depressione anziani

Come si manifesta la depressione negli anziani e come aiutare chi si trova in questa situazione

La depressione è una patologia che colpisce soprattutto tra i 25 e i 45 anni, ma può manifestarsi anche durante la terza età. Le cause scatenanti sono molteplici e spesso la diagnosi non è facile, né immediata. Per approfondire alcuni aspetti della depressione negli anziani, abbiamo intervistato la dottoressa Chiara Bastelli, psicologa e psicoterapeuta: oltre a parlarci dei sintomi della malattia, ci ha dato alcuni consigli utili per aiutare chi si trova in questa situazione.

Quanto è diffusa la depressione negli anziani?

Come spiega l’intervistata, la depressione senile (termine che si utilizza quando la patologia compare dopo i 65 anni di età) è tanto diffusa quanto sottovalutata, perché difficile da diagnosticare. “Pur essendo il disturbo psichiatrico più frequente negli anziani, infatti, tende anche ad essere, tra gli stessi, sottodiagnosticato. Gli studi, quindi, non sono sempre concordi sull’incidenza, che è comunque piuttosto alta.  Quel che è certo, però, è che la depressione non deve essere considerata un aspetto ‘normale’ della vecchiaia e che il peso emotivo può essere molto forte e invalidante”.

Un peso spesso imputabile a cambiamenti difficili da accettare e gestire. “Con il passare dell’età – spiega infatti la dottoressa – calano le energie fisiche, e spesso anche la lucidità mentale ne risente. La persona può così sentirsi limitata nello svolgere anche quei compiti che, qualche tempo prima, richiedevano poco sforzo. Anche il contesto cambia: “i problemi di salute sempre più frequenti, i lutti che portano via parenti e amici, la rete di relazioni sociali sempre più ridotta, le difficoltà economiche che possono insorgere e una forzata inattività sono fattori che possono portare alla depressione nelle persone anziane”.

Sintomi e insorgenza della depressione senile

Anziano depresso

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L’anziano che soffre di depressione è apatico, non mostra interesse verso ciò che lo circonda, mangia con meno appetito, tende a isolarsi; è più distratto e dimentica le cose più facilmente. Anche per questo, a volte, è facile confondere la diagnosi di depressione con, ad, per esempio, i sintomi iniziali della demenza. A differenza di quanto accade con quest’ultima patologia, però, nei soggetti curati in maniera adeguata, quando si tratta di depressione i disturbi della memoria migliorano di pari passo con quelli dell’umore.

Inoltre, come ci spiega la dottoressa Bastelli, “nelle persone anziane, i sintomi della depressione vengono spesso nascosti dietro a disturbi fisici che, a loro volta, sono invece enfatizzati per celare la depressione. Chi si trova in questa situazione, infatti, talvolta può avere difficoltà a riconoscere e dare un nome ai propri sentimenti: per questo, risulta più facile concentrarsi sul proprio corpo, lamentandosi di dolori fisici che, in realtà, mascherano un altro tipo di sofferenza”.

D’altro canto, ci spiega ancora l’intervistata, la depressione acuisce lo stato di salute di chi già soffre di malattie croniche, come il diabete o l’artrite. A questo proposito, va detto che anche una prolungata degenza in ospedale può aumentare le possibilità che questo disturbo insorga. Infatti, la prevalenza di anziani che soffrono di depressione pare essere più alta – anche perché più diagnosticata e curata – tra quanti sono ricoverati in ospedale, o tra chi vive in casa di riposo.

Le cause della depressione negli anziani

L’insorgenza della patologia può essere correlata a una causa scatenante: uno dei passaggi più a rischio, specifica infatti l’intervistata, è quello del pensionamento, momento in cui la persona perde il proprio ruolo nella società, ed è costretta a rimodellare l’idea che ha di sé, rinegoziando la propria identità e il sistema di relazione nel quale è inserita.

Con l’età, inoltre, si riduce la rete sociale, che invece sarebbe tanto necessaria: “in molti casi, vengono infatti a mancare le occasioni per conoscere e frequentare nuove persone. Anche la perdita dei vecchi colleghi – per quanto a volte ‘detestati’ durante la vita lavorativa – è un elemento aggiuntivo di isolamento. La diminuzione della forza fisica è chiaramente percepibile, e anche la lucidità mentale a volte ne risente. Aumenta il senso di vulnerabilità e crolla l’autostima”.

Come viene diagnosticata la depressione senile

Di fronte a questo quadro, è chiaro che la depressione senile abbia un forte impatto sulla qualità della vita quotidiana e che chi ne soffre abbia bisogno di assistenza qualificata. Tuttavia, come abbiamo detto sopra, si tratta di una patologia difficile da diagnosticare, perché “spesso i sintomi sono attribuiti agli effetti collaterali dei farmaci o a delle manifestazioni temporanee” spiega Bastelli.

“Il compito dei parenti, quindi, deve essere quello di osservare sempre attentamente l’anziano, e di consultare il proprio medico di famiglia che, nel caso rilevi variazioni sensibili negli atteggiamenti e nel modo di comportarsi, valuterà se coinvolgere uno specialista. Affinché quest’ultimo possa prescrivere il trattamento più adatto, sono necessarie informazioni riguardanti la storia del disturbo, per capire se si tratta del primo episodio o di una ricaduta. Inoltre, deve poter valutare se alla depressione sono associati sintomi psicotici quali deliri, allucinazioni, o un disturbo della personalità”.

Riconoscere, diagnosticare e trattare per tempo l’insorgere della depressione può evitare conseguenze emotive anche molto pesanti, afferma la dottoressa. “Purtroppo, se non identificata e non trattata, può aggravarsi e portare a ideazioni suicidarie negli anziani.

Invecchiare è un destino inevitabile, ma non significa che tristezza e depressione debbano per forza essere una componente di questo periodo della vita. Anche la cosiddetta terza età può essere vissuta con gioia, imparando a rispettare i propri limiti e a godere di nuove consapevolezze”.

Come aiutare l’anziano che soffre di depressione?

aiutare anziani in depressione

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Il ruolo di chi è vicino all’anziano è tanto difficile quanto importante. Lo scopo principale, secondo l’intervistata, “è fare da supporto, anche se questo si concretizza in modi e forme che non sempre sono quelli attesi. Il primo e il più grande sforzo è cercare di comprendere quanto accade. Soprattutto agli occhi di un familiare, l’anziano può infatti apparire una persona diversa: meno sicuro, più vulnerabile. Con questa condizione bisogna imparare a fare i conti, ci vogliono tanta pazienza e affetto. È necessario cercare il dialogo e rispettare i suoi tempi, sforzandosi di trovare le parole giuste, evitando di suscitare allarmismo sui sintomi che presenta o di banalizzare il suo bisogno di sentirsi ascoltato”.

La psicologa precisa, inoltre, che è importante “essere consapevoli dei limiti fisici e delle sue preferenze: non è sempre scontato che si adatti bene alle nuove abitudini o che provi piacere nel fare le cose che piacciono a suoi coetanei. Ogni modifica dello stile di vita deve essere dunque pensata, calibrata e negoziata, perché non diventi solamente una fonte di stress. Qualsiasi tipo di intervento, per quanto animato da buone intenzioni, può essere mal interpretato dall’anziano, che potrebbe vedere in esso un’ulteriore riprova del proprio declino fisico e psichico”.

In generale, in qualunque momento di difficoltà, il sostegno di uno psicologo può essere indirizzato tanto al paziente quanto ad amici e parenti, spiega l’intervistata, per aiutare questi ultimi a sviluppare tecniche che permettano loro di interagire in maniera serena. “Per quanto riguarda il trattamento psicologico della depressione negli anziani risultano molto utili, oltre ai vari interventi di psicoterapia individuale, gli approcci psicoeducativi di gruppo, in cui vengono insegnate tecniche di rilassamento, metodi per contrastare i pensieri negativi, e vengono discusse le esperienze personali in un’atmosfera di supporto e di condivisione”.

Prepararsi a una vecchiaia serena

Anziano che dipinge

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Quando la persona comincia, col passare degli anni, ad avvertire un calo nelle sue capacità fisiche e psichiche, è fondamentale aiutarla a capire che si trova ad affrontare una nuova fase del suo ciclo vitale, in cui è necessario gestire le inevitabili perdite che la vita impone, sostituendole con nuove acquisizioni. Ad esempio, iniziare una nuova attività sportiva, iscriversi a un’associazione, fare del volontariato, imparare a suonare uno strumento musicale, a utilizzare il computer, specifica la psicologa. “Per gli anziani, i vantaggi della tecnologia sono tanti e il web offre molte possibilità per restare in contatto coi vecchi amici che risiedono in città lontane, per seguire meglio eventi e approfondire lo studio di materie di proprio interesse.

A questo proposito, la dottoressa aggiunge una considerazione alla luce del periodo che stiamo affrontando e che sta mettendo alla prova tutti, in particolar modo chi vive da solo e, dovendo restare in casa tutto il giorno, non ha più la possibilità di incontrare altre persone. “I ‘sorvegliati speciali’ sono loro, gli anziani”, afferma. “Le persone più avanti con gli anni sono quelle che più hanno da temere dalla pandemia di coronavirus in corso, per questo le misure di isolamento risultano particolarmente importanti. Solitudine e assenza di relazioni sociali possono essere provvidenziali per il fisico, ma rischiano di minare un umore che, in molti casi, è già fragile e delicato”. Per questo motivo, pone l’accento sull’importanza di restare vicino a loro attraverso i mezzi che la tecnologia ci offre, a partire dai comuni telefoni, per tutti quelli che non sono in grado di usare il computer.

Perché il cervello ha bisogno di continui stimoli

persona anziana con iPad

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Come racconta la dottoressa, le considerazioni sull’importanza del mantenere attivo il cervello sono note, e sono state particolarmente evidenziate, quando, intorno agli anni ‘80, si è sviluppata la cosiddetta Life span psichology, o “Psicologia del Ciclo di vita”, che ha introdotto la distinzione tra intelligenza fluida e intelligenza consolidata. “La prima sarebbe legata alla velocità nel risolvere situazioni problematiche in modo rapido, ed è tipica dell’età giovanile. La seconda, invece, è la capacità di risolvere un problema attraverso la riflessione sulle esperienze acquisite dalla persona.

L’intelligenza fluida è portata fisiologicamente a calare col passare degli anni, così come la memoria, l’agilità, la massa muscolare. L’intelligenza consolidata, invece, può avere un calo molto più lento con il passare degli anni, grazie al costante allenamento mentale, attraverso lettura, risoluzione di problemi, parole crociate e giochi di memoria, confronto con le opinioni altrui”. Questo spiega, quindi, come afferma la psicologa, perché è possibile intraprendere lo studio di uno strumento musicale anche quando si va in pensione, sostituendo così alla perdita delle abitudini legate all’attività lavorativa, la nascita di nuovi interessi che cresceranno nel tempo e daranno nuovi stimoli e significati alla vita dei pensionati.

“Ricordiamoci”, conclude la dottoressa Bastelli, “che, per restare sano, il cervello ha bisogno di essere attivo: indagando, giocando, relazionandosi, sperimentando, e che queste facoltà vanno coltivate lungo tutto l’arco della vita della persona, se ci si vuole preparare a una serena vecchiaia”.

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