Quando si può parlare di tumore benigno
Come è noto, si parla di tumore (o di neoplasia) per riferirsi a una neoformazione localizzata a carico di uno o più organi. Nel corso della loro vita biologica, i nostri tessuti vanno certamente incontro a una serie di cambiamenti morfologici: la maggior parte di essi sono fisiologici e dunque legati alle evoluzioni cellulari e al tempo; altri cambiamenti sono invece patologici: il tumore rientra purtroppo tra questi.
Una neoformazione di origine tumorale a carico dei nostri tessuti ha solitamente le caratteristiche di un ispessimento (il termine deriva proprio dal verbo latino “tumeo”, esser gonfio), ed è generata da cellule che si decuplicano in un proliferare rapido e inconsueto rispetto ai loro ritmi biologici naturali. Tuttavia, soltanto in alcuni casi le masse formate da tali cellule invadono gli organi circostanti, formando metastasi in altre sedi: in questi casi, il tumore si definisce “maligno”. Quando invece la neoplasia rimane circoscritta laddove si è originata, viene generalmente formulata una diagnosi di tumore benigno.
L’analisi delle cellule tumorali
Ma come viene stabilita esattamente la natura benigna o maligna di un tumore? Nel momento in cui il nostro medico ha verificato la presenza di una neoplasia, fa proseguire l’iter clinico con altri accertamenti: fondamentale è l’esame istologico, che prevede il prelievo di un campione di tessuto dalla zona interessata e la successiva analisi microscopica in sede anatomo-patologica.
Solitamente, una massa di tessuto è considerata di origine benigna quando le cellule, all’esame microscopico, si rivelano le medesime del tessuto che le ha originate. Poiché però sono stati spesso individuati comportamenti cellulari differenti a seconda del tumore specifico, passiamo ora in rassegna le tipologie di tumore benigno più comuni.
Tumori benigni: tipologie
Abbiamo visto come i tumori benigni tendano a conservare la natura del tessuto da cui si sono sviluppati senza intaccare altri organi. Questo non significa che è lecito trascurarli, anzi: proprio perché i sintomi sono spesso aspecifici, è necessario approfondire ogni aspetto clinico della patologia già subito dopo la diagnosi, riservandosi di consultare, se necessario, più di uno specialista per conoscere tutti i rischi e le possibili complicazioni di una neoplasia benigna.
Quali sono dunque gli organi a carico dei quali si originano, per cause esterne o per mutazioni genetiche, i tumori benigni?
Cisti, polipi, noduli e lipomi
Da un punto di vista clinico le cisti, in quanto neoformazioni, sono da considerarsi tumori benigni; tuttavia, la localizzazione delimitata e la generale facilità d’asportazione ne rendono scarse o nulle le potenzialità dannose.
I polipi, tumori benigni delle mucose di origine infiammatoria, hanno invece come sedi di sviluppo preferenziali l’intestino e le vie respiratorie: essi devono essere tenuti sotto stretto controllo medico per evitare che danneggino le strutture orofaringee o l’apparato digerente.
Tra i noduli ghiandolari di natura tumorale risultano molto comuni quelli a carico della tiroide: essi necessitano senz’altro di un esame attento, soprattutto se il nostro medico sospetta che siano i diretti responsabili di una disfunzionalità ormonale.
Anche il nostro tessuto adiposo può dare luogo a neoplasie: quelle di tipo benigno sono generalmente definite “lipomi” e, se di dimensioni ridotte, possono non essere apprezzabili né al tatto né alla vista. Se tuttavia notiamo una massa di adipe localizzato, non è il caso di trascurarlo: in caso di lipoma, infatti, solo un parere clinico saprà scongiurare eventuali rischi di compressione per i nervi o i vasi.
Tumori epiteliali e fibromi
Anche i nostri tessuti epiteliale e muscolare sono purtroppo interessati dall’eventuale formazione di neoplasie. Se ci è stato diagnosticato un adenoma, ossia un tumore benigno a carico di una o più ghiandole, sarà fondamentale eseguire una serie di accertamenti mirati a verificare che la produzione di ormoni non sia compromessa.
Rispetto ai fibromi, si tratta invece di extra-formazioni di tessuto muscolare, che si sviluppano solitamente nel tratto gastrointestinale o sulle pareti uterine: qualora insieme al medico si valuti di non asportare il tumore, esso deve essere comunque monitorato, soprattutto quando genera disturbi come dolori o alterazioni del ciclo mestruale.
Dalla parte del paziente: terapia e prevenzione
All’interno di questa rubrica del nostro blog, ci siamo più volte occupati sia di patologie specifiche che di percorsi di prevenzione tumorale. In particolare, abbiamo spesso posto l’accento sull’importanza dello screening oncologico, non solo ai fini di monitorare il nostro stato di salute ma anche e soprattutto per favorire la diagnosi precoce, grazie alla quale, negli ultimi anni, in Italia si è registrata una diminuzione dei decessi causati dal cancro.
Se dunque all’esame istologico è seguita una diagnosi di tumore benigno, è importante che il paziente valuti con cura le opzioni terapeutiche disponibili, affrontando il percorso clinico in maniera informata e fiduciosa. Da questo punto di vista, il rapporto con il proprio medico assume un rilievo particolare, sia che ci si debba sottoporre a un’operazione chirurgica di asportazione sia che si opti, ove possibile, per una cura non invasiva.
Prima che la malattia, al centro della terapia deve esserci il paziente. In generale, possiamo affermare che pre-occuparsi della propria salute è più semplice se diventa una routine. Dal seguire un’alimentazione corretta fino agli esami di controllo periodici, esistono tanti modi per provare a prevenire patologie comuni: in questo percorso, chi aderisce a Protezione Famiglia non è mai solo poiché questa polizza consente di realizzare un programma di miglioramento dello stile di vita personalizzato, capace di rispondere ai bisogni di ciascuno. E voi, siete già riusciti a fare del benessere un obiettivo quotidiano?
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