La febbre è un innalzamento della temperatura corporea oltre i valori normali (36-37,2°C) e costituisce una risposta difensiva dell’organismo a infezioni, infiammazioni o altre condizioni. Non è una malattia in sé, ma un sintomo che segnala un’anomalia. Nella maggior parte dei casi legati a infezioni si risolve con riposo e idratazione, quando è elevata richiede invece l’utilizzo di farmaci antipiretici. È importante consultare il medico se persiste oltre una settimana, supera i 40°C o si accompagna a sintomi preoccupanti.
La febbre è uno dei disturbi più comuni, specialmente con l’arrivo della stagione fredda. Quando il termometro segna qualche grado in più del normale, è naturale chiedersi se si tratti di un disturbo passeggero o di qualcosa che richiede maggiore attenzione. In questo articolo cerchiamo allora di approfondire le cause principali della febbre, i sintomi cui si associa e i trattamenti, chiarendo quando è possibile intervenire da soli e quando invece è opportuno consultare uno specialista.
Che cos’è la febbre?
Si parla di febbre di fronte a un aumento della temperatura corporea oltre i valori fisiologici, in genere sopra i 37,2-37,5°C. Non si tratta di una malattia, ma di un sintomo che segnala la reazione immunitaria dell’organismo di fronte a un’alterazione del suo stato di equilibrio.
L’innalzamento della temperatura si verifica infatti quando il centro di regolazione termica, situato nell’ipotalamo, si sposta su un livello più alto a causa della presenza di pirogeni, ovvero sostanze prodotte in risposta a infezioni o infiammazioni.
A seconda dell’entità dell’aumento termico, la febbre può essere classificata in:
- febbricola: temperatura inferiore a 38°C
- lieve: tra 38 e 38,5°C
- moderata: tra 38,5 e 39°C
- alta: tra 39 e 39,5°C
- iperpiressia: oltre i 39,5°C.
Quali sono le cause della febbre?
Le cause sono in larga parte imputabili a infezioni virali e batteriche:
- Infezioni virali: influenza, raffreddore, Covid-19, mononucleosi, ecc.
- Infezioni batteriche come nel caso della febbre reumatica, provocata dallo streptococco.
In altri casi la febbre è invece da attribuire a:
- patologie infiammatorie quali artrite reumatoide, vasculite
- reazioni a farmaci o vaccini
- colpi di calore dovuti a temperature ambientali elevate
- esiti chirurgici: l’aumento termico è spesso una reazione post-operatoria
- più raramente, malattie oncologiche o metaboliche.
Febbre: sintomi associati
Oltre all’aumento della temperatura corporea, la febbre può manifestarsi in concomitanza con altri disturbi, di tipologia e intensità diverse:
- brividi
- sudorazione
- malessere generale
- stanchezza
- dolori muscolari e articolari
- mal di testa
- inappetenza
- disidratazione.
Nei bambini può comparire in modo improvviso e talvolta associarsi a convulsioni febbrili. Negli anziani, invece, può presentarsi con sintomi meno evidenti ma più rischiosi.

Tra i sintomi tipici che si accompagnano alla febbre ci sono brividi, sudorazione, senso di debolezza e malessere generale.
Quando la febbre inizia a preoccupare?
La febbre deve essere interpretata come un segnale d’allerta quando supera i 40°C o persiste per più di 5-7 giorni senza apparenti miglioramenti, nonostante il riposo e l’eventuale terapia antipiretica.
Ulteriori sintomi che devono indurre a contattare il medico sono:
- mal di gola forte e persistente
- eruzioni cutanee
- nausea e vomito persistenti
- gonfiore dei linfonodi
- difficoltà respiratorie gravi
- dolore toracico o addominale intenso
- oppressione al petto
- rigidità della nuca (possibile segno di meningite)
- segni di disidratazione severa
- perdita di coscienza.
Particolare attenzione deve essere riservata alle categorie vulnerabili:
- bambini piccoli: specie nei neonati il sistema immunitario è ancora immaturo e le infezioni possono evolvere rapidamente
- donne in gravidanza
- anziani
- persone immunodepresse
- pazienti diabetici: la febbre può alterare il controllo glicemico e complicare la gestione del diabete
- soggetti cardiopatici, in cui la febbre aumenta il carico di lavoro del cuore.
Rimedi per la febbre
Il trattamento dipende dalla causa e dalle condizioni di salute del paziente.
Quando è dovuta ad agenti infettivi, come nel caso del raffreddore o dell’influenza, può essere sufficiente attendere che faccia il suo naturale decorso semplicemente osservando un periodo di riposo e bevendo molti liquidi per prevenire la disidratazione. Può aiutare inoltre mantenere l’ambiente fresco e areato, indossare indumenti non troppo coprenti, e seguire un’alimentazione leggera.
Quando la temperatura supera i 38-38,5°C o provoca forte malessere, è possibile ricorrere a farmaci antipiretici come paracetamolo o ibuprofene, sempre attenendosi al dosaggio prescritto dal medico. Gli antibiotici sono utili solo quando a scatenare la febbre sia un’infezione batterica; in caso contrario vanno evitati.
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È importante prestare attenzione quando la febbre colpisce le categorie più fragili, come i bambini piccoli.
Le domande più frequenti dei pazienti
Qual è la temperatura considerata febbre?
Si parla di febbre quando la temperatura corporea supera i 37,5°C (orale) o i 38°C (rettale).
Cosa fare in caso di febbre alta?
Oltre agli antipiretici, è importante idratarsi, restare a riposo e monitorare la temperatura. Se i sintomi peggiorano, è necessario rivolgersi al medico.
Fa bene dormire quando si ha la febbre?
Sì, il riposo aiuta l’organismo a conservare le energie utili per guidare la risposta immunitaria e favorire il recupero.
A quale temperatura si prende il paracetamolo?
Il paracetamolo si può assumere quando la temperatura corporea supera i 38°C o se la febbre, anche più bassa, provoca malessere significativo.
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