Questo alimento fornisce infatti tutti i nutrienti di cui ha bisogno il bimbo nella prima fase della vita, sostanze che non è possibile trovare in nessun composto artificiale e che possiedono molteplici funzioni tanto per il bambino quanto per la madre.
L’allattamento però deve avere un termine, ecco quindi alcuni consigli utili su come e quando smettere di allattare in completo equilibrio con la crescita del bambino.
I benefici del latte materno
Nei neonati, il latte materno ha innumerevoli proprietà benefiche: riduce l’incidenza delle gastroenteriti, protegge dalle infezioni, riduce il rischio di allergie, migliora la vista e lo sviluppo psicomotorio e neurocomportamentale, migliora lo sviluppo intestinale e protegge dall’insorgenza di condizioni croniche.
Nella neomamma, allo stesso modo, accelera la ripresa dal parto, favorisce il recupero del peso forma, riduce il rischio di cancro della mammella e dell’ovaio e il rischio di osteoporosi in futuro.
Essendo un alimento specie-specifico, è adatto naturalmente per l’essere umano e non resta immutato nel tempo, si modifica infatti per meglio soddisfare le esigenze del bambino, in costante e dinamico sviluppo. Naturalmente esistono dei particolari casi in cui l’allattamento è sconsigliato come nel caso in cui il neonato sia affetto da errori del metabolismo (galattosemia, fenilchetonuria) o in caso di sieropositività della madre al virus HIV/AIDS. Casi in cui è invece temporaneamente controindicato possono essere la presenza di una lesione attiva da Herpes simplex sul capezzolo o lesioni attive da Herpes zoster, madri con tubercolosi attiva, madri che ricevono radio-isotopi per diagnosi o terapia, antimetaboliti o chemioterapici.
Quasi tutti i più comuni problemi di salute possono essere trattati, se necessario, con farmaci compatibili con l’allattamento al seno e a tal proposito l’Oms e l’Unicef pubblicano periodicamente la lista dei farmaci che rendono l’allattamento al seno temporaneamente controindicato; in questi casi è bene fare affidamento al proprio medico e ricorrere al latte artificiale secondo le indicazioni del pediatra.
Per favorire l’allattamento, pediatri e neonatologi consigliano di attaccare il bambino al seno subito dopo il parto: favorendo così il contatto “pelle a pelle”, in modo che il bambino sia libero di poppare nel momento in cui ne ha bisogno.
L’allattamento al seno è quindi istintivo tanto per il bimbo quanto per la mamma, ma se molte sono le informazioni in merito all’allattamento, ancora poche sono quelle su quando e come è bene smettere di allattare.
Secondo le indicazioni dell’Oms, dell’Unicef e dell’Unione Europea, recepite anche dal Ministero della Salute del nostro Paese, l’allattamento al seno dovrebbero durare dai sei mesi sino ai due anni e oltre, a seconda del desiderio e della volontà di bimbo e mamma.
Smettere di allattare: come abbandonare il latte materno per proporre altri alimenti?
Decidere di smettere di allattare deve essere un processo graduale tanto per la mamma quanto per il bambino: all’inizio il cibo che il bambino mangerà, infatti, non sarà sufficiente alla sua completa nutrizione, ecco perché il suo pasto dovrà essere sempre coadiuvato dal latte materno.
La seconda regola generale che permetterà di rendere il passaggio dal latte materno esclusivo allo svezzamento, terminando così il periodo di allattamento in serenità e armonia, sarà quella di introdurre alimenti nella dieta in modo omeopatico.
Dal sesto mese di vita del bambino infatti sarà bene inserire i diversi alimenti in piccolissime dosi, permettendo così alla mamma di comprenderne la tollerabilità da parte del bambino, quanto di valutare i suoi gusti che, seppur si modificheranno nel tempo, almeno all’inizio dovranno essere tenuti in considerazione, in modo da non forzarlo, così da evitare traumi e fastidi al bimbo.
Infine, terza e ultima regola per smettere di allattare: non escludere alcun alimento.
Questo eviterà di promuovere l’insorgenza di eventuali allergie alimentari durante il corso dello sviluppo e lascerà campo libero alla formazione dei primi piaceri e delle scoperte legate al gusto nel bambino.
Gli alimenti più adatti per iniziare lo svezzamento
Gli alimenti apripista potranno essere patate e carote cotte, crema di riso, banana e mela, per poi introdurre tutte le verdure di stagione, i cereali e infine tutti gli altri alimenti.
Sempre secondo il Ministero della salute, “Il bambino mostrerà il suo desiderio di scoperta osservando i genitori mentre mangiano, allungando le manine verso il piatto e alle volte richiedendo in modo chiaro di voler partecipare al pasto dei grandi. In questa fase, il bambino è sufficientemente cresciuto da accettare il cucchiaino e gestire la deglutizione di cibi densi.”
La dottoressa Alessandra Bortolotti, Psicologa perinatale e Membro del direttivo del MAMI (Movimento Allattamento Materno Italiano), parlando di allattamento e maternità, sul suo sito internet, asserisce poi:
“ Il valore nutrizionale e affettivo del latte materno cambia e si adatta all’età del bambino e con essa cambia anche la modalità di allattare. L’allattamento è a tutti gli effetti un atto relazionale che attraversa tappe evolutive lungo tutto il tempo della sua durata, che siano mesi o anni…. Affermare che una mamma che allatta oltre i primi mesi non fa crescere il suo bambino è a mio avviso un atto di violenza contro le donne e contro i bambini, che crea e alimenta il senso di colpa che ogni madre prima o poi avverte, qualunque sia la scelta di allattamento che effettua. Si sentono in colpa le madri che allattano oltre l’anno come quelle che non allattano affatto.”
Allattamento: numeri utili e associazioni
Ecco infine alcuni link e numeri utili:
- Numero verde allattamento e farmaci: 800 883 300
- Movimento allattamento materno italiano: www.mami.org
- La Leche League Italia: www.lllitalia.org
- Associazione Italiana dei Consulenti Professionali in Allattamento Materno, IBCLC (International Board Certified Lactation Consultants): www.aicpam.org
Come genitori si ha la grande responsabilità di tutelare la salute dei propri figli, per farlo è bene iniziare da subito adottando corretti stili di vita fin dai primissimi anni d’età del bambino.
Il consiglio è dunque quello di effettuare regolarmente i controlli pediatrici e, perché no, a partire dai 3 anni, pensare a un piano sanitario per bambini. A riguardo, UniSalute propone Protezione Famiglia Ragazzi, la polizza che protegge i ragazzi sino ai 18 anni con un programma personalizzato per l’alimentazione e lo stile di vita.
Fonti:
salute.gov.it
ospedalebambinogesu.it
fondazioneveronesi.it
epicentro.iss.it
poliambulatorioes.it
alessandrabortolotti.it
dossier Allattamento al seno prima di tutto
unicef.it
saperidoc.it
burlo.trieste.it
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