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Cannabis terapeutica: a chi può servire e quali sono gli effetti collaterali

Le proprietà psicotrope della cannabis erano ben note ai popoli antichi, come gli Assiri e gli Hindu, ma la pianta aveva anche un ampio uso come medicinale. Durante il Ventesimo secolo, però, il proibizionismo ne arrestò non soltanto l’utilizzo come stupefacente, ma anche in altri settori. Oggi il dibattito sulla legalizzazione è aperto in moltissimi Paesi, e in molti altri la cannabis terapeutica può essere prescritta per diversi trattamenti, come per il dolore cronico associato a diverse patologie: in questo articolo vedremo quali sono e approfondiremo l’argomento.

Che cos’è la cannabis terapeutica?

La cannabis è il nome con cui si fa riferimento alla Cannabis sativa, alla Cannabis indica e alla Cannabis ruderalis, piante del genere delle Cannabaceae: per alcuni si tratta di tre specie distinte, mentre secondo altri la indica e la ruderalis sarebbero delle varietà della sativa. La cannabis e i suoi derivati agiscono sul sistema endocannabinoide umano, che ha molteplici funzioni, come la regolazione di processi fisiologici tra cui la percezione del dolore, il sonno, l’appetito. La cannabis, infatti, contiene sostanze chimiche chiamate cannabinoidi, che mimano l’azione degli endocannabinoidi prodotti dall’organismo. Si tratta di composti presenti in diverse concentrazioni; i più importanti ai fini della terapia medica sono il THC e il CBD, rispettivamente, tetraidrocannabinolo e cannabidiolo, entrambi con proprietà analgesiche e rilassanti.

  • Il THC, che ha anche effetti psicoattivi, allevia nausea e vomito;
  • il CBD agisce come anti-tumorale, anti-epilettico, antinfiammatorio.
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La cannabis terapeutica non è maijuana light

In Italia oggi è legale consumare marijuana light (regolarmente venduta in tabacchi e altri esercizi commerciali), che ha un contenuto di THC non superiore allo 0,2%. Questa sostanza è differente da quella utilizzata a scopi medicinali, autorizzata dal 2003 e prodotta dal 2016 nello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, secondo le indicazioni delle direttive europee sui medicinali. È denominata FM-2 e contiene dal 5 all’8% di THC e dal 7,5 al 12% di CBD; negli ultimi anni, inoltre, alcune farmacie hanno prodotto cannabis terapeutica con concentrazioni più elevate di THC, fino al 19%. La supervisione è affidata all’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco.

Nel 2018 è stata inoltre autorizzata la FM-1, con quantità diverse di principi attivi. Attraverso una procedura regolamentata, si possono inoltre acquistare i medicinali a base di cannabis venduti in altri Stati, autorizzati dal Ministero della Salute, del Welfare e dello Sport Olandese.

Come si assume la cannabis a scopo medicinale?

La cannabis è prescritta dal medico in dosaggio specifico, che varia a seconda del paziente e della patologia da trattare. Il farmacista segue le indicazioni della ricetta per realizzare le cosiddette preparazioni magistrali, con le infiorescenze essiccate e macinate della pianta. I cannabinoidi presenti si attivano soltanto attraverso un processo chiamato decarbossilazione, che si verifica a temperature superiori ai 100 °C, per questo l’assunzione avviene in genere sotto forma di decotto o con l’inalazione tramite un apposito vaporizzatore.

Per quali patologie si utilizza la cannabis terapeutica?

Il campo degli studi sulle possibili applicazioni della cannabis terapeutica è molto vasto, ma ancora non particolarmente sviluppato. Bisogna inoltre considerare che la canapa contiene moltissimi principi attivi, cosa che rende particolarmente complesso indagarne gli effetti. Tuttavia, sono state individuate numerose condizioni per cui si può assumere cannabis a scopo medico, ma in Italia non si tratta di una vera e propria terapia, piuttosto di un trattamento che agisce sui sintomi, abbinato ad altri farmaci o in sostituzione di essi, nei casi in cui non vengano tollerati o provochino effetti collaterali molto pesanti.

Tra queste ci sono patologie neurologiche e neurodegenerative, oncologiche, gastrointestinali, reumatologiche, ginecologiche, alcuni disturbi della psiche. Vediamoli più in dettaglio.

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Gestione del dolore cronico, chemio e radioterapia

La cannabis può aiutare i pazienti nella gestione del dolore cronico, sia di quello legato a malattie come la sclerosi multipla, sia in caso di lesioni gravi alla colonna, così come nelle patologie reumatiche e nelle neuropatie. Ma naturalmente uno dei campi di applicazione è legato all’oncologia: nei pazienti che hanno un tumore è utile per gli effetti antidolorifici, ma anche per contrastare la nausea e altri effetti dei trattamenti chemio e radioterapici.

La cannabis stimola l’appetito

Uno degli effetti dell’assunzione di cannabis è l’aumento dell’appetito, per questo in ambito medico può essere molto utile ai pazienti oncologici, ma anche a chi è affetto dall’AIDS, alle persone che soffrono di anoressia nervosa, che si trovano in una condizione di cachessia, ovvero estremo indebolimento non legato a una dieta drastica.

Abbassa la pressione e riduce gli spasmi involontari

Uno dei più diffusi impieghi della cannabis medicinale è il controllo della pressione arteriosa in pazienti che soffrono di glaucoma e non hanno beneficiato delle precedenti terapie. Infine, aiuta a ridurre i movimenti involontari di viso e corpo in chi soffre della sindrome di Gilles de la Tourette, una malattia neuropsichiatrica.

Cannabis terapeutica: alcuni aspetti legali

In Italia, tutti i medici iscritti all’ordine e abilitati alla professione possono prescrivere la cannabis a scopo terapeutico a pagamento, su ricetta bianca, per le patologie su cui ci sono prove scientifiche accreditate della sua efficacia e qualora altre terapie non abbiano avuto successo. Ciò accade in conformità con la cosiddetta “Legge Di Bella” (n. 94/98) prevede infatti che un medico possa “prescrivere i medicinali autorizzati per diverse indicazioni terapeutiche, vie e modalità di somministrazione rispetto a quelle ufficialmente previste”.

Inoltre, secondo il DM 9/11/15, l’utilizzo della cannabis terapeutica in alcune regioni italiane è rimborsabile quando prescritta da medici specialisti di strutture pubbliche e private accreditate, per una delle seguenti patologie:

  • sclerosi multipla
  • paziente oncologico
  • glaucoma
  • anoressia nervosa
  • infezioni da HIV
  • terapia del dolore
  • sindrome di Gilles de la Tourette.

Si tratta, infatti, di una prestazione coperta dal Sistema Sanitario Nazionale, per la quale il paziente non paga nulla o soltanto il ticket, qualora non dovesse beneficiare di esenzioni. In tutti i casi, il paziente potrà ordinare e acquistare la cannabis terapeutica nelle farmacie specializzate in preparati galenici.

cannabis terapeutica

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Cannabis terapeutica: effetti collaterali e controindicazioni

Al momento della prescrizione, il medico informerà il paziente nel dettaglio sul trattamento al quale si sottoporrà e sui possibili effetti collaterali fisici e psichici della cannabis terapeutica, che di solito però spariscono nel giro di poco tempo. Si tratta di:

  • alterazione dell’umore, euforia, paura di morire, allucinazioni, depressione;
  • insonnia, alterazione della percezione del tempo, diminuzione della memoria;
  • crisi paranoiche e di ansia, reazioni psicotiche;
  • tachicardia;
  • diminuzione della pressione e capogiri;
  • secchezza delle fauci, rossore agli occhi;
  • disturbi nel movimento e debolezza muscolare.

A chi non è indicata?

Ad alcune categorie di persone va riservata particolare attenzione, come i pazienti che soffrono di disturbi polmonari e cardiaci gravi, di insufficienza epatica o renale, di disturbi psichiatrici. In questi casi, infatti, il trattamento non è raccomandato, come anche nelle donne in gravidanza o in allattamento, in chi ha una storia di tossicodipendenza e in adolescenti e giovani adulti.

È utile, infine, ricordare che in Italia è illegale guidare in uno stato di alterazione psicofisica dovuto all’effetto di sostanze come gli stupefacenti. Chi fa uso di cannabis a scopo medico dovrebbe evitare di guidare per le 24 ore successive all’assunzione. Inoltre, il rinnovo della patente sarà vincolato al parere della commissione medica locale, che potrebbe negarla qualora dovesse giudicare che la capacità di guida è compromessa dai farmaci a base di canapa.

La ricerca su questi trattamenti prosegue, e di certo in futuro il dibattito scientifico sull’utilizzo della cannabis si arricchirà di nuovi e importanti contributi. La situazione è in continua evoluzione, anche per quanto riguarda la legislazione e i provvedimenti adottati dalle varie regioni, anche in considerazione del fatto che sono in molti a richiedere l’accesso a queste terapie.

Nella vostra regione i trattamenti sono rimborsabili? Qual è la situazione?

 

Fonti

cannabisterapeutica.info
fondazioneveronesi.it
who.int
issalute.it
ospedaleniguarda.it

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