Pur trattandosi del tumore più frequente, in Italia sta calando la mortalità per questo carcinoma. Merito, secondo i medici, della diffusione di pratiche di prevenzione per la donna e di una maggiore attenzione alla diagnosi precoce.
Vediamo dunque quali sono i fattori di rischio e come agire concretamente per la prevenzione del tumore al seno.
Tumore alla mammella: fattori di rischio
Il principale fattore di rischio per sviluppare questa forma tumorale è l’età. Infatti, la curva di incidenza cresce esponenzialmente fino agli anni della menopausa, tra i 50 e i 55 anni, poi rallenta per risalire nuovamente dopo i 60 anni. La correlazione tra l’invecchiamento e il tumore al seno può essere frutto del progressivo deterioramento del DNA sommato alla storia endocrinologica individuale della donna, ovvero alla quantità di stimoli ormonali che vanno ad agire sul tessuto mammario.
L’età non è il solo fattore che può influenzare il tumore al seno. Infatti, familiarità ed ereditarietà sono due elementi altrettanto cruciali, anche in ottica preventiva, per cui la donna che è a conoscenza di altri casi di tumore ovarico o alla mammella in famiglia dovrebbe monitorare regolarmente la propria salute sin dalla giovane età.
Altri fattori di rischio sono:
- primo menarca precoce
- nulliparità
- prima gravidanza portata a termine dopo i 30 anni
- mancato allattamento al seno
- scarsa attività fisica
- elevato consumo di alcool e di grassi animali
- basso consumo di fibre vegetali
- obesità
- sindrome metabolica
La prevenzione del tumore al seno
Secondo i più recenti dati a disposizione, sono 692 mila le donne che in Italia soffrono di tumore alla mammella. Per evitare che questo numero cresca esponenzialmente e, soprattutto, per aumentare la speranza di vita dopo la diagnosi, è fondamentale promuovere una strategia di prevenzione del tumore al seno che parta dalla vita quotidiana.
Di conseguenza, è importante seguire alcune buone prassi che non riguardano solo noi stessi in prima persona, ma anche i nostri figli. Ad esempio, è preferibile evitare esami radiologici non indispensabili nelle bambine, in particolare nella colonna vertebrale, mentre in menopausa, una efficace strategia preventiva prevede un basso dosaggio e un periodo di somministrazione breve dei trattamenti ormonali.
Stile di vita sano
La prevenzione del tumore alla mammella passa anche dallo stile di vita. Ecco allora che diventa fondamentale svolgere costantemente attività fisica, seguire una dieta bilanciata povera di zuccheri, grassi e bevande alcoliche, ed evitare il fumo (oppure smettere di fumare). Alcuni medici suggeriscono, per esempio, di seguire la tradizionale dieta mediterranea e svolgere un’attività fisica, anche leggera, per 30 minuti al giorno per almeno cinque volte alla settimana. Detto in altre parole, la prevenzione non richiede di trasformarci in atleti, ma di adottare alcune abitudini di salute che rappresentano i cardini del vivere sano.
Come funziona l’autopalpazione?
Cruciale in ottica di prevenzione del tumore al seno è l’autopalpazione, una forma di autoesame che ciascuna donna può eseguire regolarmente a casa a partire dai 20 anni. Si compone di due fasi:
- osservazione, che consente di individuare mutazioni nella forma del seno, dei capezzoli e della mammella;
- palpazione vera e propria attraverso la quale è possibile notare noduli o altri cambiamenti non visibili.
L’autopalpazione è fondamentale perché permette di identificare subito qualsiasi cambiamento che potrebbe rendere necessario il consulto con un medico ed esami di approfondimento. Per maggior sicurezza, medici e ricercatori consigliano di ripetere l’operazione una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo per non farsi trarre in inganno dall’influenza dei cambiamenti ormonali.
Dopo la menopausa e, in generale, a partire dai 40 anni, l’autopalpazione è uno strumento imprescindibile di prevenzione del tumore al seno e va ripetuta con costanza, ricordando che non è sufficiente ad individuare l’eventuale tumore in tempo e, soprattutto, a partire dai 45/50 anni è necessario abbinare anche regolari screening oncologici e visite specialistiche.
Prevenzione oncologica e diagnosi: quali esami?
Prevenzione, infatti, significa anche affidarsi regolarmente a specialisti che sappiano intervenire aiutandoci a conservare il nostro organismo in salute. In particolare, gli strumenti più utili a nostra disposizione sono la visita senologica, alcuni esami strumentali e i test genetici. Vediamo nello specifico come funzionano e qual è la finalità di ciascuno.
La visita senologica
Durante una visita senologica, un medico specializzato realizza una osservazione e un’analisi completa del seno, partendo dall’anamnesi del paziente. L’obiettivo è raccogliere tutte le informazioni che potrebbero essere rilevanti per ipotizzare una diagnosi efficace: si parla allora dell’eventuale presenza di casi di tumore del seno in famiglia, dell’età di comparsa del primo ciclo mestruale e della menopausa, delle gravidanze, dell’alimentazione e dello stile di vita, delle terapie ormonali (contraccettivi orali, terapie ormonali sostitutive in menopausa, eccetera).
Il senologo procede con la palpazione del seno e il rilievo di eventuali problemi: in presenza di sintomi tangibili, la visita senologica consente di arrivare ad una diagnosi con una precisione che si assesta attorno al 95/98%. Se, invece, le lesioni sono minimali, questo tipo di accertamento non è sufficiente ad escludere il tumore, quindi sarà il medico, sulla base dell’anamnesi, a valutare la necessità di integrare la visita con alcuni esami specifici.
Esami strumentali
Gli esami più efficaci per individuare un eventuale tumore alla mammella sono:
- Mammografia: il “gold standard” del tumore alla mammella perché è un esame di semplice e rapida esecuzione, altamente sensibile e specifico. Tra i 50 e i 69 anni, ogni donna dovrebbe sottoporsi a questo esame su cadenza biennale, ma in alcune Regioni come l’Emilia Romagna, la mammografia è prevista a partire dai 45 con cadenza annuale proprio in virtù dell’efficacia di questo esame per la diagnosi del carcinoma mammario.
- Mammografia con tomosintesi: grazie a questo esame ad altissimo tasso tecnologico è possibile ricostruire e visualizzare in 3D le immagini acquisite in modo da analizzare in maniera più approfondita l’esito.
- Ecografia: questa indagine diagnostica utilizza gli ultrasuoni per individuare eventuali carcinomi mammari. In particolare, si ritiene che sia un esame complementare alla mammografia e consigliato alle donne giovani con meno di 40 anni che, grazie all’autopalpazione, hanno individuato noduli o lesioni sospette.
- Galattografia: si tratta di un esame radiologico della mammella per studiare i dotti galattofori attraverso i quali fuoriesce il latte. Viene consigliato se si osservano perdite sospette.
- Risonanza magnetica, infine, è consigliata sempre insieme alla mammografia per coloro le quali abbiano riscontrato una forma di ereditarietà.
Test genetici
Per individuare la predisposizione all’insorgenza del tumore al seno sono stati predisposti alcuni test genetici specifici che consentono di sapere se una donna ha una maggiore probabilità di sviluppare il carcinoma mammario oppure no. Infatti, è stato scientificamente dimostrato che la presenza di geni BRCA1 e BRCA2 predispongono a questo tipo di cancro. Il risultato del test genetico si può dedurre dai risultati di specifiche analisi del sangue e, nel caso sia positivo, renderà necessario un monitoraggio della donna sin dalla giovane età.
La prevenzione del tumore al seno passa, dunque, attraverso uno stile di vita sano, l’abitudine dell’autopalpazione ed esami strumentali e visite specialistiche, soprattutto con l’avanzare dell’età e in caso di familiarità tumorale. Per non perdere nemmeno un appuntamento, può essere utile affidarsi alla sanità integrativa. Alcune polizze assicurative, come UniSalute Famiglia, prevedono la copertura su alcuni accertamenti diagnostici specifici e sconti per altre prestazioni erogate da strutture convenzionate. Sulla prevenzione del tumore al seno, infatti, è fondamentale non perdere tempo e, se avete ancora dei dubbi, non esitate a lasciare un commento, risponderemo alle vostre domande.
5 commenti
E’ un articolo molto interessante, sono anni che faccio prevenzione, ma ogni volta si impara qualcosa di nuovo. Abbiamo bisogno tutti di professionisti competenti, che sappiano aiutarti in ogni fase di crescita, sia a livello informativo, come pure preventivo e grazie a voi ora diventa tutto più reale e concreto.
Buon lavoro.
Grazie di cuore Isabella 🙂
Gentilissimi, grazie delle
utili informazioni ma ritengo che dopo i 40 anni il pacchetto prevenzione dovrebbe essere disponibile ogni anno. Dovreste valutare questa possibilità. Grazie mille per la vostra attenzione. Alessandra
Perché se è importante la prevenzione non fanno fare a tutte l’analisi del sangue per cercare il gene che contraddistingue i vari tumori? Non sarebbe questa una super prevenzione?
La prevenzione nel 2019 mi ha salvato la vita. Avevo 41 anni ed ho deciso di fare la mia prima mammografia, senza alcun sintomo e senza noduli, tra l’altro con una prima di seno. Fatta la mammografia, trovato un carcinoma maligno di due tipi che dopo la mastectomia dall’istologico si è saputo essere di 4 tipi diversi, alcuni infiltranti. lo scorso anno ho fatto l’intervento di ricostruzione, sto facendo una cura ormonale e grazie alla prevenzione tutto è andato al meglio, senza metastasi (linfonodo negativo), niente chemioterapia…LA PREVENZIONE MI HA SALVATO LA VITA, il resto lo ha fatto il centro senologico dell’ospedale di Treviso di cui conservo un ricordo positivo, nonostante tutto