come dire ai bambini che babbo natale non esiste

È giusto dire ai bambini che babbo Natale non esiste? E come farlo? Risponde la psicologa infantile

I genitori si trovano spesso, nel loro ruolo di caregiver, a dover affrontare momenti difficili, come quello di dover spiegare ai figli cose che generalmente reputano spiacevoli o crude verità. Trovare le parole e il momento giusto può essere complicato, anche perché si teme sempre di poter causare un trauma al bambino o di intaccare la fiducia che nutre nei confronti degli adulti. Una di queste situazioni, ad esempio, è quella in cui devono dire che Babbo Natale non esiste: qual è la maniera migliore per farlo? E a quale età? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Marzia Cavallari, psicologa-psicoterapeuta specializzata in psicoterapia del bambino, dell’adolescente e della famiglia, che ci ha fornito alcuni utili consigli su come affrontare questa e altre rivelazioni con i più piccoli.

Come dire la verità ai bambini secondo la psicologa

La psicologa fa una doverosa premessa: “a ogni età corrisponde uno sviluppo cognitivo e un pensiero differente. Questo vuol dire che, per raccontare al bambino alcune verità ci sono momenti e dinamiche migliori di altre. Una prima considerazione è relativa al fatto che bisogna utilizzare un linguaggio adatto e prendersi il tempo necessario, mettendosi all’altezza del bambino per poter guardarlo negli occhi. Qualunque sia l’oggetto della comunicazione, è importantissimo spiegare quali emozioni accompagnano la rivelazione, dicendo ad esempio che si è tristi se la situazione è spiacevole, poiché i bambini imparano a percepire e a dare un nome alle emozioni rispecchiandosi in quelle degli adulti”.

Un’altra cosa molto importante, precisa l’intervistata, è argomentare sempre con un ‘perché’ le varie decisioni o accadimenti. Una spiegazione ragionevole può aiutare il bambino nell’elaborazione dell’evento e questo potrà essere utile per affrontare le altre difficoltà che potranno accadere in seguito nella vita.

Quando nascono i primi dubbi sull’esistenza di Babbo Natale?

La figura di Babbo Natale fa parte sia della nostra cultura che di molte altre, e da bambini più o meno tutti credono nella sua esistenza. Arriva però il momento di svelare ai figli la verità sul personaggio immaginario e questo può rappresentare un’impasse per molti genitori, che non sanno come affrontare l’argomento in maniera indolore senza che i più piccoli mettano in dubbio l’attendibilità della loro parola. Se dal punto di vista degli adulti può sembrare una sciocchezza credere che un uomo vestito di rosso con la barba si cali dal camino per portare i regali, per il bambino non è affatto così. “Immaginare modi alternativi è una capacità molto importante dal punto di vista evolutivo. Credere a Babbo Natale, in particolare, rappresenta una fase normale dello sviluppo cognitivo”, precisa la psicologa. “Non è una vera e propria bugia, quindi, ma una specie ‘di esortazione a partecipare a una storia di fantasia’, come sostiene Jacqueline Wooley, psicologa dell’Università del Texas”.

bambina a Natale

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L’età in cui potrebbero sorgere i primi dubbi è variabile, spesso avviene tra i 5 e i 7 anni, ovvero quando il bambino ha più possibilità di relazionarsi con altri suoi coetanei. “Fino ai 5 anni di solito i bambini credono incondizionatamente a Babbo Natale, a 7 anni sono in molti a dubitarne e cominciano a porsi interrogativi più seri, mentre a 9 anni non ci crede quasi più nessuno.

La rivelazione – precisa Cavallari – non arriva quasi mai in modo improvviso, tranne nei casi in cui il bambino scopre i genitori mentre mettono i regali sotto l’albero o perché riconoscono gli indumenti del parente che si traveste da Babbo Natale. Spesso i bambini se ne rendono conto da soli, cominciando a collegare le informazioni che hanno ricevuto, per i dubbi insinuati dai racconti dei bambini più grandi, o perché la storia che hanno sentito presenta tante incoerenze”.

Il “pensiero magico”: immaginazione e realtà per il bambino

“Anche i bambini piccoli possono distinguere immaginazione e realtà”, spiega l’intervistata. “Prima della soglia dei cinque anni, infatti, l’esistenza di Babbo Natale non viene messa in discussione non perché il bambino non abbia gli strumenti adatti, ma perché il suo pensiero razionale ancora non si è sviluppato e il modo di vedere la realtà è condizionato da quello che Piaget chiama il ‘pensiero magico’, che gli permette di spiegare, e quindi di accettare tranquillamente, fatti che difficilmente sono comprensibili per lui, come può essere, ad esempio, la figura di Babbo Natale”.

Jean Piaget (1896-1980), continua la psicologa, è stato uno dei primi studiosi del ‘pensiero magico’. Secondo il pedagogo svizzero, esso rappresenta una forma arcaica di pensiero presente appunto nelle prime fasi dello sviluppo psichico.

Il pensiero magico è un processo cognitivo che permette ai bambini di trasformare la realtà e di nominarla in un altro modo: un esempio concreto è quello del bambino che allontana la paura del buio usando una parola.

Secondo la teoria originale il pensiero magico scomparirebbe completamente una volta raggiunto il livello di pensiero operatorio e formale, lasciando il posto alla logica ipotetico-deduttiva”, spiega la psicologa. “Oggi la contrapposizione tra pensiero magico e razionale non si concepisce in modo così netto”, precisa poi l’intervistata: “il pensiero magico e razionale sono presenti come strutture mentali conviventi nella mente adulta”.

Dire che Babbo Natale non esiste: quali sono le reazioni dei bambini?

“Secondo la mia esperienza clinica”, riporta la dottoressa, “i bambini, dopo la scoperta della non esistenza di Babbo Natale, reagiscono in maniera differente: accettano la notizia e il fatto che i regali arrivino dai genitori, negano che questo possa essere vero poiché temono che i regali non arrivino più, perché ormai sono considerati grandi, oppure al contrario fanno finta di credere ancora nonostante l’evidenza. Questa differenza dipende dall’età del bambino e anche da come è avvenuta la rivelazione, se in modo brusco o graduale.

Le reazioni positive, commenta l’intervistata, possono essere spiegate dal fatto che i bambini generalmente riescono a comprendere che questa fa parte delle ‘bugie bianche’. La distinzione tra bugie buone e bugie cattive può essere compresa molto precocemente dai bambini”.

bambini e Natale

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I risultati di ricerca condotta su pazienti pediatrici

È interessante citare i dati di uno studio del 2002 del dottor Claude Cyr, del dipartimento di Pediatria della Facoltà di Medicina dell’università di Sherbrooke, in Quebec, condotto su 45 pazienti (22 bambine e 23 bambini) ricoverati nel reparto di pediatria di un ospedale affiliato, tutti provenienti da famiglie cattoliche o protestanti, coinvolte nella ricerca. La conoscenza di Babbo Natale era diffusa, ma con l’aumento dell’età sia i bambini che le bambine credevano meno alla sua reale esistenza. Inoltre, incrociando i dati con quelli raccolti nelle interviste alle famiglie, è emerso che l’età in cui i bambini smettevano di credere a Babbo Natale era più o meno la stessa in cui anche i genitori avevano abbandonato questa credenza.

E se a soffrire di più fossero i genitori?

Accanto ai dati del 2002, è opportuno citare quelli di uno studio condotto nel 1994 da C.J. Anderson e N.M. Prentice della University of Texas di Austin, su 52 bambini (non ricoverati in ospedale) che non credevano più a Babbo Natale. L’età media in cui questo era accaduto si aggirava per tutti intorno ai 7 anni e le reazioni erano globalmente positive. In particolare, i bambini erano orgogliosi di conoscere la verità in merito alla questione (lo pensavano 2 su 3), e la metà di loro riteneva che, sebbene questa figura non fosse reale, era piacevole averla nel proprio immaginario.

I genitori, invece, provavano sentimenti di sconforto e tristezza nel sapere che i propri figli non credevano più a Babbo Natale. Secondo la psicologa, ciò accade perché a volte è difficile pensare che il proprio bambino è diventato grande e non crede più a questo personaggio, che genera anche in loro un momento di magia attraverso la gioia e lo stupore mostrato dai bambini.

Come dire che Babbo Natale non esiste? Alcuni consigli

Alcuni esperti ritengono che la scoperta della verità possa minare la fiducia negli adulti. Come dire ai bambini che Babbo Natale non esiste, senza ritrovarsi in una posizione scomoda? “Sarebbe importante non svelare la verità se il bambino non la chiede, anche se può sembrare contraddittorio, poiché si dice proprio ai bambini di non raccontare le bugie; però i genitori dovrebbero prepararsi a rispondere alle domande e ad affrontare le loro reazioni. Se il bambino invia dei segnali che indicano come non sia ancora pronto, sarebbe meglio non fare rivelazioni, a meno che non ci sia una domanda diretta. È preferibile che la verità venga scoperta gradualmente dai bambini stessi, lasciando qualche indizio utile alla loro indagine, ad esempio non camuffando più la calligrafia sui biglietti che accompagnano i regali”.

famiglia a Natale

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Se i bambini ci arrivano da soli, infatti, sarà per loro una piccola conquista e potranno poi dare una mano ai genitori o agli altri adulti ad allestire la “messa in scena” per i fratelli o gli amici più piccoli. “Se il bambino è arrabbiato perché pensa che i genitori gli abbiamo mentito, invece, si può cogliere l’occasione per spiegargli che questa storia magica è una bugia buona e fare la distinzione tra bugie buone e cattive. Si può paragonare la magia di Babbo Natale a quelle situazioni in cui si deve tenere un segreto per fare una sorpresa o un regalo a qualcuno”.

Cosa dire ai bambini: ad ogni età la sua risposta

Naturalmente, cosa rispondere dipende anche dall’età del bambino, ma in ogni caso il genitore può osservarlo e capire cosa ne pensa e il livello di conoscenza che ha dell’argomento: se arriva a fare questa domanda, vuol dire che nella sua mente si è già insinuato il dubbio. Ecco quindi quali possono essere alcuni consigli, secondo la psicologa infantile:

  • “se il bambino è ancora piccolo, attorno ai 4-5 anni, si potrebbe anche rispondere che ‘ognuno ha il diritto di credere ciò che vuole’ e in questo modo lasciare che il bambino viva ancora per un po’ la magia;
  • se il bambino mostra di avere ancora di avere dei dubbi si può salvare la possibilità di crederci ancora magari chiedendogli: ‘tu cosa ne pensi?’, e in base alla risposta capire se se vuole confrontarsi con la realtà o rimanere ancora con questa idea fantastica;
  • se il bambino fa una domanda diretta, sarebbe meglio rispondere raccontando la verità con parole semplici.
  • è necessario accogliere il dispiacere del bambino o le emozioni correlate, che non vanno represse ma incanalate ed elaborate;
  • il genitore dovrebbe infine spiegare sempre il perché di una determinata scelta fatta”.

Con l’aiuto della psicologa Marzia Cavallari, abbiamo visto, quindi, quali possono essere gli approcci migliori alla questione e come dire che Babbo Natale non esiste rispettando il momento evolutivo che il bambino sta vivendo. Qual è la vostra esperienza a riguardo? Come avete svelato la verità ai vostri bambini?

Nella rubrica mamme e bambini ci siamo occupati in questi anni di molti aspetti che riguardano il benessere fisico e psicologico dei più piccoli. Se avete letto questo articolo forse potreste essere interessati anche a questi argomenti

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