fegato. Tra i diversi tipi di leucemia, quella più diffusa è denominata “linfoblastica acuta”. Ha origine da un tipo particolare di globuli bianchi, i linfociti appunto, che “invadono” il sangue, il midollo osseo e altri organi indebolendo il corpo. La leucemia linfoblastica acuta, spesso abbreviata semplicemente in LLA, colpisce soprattutto i bambini tra i 2 e i 5 anni.
I sintomi compaiono presto e coincidono con l’ingresso delle cellule malate nel sangue dove, progressivamente, andranno a sostituire quelle sane. Il calo di globuli rossi fa sì che il bimbo sia spesso stanco e fiacco. Altri segnali di una possibile malattia sono infezioni, febbre, dolori alle ossa o alle articolazioni, facilità di sanguinamento, perdita di appetito e di peso, mal di testa, nausea e ingrossamento della milza e dei linfonodi.
La prima cosa da fare è confrontarsi con il proprio pediatra che, grazie ad una visita medica completa, saprà guidare la famiglia, indicare eventuali esami di approfondimento per affinare la diagnosi e, se necessario, proporre una terapia.
I tumori del sistema nervoso centrale
Il 20% delle neoplasie pediatriche interessa il sistema nervoso centrale. Le cellule che sviluppano la malattia sono, generalmente, astrocitomi, medulloblastomi/PNET, gliomi ed ependimomi, e si localizzano in differenti aree del cervello. Questa tipologia tumorale colpisce soprattutto i bambini con meno di 8 anni oppure tra i 10 e i 12 anni. La sopravvivenza è, al giorno d’oggi, stimata tra il 60 e il 65%.
I sintomi del tumori infantili al sistema nervoso centrale dipendono dalla collocazione del carcinoma: in alcuni casi, vi sono i segnali dell’ipertensione accompagnati da cefalea e vomito, posture particolari del capo; in altri, invece, potrebbero comparire crisi epilettiche, alterazioni del comportamento o disturbi neuropsicologici.
Infine, il tumore spinale, che rientra sempre nella famiglia delle neoplasie del sistema nervoso centrale, è ancora più complesso da individuare: l’unico segnale riconosciuto è un dimagrimento graduale del bambino entro il primo compleanno, legato ad un calo dell’appetito.
Linfoma di Hodgkin e Linfoma di non Hodgkin
Secondo quanto riportato dall’Airc, il terzo tumore infantile più diffuso è il linfoma. Distinguiamo due forme principali e differenti: il Linfoma di Hodgkin ed il Linfoma di non Hodgkin. La prima tipologia ha maggiore incidenza tra bambini e ragazzi in età scolare, ma è diffuso anche tra gli adulti tra i 20 e i 30 anni, e oltre i 70 anni. La neoplasia coinvolge il sistema linfatico, responsabile in parte della difesa dell’organismo dai fattori esterni e di una corretta circolazione dei fluidi. Dal momento che il tessuto linfatico è presente in tutto il corpo, il tumore si può sviluppare in organi diversi, ma è più probabile che attecchisca prima nella parte alta del corpo: braccia, torace e collo. L’ingrossamento dei linfonodi può essere spia della malattia, ma non è l’unico sintomo. Infatti, può essere associato a febbre, sudorazione notturna, perdita di peso e prurito.
Il Linfoma non Hodgkin si differenzia poiché presenta tosse, distress respiratorio e tumefazione addominale, anche con volume considerevole.
I tumori pediatrici in cifre
L’Airtum ha monitorato impatto, cause ed effetti delle varie tipologie pediatriche di cancro tra il 2003 e il 2008, e ha raccolto i dati nel rapporto “I tumori dei bambini e degli adolescenti”. Ogni anno, vengono diagnosticati 164 nuovi casi ogni milione di bambini (0-14 anni) e 264 ogni milione di adolescenti (15-19 anni).
Buone notizie vengono dalla lotta contro la leucemia linfoblastica acuta: le diagnosi, infatti, calano del 2% all’anno circa, in maniera costante dal 1995. Al contrario, crescono annualmente dell’8% tra gli adolescenti i casi di tumore della tiroide. Complessivamente, riporta ancora l’Airtum, l’andamento dell’incidenza tumorale sia tra i bambini che tra gli adolescenti è stazionario. Per quanto riguarda il futuro, si stima che tra il 2016 e il 2020 verranno diagnosticati 7.000 nuovi casi di tumore da i bambini e 4.000 tra gli adolescenti.
Come anticipato, il dato più rassicurante è quello che illustra la sopravvivenza dei pazienti a 5 anni dalla diagnosi: nel periodo tra il 2003 e il 2008 è cresciuta fino a raggiungere l’82% tra i bambini e l’86% tra gli adolescenti. Il gruppo di tumori per cui è stato osservato un miglioramento più sensibile è quello delle leucemie: non solo calano le diagnosi, ma le guarigioni sono aumentate del 15%.
Buone notizie dalla ricerca: dai tumori infantili si guarisce sempre di più
L’attenzione e i finanziamenti dedicati a questo ambito di ricerca crescono regolarmente. In alcuni casi, la sopravvivenza alla leucemia supera il 90% delle diagnosi, un risultato frutto di una terapia ben organizzata. Un ulteriore fattore positivo è l’aumento di trapianti di midollo che ha dato buoni risultati.
L’obiettivo per il futuro è migliorare ancora l’aspettativa di vita dei bambini colpiti da tutti i tipi di tumore infantile: gli sforzi sono oggi concentrati sui casi di neoplasie del sistema nervoso centrale, attraverso l’impiego di strumenti come la radioterapia protonica e l’immunoterapia.
Una seconda strada per la ricerca è quella orientata ad evitare l’insorgenza di una nuova neoplasia nei soggetti guariti da un tumore infantile: le prime ricerche in questo senso hanno l’obiettivo di elaborare una strategia efficace per assicurare un futuro libero dalla malattia ai bambini che hanno superato la leucemia.
Sebbene i risultati siano incoraggianti, la lotta contro i tumori infantili non è vicina alla conclusione. Ciascuno può fare la sua parte: da un lato sostenendo la ricerca, dall’altro imparando a riconoscere i segnali preoccupanti e coltivando una cultura della prevenzione. È vero, infatti, che oggi 8 bambini su 10 guariscono, tuttavia si potrebbero essere di più se ci fossero più diagnosi precoci e l’accesso alle migliori cure fosse per tutti. Non facciamoci scoraggiare da tempi di attesa lunghi o da costi elevati per gli esami: da questo punto di vista può giungere un supporto dalla sanità integrativa, polizze come Protezione Famiglia Ragazzi, promossa da UniSalute per i ragazzi tra i 4 e i 18 anni, garantisce il supporto costante di un pediatra che saprà seguire lo sviluppo e la crescita del bambino. Prevenzione e ricerca sono i migliori strumenti che abbiamo a disposizione, quindi, perché non usarli?
Nessun commento