Un altro periodo particolarmente delicato è quello delle festività natalizie e di Capodanno. Non è raro, infatti, che le persone siano tristi e angosciate, in preda a sensazioni molto negative, che sfiorano la depressione, a Natale. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Chiara Bastelli, psicologa e psicoterapeuta, per capire meglio cosa accade e quali consigli possiamo seguire.
Da cosa può dipendere la depressione a Natale?
Le feste, in particolare quelle di Natale, possono essere un momento difficile per molte persone. L’euforia generalizzata, commenta la psicologa, ci fa quasi sentire ‘in obbligo’ di essere felici, aumentando lo stress e una sorta di ansia da prestazione. “Durante le festività crescono anche gli impegni sociali e ci sono più occasioni per riunirsi con la famiglia. Questi incontri, sebbene nella maggior parte dei casi portino gioia, rischiano però di far emergere anche tensioni e problemi, andando a gravare sul carico emotivo di un periodo molto intenso. In particolare per le famiglie separate, le persone sole, gli anziani cagionevoli di salute e per chi vive un lutto, il periodo delle feste rischia di amplificare i sentimenti negativi e i pensieri poco ottimisti”.
Depressione a Natale: i consigli della psicologa per combatterla
La fine dell’anno che si avvicina di solito porta con sé la tentazione di fare bilanci: quali obiettivi ho raggiunto? Quali ho mancato? Posso considerarmi felice? Preoccupazioni e ansie possono avere ripercussioni anche sul nostro benessere fisico, precisa la psicologa. Non è raro, infatti, che in questo periodo aumentino i mal di testa, l’insonnia, la spossatezza e un generale sentimento di malinconia. Questi sintomi sono tipici anche della depressione vera e propria, sebbene (è giusto sottolinearlo) nel nostro caso non si stia parlando di una vera e propria patologia clinica, ma di uno stato che insorge soltanto durante questo periodo.
La psicologia fa inoltre riferimento alla ‘depressione sociale’, che sarebbe l’infelicità causata da relazioni non sicure che portano a sentimenti di esclusione e non accettazione.
“Quest’anno ci troveremo a vivere un Natale per certi versi ancora più difficile del solito. La pandemia ha sconvolto le nostre routine, e un forte senso di incertezza aleggia anche attorno a ciò che sarà delle prossime feste.. Questo contribuisce ad alimentare l’ansia e a farci vivere con poca serenità il periodo che sta iniziando. Per fortuna, però, ci sono alcuni stratagemmi e accorgimenti che possiamo adottare per far fronte a queste difficoltà”. Vediamoli insieme.
Accettare i sentimenti tristi o negativi
Il primo passo, secondo l’intervistata, è quello di “ricordarsi che sentirsi tristi o lievemente ansiosi è normale. Si tratta di una reazione comune e piuttosto diffusa che non deve far sentire nessuno inadeguato”. Naturalmente, aggiunge la psicologa, se tutto ciò compromette la quotidianità o il normale svolgimento delle azioni quotidiane, è bene richiedere il supporto di uno psicoterapeuta.
Ridefinire l’immaginario: un nuovo “Natale ideale”
Per affrontare nel migliore dei modi il senso di tristezza, aggiunge Bastelli, “è utile inoltre che ciascuno ridefinisca il proprio immaginario di com’è il ‘Natale ideale’. Spesso pensiamo alle feste come a un momento idilliaco, in cui tutto deve rispondere al nostro ideale – il pranzo da dieci portate, la famiglia che sorride felice, i regali bellissimi sotto l’albero. La realtà è più complessa di così, è difficile raggiungere certi standard. Possiamo dunque concentrarci sugli aspetti che davvero ci rendono felici, e che per ciascuno di noi possono essere diversi. Per alcuni sarà avere l’occasione di stare con gli affetti più cari, per altri pensare a una sorpresa per una persona speciale, per altri ancora dare sfogo alla fantasia realizzando decorazioni fatte in casa o sperimentando una nuova ricetta, oppure semplicemente prendersi del tempo per stare bene con se stessi. Il Natale perfetto non esiste, ciascuno di noi può costruire la versione migliore per sé”.
Lavorare sulla gratitudine
Un altro suggerimento è di allenarsi a provare gratitudine. “La psicologia insegna che spesso la felicità è legata più al modo in cui noi viviamo e interpretiamo ciò che ci accade che alla reale portata degli eventi che viviamo. Per cui il periodo di Natale può essere un buon momento per sforzarsi di riconoscere, al di là degli obblighi e delle convenzioni sociali, ciò che c’è di buono nella nostra vita e per imparare a gioire di ciò che abbiamo, invece che a disperarci per ciò che vorremmo avere”.
Coltivare le relazioni che ci fanno stare bene
Come sappiamo, i rapporti con le altre persone possono essere fonte sia di piacere, sia di angoscia, rabbia, tristezza. “Le buone relazioni possono farci sentire bene – precisa la psicologa – migliorando le nostre difese immunitarie e la nostra tolleranza allo stress, mentre quelle cattive possono provocare peggioramenti alla nostra salute, soprattutto se stiamo combattendo delle malattie. Quando vediamo che i nostri cari partecipano emotivamente alla nostra vita, di solito ci sentiamo più sicuri, perché sappiamo di contare su persone che ci amano e ci sostengono nel momento del bisogno. Questi supporti relazionali sono particolarmente importanti per chi attraversa momenti di malattia fisica o mentale”.
Ci sono, infatti, diversi studi che dimostrano come, ad esempio, persone ricoverate con patologie cardiache siano più esposte a crisi e complicazioni quando sono lasciate sole nelle loro abitazioni o negli ospedali, rispetto a quelle che possono contare sul sostegno pratico ed emotivo di qualcuno a loro vicino. “Per sentirsi meno giù di morale e scongiurare il rischio di uno stato di depressione a Natale, dunque, potrebbe essere utile fare un’opera di prevenzione, dedicando un po’ di tempo alle relazioni che ci fanno stare bene o a chi, tra i nostri conoscenti, forse si potrebbe sentire molto gratificato nell’accorgersi che ci ricordiamo di lui, anche solo con una telefonata che lo faccia sentire meno solo. Il benessere non deriva tanto dall’avere molti contatti sociali, ma dalla qualità delle relazioni che permettono di far sentire accettati. Probabilmente tali reazioni sono determinate da bisogni che partono dall’uomo primitivo, che necessitava di vivere in gruppo per riuscire a far fronte alle minacce ambientali e garantire la sopravvivenza della specie, per cui l’esclusione dal gruppo corrispondeva alla morte. Oggi per fortuna non viviamo più in queste condizioni, ma il nostro cervello continua a vivere come una minaccia il senso del rifiuto, svelando come la connessione sia un bisogno fondamentale dell’uomo”.
Con l’aiuto della dottoressa Bastelli, abbiamo visto quindi da cosa può dipendere il carico emotivo e psicologico che alcuni di noi avvertono durante le festività natalizie, e quali sono alcuni approcci e comportamenti che possono aiutarci in modo concreto a rendere questo periodo più sereno, sia per noi che per i nostri cari. È capitato anche a voi di sentirvi tristi o angosciati durante le feste?
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