come affrontare il rientro a scuola

Come affrontare il rientro a scuola dopo mesi di pandemia: intervista alla psicologa 

Lunedì 13 settembre hanno riaperto le scuole di quasi tutta Italia, con una serie di misure per prevenire la diffusione del Covid-19. In primis, l’obbligo di indossare la mascherina e di mantenere il distanziamento, mentre i docenti devono possedere il certificato verde, il cosiddetto green pass. Dopo mesi di didattica a distanza, la riapertura desta molte preoccupazioni per la pandemia ancora in corso. D’altro canto, anche continuare a tenere milioni di bambini e ragazzi lontano dalle aule presenterebbe notevoli difficoltà e avrebbe effetti negativi su di loro e sulle famiglie.

Per fare un punto su come affrontare il rientro a scuola, abbiamo intervistato la dottoressa Elisabetta Scalambra, psicologa e psicoterapeuta.

La scuola come luogo fondamentale per la socialità

Il tema che andiamo a trattare è molto delicato e a riguardo sono state espresse tantissime opinioni, anche molto divergenti. Come ricorda la dottoressa, infatti, “parlare di scuola significa riferirsi a un macro sistema in cui convergono insegnanti, alunni, famiglie, solo per citarne i principali protagonisti. Un universo che non si può relegare alla semplice funzione di trasmissione della cultura o all’insegnamento, ma che rappresenta molto di più. È il luogo in cui si crea rete, base fondamentale per la socialità, in cui si stimolano la conoscenza e l’arricchimento che derivano dalla diversità tra le persone. In questo modo si matura, si evolve, si impara a stare con gli altri”.

Il percorso evolutivo – che accompagna la persona fin già dagli anni dell’asilo nido e fino ad arrivare all’università – è una escalation di esperienze necessarie per la crescita individuale, vissute nel sistema gruppo. Come ricorda l’intervistata,  “quanto accaduto a causa della pandemia ha necessariamente ridotto questa grande ricchezza poiché, pur nell’immenso sforzo di mantenere il livello della didattica idoneo al percorso scolastico, sono ovviamente venuti a mancare l’ambiente fisico (socialmente coinvolgente) e l’interazione sociale che ne deriva”.

Le reazioni di giovani e giovanissimi alla didattica a distanza

Nel lungo periodo che ha visto la DAD (didattica a distanza) protagonista indiscussa della modalità di insegnamento a tutti i livelli, tante sono state le reazioni e la gestione dello stress causato. “La situazione imprevedibile ha travolto tutti noi, ha costretto anche le giovani e giovanissime generazioni a rimodulare il modo di vedere e vivere le relazioni. Ciascuno ha risentito in maniera diversa della restrizione alla libertà di poter fare tutto e di muoversi: c’è chi ha trovato il modo per restare in contatto attraverso videochiamate e telefonate, c’è chi si è ‘chiuso a riccio’ nell’intento di sentire meno la mancanza degli altri tenendoli lontani per scelta, c’è chi ha avuto ripercussioni psicologiche anche importanti con la conseguente necessità di essere aiutato. E poi c’è chi è riuscito, grazie a una forte motivazione unita a tanta consapevolezza e razionalità, a dare un senso nuovo alla propria quotidianità”.

didattica a distanza

Sasha_Suzi/gettyimages.it

Riguardo alla DAD nello specifico, invece, l’intervistata afferma che, per quanto stravolgente, “è stata una forma alternativa di didattica legata a un periodo transitorio e come tale è stata affrontata. L’impossibilità a frequentare i compagni di scuola esisteva a prescindere dalla forma di didattica e anzi, mi viene da dire che in questa modalità, lo scambio oculare e vocale in un’aula virtuale ha dato comunque la possibilità a momenti di compresenza e condivisione”.

Il “trauma” del lockdown

Molto spesso, in riferimento alla pandemia, all’isolamento e alle altre misure di sicurezza, si è parlato anche di trauma, con ripercussioni importanti come abbiamo visto parlando degli effetti della quarantena sui bambini. A questo proposito, la psicologa precisa che, “se con trauma vogliamo intendere un evento esterno che va a scardinare l’equilibrio che ci appartiene provocando strascichi nel quotidiano in diverse sfere della propria vita, allora sì, possiamo dire che il lockdown ha provocato anche dei traumi. La pandemia, infatti, non ha solo costretto all’isolamento, ma provocato anche molti decessi e periodi di ricovero lunghi senza esito certo e senza possibilità di interazione, e questo, per i familiari ha accentuando il senso di impotenza e ha aumentato la frustrazione e spesso anche la rabbia. Ovviamente, da tutto ciò non sono stati indenni né i bambini né i ragazzi, che si sono quindi ritrovati a dover gestire nella straordinarietà della situazione, anche lutti o perdite importanti”.

Come affrontare il rientro a scuola dopo la pandemia

Il rientro a scuola sarà vissuto in maniera diversa, proprio come è accaduto per gli eventi e le esperienze dei mesi passati. “Per alcuni tornare in aula coinciderà con l’inizio di percorsi nuovi, in contesti differenti con altri compagni di viaggio, e questo rappresenterà sicuramente una novità stimolante. Poi ci sarà chi rientrerà a scuola ritrovando maestri e docenti pronti ad accoglierli per proseguire il percorso didattico con un’energia carica di speranza. Dal punto di vista sociale, ci sarà certamente un risvolto positivo per il fatto di tornare a vivere quella socialità presente e fisica di cui tutti noi, ma soprattutto bambini e adolescenti, hanno un grande bisogno”.

rientro a scuola

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Il contatto fisico, un bisogno importante per bambini e ragazzi

La psicologa ricorda che da più di un anno ormai siamo ormai abituati all’utilizzo della mascherina, al non stringerci la mano per un saluto, al non abbracciare le persone. “Questo lungo periodo ci ha in un certo senso addestrati a tenere le distanze tanto che in alcune situazioni, soprattutto con le persone con cui si ha più confidenza, si prova quasi disagio e imbarazzo nel trattenersi dal fare un gesto che invece ci verrebbe spontaneo e naturale. È senz’altro un aspetto da non sottovalutare che riguarda tutti, soprattutto i bambini e i ragazzi, poiché per loro il contatto fisico è e rimane un elemento fondamentale anche di comunicazione”.

Il timore che il contatto con gli altri possa creare veicolo di contagio del virus è cosa ormai risaputa, ma il livello di preoccupazione dipende da vari fattori. Il compito dei genitori, in questo senso, è rassicurare ragazzi e bambini il più possibile. È inevitabile, infatti, che assorbano le tensioni e le ansie presenti nel nucleo familiare, nel quale si ragiona, si discute circa questi argomenti ed “è ovvio che, ciascuno di loro, si porti dietro in parte queste opinioni e idee, in parte le proprie. Certamente ciò che farebbe bene e aiuterebbe ad alleggerire eventualmente la preoccupazione sarebbe trovare in famiglia un clima di dialogo e di confronto, per non dover affrontare le difficoltà da soli. I genitori dovrebbero aiutarli a sviluppare la consapevolezza che, se si mettono in atto gli accorgimenti e si utilizzano i presidi di protezione individuale, è possibile frequentare i luoghi e le persone sicuramente con meno timori. Insomma, rispettare le regole serve e aiuta a sentirsi più al sicuro”.

La scuola che ricomincia coincide con l’accorpare più mondi “in un’ottica di tolleranza e di rispetto comune”, precisa doverosamente la psicologa. “C’è la speranza che bambini e ragazzi mettano in atto comportamenti responsabili per sé e per gli altri, e gli insegnanti saranno pronti a monitorare che le regole vengano rispettate”.

madre figli scuola

damircudic/gettyimages.it

Rientro a scuola: quali difficoltà di apprendimento?

Dal punto di vista dell’apprendimento, il rientro a scuola potrebbe presentare alcune difficoltà, secondo l’intervistata. “Inutile negare che nonostante l’impegno e i sacrifici di tutti coloro che sono stati protagonisti della didattica distanza, in qualche occasione è stata presa sotto gamba, sia dal punto di vista della gestione sia dal punto di vista della fruizione. Per alcuni, purtroppo, questa tipologia di didattica non aveva la dignità che invece avrebbe meritato, dal momento che per un lungo periodo è stata a tutti gli effetti l’unica modalità presente”.

Ci sono state ripercussioni nel senso qualitativo, per esempio più distrazione e meno concentrazione, ma anche nella quantità di cultura trasmessa, dai problemi di connessione, alle difficoltà per alcuni di entrare nel mondo tecnologico con autonomia, per tutti gli attori della DAD, sia studenti che insegnanti.

Il rientro a scuola in presenza tenderà a mettere un po’ a nudo questi vuoti, ma con l’impegno e la volontà sarà possibile colmarli. La scuola, per quanto un obbligo transitorio, è e rimane una grande opportunità di socializzazione e una fonte importante di nuove relazioni, senza contare ovviamente l’importanza che ha nel suo obiettivo principale di divulgare cultura. Genitori e studenti dovranno approcciarsi a questo rientro con positività – ricorda infine la dottoressa Scalambra – nella consapevolezza dell’importanza del reciproco rispetto, fondamentale per affrontare giorno dopo giorno la sfida di combattere il virus e di uscire finalmente da questa situazione”.

I dubbi e le preoccupazioni riguardo alla salute di bambini e ragazzi sono ancora più frequenti in un periodo così delicato. Oltre al consiglio di informarsi solo tramite i canali ufficiali, per evitare il più possibile di incappare in fake news e informazioni inesatte, che possono contribuire a generare ansia, anche rivolgersi al pediatra o al medico di base può aiutare a fare chiarezza. A questo proposito, può essere utile sapere che esistono polizze assicurative come Protezione Famiglia versione Ragazzi di UniSalute che prevede tra le diverse coperture e servizi anche  “Il pediatra risponde”: uno specialista da contattare telefonicamente per chiedere informazioni sulla salute dei più piccoli.

E voi, conoscevate questa opportunità?

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