Le conseguenze
Il problema maggiore causato dal Fuoco di Sant’Antonio non è rappresentato dalle manifestazioni cutanee toraciche o addominali, ma per la possibilità che vengano colpiti, anche se raramente, i nervi cranici con lesioni oculari e uditivo-facciali, e per la cosiddetta nevralgia post erpetica, una sindrome neuropatica che si verifica alcune settimane dopo l’insorgere dei problemi alla pelle, che può durare anche diversi mesi; questa si verifica in circa 4% dei soggetti infettati. Tale sindrome è dolorosa, disabilitante e di difficile cura, si presenta più di frequente nei soggetti di oltre 65 anni di età, periodo in cui aumenta anche la gravità delle complicanze, provocando un dolore che può essere, a seconda dei casi, acuto e a fitte oppure continuo, bruciante e profondo. Non sempre, inoltre, tali effetti rispondono terapie antidolorifiche usate per combattere il male. L’HZ, diversamente dalla varicella, non presenta nella sua diffusione un andamento stagionale, e secondo alcuni studi, malesseri come: depressione, stress e diabete, possono aumentare il rischio di farlo esplodere. Non trascurabile è la possibile insorgenza nei soggetti immunodepressi, particolarmente se portatori di HiV (AIDS).
La diffusione
Anche in Italia, come in gran parte del pianeta, la diffusione del Fuoco di Sant’Antonio è molto elevata: ogni anno almeno 150 mila italiani vengono colpiti dalla patologia, e di questi il 95% sono alla prima infezione. L’incidenza sulla popolazione non varia granché da un continente all’altro ed è diversa a seconda dell’età di chi è colpito dalla patologia: se tra i 20 e i 50 anni solo 2 o 3 persone su 1000 contraggono l’Herpes Zoster, tra i 60 e gli 80 anni il numero sale a 6-7 persone su 1000. In media un individuo su 4, nel corso della propria vita, sviluppa l’Herpes Zoster, e il numero è destinato a salire considerato l’invecchiamento della popolazione mondiale. La probabilità che nel proprio organismo si sviluppi la malattia è dunque più alta dopo i 50 anni, così come si estendono, con l’età, i tempi di guarigione: un anziano guarisce in genere dopo mesi o addirittura anni, un giovane in poche settimane. Le più o meno fastidiose conseguenze dell’herpes si possono limitare se viene iniziata immediatamente una terapia antivirale specifica.
Prevenire il Fuoco di Sant’Antonio: il vaccino
La vaccinazione contro il Fuoco di Sant’Antonio oggi è possibile, e consiste nella somministrazione di un vaccino contenente il virus attenuato del Varicella Zoster, introdotto negli Stati Uniti e a seguire in altri continenti fra cui, di recente, l’Europa: secondo uno studio pubblicato dal New England Journal of Medicine, il vaccino, somministrato per via sottocutanea in una singola dose, riduce la possibilità di ammalarsi del 64% nella popolazione tra i 60 e i 69 anni, e attenua il rischio di complicazioni nel 70% degli ultrasettantenni, perché fa in modo che il VZ non si riattivi. Non è indicato per bambini, adolescenti, donne in gravidanza e soggetti ipersensibili; i principali rischi che si corrono sono reazioni cutanee nel punto di iniezione, e altre come nausea e ipersensibilità.
Nel nostro Paese viene somministrato gratuitamente agli over 65 di alcune regioni italiane, mentre per le altre fasce di età, sia in queste zone che nel resto d’Italia, UniSalute ha messo a punto un pacchetto di prevenzione vaccinale che permette, a chi è in possesso di una polizza sanitaria UniSalute, di usufruire di una consulenza, dell’organizzazione e della somministrazione a condizioni vantaggiose. Gli assicurati possono quindi scaricare il voucher dall’area riservata e prenotare il loro vaccino fino a fine luglio, mentre per effettuare la somministrazione presso una delle strutture convenzionate avranno tempo fino all’autunno. Perché se nessuno ha voglia di pensare ai vaccini in vacanza, è sempre il momento giusto per pensare alla qualità della propria vita. Se poi lo si può fare con un occhio al portafogli, perché non approfittarne?
2 commenti
Salve, se possibile volevo segnalare questo articolo sul fuoco di Sant’antonio che completa e si incastra perfettamente con il vostro articolo.
http://fuocodisantantonio.org/
ottimo articolo,sottolinerei l importanza di migliorare il proprio sistema immunitario in modo tale da combattere meglio il fuoco di sant antonio che semrebrebbe una patologia che affligge maggiormente le persone immunodepresse o con le “difese basse”