Degli effetti benefici che la compagnia di un animale può avere sulla salute fisica e psicologica, abbiamo già parlato: come sappiamo, infatti, in alcuni casi il contatto con loro assume la valenza di una vera e propria terapia.
Secondo quanto proposto nelle linee guida del Ministero della salute sull’argomento, la pet therapy per gli over 65 ha lo scopo di “mantenere il contatto tra le persone e gli animali” affinché si possa ridurre il senso di solitudine che, secondo alcuni studi di cui abbiamo parlato in questo articolo, è uno dei fattori legati alla depressione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, a questo proposito, avverte: entro il 2020 sarà la seconda causa di morte su scala globale.
In che modo, quindi, un cane o un gatto possono contrastare questa tendenza?
Come funziona la pet therapy per gli anziani?
Originariamente, la pet therapy veniva impiegata a sostegno dei bambini autistici, tuttavia ben presto lo spettro dei potenziali “pazienti” coinvolti è cresciuto, includendo anche persone che non soffrono di alcuna patologia specifica, ma che per età o altri fattori si trovano a vivere isolati. Gli inglesi Mugford e McComisky sono stati i primi, nel 1975, ad osservare come la presenza di un animale domestico avesse un effetto benefico sugli anziani.
Dal mondo anglosassone all’Italia, la pet therapy è stata riconosciuta come cura ufficiale, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, grazie ad un decreto del Consiglio dei Ministri del febbraio 2003. Oggi, per quanto riguarda gli Over 65, la pet therapy è prevista in alcune strutture ospedaliere oppure in Residenze sanitarie assistenziali a discrezione delle singole dirigenze. Tuttavia, l’impatto positivo della presenza di un cucciolo in casa è dimostrato anche per chi non soffre di problemi particolari e grazie al “pet” contrasta il normale decorso dell’invecchiamento, rendendolo più dolce.
I benefici sul cuore e per la mente
L’introduzione di un animale nella vita dei nostri cari comporta alcuni vantaggi specifici nel lenire diversi tipi di patologie. Il contatto con un animale, infatti, modifica alcuni parametri fisici come il polso e la pressione: il risultato, secondo uno studio del dottor Aaron Honori Katcher, è che cala lievemente il rischio di infarto cardiaco e l’ipertensione.
Adottare e prendersi cura di un cane, inoltre, stimola l’anziano a muoversi tutti i giorni per assicurarsi che l’animale domestico faccia la sua passeggiata: un’ottima strategia per fare dell’attività motoria quotidiana, i cui benefici sul sistema circolatorio sono comprovati. Inoltre, previene i piccoli, ma frequenti, infortuni domestici.
La pet therapy, inoltre, ha un impatto anche sul cervello: il cane, in particolare, contribuisce in maniera concreta a ridurre le difficoltà di apprendimento e di mantenimento della memoria.
Un cucciolo in casa non solo interferisce con la depressione in sé e per sé, ma induce una lieve diminuzione del senso di ansia e migliora la percezione del dolore.
Infine, secondo quanto rilevato da David Lee, assistente sociale psichiatrico, gli anziani coinvolti nella pet therapy riducono, gradualmente, l’utilizzo di psicofarmaci per curare disturbi di tipo depressivo.
Cani e anziani: un binomio vincente contro la depressione
I cani sono indicati come gli animali più adatti in sede terapeutica per via della facilità di interazione con l’uomo. In particolare, si consiglia di scegliere animali dotati di spiccate doti di affidabilità e prevedibilità: solo in questo modo si potranno ottenere gli obiettivi sperati.
Inoltre, a differenza di altri animali come conigli o gatti, sono più disposti a farsi accarezzare. Un dettaglio non secondario se pensiamo che uno degli elementi più carenti nella vita di molti pensionati è proprio il contatto fisico che comporta la mancanza calore umano o, in questo caso, animale.
L’impatto concreto della presenza di un cane sulla vita degli anziani è stato studiato, per la prima volta in maniera esaustiva, da Brickel nel 1984. Il suo esperimento mirava ad individuare gli effetti della presenza di un animale da compagnia su pazienti depressi di età compresa tra i 45 e gli 84 anni. I partecipanti all’esperimento erano stati divisi in tre gruppi: i primi avrebbero seguito una terapia tradizionale, i secondi avrebbero avuto l’ausilio di un cane addestrato, i terzi non avrebbero partecipato a nessuna attività di tipo terapeutico.
I risultati dello studio confermano che il gruppo di pazienti che ha lavorato con il cane è quello che ha registrato i miglioramenti più significativi sulla scala della depressione. È emerso, inoltre, che, anche al di fuori della seduta terapeutica, è migliorato il comportamento, sono aumentate le interazioni tra pazienti e con il personale, ha facilitato l’auto-analisi.
Pet therapy anche in casa
La parola “terapia” non deve trarre in inganno, la presenza di un animale vicino è “curativa” nella misura in cui è capace di trasmettere qualcosa di positivo a chi ha attorno. Funziona con i bambini, funziona con gli anziani per ragioni specifiche differenti.
Infatti, con l’invecchiamento tende ad emergere un diffuso “senso di inutilità” che, in alcuni casi, induce episodi depressivi. Occuparsi di un animale domestico può aiutare l’anziano a contrastare questa sensazione, sentendosi nuovamente responsabile del benessere di qualcun altro.
Un cane o un gatto restituirà all’anziano energia e positività: per questo veterinari, medici e operatori socio-sanitari sono unanimi nell’incoraggiare le famiglie ad adottare un cucciolo per i propri cari. Per prendersi cura del nuovo arrivato in casa, senza preoccuparsi dei costi del veterinario, si può ricorrere anche a polizze assicurative come Doctor Pet che offrono assistenza e supporto per il proprio animale domestico in strutture convenzionate e ad un prezzo competitivo. In questo modo ci si può alleggerire di un’ulteriore preoccupazione e gli effetti della pet therapy sugli anziani saranno ancora più positivi.
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