Scopriamo di più sullo scompenso cardiaco, le sue cause, le cure e i modi per prevenirlo.
Scompenso cardiaco: che cos’è?
Con “scompenso cardiaco” – denominato anche “insufficienza cardiaca” – si intende una condizione in cui il cuore non è più in grado di pompare un quantitativo di sangue sufficiente alle necessità dell’organismo. Da un lato, questo determina uno scarso apporto di ossigeno e nutrienti a organi e tessuti e, dall’altro, un accumulo di liquidi nei tessuti e nei polmoni.
In base al ventricolo interessato, si può distinguere tra scompenso cardiaco destro e sinistro. A seconda della modalità di insorgenza, invece, si può differenziare tra scompenso cardiaco acuto, che si manifesta improvvisamente, ad esempio quando è in corso un infarto, e che rappresenta un’emergenza medica, e scompenso cardiaco cronico: in quest’ultimo caso la funzionalità del cuore degenera lentamente in seguito a una serie di cause che portano al danneggiamento del muscolo cardiaco.
Si tratta di una problematica che non va sottovalutata. È dunque importantissimo prestare attenzione ai sintomi, in quanto la diagnosi precoce permette una gestione più efficace della malattia. Anche la prevenzione è fondamentale per evitare tutti quei fattori che possono provocare un’insufficienza cardiaca, come vedremo tra poco.
Incidenza dello scompenso cardiaco nella popolazione: quanto è frequente?
Lo scompenso cardiaco è considerato un problema di salute pubblica importante anche perché rappresenta la prima causa di ricovero delle persone oltre i 65 anni. Secondo il Ministero della Salute, in Italia sono circa 600 mila le persone che soffrono di questo problema e si stima che la sua frequenza raddoppi a ogni decade di età, fino a raggiungere il 10% della popolazione dopo i 65 anni.
Si tratta di una condizione legata all’allungamento della vita media, dunque, in particolare all’aumento della sopravvivenza e al miglioramento del trattamento dell’infarto del miocardio e delle condizioni, come diabete e ipertensione, che possono provocarlo.
Da cosa è causato lo scompenso cardiaco?
Sono diverse le cause che possono provocare uno scompenso cardiaco. In genere, si tratta di una conseguenza di altre patologie o problematiche che indeboliscono il muscolo cardiaco o che ne determinano un irrigidimento, impedendo così al cuore di pompare il sangue in modo adeguato.
Alcune condizioni che possono portare all’insufficienza cardiaca sono:
- la coronaropatia ischemica, una situazione provocata dall’aterosclerosi, ossia il deposito di placche nelle arterie, che causa uno scarso apporto di sangue e ossigeno al cuore: questo fattore tende a indebolire il muscolo cardiaco. La coronaropatia ischemica può manifestarsi con un infarto miocardico, se si verifica un’improvvisa ostruzione delle coronarie.
- L’ipertensione arteriosa: l’elevata pressione sanguigna porta il cuore a compiere uno sforzo maggiore per pompare il sangue; questo, con il tempo, può determinare un suo indebolimento o irrigidimento.
- Le disfunzioni alle valvole cardiache: anche a fronte di una malattia delle valvole cardiache il cuore è costretto a lavorare con più fatica, finendo con l’indebolirsi.
- Le cardiomiopatie, malattie specifiche del muscolo cardiaco che possono essere provocate da cause diverse come infezioni, abuso di alcol e stupefacenti, solo per citarne alcune.
- Le cardiopatie congenite, ossia delle malattie cardiache presenti dalla nascita.
- Le aritmie: anche le problematiche della frequenza del battito possono portare a uno scompenso cardiaco.
- Le miocarditi, infiammazioni del cuore provocate soprattutto da virus. Le miocarditi rientrano anche tra le possibili conseguenze del Covid-19.
- Anche una condizione come il diabete può contribuire all’insorgere dello scompenso cardiaco.
- Obesità, fumo, abuso di alcol rappresentano inoltre altri importanti fattori di rischio.
I sintomi dello scompenso cardiaco
Durante le prime fasi della malattia, i sintomi dello scompenso cardiaco non sono sempre chiari ed evidenti. All’inizio, infatti, la persona può essere asintomatica oppure notare dei sintomi lievicome l’affanno in seguito a uno sforzo. Con il progredire della malattia, però, queste manifestazioni tendono a peggiorare.
I sintomi sono dovuti allo scarso apporto di ossigeno all’organismo e all’accumulo di liquidi nei polmoni e nei tessuti. Tra i principali segnaliamo:
- dispnea (difficoltà respiratoria) che può avvenire solo in seguito a uno sforzo, nelle fasi iniziali, oppure anche a riposo nelle fasi avanzate o nelle forme acute della patologia; può presentarsi anche quando si è in posizione supina;
- tosse, che può essere caratterizzata anche da catarro o espettorato dall’aspetto schiumoso;
- piedi e caviglie gonfi;
- affaticamento e debolezza;
- disturbi del sonno dovuti ai problemi respiratori;
- stato confusionale, soprattutto nei pazienti più anziani;
- gonfiore addominale;
- perdita di appetito;
Lo scompenso cardiaco acuto, come anticipato, si differenzia dallo scompenso cardiaco cronico. Rappresenta un’emergenza medica e si caratterizza dall’improvvisa comparsa dei sintomi dell’insufficienza cardiaca, o da un loro brusco peggioramento. Può portare a un importante deficit dell’attività di pompaggio del cuore, edema polmonare acuto ed edemi diffusi.
Le classi di gravità dell’insufficienza cardiaca in base ai sintomi
Sulla base del livello di dispnea del paziente, la New York Heart Association ha realizzato una classificazione che distingue lo scompenso cardiaco in 4 livelli di gravità:
- Classe I: il paziente è asintomatico.
- Classe II: la persona presenta uno scompenso cardiaco lieve (un’attività fisica moderata come salire due rampe di scale provoca dispnea e affaticamento).
- Classe III: il soggetto ha uno scompenso cardiaco da moderato a grave (anche salire mezza rampa di scale provoca fatica e difficoltà a respirare).
- Classe IV: il paziente è affetto da scompenso cardiaco grave (la stanchezza e la dispnea sono presenti anche a riposo).
Come si diagnostica l’insufficienza cardiaca
Per la diagnosi dello scompenso cardiaco il medico procederà con l’anamnesi, l’esame fisico e l’analisi dei sintomi del paziente. Dopodiché, per verificare il sospetto della presenza di un’insufficienza cardiaca sarà necessario effettuare degli esami con strumenti come elettrocardiogramma ed ecocardiogramma, a cui possono aggiungersi la radiografia del torace e le analisi del sangue che permettono anche di verificare il dosaggio dei peptidi natriuretici, composti che, in caso di insufficienza cardiaca, tendono ad aumentare.
Trattamento dello scompenso cardiaco: si può curare?
L’obiettivo della terapia per lo scompenso cardiaco è quello di ridurre i sintomi, rallentare il progresso della malattia, migliorare la qualità e l’aspettativa di vitadel paziente. L’insufficienza cardiaca, infatti, è in genere una condizione cronica. Ci sono dei casi in cui il problema può essere corretto risolvendo la causa sottostante, ad esempio riparando una valvola cardiaca, ma nella maggior parte dei casi esso richiede un trattamento a vita.
La terapia si basa sulla somministrazione di diversi tipi di farmaci, che il medico sceglierà a seconda delle caratteristiche del paziente, della sua storia clinica e della gravità dello scompenso cardiaco. Tra i farmaci che vengono utilizzati ci sono:
- i diuretici, utili per eliminare i liquidi in eccesso;
- gli ACE inibitori, i beta-bloccanti e i sartani, che servono per diminuire la pressione arteriosa e per regolare il ritmo del cuore.
Altri farmaci somministrati possono avere la funzione di ridurre la frequenza cardiaca, o intervenire nel caso in cui il paziente abbia una carenza di ferro: l’anemia, infatti, contribuisce a peggiorare lo scompenso cardiaco.
In alcuni casi, inoltre, in base alle cause e alle caratteristiche della patologia, può essere necessario impiantare defibrillatori cardiaci, che appena avvertono un’aritmia maligna inviano una scarica elettrica che la interrompe, o pace-maker anti scompenso, che permettono al cuore di battere e contrarsi correttamente.
Come prevenire lo scompenso cardiaco
Per prevenire lo scompenso cardiaco è necessario fare attenzione ai fattori di rischio e alle problematiche che possono causare questa condizione. Seguire uno stile di vita sano, quindi, che vada da una corretta alimentazione all’attività fisica all’astensione dal fumo al controllo del peso, passando per un adeguato riposo giornaliero, è il modo migliore per prendersi cura della salute del cuore. Ad esempio è consigliabile:
- seguire una dieta bilanciata e assumere un limitato apporto di sale;
- smettere di fumare;
- svolgere un regolare movimento fisico: questo andrà concordato insieme al proprio medico, il quale saprà consigliare il tipo di attività più adatta alle condizioni della persona;
- mantenere un peso corretto;
- tenere sotto controllo la pressione arteriosa.
Questi comportamenti generalmente fanno parte anche del trattamento della malattia: le terapie, infatti, devono essere sempre accompagnate da uno stile di vita salutare.
La prevenzione, inoltre, può passare anche attraverso la stipulazione di una polizza sanitaria ad hoc, come Protezione Famiglia di UniSalute, polizza che permette di accedere gratuitamente a una serie di esami, come la visita cardiologica, l’elettrocardiogramma da sforzo e l’ecodoppler dei tronchi sovraortici; inoltre, consente di ottenere una consulenza personalizzata per migliorare il proprio stile di vita. Un modo semplice e conveniente, dunque, per tenere sotto controllo la propria salute cardiovascolare.
Altre fonti:
fondazioneveronesi.it
salute.gov.it
humanitas.it
nhlbi.nih.gov
mayoclinic.org
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