Che cos’è la scoliosi lombare
Con il termine scoliosi si intende una curvatura laterale della colonna vertebrale associata a una rotazione delle vertebre. Questa rotazione è alla base di due caratteristiche che contraddistinguono la malattia: l’evoluzione, cioè il fatto che progredisce nel tempo, e la presenza del cosiddetto “gibbo”, una protuberanza sulla schiena.
Nello specifico, si parla di scoliosi lombare se a essere interessate sono le vertebre di questa zona della colonna. A seconda della parte coinvolta, infatti, si può distinguere tra scoliosi:
- toracica;
- lombare;
- toraco-lombare.
Le cause della scoliosi
Nella maggior parte dei casi si tratta di scoliosi idiopatica, ossia di una forma di scoliosi che non presenta una causa precisa. Tuttavia, questa specifica tipologia sembra avere delle caratteristiche ereditarie. I segni della malattia iniziano a manifestarsi solitamente dalla preadolescenza (dai 10 ai 16 anni), ma possono comparire anche prima, dunque dagli 0 ai 10 anni: sono questi, infatti, i periodi di crescita dello scheletro. Inoltre, le femmine hanno un rischio maggiore di svilupparla in forma più grave.
Anche se più raramente, la scoliosi può essere la conseguenza di altre condizioni come patologie neurologiche, quali paralisi cerebrale e distrofia muscolare, e malformazioni congenite delle vertebre, ad esempio. In certi casi, come vedremo, questa problematica può comparire anche in età adulta sotto forma di scoliosi degenerativa.
Scoliosi: sintomi e diagnosi
Un sospetto di scoliosi nasce spesso in seguito a un controllo occasionale da parte dei genitori o durante una visita dal pediatra. Talvolta, può anche essere un insegnante o un istruttore sportivo a segnalare ai genitori la presenza di elementi che fanno pensare alla malattia. Tra i principali fattori che possono indicare l’esistenza di una scoliosi ci sono:
- una scapola più sporgente dell’altra;
- spalle irregolari;
- un fianco più alto dell’altro;
- un’asimmetria della gabbia toracica;
- la presenza di una sporgenza da un lato della colonna vertebrale che si manifesta quando la persona si piega in avanti, comunemente chiamata “gibbo”.
Radiografia per confermare la diagnosi di scoliosi
Il medico di solito utilizza il cosiddetto “test di Adams” per verificare la presenza dei principali segni di scoliosi. Il paziente viene invitato a piegare il busto in avanti, senza flettere le ginocchia, posizione che permette di notare subito asimmetrie e curvature. Per una diagnosi precisa, però, a questo esame segue la radiografia che permette anche di conoscere la gravità della curva e il grado di rotazione delle vertebre.
La gravità della curva viene definita calcolando l’angolo di Cobb: se compreso tra 10° e 20° si è di fronte a una scoliosi di entità lieve, che di solito non necessita di trattamento; se superiore a 20°, invece, si tratta di una forma più grave che deve essere curata (quelle molto gravi possono superare anche i 100°). Tuttavia, come vedremo, la maggior parte dei pazienti non richiede trattamenti.
La differenza tra scoliosi e atteggiamento scoliotico
Spesso si confonde la scoliosi con quello che viene definito “atteggiamento scoliotico”. A una prima osservazione, infatti, queste condizioni possono presentare delle somiglianze, ad esempio la presenza di una spalla più alta rispetto all’altra e la curva laterale della spina dorsale. Mentre la scoliosi è una deformità vera e propria, però, l’atteggiamento scoliotico non lo è, perché la colonna vertebrale è normale.
Nell’atteggiamento scoliolitico il rachide (termine tecnico con cui si indica la colonna vertebrale) presenta una deviazione laterale – di solito dovuta a una piccola differenza di lunghezza delle gambe, a difetti di postura oppure a una contrattura dei muscoli – ma non c’è rotazione della spina dorsale e nemmeno evoluzione, come invece avviene nella scoliosi. Non si manifesta, inoltre, il tipico gibbo. È quindi una condizione che non deve destare particolare preoccupazione e che si corregge facilmente.
Dai busti ortopedici alla chirurgia: come si cura la scoliosi lombare
Le opzioni di trattamento si valutano in base a diversi fattori tra cui, ad esempio, il grado di maturità ossea (dunque se lo scheletro del paziente si sta ancora sviluppando), il livello della curva e la possibilità che questa progredisca.
Come abbiamo detto, una scoliosi di entità lieve di solito non necessita di cure, ma solo di regolari controlli per tenere monitorata l’evoluzione della curva, in aggiunta a ginnastica o attività sportiva. In molti casi la situazione resta stabile, e il bambino arriva alla maturità scheletrica senza che la scoliosi si sia evoluta in modo importante, dal momento in cui è stata diagnosticata. Nelle forme più gravi, invece, bisogna prendere in considerazione i trattamenti, dunque il busto ortopedico o l’intervento chirurgico.
Quando la malattia è di una certa entità, curarla è fondamentale non solo dal punto di vista estetico ma anche funzionale. La patologia, se non trattata, può infatti portare a una serie di complicanze tra cui problemi respiratori, dovuti al fatto che la gabbia toracica finisce col premere contro i polmoni, ma anche dolori cronici. Di nuovo specifichiamo, però, che gran parte dei pazienti non sviluppa una forma di scoliosi grave: secondo il Johns Hopkins Medicine circa il 30% richiede l’uso di un busto e una percentuale ancora più piccola, il 10%, necessita di intervento chirurgico.
Busto ortopedico: quando si utilizza
Le persone in fase prepuberale (quindi che stanno ancora crescendo), con una scoliosi che non supera i 35-40° Cobb, vengono trattate con corsetti o busti ortopedici che, modellati sul paziente, hanno la funzione di correggere la curva e la rotazione della colonna spinale. Questi vanno indossati per diverse ore al giorno (in genere almeno 18) e ne esistono numerosi modelli, il cui design, negli ultimi anni, è migliorato rispetto al passato.
Tra i più comuni ci sono il Milwaukee, indicato soprattutto per una curva toracica alta, il Lionese, nato per mantenere la correzione raggiunta con un corsetto gessato nel trattamento lionese, il Cheneau, adatto a trattare sia la scoliosi lombare che quella toracica, e il Boston, anche questo particolarmente adatto nelle scoliosi lombari.
Come integrazione all’utilizzo del busto, in genere, ai pazienti viene consigliato di praticare sport (in certi casi il corsetto può essere indossato anche durante l’attività fisica) – importante anche da un punto di vista psicologico – e di solito viene consigliata della fisioterapia correttiva.
Intervento chirurgico della scoliosi: quando serve?
Generalmente, nelle forme di scoliosi con una curva maggiore di 40-45° Cobb si opta per l’intervento chirurgico, che consiste in una fusione ossea delle vertebre colpite (artrodesi) attraverso aste metalliche per correggere la curva e fermarne la progressione.
Un’altra possibile opzione, indicata per le scoliosi gravi che riguardano i bambini sotto gli 8/10 anni, è inserire delle aste allungabili lungo la colonna vertebrale, senza fusione ossea, in modo da correggere la curva permettendo comunque alla spina dorsale di continuare a svilupparsi. Le barre dovranno quindi essere periodicamente regolate per seguire la crescita del bambino, e ciò avviene tramite operazioni chirurgiche, oppure attraverso un sistema magnetico che consente di comandare l’estensione dall’esterno (dunque senza necessità di intervento).
La scoliosi nell’adulto
La scoliosi è un problema che può presentarsi anche negli adulti. Può trattarsi di una scoliosi cominciata in età adolescenziale e progredita con l’età, oppure di una scoliosi degenerativa, come accennato in precedenza. In questo secondo caso la curva è dovuta all’invecchiamento – quindi non è mai apparsa prima di allora – e di solito è di tipo lombare.
Nella maggior parte dei casi la scoliosi in età adulta viene gestita in modo non chirurgico (anche se l’intervento non è da escludere, seppur in una minoranza di casi) e si focalizza soprattutto sulla terapia fisica, dunque su esercizi mirati a rinforzare addominali e schiena e a migliorare la flessibilità.
La scoliosi può essere prevenuta?
Ci sono inoltre alcuni “falsi miti” da sfatare sulla scoliosi. Questi riguardano primariamente la possibilità di prevenirla seguendo determinati comportamenti ed evitandone altri. Il primo è relativo alla postura: sebbene si possa credere il contrario, una cattiva postura non determina la scoliosi. Come spiega l’Ospedale Bambino Gesù, che cerca di far luce su molte errate convinzioni legate a questa malattia, stare seduti scorrettamente non provocherebbe la scoliosi, semmai l’atteggiamento scoliotico di cui parlavamo in precedenza.
La ginnastica, inoltre, sebbene offra un utile supporto ai trattamenti contro questa malattia, da sola non può migliorare questa deformità o evitare che progredisca. Allo stesso modo, una ginnastica scorretta non è in grado di causare un peggioramento, e questo vale anche per gli sport come il tennis che tendono a sollecitare più una parte del corpo rispetto all’altra.
In definitiva, quindi, la scoliosi non può essere prevenuta, ma attraverso una diagnosi rapida e precisa è possibile adottare per tempo le giuste strategie per affrontarla. Tra queste, come abbiamo visto, rientrano l’attività fisica e la fisioterapia. In particolare, per alleggerire i costi legati a questi trattamenti, è possibile affidarsi a una polizza come Fisioterapia di UniSalute, grazie alla quale si può risparmiare il 30% rispetto alle tariffe presenti sul mercato per trattamenti in caso di malattie.
E voi, conoscevate la scoliosi lombare e i modi per trattarla?
Fonti:
ospedalebambinogesu.it
uppa.it
mayoclinic.org
hopkinsmedicine.org
aans.org
srs.org
my.clevelandclinic.org
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