Laparoscopia: che cos’è e a cosa serve
La laparoscopia è una delle tecniche di chirurgia mininvasiva, “che permette a noi chirurghi di svolgere gran parte degli interventi addominali e gran parte delle procedure diagnostiche”, precisa per prima cosa l’intervistato. “Consiste in una procedura in cui non si eseguono tagli chirurgici, ma si accede alla cavità addominale attraverso delle piccole incisioni, lunghe al massimo un centimetro. La prima si fa in genere a livello ombelicale: da qui, si può gonfiare l’addome con anidride carbonica ed entrare con una telecamera, il cui segnale permette di riprodurre le immagini endoaddominali su uno schermo. La possibilità di fare degli ingrandimenti consente paradossalmente di vedere meglio rispetto all’occhio nudo”.
Altre piccole incisioni, di alcuni millimetri, servono per introdurre dei trocar, “termine tecnico per indicare le strutture con cui si entra nella cavità addominale. Si tratta di operatori attraverso i quali riusciamo a svolgere l’intero intervento chirurgico”.
Calcolosi della colecisti
La colecisti o cistifellea è un organo di piccole dimensioni. Si trova nella cavità addominale sotto al fegato e ad esso è collegata dai dotti biliari, in cui passa la bile, una sostanza che aiuta la digestione e l’assorbimento dei grassi e supporta altre funzioni corporee, come la peristalsi dell’intestino. La colecisti non è un organo fondamentale, nonostante la sua utilità (serve infatti ad accumulare la bile): per questo motivo, può essere asportato senza grosse conseguenze. È ciò che accade, in genere, quando al suo interno si formano dei calcoli, che causano dolore e infiammazione.
Perché si asporta tutta la colecisti?
La calcolosi della colecisti oggi è trattata con un intervento che avviene in laparoscopia e, in linea di massima, “consiste sempre nell’asportazione della colecisti, che dovete immaginare come un sacchetto all’interno del quale si formano i calcoli”, precisa l’intervistato. “Non ha senso rimuovere solo questi ultimi, perché la patologia è legata a un’alterazione della composizione biochimica della bile, che esporrebbe quindi a una riformazione”.
Rimozione dei calcoli o della colecisti in laparoscopia: i vantaggi
I vantaggi legati all’applicazione di questa tecnica in generale sono molteplici. Come ricorda il chirurgo, “il più evidente è legato al fatto che, evitando le incisioni chirurgiche, si evitano le cicatrici sull’addome del paziente. Quindi, il primo vantaggio è estetico. Dal punto di vista strettamente medico, invece, parliamo di decorso post-operatorio: il dolore, legato in linea di massima proprio all’estensione del taglio chirurgico, si riduce notevolmente”.
Di conseguenza, anche i tempi dell’ospedalizzazione sono molto più corti: il paziente viene dimesso piuttosto precocemente e può riprendere l’attività sociale e lavorativa.
Oltre a questi vantaggi, aggiunge Mercantini, “c’è la quasi totale assenza di complicanze legate alla ferita. Spesso, purtroppo, soprattutto in chirurgia addominale e intestinale, possono esserci infezioni e complicanze anche tardive, come ernie sulle incisioni, che prendono il nome di laparoceli. Da quando la laparoscopia ha preso piede, praticamente non vediamo quasi più infezioni di ferita”.
Quanto dura l’intervento e quando avviene la dimissione?
Un intervento di colecistectomia in laparoscopia dura in media tra i 30 e i 45 minuti. “Esistono casi più semplici e casi anche più complessi, ma in generale entro questo intervallo di tempo si termina la procedura. Per quanto riguarda la dimissione, invece, può avvenire il giorno dopo la chirurgia o addirittura il giorno stesso: bisogna precisare che a volte è lo stesso paziente a chiedere il ricovero per una notte, perché si sente più tranquillo”.
Laparoscopia per esami e diagnostica
La diagnostica realizzata per mezzo di una laparoscopia si basa sull’esame ecografico effettuato dall’interno, praticando delle mini incisioni proprio come avviene nella chirurgia. “Il primo passaggio è la visita comprensiva di un esame obiettivo, che permette di individuare segni o sintomi che fanno sospettare una calcolosi alla colecisti. L’ecografia permette poi di individuare il numero di calcoli, la dimensione e la posizione all’interno della cistifellea”.
Il professore ricorda che esistono anche altre esami, detti di secondo livello, prescritti qualora non fosse ancora chiara la presenza della patologia. “Tra questi mi sento di nominare la colangio risonanza, che permette di localizzare benissimo i calcoli della colecisti, ma anche di individuare eventuali complicanze che coinvolgono la via biliare principale. In questo modo, si raccolgono tutte le informazioni necessarie in vista di un intervento chirurgico”.
Altre applicazioni della chirurgia mininvasiva
La chirurgia laparoscopica e mini-invasiva oggi può essere applicata praticamente a tutta la chirurgia addominale. “È una tecnica che permette sia di perfezionare la diagnosi, sia di svolgere la terapia, e mi riferisco in particolare a tutta la chirurgia oncologica. Le neoplasie del colon e del retto, quelle gastriche ed epatiche, ma anche le patologie pelviche femminile e addominali sono spesso trattate in laparoscopia, che comporta minor dolore post-operatorio, degenza ridotta e precoce ripresa dell’attività sociale e lavorativa. Questa chirurgia è diventata quindi l’arma principale per affrontare anche interventi molto complessi”.
#IlMedicoRisponde: il professor Mercantini risponde alle domande dei lettori
Abbiamo selezionato alcune tra le numerose domande arrivate sulla pagina Facebook di UniSalute, rivolte al nostro intervistato.
Quando operarsi di calcoli alla colecisti?
Annamaria ha un calcolo alla colecisti di 24 mm e chiede quale tipo di intervento deve fare. Roberta invece ha appena eseguito un’eco addome e ha scoperto di avere 3 calcoli di 7-9 mm. Entrambe vorrebbero conoscere il parere del professore sulla migliore tipologia di intervento.
“Rispondere a queste domande è un po’ difficile, poiché bisognerebbe avere un colloquio con queste pazienti e capire quali sono effettivamente i disturbi accusano. Oggi l’indicazione della laparoscopia è nella calcolosi della colecisti sintomatica, ovvero quando il paziente avverte coliche addominali, un dolore acuto che dura almeno 30 minuti localizzato nell’alto addome di destra. Poiché l’intervento laparoscopico è ben tollerato, spesso si trattano anche i pazienti asintomatici, come Roberta, che ha scoperto i calcoli in seguito a esami eseguiti per altri motivi. Anche le dimensioni sono importanti, perché calcoli più grandi di 3 cm possono esporre il paziente a delle complicanze piuttosto gravi, quali pancreatiti acute o colecistiti acute severe, che rendono poi il trattamento piuttosto complicato. Il consiglio è quello di affrontare precocemente questo problema, una volta diagnosticato, senza ritardare”.
A quale tipo di anestesia è sottoposto il paziente?
Cristina deve sottoporsi all’intervento e vuole sapere se questo tipo di operazione è dolorosa, mentre Felicia chiede se è prevista l’anestesia totale.
Mercantini rassicura la lettrice Cristina, poiché l’intervento in laparoscopia riduce sensibilmente il dolore post-operatorio: “è del tutto controllabile con farmaci banali quale una Tachipirina. Per quanto riguarda Felicia, invece, possiamo dire che l’anestesia è necessariamente generale, ma l’esposizione è veramente breve perché la laparoscopia viene completata in massimo 45 minuti”.
Laparoscopia su un paziente obeso e cardiopatico: è possibile?
Francesco racconta di avere i calcoli alla colecisti: è obeso e cardiopatico, chiede al nostro intervistato se può subire un’operazione in laparoscopia.
“Ringrazio Francesco di questa domanda, perché è un argomento molto discusso anche in campo scientifico e nella letteratura chirurgica. Sempre più frequentemente ci troviamo a dover gestire calcolosi della colecisti in pazienti cardiopatici che assumono terapie collaterali, quali farmaci antiaggreganti e anticoagulanti. L’intervento va affrontato in elezione, subito dopo la diagnosi, per arrivare nelle migliori condizioni generali. È molto importante per questi pazienti, che già hanno problemi di cuore o altre patologie, non ridursi al momento in cui subentrano complicanze severe che li portano ad accedere al pronto soccorso”.
La laparoscopia ha dei rischi?
Il nostro lettore Giuseppe chiede se, oltre ai numerosi vantaggi, esistono anche dei rischi associati agli interventi in laparoscopia.
L’intervistato risponde dicendo che “i rischi sono più meno gli stessi in tutta la chirurgia addominale e sono legati alla possibilità di lesionare gli organi vicini alla colecisti. Il modo migliore per minimizzarli è programmare l’intervento in elezione e non in urgenza. L’altro concetto importante è che i rischi si riducono laddove ci si rivolga a un centro ad alto volume, come oggi si dice, che esegue tante colecistectomie laparoscopiche e ci sia una équipe e un chirurgo abituati a questo tipo di procedure”.
Ci sono accortezze particolari dopo un intervento in laparoscopia?
Infine, Annalisa chiede se dopo un intervento in laparoscopia si possa riprendere subito la vita normale o se ci siano alcune particolari accortezze.
“Direi che la ripresa della vita sociale, compresa l’attività sportiva e quella lavorativa, sono piuttosto precoci. Dopo 2-3 giorni i pazienti riprendono una vita praticamente normale”.
In chiusura, il professor Mercantini ribadisce due concetti: “il primo è che la calcolosi della colecisti non va sottovalutata, perché può esporre a complicanze gravi e severe, che vanno assolutamente evitate. Il secondo è quello di rivolgersi a strutture dove ci sia un team con delle competenze specifiche per la chirurgia laparoscopica, con apparecchiature e tecnologie dedicate a poter svolgere questa chirurgia in grande serenità e tranquillità”.
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