Cos’è la cataratta? Sintomi, tipologie e diagnosi
La cataratta è una patologia che colpisce il cristallino, la lente naturale che si trova nell’occhio, dietro l’iride, con cui vengono messe a fuoco le immagini sulla retina. Esso ci permette di vedere a quasi tutte le distanze, da lontano e da vicino. L’aggregazione e l’ossidazione delle sue proteine causano l’opacizzazione del cristallino, che “si manifesta con un abbassamento della capacità visiva che all’inizio è molto, molto leggero, ma poi, con il passare degli anni e/o del tempo, tende ad aumentare d’intensità” spiega Savaresi. Le immagini diventano sempre più sfocate, ma la sintomatologia può essere diversa a seconda di quanto e di come il cristallino è interessato dal problema; qualche volta, per esempio, il paziente riferisce di rimanere abbagliato dalla luce frontale e di vedere le immagini sdoppiate. Non è infrequente che, inoltre, che inizialmente si percepisca un miglioramento della vista.
A soffrire maggiormente di cataratta sono gli anziani perché, sottolinea l’intervistato, “nell’età avanzata è più comune l’opacizzazione del cristallino. Quando nasciamo, infatti, esso è totalmente trasparente, mentre con il passare del tempo tende ad assumere un colore, che nella maggior parte dei casi vira verso il marrone”. La colorazione fa sì che la luce entri con più difficoltà nell’occhio e di conseguenza comincia a manifestarsi il problema della visione. Vedremo nei prossimi paragrafi, però, che la senilità non è l’unico fattore di rischio e che esistono diverse tipologie di cataratta.
Quali sono le cause della cataratta?
Abbiamo appena visto che, tra le cause che possono determinare l’insorgere della cataratta, l’età è sicuramente molto rilevante. Savaresi ricorda però che la patologia “può essere legata anche a disfunzioni metaboliche, all’esposizione al sole, oppure all’assunzione di alcuni farmaci”. Approfondiamo insieme questi punti.
L’importanza dello stile di vita
Lo stile di vita senza ombra di dubbio è un fattore di rischio, per questo è fondamentale seguirne uno sano, che tenga conto di un’alimentazione corretta e bilanciata, ricca di frutta e verdura, e di un’attività fisica regolare. Inoltre, è fortemente consigliato non fumare, poiché il fumo è un importante fattore di stress ossidativo.
Attenzione al cortisone
I farmaci possono influenzare e determinare la comparsa della cataratta, poiché alcuni di essi comportano un’alterazione della trasparenza del cristallino. L’intervistato ricorda infatti che, per esempio, chi assume dei corticosteroidi, quindi del cortisone, potrebbe più facilmente andare incontro all’evoluzione e al manifestarsi della cataratta.
Prendere il sole, ma con le giuste precauzioni
Non dobbiamo dimenticare, infine, che tra i danni provocati dall’errata esposizione ai raggi solari c’è anche la possibile comparsa di cataratta. Le persone che trascorrono molto al sole senza la protezione di occhiali a lenti protettive possono in ogni caso manifestare questa patologia.
Quanti tipi di cataratta esistono?
A questo punto, prima di parlare della diagnosi e dell’intervento, può essere utile fornire un quadro esaustivo delle diverse tipologie di cataratta:
- nucleare. Si manifesta in genere con la senilità, ed è causata dall’opacizzazione della parte centrale del cristallino, il nucleo, appunto.
- Corticale: interessa la parte esterna del cristallino e può essere provocata da un trauma.
- Matura o totale: il cristallino è totalmente opacizzato e la funzione visiva è compromessa in modo grave.
- Secondaria, detta anche fibrosi capsulare, connessa all’opacizzazione della capsula che ospita il cristallino artificiale. Si manifesta quasi in tutti i pazienti che sono stati operati di cataratta e, in questo caso, per risolvere il problema in modo definitivo, l’intervento prevede un trattamento ambulatoriale con un laser ad hoc (YAG laser).
- Congenita: è una delle cause più frequenti di cecità nell’infanzia. Nel 30% dei casi è ereditaria e può essere associata a malattie sistemiche o a sindromi, ma non c’è ancora chiarezza su tutti i fattori che possono determinarne la presenza.
Come diagnosticare la cataratta?
Poiché la cataratta allo stadio iniziale può essere asintomatica, in molti casi è difficile riconoscerla e diagnosticarla tempestivamente. Ecco perché, come gli altri problemi strettamente connessi all’invecchiamento, l’insorgere della patologia va monitorato anche in assenza di sintomi specifici, attraverso una visita oculistica periodica dopo il compimento dei 60 anni.
Per diagnosticare la cataratta si ricorre a diverse metodiche:
- esame biomicroscopico completo con lampada a fessura;
- esame completo della rifrazione e della acutezza visiva;
- ecobiometria;
- biomicroscopia dell’endotelio corneale;
- ecografia bulbare;
- campimetria computerizzata e pachimetria corneale;
- valutazione della motilità con visita ortottica.
Terapia per la cataratta: l’intervento chirurgico
Per correggere il disturbo visivo provocato dalla cataratta è necessario intervenire chirurgicamente. L’intervento viene effettuato in day hospital in sale operatorie attrezzate per la day surgery e consiste nella sostituzione del cristallino naturale con uno artificiale. Il dottor Savaresi spiega che oggi esistono diverse metodologie per effettuarlo: il più innovativo prevede l’uso del femtolaser, di cui parleremo in dettaglio nei prossimi paragrafi. La valutazione sul momento migliore per sottoporre il paziente al trattamento è legata allo stadio di avanzamento dell’opacizzazione e al disagio che procura nella quotidianità, dunque su questo tema medico e paziente decidono insieme.
In quali casi è necessario sottoporsi all’intervento?
In genere, l’oculista suggerisce al paziente di sottoporsi al trattamento nel momento in cui l’opacizzazione del cristallino inizia a incidere in modo importante sulla qualità della vita, rendendo difficoltose o impossibili le normali attività quotidiane, come leggere o guidare con il buio. Gli specialisti sono concordi nel consigliare di non rimandare eccessivamente l’intervento per evitare che la cataratta si estenda troppo. Una tempistica sbagliata può, infatti, esporre il cristallino a un peggioramento dell’opacizzazione che può culminare in un aumento della pressione intraoculare con ricadute irreversibili per le strutture visive. In alcuni casi una cataratta trascurata può provocare una forma di glaucoma (glaucoma facolitico).
Come si svolge l’intervento?
L’intervento viene svolto in anestesia locale, senza ricorrere a iniezioni: circa un quarto d’ora prima dell’operazione, al paziente viene inoculato un collirio a base di lidocaina, poi la pupilla verrà dilatata al massimo per effetto di un secondo collirio. L’anestesia peribulbare, iniettata nel bulbo oculare, viene impiegata per bloccare completamente il movimento delle palpebre solo in casi eccezionali o in previsione di interventi particolarmente complessi.
L’operazione non comporta particolari rischi, è indolore e consiste nell’asportazione, sotto microscopio operatorio, dell’area del cristallino ormai compromessa dall’opacizzazione.
Il chirurgo procede all’incisione con un bisturi tradizionale o con un laser a femtosecondi. Questa tecnica consente di effettuare il taglio corneale monitorandone con maggiore precisione l’estensione e la profondità. La parte eliminata è sostituita con una lente in materiale plastico (cristallino artificiale), e solitamente non servono punti di sutura. In alcuni casi vengono impiantate lenti con caratteristiche specifiche che rispondono a particolari esigenze del paziente:
- lenti multifocali che consentono la messa a fuoco a due distanze;
- lenti toriche che correggono l’astigmatismo;
- lenti sferiche, studiate per compensare i difetti della cornea;
- lenti filtrate che assorbono i raggi nocivi per la retina, come quelli ultravioletti.
L’intervento in sé è di breve durata, tra i 15 e i 20 minuti, più lunghe le fasi che precedono e seguono la parte chirurgica.
Se la cataratta è stata riscontrata in entrambi gli occhi il chirurgo dovrà intervenire in due momenti diversi, procedendo a operare prima l’occhio in cui il disturbo è a uno stadio più avanzato.
Il femtolaser
Nel trattamento chirurgico della cataratta lo specialista può decidere di usare il femtolaser, o laser a femtosecondi. Si tratta, come sottolinea Savaresi, “di uno strumento estremamente preciso che raccoglie tutti i dati della diagnostica che è stata fatta nel momento preoperatorio e di conseguenza è in grado di eseguire una chirurgia perfetta, precisa, che ci dà la possibilità di inserire il cristallino artificiale nell’occhio, in una posizione che è stata determinata prima della chirurgia e che permette al paziente di ottimizzare al meglio la sua capacità visiva”. La sua peculiarità si basa sull’emissione di impulsi luminosi a una velocità di gran lunga superiore rispetto al laser tradizionale: questo significa che il tessuto oculare può essere inciso in modo ancora più preciso, minimizzando il rischio di errore e senza lo sviluppo di calore.
La convalescenza
Una volta operato, l’occhio deve rimanere coperto per 24 ore. Il recupero della vista inizia a distanza di qualche giorno e giunge a completamento nell’arco di due settimane. Trascorso questo tempo è possibile procedere alla correzione di eventuali difetti residui.
Durante la convalescenza sarà inoltre necessario:
- indossare occhiali da sole per proteggersi dall’abbagliamento provocato dalla dilatazione della pupilla;
- non strofinare l’occhio sottoposto all’intervento per almeno un mese;
- proteggere l’occhio con una conchiglia di plastica durante la notte;
- instillare nell’occhio alcune gocce di collirio antibiotico in base a quanto indicato dalla prescrizione dallo specialista.
Durante la convalescenza sarà inoltre necessario:
- indossare occhiali da sole per proteggersi dall’abbagliamento provocato dalla dilatazione della pupilla;
- non strofinare l’occhio sottoposto all’intervento per almeno un mese;
- proteggere l’occhio con una conchiglia di plastica durante la notte;
- instillare nell’occhio alcune gocce di collirio antibiotico in base a quanto indicato dalla prescrizione dallo specialista.
Possibili complicanze
Le complicanze non sono frequenti e molto raramente gravi. La più comune può verificarsi durante l’intervento e consiste nella rottura dell’involucro che ricopre la cataratta con conseguente dispersione di frammenti nell’occhio. In alcuni casi possono prodursi piccole emorragie. Tra le complicanze legate alla fase post-operatoria c’è l’innalzamento della pressione all’interno dell’occhio. Grave – ma infrequente – è poi la possibilità di sviluppare un’infezione.
Quanto costa l’intervento?
L’operazione per la sostituzione del cristallino può essere effettuata in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, pagando eventualmente un ticket. Scegliendo di sottoporsi al trattamento in una clinica privata e optando, sotto prescrizione medica, di abbinare all’intervento l’inserimento di una lente intraoculare specifica per la correzione di altri difetti (il cui prezzo varia da 120 a 1000 euro in base alle caratteristiche) i costi salgono nettamente: sommando esami preliminari, parcella del chirurgo ed eventuale lente intraoculare, la cifra per sottoporsi a questo tipo di operazione in ambito privato è compresa tra i 1200 e i 5000 euro.
Prevenire la cataratta
Sebbene l’insorgenza della cataratta sia da mettere in conto man mano che l’età avanza, è possibile minimizzarne il rischio seguendo poche semplici regole di prevenzione:
- integrare la propria alimentazione con frutta e verdura, che contengono antiossidanti naturali;
- tenere sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue;
- usare occhiali da sole;
- evitare il fumo.
#IlmedicoRisponde: il dottor Savaresi risponde alle domande dei nostri lettori
Dopo l’intervista, il dottor Savaresi ha risposto ad alcune domande che sono arrivate sulla pagina Facebook di UniSalute e che abbiamo riportato qui a beneficio di tutti i lettori.
L’intervento alla cataratta è sempre necessario?
La prima lettrice, Stefania, chiede quali sono le casistiche in cui l’intervento è adeguato e se è sempre necessario.
Per risponderle, il dottor Savaresi ricorda che è meglio eseguirlo quando il disturbo visivo dato dalla cataratta inizia a essere significativo, ma naturalmente ci sono da considerare una serie di fattori. Per esempio, “se due pazienti hanno lo stesso grado di cataratta, ma uno utilizza costantemente computer e telefonini, oppure guida di notte, mentre l’altro non fa nessuna di queste cose, la capacità visiva richiesta è senz’altro diversa. Il primo, infatti, ha bisogno della massima capacità, l’altro invece no e, di conseguenza, non avrà nessun disturbo se la patologia è allo stadio iniziale”. Per il paziente che deve utilizzare tutti i giorni il computer o il tablet, ricorda l’intervistato, certamente il problema sarà più manifesto, per esempio con la lacrimazione che, nel corso degli anni, tenderà sempre ad aumentare e verrà trattata con vari colliri che possono essere tossici per la salute dell’occhio, se utilizzati a lungo. “In questo modo, si può aggravare una forma che, se invece fosse stata operata subito, avrebbe visto un deciso miglioramento. Quindi, dipende molto dalle attitudini del paziente: dobbiamo pensare e valutare nel contesto generale quelle che sono le esigenze, e di conseguenza, determinare se conviene anticipare l’intervento di cataratta oppure no”.
Intervento alla cataratta con aneurisma
La seconda lettrice che chiede un parere al dottor Savaresi è Dorina, che deve sottoporsi all’intervento di cataratta all’occhio sinistro, ma teme che ci siamo delle complicanze perché presenta un aneurisma appoggiato sul nervo ottico.
Il dottore sottolinea che la preoccupazione della lettrice è legittima, poiché un aneurisma in quella posizione è senza dubbio una condizione patologica importante. Per questo motivo, spiega, è fondamentale rivolgersi a un chirurgo della cataratta con molta esperienza, che potrà eseguire un intervento in buona sicurezza.
Visione offuscata dopo l’intervento
Sono numerosi, infine, i lettori del blog che hanno riferito di vedere offuscato dopo aver subito un intervento di cataratta e vorrebbero una rassicurazione da parte del dottor Savaresi: si tratta del normale decorso post-operatorio?
Il medico spiega che la risoluzione visiva – e quindi un’eventuale visione non perfettamente nitida – sono del tutto normali, in questi casi. Potrebbe essere la conseguenza di un difetto precedente all’intervento: “per esempio, un paziente che soffre di astigmatismo che durante l’intervento di cataratta non è stato corretto, potrebbe lamentare una visione non ottimale. Anche una patologia a livello della retina o della macula può causare lo stesso effetto. Ad ogni modo, è importante che il chirurgo parli in modo approfondito con il paziente, spiegando qual è il decorso post-operatorio e, soprattutto, precisando che da persona a persona possono esserci delle differenze nel risultato finale”.
Rossore dopo l’intervento di cataratta
Infine, altri lettori hanno interpellato il dottore perché dopo l’intervento hanno riscontrato un persistente rossore agli occhi. Anche in questo caso, la loro domanda riguarda la possibilità che si tratti di un normale effetto passeggero o se possa invece trattarsi di un problema da approfondire.
Il dottor Savaresi precisa a questo proposito che sia il rossore che la sensazione di un corpo estraneo possono essere la conseguenza di una mancata installazione delle lacrime artificiali dopo l’intervento di cataratta. Solitamente, infatti, prima dell’operazione, viene utilizzato un disinfettante all’interno dell’occhio, per evitare che ci possano essere delle infezioni: questa sostanza elimina completamente o quasi tutte le lacrime, così che la superficie oculare non sia più perfettamente idratata, e ciò può portare a un arrossamento oculare oppure alla sensazione di un corpo estraneo, come sabbiolina. È molto importante, in questi casi, utilizzare subito dei sostituti lacrimali, delle lacrime artificiali, più volte durante l’arco della giornata, in modo da ripristinare la superficie lacrimale all’interno dell’occhio e determinare la scomparsa di questa sintomatologia.
Preservare la salute degli occhi è importante, soprattutto in terza età. Una buona attività di screening e poche semplici regole di prevenzione possono davvero contribuire al miglioramento della qualità della vita: come per tutte le patologie legate all’invecchiamento, anche la cataratta va monitorata con attenzione attraverso controlli periodici e affidandosi al proprio oculista di fiducia, che saprà consigliare le tempistiche dell’intervento e rassicurare su esito e tempi di recupero. Per questo e per prendersi cura della propria salute in modo completo e con serenità, può essere utile sapere che esistono polizze assicurative, come UniSalute Over 65, che consentono di accedere a una serie di prestazioni mediche a tariffe agevolate.
E voi, conoscevate già le modalità di trattamento della cataratta?
Articolo scritto con il contributo di Erica Di Cillo.
Altre fonti:
microchirurgiaoculare.com
fondazioneveronesi.it
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