Tumore dell’ovaio: cause, sintomi e cure

Il tumore dell’ovaio rappresenta uno dei tumori femminili più comuni. Purtroppo, a causa di sintomi spesso aspecifici e non facili da riconoscere in modo chiaro e immediato, viene diagnosticato quando la patologia è già in fase avanzata. Tuttavia, se individuato precocemente, il tasso di sopravvivenza è molto elevato. Saperne di più su questa malattia è dunque importante per conoscere i segnali a cui prestare attenzione, per capire quando è importante rivolgersi al medico e quali sono i trattamenti adottati per curarla. Scopriamo di più in questo articolo.

Cos’è il tumore dell’ovaio?

Il tumore dell’ovaio, detto anche carcinoma ovarico, è un tumore che si forma nelle ovaie, due organi delle dimensioni di una mandorla, situati ai lati dell’utero. Questi ultimi hanno una doppia funzione: secernere gli ormoni sessuali femminili (estrogeni e progesterone) e produrre le cellule riproduttive della donna, gli ovociti. 

In presenza di tumore si verifica una proliferazione senza controllo delle cellule dell’ovaio. Questa malattia, come si legge sul rapporto I Numeri del Cancro in Italia, 2021, rappresenta ancora uno dei “big killer” tra le patologie ginecologiche, a causa della sua elevata mortalità, e occupa il decimo posto tra i tumori nella donna (il 3%). 

Quali sono le tipologie di tumore all’ovaio?

Il tumore può formarsi a partire da diverse cellule che costituiscono l’ovaio. In base a questo si possono distinguere: 

  • i tumori epiteliali, che rappresentano la maggior parte delle neoplasie ovariche maligne che si verificano. A essere coinvolte sono le cellule dell’epitelio, ossia il tessuto che riveste l’ovaio.
  • I tumori germinali: rappresentano il 5% dei tumori ovarici maligni e si sviluppano a partire dalle cellule germinali, ovvero quelle adibite alla produzione di ovuli.
  • I tumori stromali: riguardano l’1% di tutti i tumori a carico delle ovaie e interessano il tessuto di sostegno dell’ovaio (stroma), dove vengono prodotti gli ormoni femminili.

Specifichiamo che esistono anche forme benigne di tumore all’ovaio, quindi non cancerose: la differenza rispetto alla patologia maligna è che il tumore benigno non si diffonde oltre l’ovaio stesso. I tumori maligni o borderline (questi ultimi presentano una natura al confine tra malignità e benignità) possono invece causare metastasi, quindi diffondersi in altre parti del corpo. 

Concentriamoci ora sul tumore maligno, dunque il cancro dell’ovaio: vediamo come si manifesta, come si effettua la diagnosi e quali sono le cure più utilizzate.

Chinnapong/gettyimages.it

Tumore all’ovaio: quali sono i sintomi 

Durante le fasi iniziali, il carcinoma ovarico tende a essere asintomatico. Come anticipato, inoltre, i sintomi a esso legati sono piuttosto aspecifici, tanto da poter essere facilmente confusi con problematiche meno serie, ad esempio la sindrome del colon irritabile. Secondo AIRC, sono tre i principali segnali a cui una donna dovrebbe prestare attenzione, in quanto potrebbero essere degli indicatori precoci di questo tumore:

  • addome gonfio;
  • presenza di aria nella pancia (il cosiddetto meteorismo);
  • necessità di urinare spesso.

 A questi possono aggiungersi ulteriori manifestazioni come:

  • fastidio nel basso ventre o nella zona pelvica;
  • forte e continua stanchezza;
  • cambiamenti intestinali come stitichezza o diarrea;
  • dolore alla schiena;
  • sanguinamento vaginale anomalo, ad esempio dopo la menopausa;
  • perdita di peso;
  • sensazione di pienezza poco dopo aver cominciato a mangiare;
  • nausea, perdita dell’appetito. 

Gli esperti sottolineano che si tratta di disturbi molto vaghi che, nella maggior parte dei casi, riguardano problemi di altro tipo e non un tumore all’ovaio. Tuttavia, come spiega AIRC, è bene prestare particolare attenzione se questi sintomi appaiono insieme, o in rapida successione, in modo improvviso, e sono accompagnati da un senso di pienezza anche senza aver mangiato. In questo caso è consigliabile rivolgersi al medico e parlarne con lui.

Da cosa è causato il tumore all’ovaio e quali sono i principali fattori di rischio?

Non è ancora chiaro che cosa causi esattamente il carcinoma ovarico, ma la comunità scientifica ha individuato una serie di fattori di rischio che possono predisporre maggiormente una donna a questa malattia. I principali sono:

  • invecchiamento: questo tumore di solito compare dopo la menopausa e la maggior parte dei casi viene individuata tra tra i 50 e i 69 anni
  • Obesità, fattore di rischio per molti tipi di tumore.
  • Non avere avuto figli o aver avuto la prima gravidanza in età avanzata.
  • Avere avuto le prime mestruazioni precocemente e/o aver avuto una menopausa tardiva.
  • Essere sottoposte a terapia ormonale sostitutiva, usata per diminuire i disturbi causati dalla menopausa. L’Istituto Superiore di Sanità, però, precisa che l’aumento del rischio è molto ridotto e che diminuirebbe dopo l’interruzione della terapia.
  • Endometriosi: questa malattia, che provoca l’accumulo di cellule dell’utero al di fuori di esso, costituisce un fattore di rischio.
  • Familiarità: avere parenti stretti che hanno avuto un cancro al seno o all’ovaio può comportare una predisposizione maggiore.

Esistono, inoltre, possibili fattori di rischio ancora poco chiari per la comunità scientifica. Tra questi c’è il talco, ad esempio. Come spiega l’American Cancer Society, sono stati condotti numerosi studi per indagare il rapporto tra uso di talco nella zona genitale (oppure su assorbenti, diaframmi o preservativi) e sviluppo di cancro all’ovaio, ma i risultati ottenuti sono stati contrastanti, come abbiamo visto nell’approfondimento dedicato alla possibile cancerogenicità del talco. Per questa ragione, i ricercatori stanno ancora studiando in merito. 

Dmitriy Sidor/gettyimages.it

Il ruolo delle mutazioni genetiche ereditarie

Poco fa abbiamo parlato del fattore di rischio legato alla familiarità. Nel caso in cui una madre o una sorella, per esempio, abbiano avuto un cancro all’ovaio o al seno, secondo gli esperti è bene discuterne con il proprio medico curante, perché potrebbe suggerire di sottoporsi a una consulenza genetica

In una piccola percentuale di casi, infatti, i tumori all’ovaio sono causati da mutazioni genetiche ereditate dai genitori, come quella a carico dei geni BRCA1 e BRCA2. In particolare, nelle donne con BRCA1 mutato il rischio di sviluppare un tumore ovarico cresce del 15-45 per cento, mentre nelle donne con mutazione sul gene BRCA2 aumenta del 10-20 per cento. In ogni caso, come sottolinea AIRC, sebbene la presenza di queste mutazioni genetiche comporti un maggiore rischio, non significa che tutte le donne della famiglia svilupperanno sicuramente la malattia. 

Come spiega l’American Cancer Society, comunque, la maggior parte delle mutazioni genetiche correlate al cancro all’ovaio non sono ereditate, bensì acquisite nel corso della vita. La comunità scientifica, tuttavia, non è riuscita ancora a individuare specifiche sostanze, presenti nell’ambiente o negli alimenti, che possano contribuire a provocare le mutazioni connesse al carcinoma ovarico.

Fattori che possono proteggere dal cancro all’ovaio

La ricerca ha individuato anche una serie di elementi che possono invece proteggere dal tumore all’ovaio. Tra questi citiamo:

Come si diagnostica il tumore all’ovaio?

La diagnosi precoce è molto importante: secondo l’American Cancer Society, infatti, se la malattia viene individuata nelle fasi precoci, il 94% delle pazienti vive più di 5 anni dalla diagnosi. Per individuare questa patologia si parte, innanzitutto, con una visita ginecologica. Oltre all’esame clinico, di solito si svolge un’ecografia transvaginale, metodo non invasivo durante il quale viene inserita in vagina una sonda a ultrasuoni di piccole dimensioni. In genere, si esegue anche un esame del sangue volto a individuare il quantitativo di CA125, proteina che potrebbe segnalare la presenza di questo tumore, se i suoi livelli nel sangue sono elevati (un aumento di questa sostanza, tuttavia, potrebbe essere dovuta anche a cause diverse). 

Altre indagini che possono essere necessarie sono, ad esempio:

  • TAC e risonanza magnetica, utili soprattutto per capire se il cancro si è diffuso in altri organi;
  • radiografia del torace, per sapere se le cellule cancerose hanno raggiunto i polmoni;
  • agobiopsia, che consiste nel prelevamento di un campione dall’ovaio con l’inserimento di un ago attraverso l’addome; 
  • laparoscopia: si inserisce un tubicino attraverso un piccolo taglio nell’addome per prelevare un pezzo di tessuto da sottoporre ad analisi.

La stadiazione del tumore ovarico

Quando è stata confermata la presenza del cancro all’ovaio, si procede con la sua stadiazione, quindi si determina il suo livello di sviluppo, passaggio essenziale per definire l’approccio terapeutico più indicato. Gli stadi sono quattro: 

  • I stadio: il tumore è ancora limitato alle ovaie (una o entrambe);
  • II stadio: la malattia si è estesa nella regione pelvica o nell’utero;
  • III stadio: le cellule cancerogene si sono diffuse all’interno dell’addome;
  • IV stadio: la patologia ha coinvolto anche altre aree dell’organismo, per esempio i polmoni.

Anchiy/gettyimages.it

Carcinoma ovarico: cure e trattamenti possibili

Diversi elementi concorrono a determinare l’approccio terapeutico, tra i quali lo stadio del tumore, l’età e le condizioni generali della persona. Nella maggior parte dei casi, in genere, si procede con un’operazione chirurgica al fine di rimuovere tutto o gran parte del tumore. L’intervento può avvenire in modo differente a seconda del caso e di solito vengono rimossi ovaie, tube di Falloppio, utero e una piega di tessuto adiposo dell’addome (omento). Tuttavia, se la patologia ha intaccato solo le ovaie, generalmente l’utero viene lasciato, in modo che la donna possa eventualmente portare avanti una gravidanza.

Nella maggior parte dei casi, inoltre, la paziente viene sottoposta anche a chemioterapia. Questa può essere impiegata dopo la chirurgia, per eliminare le cellule cancerose eventualmente rimaste nell’organismo, prima dell’operazione, con lo scopo di diminuire le dimensioni del tumore, oppure in caso di recidiva (ritorno della patologia). La radioterapia, invece, è usata meno frequentemente per il cancro all’ovaio.

Alla chemioterapia, come spiega AIRC, oggi si affiancano inoltre le terapie a bersaglio molecolare, impiegate non solo per il trattamento della malattia ma anche nelle recidive. Rientrano in questa categoria gli anti-PARP, farmaci che contrastano i meccanismi di riparazione del DNA da parte delle cellule tumorali, e l’anticorpo monoclonale bevacizumab, che impedisce alle cellule cancerogene di sviluppare nuovi vasi sanguigni che consentono loro di crescere. La ricerca si sta concentrando anche sull’immunoterapia e altri farmaci biologici. 

Tumore all’ovaio: la prevenzione

Come riporta AIRC, sebbene ad oggi non esistano programmi di screening considerati affidabili a livello scientifico per diagnosticare precocemente la malattia, gli esperti sottolineano l’importanza di sottoporsi annualmente a una visita ginecologica: secondo alcune ricerche, infatti, una visita annuale che preveda ecografia transvaginale e palpazione bimanuale dell’ovaio può essere utile in tal senso.

Inoltre è importante non sottovalutare i sintomi che potrebbero rappresentare una spia di questa malattia, soprattutto se concomitanti con fattori di rischio come avere più di 50 anni, essere in menopausa, avere parenti stretti che sono stati colpiti da tumore all’ovaio o al seno. Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, se in famiglia ci sono stati due o più casi di tumore all’ovaio o al seno, può essere consigliabile discuterne con il medico. AIRC specifica che per le donne con mutazione ereditaria dei geni BRCA1 e/o BRCA2 può essere utile sottoporsi a una consulenza per discutere le possibili opzioni per ridurre il rischio di contrarre questa forma di cancro.

In generale, poi, è fondamentale prestare attenzione allo stile di vita condotto, cercando di adottare sane abitudini alimentari e praticando regolare attività fisica, anche perché questo contribuisce a tenere il peso sotto controllo. È inoltre consigliabile smettere di fumare. In ogni caso, se si hanno domande e dubbi relativi al tumore ovarico, ai suoi sintomi e ai modi per prevenirlo, la cosa migliore è sempre rivolgersi al proprio medico di fiducia: sarà lui, infatti, a fornire tutte le informazioni necessarie caso per caso.

 

Fonti:

cancer.org

airc.it

issalute.it

fondazioneveronesi.it

mayoclinic.org

humanitas.it

aosp.bo.it

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