resilienza

Resilienza: la capacità di superare le difficoltà si può imparare?

La resilienza è la capacità di adattarsi agli eventi traumatici o stressanti che possono capitare nella vita. Si tratta di un concetto psicologico, talvolta applicato anche alla sociologia, utile a descrivere le reazioni di alcune persone che, dall’esterno, possono sembrare invulnerabili, mentre invece hanno imparato o sono naturalmente capaci di reagire al dolore in maniera tale che esso non diventi invalidante. Vediamo, dunque, in cosa consiste la resilienza in psicologia e quali strategie sperimentare per poter imparare ad avere un atteggiamento resiliente.

Resilienza: che cos’è?

In generale, per resilienza si intende la capacità dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi. Questa caratteristica, in senso metaforico, è stata trasportata nello studio della psiche umana e oggi si parla di resilienza anche in psicologia. Come anticipato, in questo campo è definita come la capacità di far fronte a eventi stressanti o traumatici in maniera attiva, trovando nuovi stimoli anche nelle difficoltà e ricostruendo la propria identità anche se messa sotto pressione.

A differenza di quanto talvolta si pensi, una persona resiliente subisce e vive traumi come tutte le altre: gli eventi possono essere anche gravi, come la morte di una persona cara, una separazione, una condanna, un terremoto, ma anche situazioni di stress dovute a un cambio di vita, ad esempio il pensionamento o una gravidanza. Questi momenti possono comportare cambiamenti, o sofferenze tali da generare disturbi psicologici. La differenza è tutta nella capacità di reazione della persona resiliente.

persone resilienti

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La comparsa di disturbi psicologici, infatti, non si verifica sempre. Proprio in questi casi viene individuata la capacità resiliente del soggetto, che può essere di tre tipi:

  1. istintiva, tipica dei primi anni di età;
  2. affettiva, che rispecchia la crescita emotiva e relazionale;
  3. cognitiva, quando è la sfera della razionalità a supportare il soggetto nella gestione dell’evento stressante.

La resilienza è, dunque, una risorsa preziosa per affrontare tante situazioni che possono accadere nella vita di tutti e, fortunatamente, gli psicologi hanno individuato sia dei fattori che la stimolano, sia altri che la mettono a rischio, aiutando di fatto le persone a coltivarla.

Fattori protettivi per la resilienza

Sono stati E. Werner e R. Smith con il loro articolo “Vulnerable but Invincible”, pubblicato su A Longitudinal Study of Resilient Children nel 1982, a individuare alcuni fattori protettivi che contribuiscono allo sviluppo di un alto livello di resilienza negli individui. Si tratta di elementi che sommandosi moltiplicano il loro effetto, ma che contemporaneamente non sono tutti necessari per poter definire un individuo come resiliente.

famiglia resilienza

skynesher/istock.com

In particolare, i due studiosi hanno individuato alcuni fattori protettivi individuali:

  • essere primogenito
  • buon temperamento
  • sensibilità
  • autonomia
  • autocontrollo
  • competenza sociale e comunicativa
  • consapevolezza e fiducia che le proprie conquiste dipendono dai propri sforzi.

Contemporaneamente esistono anche dei fattori protettivi familiari: 

  • attenzione elevata riservata al bambino nel primo anno di vita
  • qualità della relazione tra i genitori
  • sostegno della madre
  • coerenza delle regole di crescita proposte
  • supporto di altri familiari e amici.

Esistono, infine, dei fattori protettivi che si possono definire come personali:

  • buona autostima
  • capacità di individuare obiettivi conseguibili
  • consapevolezza dei propri bisogni
  • capacità di problem solving.

La combinazione virtuosa di questi fattori può portare una persona a reagire in maniera maggiormente positiva di altri alle difficoltà, dall’infanzia fino alla vita adulta.

fattori protettivi resilienza

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Fattori di rischio

Per contro, Werner e Smith hanno individuato anche alcuni fattori di rischio che, sempre se cumulati, possono ridurre la capacità resiliente del soggetto e favorire la comparsa di alcuni disturbi psicologici. In particolare, in particolare legati alla sfera emozionale e a esperienze interpersonali: 

  • abusi
  • bassa autostima
  • mancanza di autocontrollo
  • isolamento sociale
  • atteggiamento di chiusura.

Anche in questo caso la famiglia può fare la differenza, in negativo, in questi casi, influenzando negativamente attraverso:

  • conflitti
  • problematicità del legame con i genitori
  • difficoltà di comunicazione.

Infine, sono stati individuati anche alcuni fattori di sviluppo che incidono negativamente sulla capacità resiliente:

  • ritardo mentale
  • difficoltà nella lettura
  • deficit d’attenzione
  • mancanza di competenza sociale.

Come nel caso dei fattori protettivi, l’aspetto rassicurante dal punto di vista degli psicologi e degli psicoterapeuti e che anche su questi elementi negativi è possibile lavorare al fine di potenziare e migliorare il livello di resilienza delle persone.

fattori rischio resilienza

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Come migliorare la propria capacità di resilienza?

Il miglioramento del proprio livello di resilienza è frutto di un percorso che può essere seguito da uno specialista, il quale saprà valutare il caso individuale, fornirà gli strumenti più adatti a ciascuno e valorizzerà i fattori protettivi che possono fare la differenza.

Tuttavia, ci sono alcuni consigli che ciascuno può mettere in pratica già autonomamente, partendo per esempio da un riconoscimento e un miglioramento della propria autostima. Nel caso dei genitori, è consigliato non sottovalutare questo aspetto sin dall’infanzia e prestare attenzione anche al rispetto e alla crescita dell’autostima del bambino.

Anche la rete sociale può fare la differenza. Il suggerimento degli psicologi è di coltivarla, poiché le relazioni possono portare, nelle situazioni piacevoli così come nelle difficoltà, un supporto, ma anche un incoraggiamento e un punto di vista differente che può risultare stimolante.

Come abbiamo visto, dunque, la resilienza è una capacità innata, ma che può essere condizionata da molti fattori sui quali è possibile lavorare e che ci consentono di migliorare. Li conoscevate?

 

 

Fonti:

Antonio Canevaro, Bambini che sopravvivono alla guerra: percorsi didattici e di incontro tra Italia, Uganda, Ruanda e Bosnia, Trento, Erickson, 2001
Simona Lauri, Psicologa e Psicoterapeuta
Serena Costa, Psicologa dell’Infanzia

 

 

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