Frattura femore anziani

Frattura al femore: l’importanza di un recupero rapido

La frattura al femore porta, specialmente agli anziani, disagio, perdita di autostima, fragilità. Ma occorre far di tutto per superare questa fase e recuperare prima possibile perché una lenta guarigione, oltre a mettere a repentaglio l’umore e la stabilità psichica, può causare serie complicazioni che, nei casi più gravi, possono condurre l’anziano addirittura alla morte.

L’intervento tempestivo dei medici è dunque fondamentale per chi subisce questo tipo di infortunio, ma ancor di più lo è una ripresa rapida e una forte motivazione da parte del paziente.
Vediamo dunque come un over 65 può affrontare al meglio i disagi causati dalla frattura al femore, purtroppo molto diffusa in questa fascia d’età.

Perché la frattura del femore è così diffusa tra gli anziani?

Un dato più di tutti spiega il crescente numero di anziani che riportano la frattura del femore: come abbiamo detto a proposito delle cause degli incidenti domestici, due anziani su tre sono a rischio caduta, anche (o soprattutto) in casa, con una grande probabilità che ad essere danneggiati siano gli arti, sia superiori che inferiori. In particolare il femore.

Da anni, infatti, non scendono sotto quota 70mila gli anziani costretti a ricovero e intervento chirurgico per questo motivo, con una media ormai attestata intorno agli 80mila, di cui, 45 mila sono donne con osteoporosi. Il motivo che rende questa fascia d’età soggetta alla caduta è presto detto: con l’invecchiamento, alla fragilità ossea si aggiunge spesso una minore prontezza di riflessi, uno scarso controllo della postura e, talvolta, una riduzione di vista e udito.

I tempi di recupero dopo la frattura del femore

Frattura femore

 

Come abbiamo spiegato nell’articolo sulla frattura del femore, si tratta dell’osso più lungo del corpo umano, ed è estremamente soggetto alla rottura.

L’infortunio più comune è la frattura al cosiddetto collo del femore, evento particolarmente grave perché limita la possibilità di camminare: di qui, per gli anziani in special modo, la perdita dell’autosufficienza.

L’iter di guarigione è complesso: nella maggioranza dei casi è necessario l’intervento chirurgico, al quale segue un percorso riabilitativo di durata variabile, ma fondamentale per la guarigione. Negli over 65 l’operazione prevede spesso l’impianto di una protesi, mentre nei giovani si ricorre all’osteosintesi, ossia la ricostruzione della porzione di osso fratturata attraverso mezzi metallici.

I rischi di una guarigione lenta

Il primo obiettivo da raggiungere dopo l’intervento conseguente alla frattura del femore è riuscire a stare seduti o (meglio) in piedi nel minor tempo possibile. Tornare a muoversi, soprattutto nel caso di anziani, deve essere dunque una priorità, perché protrarre troppo a lungo l’immobilità può provocare una diminuzione delle forze muscolari e la perdita di autonomia. Il post operatorio può variare a seconda del tipo di intervento eseguito: la protesi permette di alzarsi rapidamente, mentre la sintesi con chiodo costringe chi ha subito l’intervento ad una degenza a letto che può superare i due mesi. Per gli anziani, più esposti a rischi a causa del generale deterioramento fisico, l’immobilità può portare anche seri disturbi la cui degenerazione è spesso causa di morte. Possono quindi manifestarsi:

  • Piaghe da decubito

  • Trombosi venosa

  • Infezione delle vie urinarie

  • Disturbi respiratori e circolatori

  • Polmonite

L’importanza di un recupero rapido: gli aspetti psicologici

Depressione negli anziani

Di sicuro dalla frattura al femore gli anziani possono guarire, e in tempi non troppo lunghi, a patto che si verifichino due condizioni:

  • intervento chirurgico tempestivo

  • ritorno rapido alla vita normale

Questo secondo punto non è semplicemente funzionale al recupero fisico: c’è in ballo anche l’equilibrio psicologico dell’anziano, e di conseguenza la qualità della sua vita. Un infortunio di questo tipo, infatti, provoca anzitutto fragilità: l’anziano pensa di non poter essere più autonomo e autosufficiente, si lascia andare.

Spesso si sente un peso per la famiglia, col rischio di entrare in uno stato depressivo dal quale è difficile uscire: la perdita della mobilità articolare rappresenta la perdita di una certa qualità della vita, e proprio per questo lo stato depressivo rappresenta un pericolo. Sfiducia e depressione, infatti, portano l’anziano ad avere poca sicurezza nel proprio corpo e nei propri movimenti, aumentando il rischio di cadute. Sempre meno motivato a guarire, inoltre, non ha più piacere ad incontrare i propri cari e tende a chiudersi in sé stesso.

E il medico? Il suo compito, accanto a quello di seguire passo passo la fase riabilitativa, è anche quello di far capire che proprio durante questo periodo bisogna lavorare per recuperare la piena autonomia. Bastano forza di volontà e fiducia e si può tornare a vivere bene.

Curarsi a casa o in ospedale?

Assistenza domiciliare
A questo riguardo, non esiste una regola ben precisa.

Il luogo in cui sarebbe meglio trascorrere il periodo post operatorio, nel caso si sia reso necessario l’intervento chirurgico, dipende da due fattori:

  • gravità della frattura

  • età del paziente

In certi casi, in particolare quando l’età è avanzata e l’operazione è stata difficile, sarà necessario un periodo di degenza in ospedale o in una casa di cura, dove l’assistenza è specializzata e continua. Diversamente, gli stessi medici consiglieranno un rapido ritorno a casa, dove la riabilitazione si coniugherà al ritorno alla normalità.

In questo caso sarà fondamentale ricevere un’assistenza domiciliare, prevista per fortuna da molti piani assicurativi: avere a casa uno staff completo (medici, infermieri, fisioterapisti) rassicurerà sia voi che il vostro familiare, che si sentirà maggiormente incentivato alla guarigione.
L’anziano, infatti, come abbiamo visto, in seguito a un evento di questo tipo ha bisogno di
assistenza professionale, completa e personalizzata, ma anche di un ambiente a lui congeniale. A casa, coi giusti accorgimenti e nei tempi prescritti dai medici, si sentirà a suo agio: questo renderà più forte la sua motivazione e più brevi i tempi di recupero. Quale luogo migliore della propria casa, per lavorare per un ritorno alla normalità?

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    2 commenti

  1. sono stato operato al femore dx a seguito infornio ” dopo tre giorni”-perdita di tempo perchè mi hanno portato al più vicino pronto soccorso “siamo a Firenze si dice sanità di eccellenza!”, ospedale sprovvisto di ortopedia e quindi in corridoio su sua barrella in attesa che si rendesse disponibile uno un ospedale di competenza “Ospedale Torregalli o Ospedale ponte anniccheri”, che sono appartenenti alla stessa ASL, mentre io volevo andare a Careggi sempre Firenze perchè è presente un grande ospedale di ortopedia CTO, ma non è stato possibile passare da una ASL a un’altra della stessa città, questo viene a meno la scelta del cittadino che chiede con celerità l’ospedale più appropriato. Non sto a dire tutte le complicazioni che ho avuto a seguito di questo ritardo e burocrazia assurda. Trasfusione del sangue per due volte, emocromo sceso da 10,9 del primo giorno di ricovero a 8 durante l’intervento chirurgico. Possibile una cosa del genere in Firenze?.
    Se posso avere una risposta per poter reclamare i miei diritti.
    Grazie e Saluti Vittorio Pipoli

    • Buongiorno Vittorio, ci dispiace moltissimo per la tua disavventura, ci auguriamo che adesso tu ti sia definitivamente ripreso. Difficile da parte nostra poter dare un giudizio sulla vicenda, il consiglio che possiamo darti è di rivolgerti ad un’associazione che tutela i diritti del malato, in questo articolo ne trovi alcune: https://blogunisalute.it/diritti-del-malato-carta-associazioni/
      Grazie per averci scritto, in bocca al lupo.