Sono molti, inoltre, gli studi che evidenziano come attivare dei servizi di questo tipo abbia un impatto positivo anche per l’azienda che riesce, così, a migliorare il clima lavorativo, fidelizzare il dipendente, aumentare la produttività.
Ma come fare ad attivare un piano di welfare aziendale?
Bisogna anzitutto dalla valutazione delle esigenze dei propri dipendenti.Vediamo le opzioni e i passaggi che deve seguire il datore di lavoro per garantire al dipendente la piena fruizione di questi benefit.
Che cos’è un piano di welfare aziendale?
Quando si parla di piano di welfare aziendale si fa riferimento all’insieme di beni e servizi che un’azienda sceglie di offrire per i propri dipendenti. Il paniere di opportunità proposte può essere anche molto ampio ed includere vari tipi di servizi come, per esempio, buoni pasto, agevolazioni per baby sitter, fondi previdenziali aziendali. In cima alla lista dei servizi più richiesti, e dunque quelli che sempre più spesso vengono inclusi nei piani di welfare aziendale, ci sono la flessibilità oraria e l’assistenza sanitaria, con un occhio di riguardo per i benefit che possono essere estesi all’intera famiglia.
Ma come fa un’azienda ad attivare un piano e come orientarsi tra le proposte?
Welfare aziendale: come fare per l’azienda
L’azienda, per poter attivare un piano di welfare aziendale, deve in primo luogo far riferimento alle leggi che disciplinano la materia e il tipo di servizi offerti. In particolare, il riferimento è al TUIR, ovvero il Testo unico sulle imposte e sui redditi, la Legge di Stabilità 2016 e la Legge di Bilancio 2017.
Quali sono i passi da seguire e quali sono, dunque, le possibilità che ha un datore di lavoro in Italia oggi?
Capire i bisogni dei dipendenti
Un passaggio cruciale che va di pari passo con la definizione del tipo di piano di welfare da proporre ai dipendenti è quello dell’analisi della popolazione aziendale. Si tratta di un processo di indagine che ha l’obiettivo di individuare i principali bisogni percepiti dai propri dipendenti e capire in che modo un piano possa rispondere, garantendo un concreto beneficio all’azienda nel suo complesso.
Infatti, come ha evidenziato anche il dottor Luigi Torlai, responsabile delle risorse umane di Ducati intervistato a proposito dei servizi promossi dal colosso dei motori, questa fase è cruciale per evidenziare gruppi di dipendenti sulla base dei bisogni che condividono, valutare delle proposte concrete e proporre loro direttamente le varie soluzioni attivabili in modo da avere tempestivamente un feedback sulla loro efficacia.
Una volta comprese le esigenze dei lavoratori della propria attività, al datore di lavoro non resta che il compito di scegliere che tipo di piano di welfare aziendale attivare. Vediamo quali sono quelli previsti dalla legge in Italia.
Unilaterale o negoziale: quali tipi di piano?
Il piano di welfare può essere di due tipi:
- Volontario o unilaterale. In questo caso, può essere promosso in maniera occasionale o per libera scelta del datore di lavoro, oppure previsto da un regolamento aziendale che disciplina la materia, vincolando l’azienda rispetto ai suoi dipendenti.
- Negoziale o sindacale. Questo caso è più complesso poiché, se il welfare aziendale è abbinato ad un premio di produttività, è obbligatorio un accordo sindacale aziendale che determini il tipo di piano erogato. Questo tipo di intesa è facoltativa se, tra i benefit promossi, sono inclusi beni e servizi.
La prima rappresenta la soluzione più semplice ovvero l’introduzione unilaterale di un piano di welfare aziendale per i dipendenti, in cui viene incluso un paniere di beni e servizi scelti dal datore di lavoro che, a sua volta, lo comunica direttamente a tutte le persone coinvolte.
In alternativa, se l’azienda preferisce procedere per via negoziale, il piano è frutto di un accordo, che viene dal confronto tra datore di lavoro e una rappresentanza sindacale dei dipendenti. Questo tipo di accordo può limitarsi a disciplinare i servizi di welfare aziendale proposti, oppure prevedere la possibilità di decidere individualmente se usufruire dei benefit proposti o scegliere i premi di produttività tradizionali direttamente in busta paga.
Tranne nel caso del premio di produttività classico, il datore di lavoro può scegliere quale modalità attivare partendo da un’attenta valutazione della propria azienda, dei bisogni dei dipendenti e dal budget complessivo che può mettere a disposizione.
Flexible Benefit: i passi da seguire per l’attivazione
Sempre più piani di welfare aziendale propongono per i lavoratori i Flexible Benefit: si tratta dell’assegnazione di un budget di spesa con il quale ogni dipendente può comporre liberamente il pacchetto di beni e servizi più vicino ai propri bisogni.
Questa strategia, inclusa e promossa dalla Legge di Stabilità 2016 e da quella di Bilancio per il 2017, può essere erogata dal datore di lavoro applicando tre schemi differenti che ricalcano le modalità di promozione dei piani di welfare in generale. Si tratta, infatti, di:
- schema obbligatorio definito mediante accordo aziendale;
- erogazione volontaria, che può essere determinata anche tramite regolamento aziendale;
- premio di produttività convertito in welfare aziendale.
Come far sapere al dipendente del piano?
Una volta che il datore di lavoro ha deciso di attivare un piano di welfare aziendale deve comunicarlo ai propri dipendenti, per far sì che ne possano beneficiare concretamente. A tal proposito, l’azienda può percorrere strade diverse in base al tipo di piano scelto e alle esigenze di ciascuna organizzazione: in alcuni casi è sufficiente una comunicazione semplice direttamente ai beneficiari, in altri casi invece i dipendenti sono coinvolti nell’intero processo di definizione dei benefit e, dunque, ne prendono consapevolezza passo dopo passo.
Spesso il processo non è semplice e il datore di lavoro si può trovare in difficoltà, tuttavia, a tal proposito, esistono alcune realtà che possono supportare l’azienda nell’attivazione di un piano di welfare aziendale che sappia rispondere concretamente ai bisogni dei lavoratori, massimizzando quindi i vantaggi che derivano dalla scelta. Un’opportunità è quella offerta da UniSalute che consente di attivare un piano sanitario “su misura”, basato sulle esigenze dell’azienda e dei dipendenti. Un’alternativa, invece, è quella proposta da SiSalute, marchio di UniSalute Servizi, che si occupa della gestione e della commercializzazione di servizi sanitari non assicurativi per offrire nuovi strumenti di protezione della salute.
SiSalute, ad esempio, offre alle aziende pacchetti di flexible benefit in ambito sanitario che prevedono il pagamento di quanto non rimborsato dalle polizze sanitarie (franchigie, superamento limiti, prestazioni non previste per chi ha una copertura sanitaria) e la possibilità di effettuare prestazioni presso le strutture sanitarie convenzionate con SiSalute, anche per familiari. SiSalute mette a disposizione delle aziende un portale dedicato per la gestione dei flexible benefit.
A questi si aggiungono servizi in outsourcing messi a disposizione di Fondi, Banche, Casse, Mutue quali il call center telefonico, la rete di strutture sanitarie convenzionate SiSalute, la gestione dei rimborsi, altri servizi e campagne di prevenzione.
In questo modo, il datore di lavoro è supportato e seguito in tutto il processo che risponde alla domanda: come fare ad attivare un piano di welfare aziendale e, contemporaneamente, ha l’opportunità di rispondere ad un bisogno, come quello di un’assistenza professionale ed efficace nell’ambito della salute, molto sentito dai dipendenti. Voi conoscevate la procedura per accedere al welfare aziendale?
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