Disprassia: comprendere le sfide di questo disturbo

La disprassia è un disturbo neurologico facente parte delle neurodivergenze che incide sullo sviluppo delle capacità motorie e sulla coordinazione, influenzando il movimento fisico e molti altri aspetti della vita quotidiana, dell’apprendimento e dell’interazione sociale. Questa problematica, spesso misconosciuta o confusa con altre condizioni, rappresenta una sfida significativa per coloro che ne sono affetti, ed è caratterizzata da una complessità che va oltre le semplici difficoltà nel moto. 

In questo articolo esploreremo le sfaccettature e le implicazioni di questa condizione, dalla comprensione delle sue cause e sintomi, fino alle strategie di gestione e supporto.

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Che cos’è la disprassia? 

La disprassia è un disturbo dello sviluppo motorio che rende difficile portare a termine gesti, anche semplici, poiché influenza la capacità di una persona di pianificare e coordinare i movimenti fisici. Non si tratta però di una questione di abilità motorie: la disprassia è una problematica complessa che interessa l’esecuzione di sequenze strutturate di movimenti. Le persone disprassiche possono infatti avere complicazioni con azioni che per molti risultano automatiche e scontate, come allacciare le scarpe, scrivere a mano o andare in bicicletta.

La disprassia è classificata come una forma di neurodivergenza, un termine che descrive una varietà di condizioni in cui il funzionamento neurologico si discosta da quello considerato tipico. Le neurodivergenze includono disturbi come l’autismo, la sindrome di Asperger, la dislessia, l’ADHD e, appunto, la disprassia. 

I sintomi della disprassia variano notevolmente da individuo a individuo e possono cambiare o evolversi nel tempo. Nei bambini, questo disturbo si manifesta inizialmente come un ritardo nello sviluppo delle abilità motorie di base, ad esempio gattonare o camminare

L’impatto della disprassia sulla crescita

Man mano che cresce, il bambino disprassico si trova ad affrontare difficoltà nella coordinazione motoria, in quella occhio-mano, problematiche di equilibrio, e impedimenti nell’esecuzione di compiti che richiedono abilità come quelle che coinvolgono i piccoli muscoli delle dita o dei polsi. 

Oltre alle complicazioni già citate, la disprassia influenza anche altre aree, da quelle organizzative, fino a interessare il pensiero sequenziale. Ciò, come si può immaginare, ha un impatto significativo sull’apprendimento e sulle attività quotidiane: schedulare il proprio tempo, gestire le attività – per esempio quelle scolastiche – o anche semplicemente avere il pieno controllo della propria routine quotidiana diventa molto più impegnativo.

C’è tra correlazione tra disprassia e dislessia?

La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento che incide sulla capacità di leggere e comprendere la scrittura. Caratterizzata da difficoltà nell’elaborazione del linguaggio scritto, questa condizione si manifesta principalmente attraverso problemi di “codifica e decodifica”, ovvero nella trasformazione dei suoni linguistici in lettere e parole, e viceversa. 

Nonostante la disprassia e la dislessia siano disturbi distinti, condividono alcuni sintomi comuni, rendendo talvolta sfumate le linee di demarcazione tra i due. Entrambi possono infatti influenzare le abilità scolastiche e quotidiane, come la scrittura a mano e l’organizzazione. Ad esempio, sia i bambini con disprassia che quelli con dislessia possono presentare una scrittura disordinata e incontrare difficoltà nella gestione delle attività di routine.

Uno studio pubblicato sul Journal of Child Neurology ha esplorato le intersezioni tra questi due disturbi, analizzando le caratteristiche cliniche di bambini con disprassia e dislessia. Lo studio ha incluso 71 bambini con disprassia e 114 con dislessia, di cui 29 affetti da entrambi i disturbi. I risultati hanno evidenziato che i bambini con disprassia presentavano maggiori difficoltà nella pianificazione del linguaggio e nelle attività quotidiane rispetto a quelli con solo dislessia. 

Questi risultati sottolineano l’importanza di considerare la disprassia non solo come un disturbo isolato, ma come parte di un quadro neuroevolutivo più ampio, che richiede un approccio completo nella valutazione e nel trattamento.

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Le cause e i fattori di rischio della disprassia

Secondo gli esperti della Queen Mary University di Londra, la causa esatta della disprassia non è completamente nota e potrebbe quindi non esserci una singola motivazione a cui imputarla. 

Tuttavia, secondo alcune ricerche, riportate dalla Queen Mary University, la disprassia potrebbe emergere da un intreccio di elementi genetici e ambientali che influenzano la crescita neurologica del feto e del neonato. Anomalie nello sviluppo delle connessioni neurali nel cervello durante la gravidanza sono considerate un elemento chiave nella formazione di questa condizione. Queste irregolarità possono derivare da una varietà di fattori, ancora per lo più incerti.

Diagnosi e identificazione della disprassia

La diagnosi di questa condizione non è sempre immediata, poiché i suoi sintomi si confondono con quelli di altri disturbi dello sviluppo – come i deficit di attenzione e iperattività o i disturbi del linguaggio e della comunicazione. Generalmente, il processo inizia con l’osservazione dei genitori o degli insegnanti, che notano ritardi nella maturazione motoria o difficoltà nello svolgimento di attività quotidiane. Un pediatra o un medico specializzato potranno quindi successivamente esaminare il bambino attraverso una serie di test e valutazioni, che includono esami fisici, prove neuropsicologiche e, in alcuni casi, risonanze magnetiche per escludere altre condizioni.

La diagnosi si basa su un’attenta valutazione delle abilità motorie del bambino e della sua storia di crescita. Gli specialisti prendono in considerazione vari fattori, come l’età in cui il bambino dovrebbe normalmente raggiunge i traguardi dello sviluppo motorio, la sua capacità di svolgere compiti di routine e la presenza di eventuali altre complicazioni nell’apprendimento o nel comportamento.

L’importanza di identificare precocemente la disprassia 

Uno studio del 2022 sul tema ha sottolineato l’importanza dell’individuazione tempestiva della disprassia durante gli anni scolastici. I risultati della ricerca hanno mostrato infatti un forte legame tra il benessere dei giovani adulti e la percezione che avevano del livello di riconoscimento e comprensione della loro difficoltà mostrato dagli insegnanti a scuola. L’identificazione precoce della disprassia tra la popolazione in età scolare è quindi uno strumento prezioso per evitare conseguenze negative in seguito. Per raggiungere questo traguardo, gli insegnanti necessitano di formazione specifica che li aiuti a riconoscere i comportamenti indicativi di questa neurodivergenza, e per fornire agli studenti coinvolti un ambiente sociale e di apprendimento supportivo e includente, consentendo ai bambini di prosperare emotivamente, raggiungere traguardi accademici e contenere eventuali problemi di salute mentale in futuro.

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Trattamento e gestione della disprassia

Dal momento che non esiste un trattamento unico per far fronte alla disprassia, la sua gestione  è basata su una combinazione di terapie e supporti, e su interventi personalizzati che mirano a migliorare le abilità cinetiche e a offrire delle soluzioni concrete per gestire i disagi quotidiani.

  • Terapia occupazionale: mediante esercizi specifici, i terapisti occupazionali assistono i bambini nel perfezionare le loro competenze motorie, l’armonizzazione dei movimenti e la capacità di affrontare le routine giornaliere. Le sessioni comprendono attività per affinare la calligrafia, migliorare la sincronizzazione occhio-mano e rafforzare le abilità pratiche di autogestione e controllo.
  • Fisioterapia: la fisioterapia si concentra sul potenziamento della forza muscolare, dell’equilibrio e della coordinazione generale. Attraverso esercizi specifici, i fisioterapisti lavorano per migliorare la mobilità e la fluidità dei movimenti.
  • Supporto educativo: gli insegnanti e gli esperti nel campo dell’educazione possono implementare metodi didattici personalizzati per supportare gli studenti disprassici. Questo approccio prevede l’integrazione di tecnologie avanzate nell’insegnamento, l’adeguamento dei compiti scolastici alle esigenze specifiche degli studenti e la concessione di tempo supplementare per completare le attività. 
  • Consulenza e supporto psicologico: la disprassia ha un impatto significativo sull’autostima e sul benessere emotivo. In questo contesto, la consulenza psicologica diventa uno strumento prezioso, sia per i bambini che per gli adulti. Attraverso la terapia, è possibile sviluppare strategie efficaci per gestire la frustrazione e rafforzare la fiducia in se stessi. L’obiettivo primario del supporto psicologico è identificare e valorizzare i punti di forza individuali, incoraggiando una visione più positiva di sé, con un conseguente miglioramento nelle capacità e soprattutto nella volontà di affrontare le difficoltà legate alla disprassia. 
  • Supporto familiare e comunitario: il supporto fornito dalla famiglia e dalla società riveste un ruolo fondamentale nel percorso di chi vive con questo disturbo. Per i genitori, è prezioso acquisire conoscenze su strategie efficaci per assistere il proprio figlio nel suo sviluppo. Questo include l’adozione di metodi facilmente ripetibili e applicabili per migliorare la coordinazione motoria e le abilità pratiche, nonché il sostegno emotivo e l’incoraggiamento costante. Parallelamente, la comunità stessa svolge un ruolo attivo, offrendo programmi e attività specificamente progettati per bambini che convivono con la disprassia – tra questi esistono i gruppi di gioco, le attività sportive adattate e i workshop educativi, tutti mirati a promuovere l’inclusione e a stimolare lo sviluppo sociale, emotivo e fisico dei bambini.
    ​​Un studio del 2021 sui bambini e gli adolescenti con disprassia ha sottolineato l’importanza di considerare le esperienze vissute e le preferenze dei soggetti stessi nella progettazione dei servizi. La ricerca ha evidenziato come i bambini con questo disturbo descrivano una discrepanza tra le loro abilità e gli standard di prestazione richiesti per lo svolgimento delle attività quotidiane, portando a svariate conseguenze negative, tra cui una valutazione negativa di sé, bullismo ed esclusione. Di fronte a queste difficoltà, i bambini hanno descritto le strategie creative e di successo che hanno adottato e i supporti a cui hanno fatto ricorso, tra cui l’assistenza – per esempio di genitori, amici e insegnanti –, la focalizzazione sui propri punti di forza e talenti, l’accettazione e la comprensione delle proprie differenze, un atteggiamento proattivo, l’impostazione di obiettivi personali, l’autoesclusione da alcune attività social ritenute troppo difficoltose, l’uso dell’umorismo costruttivo, il ridimensionamento in costrutto sociale delle aspettative di prestazione e il ricorso all’amicizia come motore principale del divertimento.

Un approccio integrato e olistico alla disprassia, che combina terapie personalizzate e supporto educativo, può dunque fare una grande differenza nella gestione del disturbo.


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