Se poi facciamo regolarmente attività fisica (o se pratichiamo da molto tempo uno sport a livello agonistico) i sintomi tipici di una disfunzione tiroidea potrebbero essere ancora più difficili da individuare, perché molto simili a quelli di un normale calo delle prestazioni fisiche.
Poiché un funzionamento tiroideo ottimale è indispensabile alla conduzione di una vita attiva, ne esaminiamo qui gli aspetti clinici insieme al Prof. Renato Pasquali, Endocrinologo e Direttore Responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia presso il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna.
Cos’è la tiroide e a cosa serve
La tiroide è una ghiandola di dimensioni ridotte, dalla forma paragonabile a quella di una farfalla; si trova alla base del collo, e la sua importanza è legata agli ormoni che produce. T3 e T4 sono gli ormoni cosiddetti “tiroidei”: in azione combinata con gli ormoni secreti da altre ghiandole (come l’ipofisi) gli ormoni prodotti dalla tiroide regolano, a diversi livelli, il funzionamento di una serie di meccanismi vitali, tra cui:
- l’attività cardiovascolare
- la termoregolazione corporea
- il metabolismo di zuccheri e grassi
- la sintesi proteica
- l’accrescimento e lo sviluppo del feto, nelle donne in gravidanza
Si stimano essere quasi 6 milioni gli italiani che soffrono di patologie a carico della tiroide: queste dipendono principalmente da un eccesso o da una carenza nella produzione degli ormoni tiroidei. Come probabilmente già sa chi tra noi ha svolto un controllo specifico, le disfunzioni tiroidee appartengono a tre macro-categorie: alterazioni strutturali della tiroide, ipertiroidismo e ipotiroidismo. Vediamo nel dettaglio in cosa consistono.
Alterazioni strutturali della tiroide
L’elemento preponderante nella composizione dell’ormone tiroideo T4 è lo iodio: una sua carenza può quindi causare una secrezione ormonale disfunzionale e generare, in alcuni casi, una patologia di tipo nodulare. Come abbiamo spiegato in un precedente articolo, tali noduli determinano l’ispessimento della tiroide stessa, con un conseguente rigonfiamento della porzione basale del collo: a tal proposito, si parla comunemente di “gozzo”.
Ipertiroidismo
La funzionalità eccessiva della ghiandola tiroidea comporta una produzione maggiorata degli ormoni tiroidei. Si tratta di una vera e propria sindrome: i soggetti che ne soffrono lamentano effetti come il dimagrimento, l’insonnia e l’iperattività. Negli sportivi, in particolare, un aumento della funzione tiroidea determina uno stato iper-dinamico, con aumento del battito cardiaco, resistenza ridotta e la conseguente possibile comparsa di tachicardie e aritmie.
Ipotiroidismo
All’opposto, quando la tiroide lavora meno del solito si potrebbe incorrere nel rischio di un deficit ormonale. In tal caso, il paziente accuserà malesseri diversi, tra cui:
- sonnolenza
- spossatezza e astenia
- alterazioni del tono dell’umore
- rallentamento motorio
- aumento di peso e incremento dei livelli di colesterolo
Come accennavamo, i sintomi di un malfunzionamento della tiroide sono aspecifici, ossia comuni a molte patologie. Soprattutto nel caso di un soggetto fisicamente attivo, è molto frequente quindi che egli sottovaluti alcuni segnali, i quali meritano invece di essere approfonditi con un supporto clinico adeguato. Vedremo tra poco quali sono i sintomi più comuni; prima, però soffermiamoci un momento su alcune correlazioni tra sport e funzionalità tiroidea.
Tiroide e attività sportive ad alta intensità
Come è noto, l’esercizio fisico è un fattore che regola l’assunzione e il consumo di energia; praticare sport, infatti, influenza la nostra capacità di metabolizzare macronutrienti come glucosio, lipidi e proteine. Per questi motivi, un esercizio fisico intenso e/o di lunga durata cambia inevitabilmente anche la risposta del nostro sistema endocrino alle modifiche metaboliche.
In particolare, l’attività sportiva promuove la produzione dei cosiddetti reactive oxigen species (ROS): si tratta di prodotti del metabolismo dell’ossigeno che ha luogo nel muscolo, e che causano un aumento dell’atrofia muscolare (ovvero una riduzione del volume dei muscoli), nonché una riduzione della forza. In questi casi, di parla anche di stress ossidativo muscolare.
Poiché sia l’ipertiroidismo che l’ipotiroidismo aumentano la produzione di ROS muscolare, ecco che una delle conseguenze patologiche potrebbe essere uno stato infiammatorio locale a carico del muscolo stesso, oppure del tendine.
Non solo: in soggetti giovani (in particolare in età infantile o adolescenziale) è stata frequentemente evidenziata una fase di ipotiroidismo che, se associata ad un’attività fisica non regolata da adeguato supporto medico, può amplificare i problemi di maturazione gonadica durante la pubertà e portare, per esempio nelle ragazze, a un blocco funzionale del sistema ipotalamo-ipofisi-ovarico.
Fortunatamente, durante la fase acuta dell’esercizio fisico il nostro sistema endocrino attiva anche altre ghiandole (ipofisi anteriore e posteriore, surreni e paratiroidi, per citarne alcune) che garantiscono l’omeostasi durante l’attività fisica prolungata: questa compensazione organica contribuisce senz’altro a non sovraccaricare la tiroide, ma non ci esime dal prestare comunque la massima attenzione agli eventuali sintomi di un suo malfunzionamento.
Disfunzioni tiroidee negli sportivi: i sintomi
Abbiamo visto finora come gli ormoni tiroidei abbiano un impatto diretto sul nostro metabolismo; le loro oscillazioni si adattano cioè allo sforzo prodotto dal nostro fisico e possono condizionare negativamente anche la performance sportiva. Questo avviene perché il metabolismo tiroideo viene messo sotto pressione dallo sport. Se la tiroide non è in perfetta forma, inizialmente essa tenderà ad adattarsi allo sforzo, aumentando la produzione di ormoni attivi; solo in seguito la diminuirà progressivamente (talvolta oltre i livelli minimi fisiologici) per consentire all’organismo di bilanciarsi.
In condizioni di ipotiroidismo, un soggetto sportivo potrebbe essere interessato da sintomi quali:
- un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti
- una compromissione della vascolarizzazione muscolare
- scarsa resistenza fisica
- difficoltà nel recupero post-traumatico
- intensa sudorazione anche a riposo
Rispetto all’ipertiroidismo, invece, i campanelli d’allarme sono quelli cui accennavamo poco sopra (iperdinamicità, aumento del battito cardiaco, resistenza ridotta, tachicardie, aritmie) con in più l’”ansia dell’agonista”, derivante dalla difficoltà nel raggiungere lo stato di performance desiderato.
La buona notizia? Nell’ambito di un quadro clinico complessivamente in salute, la maggior parte delle patologie tiroidee sono curabili. Risultano cioè facilmente monitorabili, tra le disfunzioni tiroidee, sia quelle a patogenesi autoimmune (che cioè derivano da alterazioni del sistema immunitario) sia quelle genetiche (su base ereditaria).
Qualche consiglio per non rinunciare allo sport
In via preliminare, diciamo che non esistono indicazioni specifiche se non quella di consultare un medico qualora sia evidente uno stato di malessere ed una incapacità di adattamento adeguato alla pratica sportiva. E questo vale non solo in itinere: anche e soprattutto nella fase iniziale, qualunque sportivo è tenuto a verificare, con opportuni esami ematici, la funzione tiroidea, soprattutto se esiste una familiarità positiva.
Sembra infatti che esista anche un corredo di geni nei confronti di una possibile associazione fra attività fisica importante e tumori della tiroide. Tali geni includono anche quelli responsabili dello sviluppo e della funzione tiroidea. Poiché la funzione tiroidea è essenziale per la performance atletica, il controllo della funzione tiroidea dovrebbe essere sempre effettuato quando sono presenti segni/sintomi da alterata funzione ghiandolare.
Tra le altre dritte, i nostri esperti ci segnalano poi di diffidare dei consigli di persone che non hanno alcuna conoscenza della fisiologia e della fisiopatologia dello sport, né tantomeno conoscono il funzionamento del sistema endocrino. Da questo punto di vista, è utile avere a disposizione un team di specialisti che possa valutare la terapia farmacologica integrativa più consona alla nostra specifica disfunzione tiroidea e poter ripetere il controllo a distanza di tempo, magari a una tariffa scontata e con tempi d’attesa ridotti. Effettuare degli esami periodici per tenere sotto controllo il nostro stato di salute, infatti, è un’abitudine che dovremo far nostra, ed è per questo che molti italiani aderiscono a dei piani sanitari come quelli ideati da UniSalute.
Noi abbiamo già pianificato il nostro prossimo check up tiroideo. E voi?
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