L’anoressia nervosa (o semplicemente anoressia) è un disturbo alimentare molto serio, che colpisce soprattutto le donne in giovane età. Le persone che ne soffrono si sottopongono a forti restrizioni alimentari con l’intento di dimagrire, e la malnutrizione a cui vanno incontro può causare effetti collaterali gravi, anche fatali.
La pandemia di Covid-19, a causa di fattori come la paura del contagio, il distanziamento dagli altri e l’isolamento, ha portato a un aumento dei disturbi alimentari come l’anoressia. Cerchiamo quindi di capire che cos’è questa malattia, quali sono i suoi sintomi e come e perché il Coronavirus ha influito negativamente.
Che cos’è l’anoressia nervosa
Prima di scoprire che impatto abbia avuto il Covid-19 sull’anoressia, facciamo luce su questo disturbo per comprendere meglio di cosa si tratta.
L’anoressia nervosa è una malattia che colpisce in prevalenza il sesso femminile e che tende a manifestarsi tra i 15 e i 19 anni, sebbene si stia osservando un incremento dei casi a esordio precoce. Come indica il Ministero della Salute, solo nel 5-10% dei casi riguarda gli uomini, anche se in tempi recenti il problema sta diventando comune anche nel sesso maschile.
Chi soffre di questa patologia ha una forte paura di ingrassare e una percezione distorta di sé e del proprio peso. Questo induce la persona a seguire rigide restrizioni dietetiche, a indurre il vomito per espellere quanto mangiato e a praticare una smodata attività fisica per dimagrire.
Come si manifesta l’anoressia nervosa
La malattia fa parte dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, e si manifesta con sintomi sia di tipo fisico che psichico. Tuttavia, non è sempre facile rendersi conto che una persona soffre di anoressia, perché chi ha questo problema cerca di nasconderlo camuffando la propria condizione fisica, ad esempio con abiti larghi che nascondano la magrezza, oppure mentendo su cosa mangia.
Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5 2014), l’anoressia nervosa si distingue in due forme:
- quella restrittiva dove la perdita di peso avviene attraverso dieta, digiuno ed eccessiva attività fisica;
- quella con abbuffate e conseguenti condotte di eliminazione del cibo ingerito come induzione del vomito, uso di lassativi e diuretici.
Il secondo tipo presenta delle similitudini con la bulimia. A differenza dell’anoressia, però, in genere nella bulimia l’individuo ha un peso normale o superiore alla norma.
Segnali comportamentali dell’anoressia: i “campanelli d’allarme”
Ecco alcuni segnali comportamentali che possono rivelare la presenza di anoressia:
- limitare molto l’assunzione di cibo, saltare i pasti, evitare totalmente gli alimenti grassi;
- alzarsi da tavola per andare a vomitare;
- calcolare ossessivamente le calorie contenute nei cibi;
- mentire su quanto si è mangiato;
- pesarsi continuamente;
- fare un eccessivo esercizio fisico;
- usare farmaci che aiutano a eliminare i liquidi, come lassativi e diuretici, oppure farmaci che riducono il senso di fame.
Pesarsi, guardarsi continuamente allo specchio, misurarsi sono tutti comportamenti che rientrano nel cosiddetto “controllo corporeo”. Le persone che soffrono di anoressia, infatti, tendono a vedere nella magrezza un modo per essere maggiormente apprezzate e considerano la perdita di peso come un fatto positivo. Questo perché hanno una visione distorta di sé e si vedono grasse anche se sono magrissime.
L’anoressia, inoltre, è spesso associata a problematiche come:
- scarsa autostima;
- ansia;
- depressione;
- abuso di alcol;
- autolesionismo.
I principali sintomi fisici dell’anoressia
Dopo aver visto i principali segnali comportamentali che possono suggerire la presenza di anoressia nervosa, scopriamo alcuni dei sintomi fisici che questo disturbo può portare. L’anoressia tende infatti a causare, ad esempio:
- un’eccessiva diminuzione del peso corporeo;
- vertigini e svenimenti;
- cefalea;
- assottigliamento e caduta dei capelli;
- pelle secca;
- pallore alle estremità, dovuto alla lenta circolazione del sangue;
- irregolarità mestruale o, addirittura, assenza di mestruazioni;
- bassa pressione sanguigna;
- forte stanchezza;
- sensazione di freddo;
- denti erosi a causa del vomito indotto.
Anoressia nervosa: le cause
Le cause che provocano l’anoressia nervosa non sono ben chiare. La maggior parte dei medici è concorde nel ritenere che si tratti di una combinazione di più elementi di tipo psicologico, ambientale, biologico e genetico. Riassumiamo i principali.
Fattori psicologici
Tra i fattori psicologici citiamo la preoccupazione per il futuro, la difficoltà a gestire lo stress, l’eccessivo perfezionismo, la presenza di una personalità ossessivo-compulsiva, la tendenza a disturbi quali ansia e depressione.
Fattori ambientali
Tra i fattori ambientali segnaliamo, ad esempio, l’esaltazione della magrezza, tipica della cultura occidentale, la pressione scolastica, ma anche l’aver vissuto eventi stressanti e l’aver subito abusi. I cambiamenti ormonali, lo stress e la bassa autostima che spesso caratterizzano la pubertà possono inoltre favorire l’anoressia nei soggetti predisposti.
Aspetti biologici e genetici
Per quanto riguarda gli aspetti biologici e genetici, ci sono cambiamenti nelle funzioni cerebrali o nei livelli ormonali che potrebbero incidere sullo sviluppo di questa patologia, tuttavia è un aspetto ancora da chiarire. Inoltre, le persone con una storia familiare caratterizzata da disturbi alimentari, abuso di sostanze o depressione presentano un maggiore rischio di ammalarsi di anoressia.
Covid-19 e anoressia nervosa: come ha influito la pandemia sui disturbi alimentari in genere?
La pandemia di Covid-19 ha portato a un aumento dei casi di disturbi del comportamento alimentare tra gli adolescenti, soprattutto di anoressia nervosa.
Come si legge su Panorama della Sanità, infatti, secondo i dati di alcuni centri affiliati ADI – Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, tra febbraio 2020 e febbraio 2021 i casi di disturbi alimentari sono aumentati in media del 30% rispetto al periodo 2019-2020.
Si è verificato soprattutto un incremento delle diagnosi di anoressia nervosa e un abbassamento della fascia d’età. Da marzo a fine dicembre 2020, inoltre, presso il Centro Disturbi del Comportamento Alimentare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, si è registrato un raddoppio delle prime visite per il trattamento di problemi di questo tipo. Ricordiamo inoltre che, oltre allo sviluppo di nuovi casi, il Covid-19 aumenta il rischio di ricadute e di peggioramento dei disturbi esistenti.
Tra i fattori scatenanti, causati dal lockdown, ci sono:
- l’isolamento sociale e il distanziamento dai coetanei;
- la paura di ammalarsi, spesso associata al timore di non avere la situazione sotto controllo;
- i dispositivi e le regole anti-contagio;
- la lunga e forzata convivenza con i familiari durante il lockdown;
- la minore possibilità di fare attività fisica in seguito all’isolamento;
- l’aumentata paura di prendere peso in seguito alla riduzione dell’attività fisica.
Quali sono le possibili complicazioni dell’anoressia nervosa?
Un aspetto a cui abbiamo accennato sono le complicazioni dell’anoressia. La malnutrizione, infatti, può portare a complicanze gravi e, nei casi peggiori, causare anche la morte. Queste ultime sono dovute al fatto che la malattia provoca un danneggiamento degli organi, danni che possono diventare anche permanenti.
Tra le principali conseguenze ci sono:
- osteoporosi (fragilità ossea) e problemi ai muscoli;
- effetti negativi sullo sviluppo fisico di bambini e adolescenti;
- problemi di tipo sessuale, come la già citata amenorrea, ma anche infertilità e disfunzione erettile nell’uomo;
- problemi cardiocircolatori (insufficienza cardiaca, ritmo del cuore anormale, malattia della valvola cardiaca, bassa pressione, edemi nel corpo);
- difficoltà di concentrazione e memoria;
- problemi renali e al fegato;
- anemia;
- ipoglicemia.
Se la donna aspetta un bambino, inoltre, ci sono ulteriori gravi rischi come l’aborto e il parto prematuro. Ricordiamo anche che i rischi di complicanze mediche associate alla malnutrizione potrebbero aggravarsi in presenza di Covid-19.
Come si diagnostica e si cura l’anoressia nervosa
Proprio perché le complicanze dell’anoressia possono anche essere molto gravi, è fondamentale diagnosticare e curare la malattia il prima possibile.
Per capire se si tratta di anoressia nervosa il medico può partire con delle domande circa le abitudini alimentari del paziente – anche se non sempre la persona risponderà onestamente – e verificando elementi come il peso, l’indice di massa corporea, la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la temperatura, nonché prescrivendo eventuali esami del sangue. Se ritiene fondato il sospetto di anoressia, può indirizzare il paziente verso un centro specializzato per una terapia idonea.
L’anoressia viene curata con un trattamento multidisciplinare che include professionisti differenti, tra cui psicologi, psichiatri, nutrizionisti e dietisti. Nei casi meno gravi è possibile trattare il paziente a livello ambulatoriale, altrimenti si può ricorrere al ricovero in day-hospital o al ricovero in regime ordinario. Se la persona è molto malata e rischia di non sopravvivere, ma rifiuta il ricovero, il medico può ricorrere al trattamento sanitario obbligatorio (TSO).
I principali aspetti su cui si interviene per curare l’anoressia nervosa sono i seguenti:
- recupero del normale peso corporeo: il primo obiettivo è aiutare la persona a ristabilire il proprio peso attraverso un piano che indichi come aumentare gradualmente le quantità di cibo e che tenga sotto controllo le condizioni fisiche del paziente.
- Psicoterapia: esistono diversi approcci, tra cui la terapia cognitivo comportamentale, la psicoterapia interpersonale e gli interventi sulla famiglia.
- Farmaci: la terapia farmacologica, da sola, non è sufficiente per curare l’anoressia, ma può essere usata insieme alla psicoterapia per affrontare quei problemi che, talvolta, accompagnano la malattia, come la depressione e il disturbo ossessivo compulsivo.
In un momento come quello che stiamo attraversando a causa della pandemia di Covid-19, è ancora più importante stare vicino ai nostri figli e cogliere in tempo eventuali segnali che possano far pensare a un disturbo come l’anoressia.
Seguirli nella quotidianità significa anche insegnare loro, sin da piccoli, l’importanza di un approccio sano al cibo, che metta in primo piano una dieta salutare e corretta.
Proprio per promuovere uno stile di vita migliore tra i giovani, UniSalute propone alle famiglie l’assicurazione Protezione Famiglia Ragazzi attraverso cui è possibile ottenere un programma personalizzato che pone al centro proprio alimentazione e movimento.
Conoscevate i sintomi dell’anoressia?
Fonti:
issalute.it
salute.gov.it
mayoclinic.org
hsr.it
panoramasanita.it
epicentro.iss.it
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