La legge italiana prevede delle misure che hanno l’obiettivo di permettere ai neo papà e alle neo mamme di dedicare alcuni giorni o mesi alla cura dei propri figli, nel periodo immediatamente successivo alla nascita del piccolo, all’inizio dell’adozione o del periodo d’affido. Se è più noto e riconosciuto il fatto che il congedo di maternità obbligatorio permetta alle mamme di stare a casa dal lavoro per cinque mesi (che si possono estendere), il tempo “concesso” ai papà è molto inferiore. Tuttavia, esistono forme di congedo di paternità obbligatorie e facoltative. Vediamo dunque in cosa consistono, a chi sono rivolte e come fare richiesta.
Congedo di paternità: aggiornamenti e modalità di richiesta per il 2024
Il congedo di paternità continua a rappresentare un importante diritto per i neo-papà lavoratori dipendenti, sia nel settore pubblico che privato. Anche per l’anno 2024, la normativa conferma il diritto a 10 giorni di astensione dal lavoro, interamente retribuiti, senza introdurre modifiche sostanziali rispetto all’anno precedente.
Come funziona il congedo di paternità nel 2024?
I giorni di congedo di paternità rimangono fissati a 10, mantenendo la stessa durata degli anni precedenti. Questo periodo di astensione dal lavoro è concesso ai padri in occasione della nascita del figlio e può essere fruito a partire dai due mesi precedenti la data presunta del parto fino ai cinque mesi successivi alla nascita. In caso di parto plurimo, il congedo si estende a 20 giorni.
Il congedo di paternità è riconosciuto come un diritto autonomo del padre, indipendente dal congedo di maternità della madre, e non richiede la rinuncia di alcun giorno da parte di quest’ultima. È importante sottolineare però che questa tutela è specifica per i lavoratori dipendenti e non si applica ai lavoratori autonomi o a quelli iscritti alla Gestione Separata.
Modalità di richiesta del congedo di paternità nel 2024
Per fruire del congedo, i neo-papà devono informare il proprio datore di lavoro del periodo di astensione almeno 5 giorni prima dell’inizio dello stesso, indicando anche la data presunta del parto. Nel caso in cui sia l’INPS a erogare direttamente l’indennità, la domanda deve essere presentata online attraverso il servizio dedicato, rivolgendosi al Contact Center o rivolgendosi a enti di patronato e intermediari dell’Istituto.
I lavoratori dipendenti del settore pubblico, invece, devono inoltrare la richiesta di congedo direttamente alla pubblica amministrazione presso cui sono impiegati.
Altre forme di tutela per i neopapà: il congedo parentale
Nel 2024, il congedo parentale – il diritto per i genitori lavoratori dipendenti di di astenersi dal lavoro per prendersi cura dei propri figli fino al compimento dei 12 anni di età – si arricchisce di una novità significativa: per i genitori di bambini di età inferiore ai 6 anni, il periodo di astensione facoltativa dal lavoro – che fino a oggi copriva un massimo di 10 mesi, estendibili a 11 se il padre decide di usufruirne per almeno tre mesi – viene allungato di un ulteriore mese, con un’indennità retributiva elevata all’80% dello stipendio. Questa misura, introdotta dalla Legge di bilancio, mira a sostenere le famiglie nel contesto di una crescente denatalità, offrendo un supporto concreto a mamme e papà nel delicato equilibrio tra vita lavorativa e familiare.
Cambiamenti rilevanti per il 2024
Per il solo anno 2024, il governo ha quindi deciso di estendere di un mese il congedo parentale, garantendo un’indennità pari all’80% della retribuzione per i genitori che hanno terminato la fase obbligatoria di congedo di maternità e paternità dopo il 31 dicembre 2023. Questa misura si applica ai genitori con figli fino a sei anni di età e rappresenta un passo importante verso il sostegno alla genitorialità e la promozione della parità di genere nel contesto lavorativo e familiare.
La richiesta di congedo parentale deve essere inoltrata all’INPS attraverso il portale dell’istituto, in modalità telematica. Il datore di lavoro anticiperà l’indennità, che verrà poi regolata con l’INPS.
Il ruolo del welfare aziendale nel supporto al congedo di paternità
Nonostante l’Italia abbia compiuto passi avanti nell’ampliamento dei giorni di congedo di paternità garantiti per legge, il nostro Paese si colloca ancora dietro ad altri in termini di supporto alla paternità. In questo contesto, numerose aziende stanno prendendo l’iniziativa per colmare questa lacuna, offrendo ai propri dipendenti uomini condizioni più favorevoli, come il riconoscimento dell’indennità piena durante i giorni di congedo. Questa pratica evidenzia un trend crescente tra le imprese di valorizzare il welfare aziendale come strumento per promuovere un equilibrio tra responsabilità lavorative e familiari, riconoscendo l’importanza sia del ruolo materno che di quello paterno.
Le politiche di welfare aziendale, oltre a sostenere direttamente i dipendenti, offrono alle aziende la possibilità di accedere a incentivi fiscali, rendendo questa scelta vantaggiosa anche dal punto di vista economico.
Oltre al congedo di paternità, le aziende possono esplorare diverse forme di supporto per i propri dipendenti, come la facilitazione del rientro al lavoro dopo la nascita di un figlio, la creazione di asili nido aziendali o la fornitura di servizi di assistenza domiciliare e sanitaria. Un esempio concreto è il piano assicurativo UniSalute PMI Bronzo, pensato per rispondere alle necessità sanitarie dei lavoratori di piccole e medie imprese, coprendo spese mediche essenziali e garantendo servizi di prevenzione, visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici, oltre a prestazioni odontoiatriche. Queste iniziative dimostrano come il welfare aziendale possa diventare un pilastro fondamentale nel supporto ai dipendenti, contribuendo a una maggiore soddisfazione e benessere complessivo.
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